Portare un po’ di Terra Santa ai cristiani residenti nei Paesi Arabi che non possono recarsi in pellegrinaggio nello Stato di Israele. Questa è la scommessa che i Francescani della Custodia di Terra Santa e l’Associazione Pro Terra Sancta hanno vinto con gli ostacoli politici e religiosi dovuti al conflitto arabo-israeliano.
Da un’idea di fra’ Nour Tamas, iracheno di nascita, studente allo Studium Biblicum gerosolimitano, la Custodia di Terra Santa ha allestito una mostra itinerante dal titolo La Terra amata da Gesù che sta attraversando Libano, Siria, Giordania e Iraq, assieme ad una Reliquia della Santa Croce che è conservata abitualmente a Gerusalemme presso l’edicola del Santo Sepolcro.
Spesso non si riflette abbastanza, infatti, sul fatto che il mondo arabo non si identifica solo con l’islam: esiste una percentuale non irrilevante di arabi cristiani, che, ad esempio, ammonta attualmente a circa il 6% in Giordania e Iraq, al 10% in Siria e al 30% in Libano.
La mostra, assieme alla preziosa Reliquia, è partita il 22 luglio scorso da Damasco, Siria, e si concluderà ad Aleppo il 14 settembre prossimo, nel giorno in cui si ricorda l’Esaltazione della Santa Croce. Poi viaggerà verso Gerusalemme, il cuore della Terra Santa, dove sarà inaugurata a fine settembre.
Frattanto, mostra e reliquia stanno attraversando i luoghi della presenza della Custodia di Terra Santa in questi Paesi, tra cui Aleppo, Damasco, Latakia in Siria, Beirut, Harissa, Tiro, Tripoli, Deir Mimas in Libano.
In Iraq non esistono conventi della Custodia di Terra Santa, ma «è nato tutto lì, dalla vocazione di Abramo, nostro Padre della fede», sottolinea il parroco di Sant’Antonio da Padova a Beirut e responsabile della Missione San Paolo, Padre Firas Lufty.
In Iraq, la mostra è dunque ospitata da parrocchie diocesane in luoghi significativi, quali la capitale Baghdad e Qaraqosh, nel Kurdistan iracheno, città ricostruita proprio dai cristiani dopo l’occupazione jihadista.
Attraverso numerose fotografie montate su pannelli e supportate da testi in arabo ideati da fra’ Nour, fra’ George e Johnny Jallouf, i cristiani di questi Paesi possono scoprire i luoghi della vita di Gesù e fare un’esperienza materiale della Terra Santa, anche grazie alla venerazione della Reliquia.
Le fotografie, di Nadim Asfour, Marie-Armelle Beaulieu, Giovanni Malaspina e Neva Gasparo, provengono dall’archivio della Custodia di Terra Santa ma anche dall’archivio personale o parrocchiale di diversi frati.
La mostra si concentra sui diversi santuari custoditi dai francescani, che ricordano gli eventi più importanti della vita di Gesù, dall’Annunciazione alla Risurrezione, dalla Visitazione alla Nascita, alla vita quotidiana in Galilea.
Inoltre, sui pannelli sono illustrate le attività sociali e umanitarie dei frati, le loro iniziative a favore delle popolazioni locali, di giovani, anziani e bambini: scuole, case di accoglienza, parrocchie.
Nelle parole dell’ideatore fra’ Nour, «la mostra è un racconto della vita dei francescani e, insieme, uno strumento per annunciare la Buona Novella. Nei pannelli sono sintetizzati la storia della Custodia, la storia dell’Ordine Francescano e quella di san Francesco stesso, ma anche il lavoro dei frati in Siria, Libano e Giordania. Raccontare la nostra vita diventa anche un’occasione di annuncio a chiunque voglia mettersi sui passi di san Francesco e vivere il nostro carisma missionario».
«Del resto, i Francescani hanno alle spalle 800 anni di presenza ininterrotta nei Luoghi Santi – riflette padre Firas –. La Santa Sede ha dato ai nostri frati il mandato di custodire i luoghi santi e le pietre vive, cioè le comunità dei cristiani presenti, a prezzo del sangue: si contano 3.000 martiri francescani lungo questa storia. Abbiamo tante attività: educative, con le scuole che, accanto alla custodia dei santuari, sono l’attività principale, e la cura delle parrocchie di rito latino. Poi, a causa delle crisi dovute alla guerra in Siria, alla pandemia e alla crisi finanziaria in Libano, ci siamo aperti ancora di più, se possibile, all’aiuto umanitario, caritatevole e di emergenza. È una storia bella, illustre, e vogliamo continuare a dare il nostro contributo in seno alla Chiesa in tutti questi Paesi, soprattutto quelli martoriati da guerre, conflitti e crisi. Siamo facilitati perché i Francescani hanno la stima di tutti i Paesi e, grazie agli accordi tra Santa Sede e Stato Israeliano, anche i frati che vengono da Libano, Siria e Iraq, con cui Israele non intrattiene rapporti diplomatici, godono del permesso di andare a studiare a Gerusalemme e poi di rientrare nei loro Paesi. Gerusalemme – com’è noto – è la chiesa Madre dove è nato tutto, la redenzione, morte e risurrezione del Signore; poi l’annuncio del Vangelo è arrivato a Roma e da lì si è diffuso in tutto il mondo. Ogni tanto occorre ricordare la Buona Notizia, a distanza di tanto tempo, e iniziative come questa sono occasioni per farlo».