
Detroit: Sacred Heart Major Seminary.
Il sito statunitense di informazione e analisi Where Peter Is, ha pubblicato il 27 luglio questa ampia ricostruzione che proponiamo in una nostra traduzione italiana. Con il titolo False orthodoxy and fired professors, Mike Lewis (fondatore e attuale Editor del sito stesso), parte dalla vicenda di tre professori estromessi dall’insegnamento nel Seminario di Detroit, per affrontare lo “stato di salute” e i motivi del fondamentalismo cattolico come si è espresso negli USA contro Francesco e ora ha una posizione attendista verso papa Leone XIV. Ringraziamo Mike Lewis per avere consentito alla traduzione e alla pubblicazione su SettimanaNews, come contributo per capire il mondo cattolico statunitense (traduzione di Fabrizio Mastrofini).
I social media cattolici sono stati in fermento negli ultimi giorni per la notizia che tre professori del Seminario del Sacro Cuore di Detroit sono stati licenziati dall’arcivescovo Edward Weisenburg.
I tre docenti: Eduardo Echeverria, Ralph Martin ed Ed Peters – ognuno di loro ha insegnato nel seminario per oltre vent’anni – erano esplicitamente critici verso papa Francesco e avevano apertamente messo in discussione l’ortodossia dei suoi insegnamenti magisteriali.
La notizia mi ha colpito profondamente, perché, nonostante le forti affermazioni dei suoi avversari che lo definivano un «dittatore» o un «tiranno», i reazionari anti-Francesco più accaniti, raramente hanno subìto ripercussioni per i loro attacchi pubblici al papa. Persino i casi più estremi – come quelli del vescovo Joseph Strickland, apertamente scismatico, e dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò – sono rimasti fermi per anni prima di arrivare a dei provvedimenti.
Proprio come Viganò e Strickland, la rimozione di Martin, Echeverria e Peters è avvenuta molto tempo dopo aver manifestato il loro dissenso dal Magistero. Le notizie sull’esistenza di una vera e propria «zona libera da Francesco» nel seminario di Detroit erano di dominio pubblico.
In questi anni molti esperti di questioni religiose hanno potuto osservare la scarsa preparazione dei sacerdoti usciti dal Seminario e oramai si contava il tempo per il raggiungimento dell’età pensionabile di 75 anni da parte del predecessore di Weisenburg, l’arcivescovo Allen Vigneron.
Quando sono stati annunciati i licenziamenti dei professori, ho detto sui social media che era una decisione attesa da tempo, visto lo scandalo dei professori apertamente dissidenti coinvolti nella formazione dei seminaristi.
Sono stato citato in un articolo di Jonathan Liedl sul National Catholic Register, secondo il quale sono «noto per le mie dure critiche a coloro che percepisco come sleali nei confronti del defunto pontefice».
Questa mia descrizione, che viene da un altro cattolico anti-Francesco sbaglia del tutto il bersaglio. La mia posizione non ha nulla a che fare con la lealtà o la slealtà verso un papa. La lealtà è bella, ma non è il problema. La mia critica è rivolta a coloro che pubblicamente rifiutano la legittimità e l’ortodossia degli insegnamenti di fede e morale promulgati dal Romano Pontefice.
È inaccettabile che un professore di un seminario cattolico esprima pubblicamente il proprio dissenso nei riguardi di dichiarazioni, esortazioni ed encicliche magisteriali.
Martin, Echeverría e Peters hanno apertamente violato la dottrina insegnata nel documento del Vaticano II Lumen gentium (n. 25), nel Catechismo (n. 892), nel Diritto Canonico (can. 752) e nella Professio fidei (terzo paragrafo), in cui ci si impegna a credere «pure con ferma fede tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio scritta o trasmessa e che la Chiesa, sia con giudizio solenne sia con magistero ordinario e universale, propone a credere come divinamente rivelato». Ciò non lascia spazio a interpretazioni creative più accettabili – cosa che tutti e tre hanno fatto.
Un articolo di Lauretta Brown per OSV ha documentato alcune delle affermazioni problematiche dei professori, come quando Echeverría affermò, nel 2022, che l’esortazione apostolica di papa Francesco Amoris laetitia non è ortodossa.
Pedro Gabriel dibatté con Echeverría su questo punto un mese dopo. Ed Peters ha scritto molti articoli per Catholic World Report cercando di inventare scappatoie canoniche e interpretazioni alternative degli insegnamenti di papa Francesco, tra cui Amoris laetitia e la revisione del Catechismo sulla pena di morte.
Martin scrisse una lettera aperta nel 2018 in cui sosteneva le affermazioni dell’arcivescovo Viganò contro papa Francesco e una serie di argomentazioni anti-Francesco, prima di mettere in discussione i fondamenti stessi del messaggio di Francesco, scrivendo: «La falsa compassione e la presunzione sulla misericordia di Dio hanno forse sostituito il vero amore, che si basa sulla verità e l’unica risposta appropriata alla misericordia di Dio: la fede e il pentimento?».
Martin ha anche espresso il suo disagio per l’idea espressa da papa Francesco quando ha detto di sperare che l’inferno sia vuoto, contraddicendo la sua convinzione che l’inferno sia molto pieno.
Ci sono molti altri esempi, ma il punto è che tutti e tre sembrano abbracciare apertamente la narrativa antipapale standard, che è diventata popolare negli ultimi dodici anni.
Una falsa “ortodossia”
In molti sui social media mi hanno chiesto perché definissi gli ex professori del Seminario come eterodossi e affermassi che dissentivano dal Magistero. Dopotutto, sono stati ampiamente considerati ortodossi nell’ambiente cattolico conservatore statunitense per decenni. Ma non si tratta di ortodossia, è una visione ideologica del mondo.
Dal loro punto di vista, la fedeltà alla Chiesa cattolica ha più a che fare con l’adesione a un elenco di precetti dottrinali considerati “tradizionali” e assolutamente immutabili. È una visione statica e rigida. Questi cattolici non hanno la capacità di accettare correzioni da parte dell’autorità legittima, perché tutto è già stabilito. Persino il papa, un vescovo, un sinodo o un concilio ecumenico rappresentano una minaccia per questa visione del mondo, perché non può che sconvolgere l’ordine immutabile che, a loro avviso, deve essere protetto per salvare la Chiesa. Alcuni lo chiamano tradizionalismo; papa Francesco lo ha definito «indietrismo». Qualunque sia il nome, non è cattolicesimo ortodosso.
Questa comprensione errata non considera l’appartenenza alla Chiesa come appartenenza al Popolo di Dio, in comunione e obbedienza con la Chiesa fondata da Cristo, guidata dai successori degli Apostoli (i vescovi), con e sotto il successore di Pietro (il papa), che è la fonte visibile di unità nella Chiesa e garante della fedeltà alla Parola di Dio. Non considera che la Chiesa percorre la storia insieme come Popolo. In questa visione, la fede è la lotta di un individuo per la salvezza, a volte contro la Chiesa stessa.
Questa falsa ortodossia che infetta la Chiesa degli Stati Uniti (che è una forma di fondamentalismo) sembra essere fondata su una mancanza di fiducia nelle promesse di Cristo alla Chiesa: che le porte dell’inferno non prevarranno mai e che Pietro è la Roccia la cui fede incrollabile durerà, attraverso i suoi successori, fino alla fine dei tempi.
Questa promessa si riflette nella nostra storia: nonostante i mali che si sono perpetuati in nome della Chiesa; nonostante gli uomini deboli e peccatori (tra cui lo stesso Pietro) che hanno ricoperto l’incarico, la Cattedra di Pietro ha resistito come un faro di verità per quasi due millenni.
Mantenere la comunione con il successore di Pietro ha comportato delle sfide: quando guardiamo alle pratiche della Chiesa nel passato, vediamo spesso corruzione, discriminazione, abusi, egoismo, oppressione e persino violenza. Non abbiamo sempre vissuto all’altezza del Vangelo di Gesù Cristo. Questo include i papi. Questi peccati e scandali hanno causato divisione, dissenso e scisma. La Chiesa ha costantemente bisogno di riforme, e una vera riforma della Chiesa richiede necessariamente la guida del papa.
Francesco è stato un papa riformatore. Papa Leone ha dichiarato la sua intenzione di portare avanti ciò che Francesco ha iniziato.
Alcuni cattolici sono determinati a resistere a questa riforma, e, tra l’altro, stanno già lavorando attivamente per minare gli insegnamenti magisteriali ufficiali promulgati da Francesco. Amoris laetitia, la revisione dell’insegnamento sulla pena di morte, Fiducia supplicans e tutti gli insegnamenti di papa Francesco su fede e morale fanno, per definizione, parte del Magistero ordinario della Chiesa. La Chiesa ha insegnato a lungo che tali pronunciamenti richiedono ai fedeli di prestare un religioso ossequio dell’intelletto e della volontà.
Negli Stati Uniti, un folto gruppo di cattolici ha promosso (e proclamata normale) la falsa opinione che questi insegnamenti debbano essere respinti o possano essere distorti in modo tale da renderli privi di significato. Questo è dissenso, ma, piuttosto che ammetterlo, si definiscono ortodossi e accusano il papa di insegnare errori e persino eresia.
Intenzionalmente o meno, questi ex professori hanno promosso una diffusa ideologia anticattolica. Questa mentalità è diventata la visione dominante promossa da organi di stampa come EWTN, National Catholic Register, The Pillar, Ignatius Press, Crisis, One Peter Five, The Remnant, LifeSite News, First Things, The Catholic Herald – praticamente tutto il «cattolicesimo conservatore» nel mondo anglofono. Vescovi come Burke, Chaput, Schneider, Strickland, Sample, Paprocki e altri aderiscono a questa ideologia e la promuovono.
Studiosi come Martin, Echevarria e Peters, che hanno approfondito la teologia e il diritto cattolici, dovrebbero saperlo, ma hanno sostenuto per anni questa ecclesiologia distorta contro il papa. Dovrebbero essere incaricati di insegnare ai seminaristi?
Questa ideologia è eretica. Rifiuta il primato del papa. È stato l’errore fondamentale di mons. Lefebvre (fondatore della FSSPX). Se questa tendenza non verrà invertita, il risultato inevitabile di questo errore sarà lo scisma. Non ha nulla a che fare con favoritismi o con l’essere insensibili verso i sentimenti delle persone. Significa riconoscere che la Chiesa è il Corpo di Cristo e che il papa ne è il capo visibile.
La mentalità tradizionalista
Dovrei aggiungere che questa ideologia/eresia è dominante tra coloro che promuovono la celebrazione della Messa tridentina. Prima di papa Francesco, avevo l’impressione che coloro che amavano la Messa in latino ma rimanevano in comunione con la Chiesa accettassero anche il Concilio Vaticano II, acconsentissero agli insegnamenti dei papi successivi al Concilio e accettassero la legittimità della riforma liturgica (nonostante la loro preferenza per la forma più antica).
Anche papa Benedetto la pensava così, e lo ha affermato nella sua lettera di accompagnamento al Summorum pontificum. Purtroppo, si sbagliava. Anch’io.
Su questo sito web abbiamo ampiamente documentato il dissenso del clero e dei portavoce del movimento tradizionalista. Devo ancora trovare un sacerdote o un opinionista tradizionalista degno di nota che non aderisca (in un modo o nell’altro) a questa ideologia. Sì, alcuni tradizionalisti sono più estremisti di altri, e questo è prevedibile. Come il protestantesimo, i gruppi tradizionalisti si frammentano e si dividono senza l’autorità papale.
Ogni volta che parlo con un ex tradizionalista, mi conferma che l’ideologia è pervasiva. Ogni volta che parlo con un tradizionalista attuale, mi dice che si tratta solo di qualche mela marcia su internet. Persino le mele marce ti diranno che sono solo mele marce. Una volta, un ex tradizionalista mi disse: «Ogni tradizionalista pensa di essere un “buon” tradizionalista». Suppongo che sia tutto relativo, in un movimento che include simpatizzanti nazisti e violenti nazionalisti bianchi.
Non so quante volte un tradizionalista mi abbia detto di ignorare l’eterodossia praticamente di ogni tradizionalista che si rivolge al pubblico, insistendo sul fatto che i non estremisti non hanno tempo di scrivere articoli o di andare sui social media a opporsi alle voci pubbliche del movimento. Oppure affermano che tali opinioni non sono presenti «nella mia comunità».
Se questi cattolici esistono davvero, devono denunciare i loro leader o perderanno la Messa in latino. Devono incoraggiare i loro sacerdoti a concelebrare la Messa Crismale con i loro vescovi. Devono smettere di invitare oratori eretici come padre Chad Ripperger e Peter Kwasniewski a parlare nelle loro parrocchie. Se questi non estremisti esistono davvero, devono smettere di tollerare l’antisemitismo e l’antipatia per il papa.
Papa Francesco ha promulgato la Traditionis custodes per salvare i tradizionalisti da sé stessi. Le restrizioni alla Messa in latino non sono «cattive» o «crudeli», né un segno di odio verso i tradizionalisti. Sono tentativi di limitare la diffusione di un’ideologia tossica, che è diventata incontrollata nell’era di Internet.
Rifiuta l’ideologia e rinnova la tua fede in Cristo
Molti lettori penseranno probabilmente che stia sostenendo una posizione eterodossa. Questo perché la visione fondamentalista è diventata predominante in molti settori della Chiesa. Danno per scontata questa ideologia. È nell’aria che respiriamo. È sposata o ignorata da molti sacerdoti e vescovi statunitensi. Eppure è errata. Non è un insegnamento della Chiesa. Ma pensiamo che lo sia, perché molti dei cattolici che ci hanno insegnato essere «solida come la roccia» (Scott Hahn, il card. Burke, padre Ripperger, l’arcivescovo Chaput, Ralph Martin) e la promuovono.
Questi personaggi hanno messo i cattolici contro il papa. Il papa! Contro la Chiesa. E molti sono oramai così abituati da aver dimenticato cosa significhi obbedire al papa. I cattolici conservatori statunitensi sono gli estremi più estremi nella Chiesa cattolica mondiale, ma sono così insensibili che non se ne accorgono nemmeno.
Non conosco la soluzione a questo problema, ma so che, se io sono riuscito a liberarmi da questa pericolosa visione del mondo, chiunque può farlo.






Anche se l’articolo è stato pubblicato una quindicina di giorni fa, la vicenda di cui si parla non è terminata. Mettendo tra parentesi la questione specifica non ancora chiarissima, mi permetto di aggiungere due osservazioni di contorno.
1. Mike Lewis espone con chiarezza qui la sua posizione, che sostanzialmente identifica la dottrina cattolica con il magistero del papa. È ovvio quindi che secondo questa posizione (ben nota a chi segue il dibattito negli Stati Uniti) non soltanto Echeverria, Martin e Peters sono eterodossi ed eretici, ma lo sono stati anche Küng, Curran, Boff, Balasuriya. È una posizione senza dubbio rispettabile e coerente (anche se l’idea che il papa possa anche decidere quale sia la tradizione cattolica può apparire, a dire il vero, vagamente orwelliana). È difficile però capire perché questo articolo sia stato per esempio rilanciato (benché come «guest voice») anche dal *National Catholic Reporter*, che certo non ha mai minimamente in passato sostenuto questa idea, e neppure lo fa oggi.
2. Certamente esistono sempre limiti alla libertà di espressione, e questo vale in un modo particolare per le istituzioni accademiche cattoliche, e ancor più per un seminario. Ciò detto, chi è abituato agli ambienti accademici laici osserva sempre con un po’ di perplessità commentatori, o addirittura colleghi, che si compiacciono del fatto che professori siano stati allontanati dall’insegnamento per le loro idee, o addirittura se lo augurano.
Io trovo incredibile leggere certe cose su Papa Francesco nei commenti. Come se quel Francesco non fosse stato eletto dai cardinali fatti da Giovanni Paolo II o Benedetto, come se fosse stato una cellula impazzita apparsa dal nulla frutto di chi sa cosa. Lo sconcerto di Papa Francesco? A me sembra molto più sconcertante gente che non è che sia affezionata al “rito antico”, ma è convinta, in questo caso davvero come se avesse la verità in tasca”, che quello nuovo sia inutile, quando invece l’ unico motivo è che a parlare in una lingua che capiscono in 3 gatti con un prete che non guarda in faccia nessuno mentre tre vecchie fanno tutt’ altro, tipo recitare il rosario perchè poverette non capiscono un tubo di quello che sta succedendo, non era più ammissibile. E passi una e passi due e passi tre ci è voluto Francesco per dire e mo basta! Non c’è nessuna ideologia nei cosi detti “Francescanisti”, termine orribile per altro che non significa nulla, inventato solo da chi è convinto che la Chiesa sia un monolite statico in cui non conta nemmeno lo Spirito, ma solo la propria cocciuta, testarda convinzione di avere ragione lui perchè si… E qua davvero non c’è bisogno di mettere scomuniche, è abbastanza palese che se uno pensa sempre male, vuole avere ragione al punto di crearsi idee, quando appunto non ideologismi, o addirittura altri credi e altri cristi, che tutto sono fuorchè Cristo, si mette da se fuori dalla Chiesa, ed è essattamente quello che hanno fato i vari Viganò e compagnia bella. Ed è proprio come si dice nell’ articolo qua sopra. Ma d’ altra parte bisogna pure riflettere che i cattolici degli Stati Uniti si trovano immersi in una cultura altamente puritana ed è facile che certe idee, come una sorta di predestinazione del cristiano, la fede nella sola scrittura, senza neppure un aiuto o una guida, o addirittura l’ odio per chi non è come loro sia diffuso. Un Papa come Francesco che ha sperimentato cosa significhi vivere nel giardino di casa degli USA sapeva bene che era difficile, ma basta leggere i commenti, dire apertamente che siamo tutti fratelli, quando per alcuni non è cosi. Non mi stupisco che ci sia ancora gente che cercha nella messa, non l’ incontro con Cristo, ma solo l’ appartenenza ad un corpo di elite, da qua la predilezione per una messa che capiscono in 4 gatti, se tutto va bene.
Sono stupito dalle numerosissime scomuniche di papa Francesco e anche amareggiato. Paolo VI ne ha sentite di ogni. Ha agitodiversamente. Quanto ai professori di Seminario io ricordo il mio profesore di Sacra scrittura che non credeva nella rsurrezione! E la compagnia era assai numerosa. Ancora adesso! Lodice Kierkegarad: ci sono cose che un seminarista scriverebbe facilmente e un prfessore invece non è in gardo neanche di pensarle!
Articolo interessante. Purtroppo c’è molta ideologia anche in tanti che sono “più francescanisti di Francesco”. Un esempio tra molti possibili: l’accanimento contro il rito antico, condotto con argomenti dottissimi, ma senza un briciolo di carità per chi è affezionato a quella espressione della liturgia. Sia da una parte sia dall’altra, l’ideologia, il sentirsi “con la verità in tasca” mascherano, secondo me, il grande problema della Chiesa del nostro tempo: la mancanza della fede. E comunque, anche nella Chiesa in medio stat virtus.
Lo sconcerto che papa Francesco ha suscitato nella Chiesa appare ogni giorno di più molto grande. Se avesse detto e fatto le stesse cose da cardinale (forse) sarebbe stato scomunicato, ma dette e fatte da successore di Pietro hanno acquistato tutto un altro valore. Ora è morto e lasciamolo riposare in pace.