Poiché ormai da molto tempo si è aperto uno spazio di discussione sul ruolo della donna nella Chiesa, di recente soprattutto a partire dalla decisione di papa Francesco di istituire una prima commissione di studio sulla storia del diaconato femminile, nel discorso agli studenti tenuto sabato 28 settembre a Lovanio (qui) sono emersi in modo chiaro alcuni limiti profondi della visione cattolica di Francesco sulla donna, lettura che si pensa di poter proporre come “dottrina”, quando è costituita solo da pregiudizi culturali verniciati da una patina di Vangelo.
Un esame più accurato di alcuni passi del discorso di ieri permette di identificare bene la radice teorica, diremmo dottrinale, di queste parole infelici. Prima cito il testo pronunciato e poi faccio seguire alcuni miei chiarimenti.
Ecologia umana ed essenzialismo
Pensare all’ecologia umana ci porta a toccare una tematica che sta a cuore a voi e prima ancora a me e ai miei predecessori: il ruolo della donna nella Chiesa. Mi piace quello che tu hai detto. Pesano qui violenze e ingiustizie, insieme a pregiudizi ideologici. Perciò bisogna ritrovare il punto di partenza: chi è la donna e chi è la Chiesa. La Chiesa è donna, non è “il” Chiesa, è “la” Chiesa, è la sposa. La Chiesa è il popolo di Dio, non un’azienda multinazionale. La donna, nel popolo di Dio, è figlia, sorella, madre. Come io sono figlio, fratello, padre. Queste sono le relazioni, che esprimono il nostro essere a immagine di Dio, uomo e donna, insieme, non separatamente! Infatti le donne e gli uomini sono persone, non individui; sono chiamati fin dal “principio” ad amare ed essere amati. Una vocazione che è missione. E da qui viene il loro ruolo nella società e nella Chiesa (cf. S. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Mulieris dignitatem, 1).
Un’“ecologia umana” non si lascia definire soltanto sul piano di “funzioni naturali”. Qui vi è una sorta di cattura del femminile nel naturale. La donna appare, inevitabilmente, come corrispondenza: figlia, sorella, madre, sposa. Si deve notare, come da almeno 200 anni si contesta con autorevolezza, che la definizione della donna accade in un rimando all’uomo. Ha senso solo se ha accanto un uomo.
Da figlia, a sposa, a madre. Proprio questo modo di pensare la cultura tardo-moderna ha saputo rielaborare con finezza, senza negare la differenza, ma non proiettandola anzitutto sul piano dell’autorità. La donna, come l’uomo, è definita da queste relazioni, ma anche da mille altre dimensioni, che fanno parte anch’esse della sua essenza: la donna, come l’uomo, ha una essenza aperta, storica, libera, non predefinita.
Qui sta la fragilità di questa prima proposizione. D’altra parte, il “genere femminile” della parola Chiesa, su cui insiste Francesco, non serve molto a capire l’identità femminile. Ignazio di Loyola diceva che la Chiesa gerarchica, se avesse affermato che una cosa era nera, lui l’avrebbe creduto nera anche se la vedeva bianca.
Questa famosa affermazione era comprovata da un ragionamento che dovrebbe sorprendere un “figlio di Ignazio” come il papa. Egli diceva che la Chiesa gerarchica era “sposa di Cristo” e come tale non poteva sbagliare. Essendo la Chiesa gerarchica composta solo da uomini (tanto più ai tempi di Ignazio), era evidente che il genere femminile della Chiesa poteva bene adattarsi al genere maschile dei vescovi. Non si vede perché non dovrebbe adattarsi, anche meglio, al genere femminile di futuri ministri ecclesiali.
L’oblio dei “segno dei tempi”
Ciò che è caratteristico della donna, ciò che è femminile, non viene sancito dal consenso o dalle ideologie. E la dignità è assicurata da una legge originaria, non scritta sulla carta, ma nella carne. La dignità è un bene inestimabile, una qualità originaria, che nessuna legge umana può dare o togliere. A partire da questa dignità, comune e condivisa, la cultura cristiana elabora sempre nuovamente, nei diversi contesti, la missione e la vita dell’uomo e della donna e il loro reciproco essere per l’altro, nella comunione. Non l’uno contro l’altro, questo sarebbe femminismo o maschilismo, e non in opposte rivendicazioni, ma l’uomo per la donna e la donna per l’uomo, insieme.
Questo secondo passaggio costituisce un rafforzamento teorico del precedente e mostra alcuni problemi piuttosto macroscopici. Da un lato, esordisce affidando al “femminile” un’essenza indipendente dal consenso e dalle ideologie. Una legge originaria assicura la dignità anche della donna, al di qua e al di là di ogni legge umana.
Ma dove sta qui l’ideologia? Non è forse proprio questo modo astorico di pensare il femminile ad aver nutrito, lungo i secoli, una sostanziale discriminazione ed esclusione della donna da ogni sfera di esercizio pubblico dell’autorità? Perché mai sarebbe ideologico scoprire che la donna può fare sport, può esercitare il diritto di voto, può concorrere a concorsi pubblici, può accedere come violinista, o oboista, alle più grandi orchestre del mondo e anche all’autorità ecclesiale?
Il riconoscimento dell’autonomia della donna, della sua emancipazione, non è contro la legge naturale, ma è il risultato di una nuova lettura del soggetto, del mondo e dell’ambiente. Siamo esseri storici, sia come uomini, sia come donne: il vangelo non elabora la propria cultura a partire dal pregiudizio essenzialista che blocca la donna in privato, ma contribuisce, con tutte le altre culture, alla scoperta di una dignità in cui comunità e individuo stanno in relazione.
La pretesa del maschile di essere il “punto comune” per giudicare su maschi e femmine, distorce la storia: una legittima autonomia del femminile (come del maschile) è il principio di definizione dell’umano. Perciò “la donna in generale” è un concetto vuoto, utile solo per bloccarne l’identità. Come ha detto bene Rahner, che era gesuita, “la donna in generale non esiste”.
Riduzione privata del femminile
Ricordiamo che la donna si trova al cuore dell’evento salvifico. È dal “sì” di Maria che Dio in persona viene nel mondo. Donna è accoglienza feconda, cura, dedizione vitale. Per questo è più importante la donna dell’uomo, ma è brutto quando la donna vuol fare l’uomo: no, è donna, e questo è “pesante”, è importante. Apriamo gli occhi sui tanti esempi quotidiani di amore, dall’amicizia al lavoro, dallo studio alla responsabilità sociale ed ecclesiale, dalla sponsalità alla maternità, alla verginità per il Regno di Dio e per il servizio. Non dimentichiamo, lo ripeto: la Chiesa è donna, non è maschio, è donna.
Anche la terza parte del discorso che consideriamo appare segnata pesantemente da pregiudizi culturali, che la tradizione teologica ha assunto acriticamente e che vengono ripetuti come se fossero parte del “depositum fidei”.
Maria non è “principio mariano”. Maria non è “una donna per tutte”. Maria è esclusa dalla pubblica autorità, esattamente come tutte le altre donne, prima e dopo di lei. La sua esemplarità e santità non parla del sesso, ma della fede. Una parte di quello che proiettiamo su Maria, come se fosse santo, è solo il pregiudizio di un mondo maschile, che vuole tenere la donna chiusa nella sfera privata. Così abbiamo riflettuto per secoli.
Abbiamo anche riconosciuto un’autorità alle donne in materia sacramentale, purché fosse delimitata dalla camera da letto, dalla sala da parto, dalla casa. Fuori le donne non potevano né agire sacramentalmente, né fare catechesi. L’essenzialismo che domina molti discorsi ecclesiali proietta sulle donne questo modello limitato a tal punto, da arrivare, come fa Francesco, a pensare che la donna che si sente chiamata all’esercizio di autorità in pubblico “vuole fare l’uomo”.
Questa è forse la frase più infelice di tutte. Perché confonde un modello culturale tradizionale e borghese con la verità del vangelo. La donna non è solo “accoglienza feconda, cura, dedizione vitale”: se non usciamo da questo modello naturalistico ed essenzialistico, e lo confondiamo con la rivelazione, non parliamo più del vangelo, ma solo dei nostri pregiudizi. Soprattutto agli studenti questo dovrebbe essere risparmiato, da parte di tutti i cristiani, e a maggior ragione dai papi.
- Pubblicato sul blog dell’autore Come se non.
Come sempre gli interventi di Andrea Grillo (lucidi e puntuali) segnano il dibattito ecclesiale. Come anche i commenti presenti nel sito dimostrano una profonda spaccatura nel mondo cattolico. Rimane alla fine la convinzione di una mancanza di strumenti culturali per comprendere la complessità delle questioni e in particolare del ruolo delle donne all’interno della chiesa. Gli sforzi e la buona volontà dei membri della chiesa sono encomiabili, ma deficitari di argomentazioni teologiche credibili e fondate a fronte di un abbandono silenzioso e preoccupante delle stesse donne dal servizio delle comunità.
Sono una donna…e come donna mi accorgo di come i tempi che viviamo…poco equilibrati…molto disordinati…violenti…frustrati…frenetici…siano frutto di un rincorrere uno stare al passo con i tempi…io credo che da quando la donna ha avuto molte possibilità, ha perso di vista l’obiettivo principale per cui è nata ed è stata creata…la sua emancipazione fuori dalla famiglia è possibile…ma la fragilità umana porta a non riuscire in tutto…una volta la donna era il collante della famiglia, a prescindere dai problemi che cerano in una famiglia…ora tutti devono scrivere una propria recensione sulla loro soddisfazione…e se non si è soddisfatti si stravolge ogni cosa…perché la famiglia non è più sufficiente per sentirsi soddisfatti, non basta più…bisogna per forza fare altro, ambire ad altro e soprattutto guadagnare tanto per potersi permettere tutto……credo che gli effetti di questi cambiamenti siano visibili a tutti.
Ho letto l’articolo che ho apprezzato particolarmente per l’analisi lucida e a mio parere assolutamente equilibrata delle parole del Papa e poi ho letto i commenti, quasi tutti contrari al sacerdozio femminile e quasi tutti scritti da uomini.
Non sono una teologa, non farò citazioni da erudita biblista o riferimenti alle origini della Chiesa, non sono più praticante ormai da molto tempo, sono comunque nel profondo una donna cattolica, che vive la sua spiritualità lontano dalla Chiesa perché fondamentalmente, come donna, non mi sento rappresentata, non mi sento pienamente accolta come Persona perché il mio essere Persona passa prima dal mio essere Donna e alla Donna la Chiesa prospetta solo un ruolo ai margini.
Certo si spendono tante belle parole sulla complementarietà uomo/donna, sul ruolo fondamentale della donna come madre, ma soprattutto ora, nel tempo in cui viviamo, queste parole risultano fuori contesto e vuote se non sono seguite da una vera dimostrazione di uguaglianza e pari dignità tra i sessi che passa anche da “revisioni” di pratiche che fondano la loro essenza in millenarie abitudini e modelli sociali ormai ampiamente superati.
Ci si rifà ai Vangeli per appigliarsi al fatto che le donne non possano essere sacerdotesse, a testi scritti più di 2000 anni fa…..alla tradizione di una Chiesa antica guidata da sempre da uomini…..
Io da umile Donna cattolica, penso che Gesù nella sua infinita saggezza e benevolenza non avesse di certo l’idea di precludere alle Donne il sacerdozio, infatti, fu un grande rivoluzionario dei suoi tempi chiamando le Donne a se. Fu libero da pregiudizi e vincoli sociali e culturali e predicò la possibilità di amare ed essere seguito da tutti: peccatori e peccatrici, uomini e donne indistintamente. I Vangeli sono comunque raccontati e filtrati da uomini di quel tempo, ma noi viviamo nella contemporaneità e in una società che faticosamente tenta di superare pregiudizi e stereotipi vecchi di millenni.
un commento molto ragionevole sulla Libre Belgique di oggi: https://www.lalibre.be/debats/opinions/2024/10/01/quand-on-invite-le-pape-on-doit-avoir-la-delicatesse-de-ne-pas-lui-lui-imposer-comme-unique-verite-les-opinions-de-loccident-secularise-W67V3HRJLNG7TCH7MRQBISWHGI/
Un Belgio piccolo piccolo, polarizzato tra due società separate: da una parte l’elite iper-secolarizzata (tra cui i superbi professori delle due Lovanio) che pretende insegnare al papa; dall’altra parte la realtà delle strade e delle scuole pubbliche di Bruxelles dove il bigottismo islamista prende sempre più piede anche tra gli studenti delle scuole secondarie e gli insegnanti hanno paura di toccare temi ormai tabù: https://www.lalibre.be/belgique/enseignement/2024/09/30/la-radicalisation-de-certains-eleves-inquiete-je-nentends-plus-que-cest-haram-en-classe-N3P75GIZMNBDRKJJD5PWEOB44Q/
Quando morì Paolo sesto il 6 agosto 1978 stavo ascoltando la radio a Vancouver, Canada, dove risiedevo, e quando sentii il mesto annuncio per la prima volta in vita mia piansi esclamando queste profetiche parole: E MORTO UN SANTO! IN CUOR MIO LO SANTIFICAI 30 ANNI PRIMA DELLA CHIESA. HA LASCIATO DEI DISCORSI CHE SONO AUTENTICA LETTERATURA. Quattro di essi li imparai a memoria. Espressioni da antologia, quando dice ….l’esotico visitatore romano quale noi eravamo……venite voi che siete affaticati ed oppressi e troverete consolazione… La pace e difficile, cosa GRANDE, MA COSA DIFFICILE ESTREMAMENTE DIFFICILE PERÒ…. BASTANO LE FORZE UMANE A PROCURARLA? A MANTENERLA? …. A VOI….UOMINI E AMICI CHE SULLE SOGLIE DELLA CHIESA PIENA DI CANTO E DI GAUDIO OSSERVATE CON meraviglia E FORSE CON QUALCHE DIFFIDENZA LA NOSTRA FESTA… VENITE! …. E VEDETE! Autentici capolavori di alta letteratura. Paolo sesto, un grande Papa, un grande santo
Comunque tutti coloro che sono favorevoli all’ordinazione delle donne al presbiterato e all’episcopato non vogliono ancora dire come di fatto vogliono procedere all’introduzione.
per esempio: le persone che sono perlomeno dubbiose della validità o legittimità di queste ordinazioni, e che prima erano supportato dal Magistero, avranno spazio per manifestare ciò in cui credono o dovranno manifestare esteriormente di accettare le ordinazioni femminili?
un seminarista che rifiuta di accettare le ordinazioni di donne prete, ma è comunque è disposto a lavorare lealmente con loro nel Ministero, potrà venir ordinato?
Tempo fa domandai ad un anziano sacerdote, professore di filosofia al Classico, autore di diversi libri tra i quali “Donna sacerdote? Ma con quale Chiesa?” se fosse veramente favorevole al sacerdozio femminile. Mi rispose di sì anche se era convinto che la figura del Presbitero dovesse essere ripensata o addirittura superata visto che alle origini del cristianesimo la funzione era ricoperta da chiunque godesse il favore della Comunità.
Sono passati parecchi anni da allora e le chiese (quelle ancora consacrate) sono sempre più vuote. Non sono certo che dipenda soltanto dalla misoginia delle gerarchie ecclesiali. Quello che manca, a mio modestissimo avviso, è un ripensamento, alla luce della modernità, della Chiesa stessa.
In buona fede, spero lei abbia capito male perché ciò che avrebbe descritto quel sacerdote cattolico è una dottrina di stampo luterano. In ogni caso, vorrei capire come si fa ad affermare che il sacerdozio nella prima Chiesa fosse una specie di elezione non sacramentale quando leggiamo nella Seconda Lettera di S. Paolo a Timoteo: “Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te *per l’imposizione delle mie mani*”.
Sulle chiese vuote, a me risulta che si stiano svuotando di più soprattutto in quei paesi dove la teologia è più progressista. Negli USA e in Africa, pur con qualche eccesso di tradizionalismo in alcuni casi, mi pare che la Chiesa stia coinvolgendo molte persone, anche i giovani che non ne possono più di sentirsi dire le stesse cose che dicono le grandi multinazionali, gli intellettuali e i poteri forti.
E quello che lei afferma, ovvero “un ripensamento, alla luce della modernità, della Chiesa stessa.” è stato dichiarato eresia (Modernismo) dalla Chiesa Cattolica con la Pascendi Dominici gregis di S. Pio X (che invito a leggere): bisogna prendere atto della storia. Allora, lei vuole essere in disaccordo con gli insegnamenti della Chiesa? E’ libero di farlo. O vuole aiutare la Chiesa a essere sempre più fedele agli insegnamenti di Cristo come tramandati dagli apostoli attraverso il Papa? E’ questa la vera sfida, non è facile andare contro il mondo. Ma sicuramente dà più soddisfazione!
*Sulle chiese vuote, a me risulta che si stiano svuotando di più soprattutto in quei paesi dove la teologia è più progressista. *
I casi della Lutheran Church – Missouri Synod e della Southern Baptist Convention dimostrano chiaramente che non solo i progressisti sono in crisi.
Tra l’altro la SBC è proprio l’esempio che l’essere non conservatori non è la panacea: fino agli anni ’70 era moderatamente progressista, poi ha virato verso un conservatorismo sempre più spinto cambiando anche le professioni di fede per consolidare la cosa. Risultato: calo netto dei battesimi dagli anni ’90 e dal 2006 ad oggi ha perso circa 1/4 dei membri.
Comunque la tesi luterana non è al 100% campata in aria: nella Didache leggiamo chiaramente che era la comunità ad eleggere vescovi e diaconi. Forse dovremmo cercare di non contrappore l’elezione dei ministri da parte della Chiesa con l’ordinazione tramite imposizione delle mani e preghiera da parte di altri ministri ordinati: sono due cose entrambe necessarie.
Non ci deve essere alcun ripensamento alla luce della midernita’ della Chiesa cattolica . Altrimenti vorrebbe dire che la modernita’ e’ superiore alla Chiesa, e che la Chiesa e’ la schiava dei tempi. Senza contare che la modernita’ attuale diventera’ fra poco tempo antichita’ . La categoria ” modernita’” non puo’ essere superiore a tutto .
ricordiamo che i riti di ordinazione della Chiesa Latina fino agli anni ’60 (e parzialmente ancor oggi) erano strapieni di elementi mutuati dai riti dell’investitura feudale e cavalleresca europea, e sono rimasti lì anche quando il feudalesimo e la cavalleria erano spariti da un bel pezzo
Una cosa condivisibile mi sembra che il Papa l’abbia detta: la Chiesa cattolica non e una Multi azionale, non e’ una azienda che deve rinnovare continuamente il suo brand per stare dietro al mercato. Quindi la Chiesa non e’ un organismo che e’ sottoposto alla Legge Darwiniana che solo gli organismi che si adattano sopravvivono.a Chiesa non ha bisogno di “adattarsi” alle categorie del Pensiero moderno . Il femminismo e’ una ideologia sorta molto dopo ,secoli dopo l’ inizio della Chiesa cattolica. Le donne cattoliche vissute fino a questo secolo.non sapevano neppure di essere vittime del.madvhilismo. Le categorie mentali di femminismo e di maschilismo hanno un secolo di vita ,mentre la Chiesa ha venti secoli. E’ ovvio che una venerabile e antichissima istituzione come la Chiesa cattolica non puo’ cedere superficialmente ai ricatti e alle mode del tempo . Ripeto non siamo.nella teoria dell’ evoluzione di stampo darwiniano, la Chiesa non si estinguerà
se non cede al femminismo .
Complimenti: analisi breve, lucida, razionale e cattolica! Condivido pienamente!
Condivido pienamente!
Mi sembrava strano che Grillo non “criticasse” il Papa, anche se di vera e propria critica non si tratta. Io credo che sia tanto già il fatto che, dopo 60 anni dal CV II, si parli, seppur con tanta fatica, del ruolo delle donne nella Chiesa. Che il Papa abbia una sua pregiudiziale visione e che questa, di tanto in tanto, emerga nei discorsi non mi scandalizza affatto. Ognuno di noi è figlio del suo tempo, figlio di idee apprese e trasmesse, di teologie studiate e così lo è anche per il Papa. Mi scandalizza di più che un Papa usi di fronte ai vescovi, a porte chiuse, una parola come “frociaggine” (il riferimento è a quanto avvenuto a maggio scorso) perché la parola, oltre ad essere davvero infelice, è offensiva. Il problema non sono le parole infelici ma quando queste diventano offensive e ciò è una cosa molto diversa!! Forse Grillo non si è accorto di questo? Infatti la sua “vis” polemica ha glissato su questo. Chissà perché…
Premetto che nemmeno a me è piaciuto l’utilizzo di “frociaggine” (ammesso che sia vero, ma comunque diamolo per vero), io penso che il Papa, a modo suo e a prescindere dai termini usati, abbia esercitato il “si, si, no, no” richiesto a tutti i cristiani. Dietro quella parola c’è un pensiero che comunque non può essere ignorato ed esprime una preoccupazione concreta in un mondo in cui il tradizionalismo e l’ortodossia attraggono molti uomini proprio per la loro enfasi sulla virilità. Credo che anche lei si sia imbattuto nei cattolici del “Deus vult” e fenomeni simili sul web, per evitare tali derive è necessario che l’essere uomo sia incanalato nella Chiesa fedele al Papa.
Sono felice di non far parte di una chiesa maschilista e discriminatoria come quella cattolica. Dove sono discriminata io non ci voglio stare.
Chiedere la ammissione all’ Ordine sacro non è una rivendicazione femminista. Le donne non chiedono di essere ammesse a svolgere una funzione , ma si essere ammesse a ricevere un Sacramento. Certo ricevere un Sacramento non è un diritto ma escludere le donne dalla possibilità di riceverlo per una questione di sesso non pare rispondere al messaggio del Vangelo, ma esclusivamente a pregiudizi che la Chiesa ha il dovere di superare.
La Chiesa ha un unico dovere, quello di trasmettere gli insegnamenti di Nostro Signore per la salvezza delle anime.
La Chiesa non esclude le donne dal “ricevere” un Sacramento. La questione si pone esclusivamente sul Ministero sacerdotale nei riguardi delle donne.
Io sono donna, cattolica, e non vivo in alcun modo come una discriminazione il fatto che le donne non siano ordinate Sacerdotesse. Portiamo avanti battaglie fortemente “ideologiche” anche all’interno della Chiesa per rivendicare una parità di genere… Ma siamo veramente consapevoli che tutti e tutte colori che sono battezzati/e costituiscono già un POPOLO SACERDOTALE? Siamo sicuri/e di ciò che questo significhi? È davvero aprendo il sacerdozio alle donne che la Chiesa si mostrerebbe meno misogena e più aperta ai tempi? O non si tratta piuttosto di un problema di fondo con radici antiche tanto quanto la comparsa dell’umanità sulla Terra?
Dobbiamo ancora una volta ritornare al Vangelo, alle figure di donne che emergono, dove Gesù stesso ha rivoluzionato e ha riportato alla giusta luce la dignità della donna: a partire da Maria con il suo SÌ per arrivare al suo stare in piedi sotto la croce mentre gli uomini apostoli erano scappati… E cosa dire dell’annuncio della Risurrezione consegnato alle donne (la cui testimonianza valeva zero a quel tempo) e INVIATE ad annunciare agli Apostoli? E come mai nell’ultima cena (istituzione dell’ Eucarestia e del Sacerdozio) non c’erano le donne? Eppure Gesù ha affidato a loro l’annuncio della Sua Resurrezione… Nemmeno Maria, madre del nostro Signore Gesù Cristo, era presente nell’ultima cena!!! Ma c’era nella Pentecoste!!!
Riflettiamo su questo!! Noi donne siamo chiamate a generare alla vita, Dio ci ha pensate e ci ha fatte così… e parlo da madre che non ho potuto essere, ma riconosco che questa dimensione mi appartiene e la posso esprimere comunque con quello che sono e nel mio cercare di essere cristiana. Nel ministero sacerdotale gli uomini danno la vita di Gesù nell’ostia consacrata, nel sacerdozio femminile le donne collaborano a pari titolo e dignità perché quella stessa Vita generi VITA NUOVA nelle figlie e nei figli di Dio e nel mondo intero.
Solo se ci mettiamo alla scuola del Vangelo illuminati dallo Spirito Santo potremo superare ogni sterile ideologia o stereotipo, frutti di ragionamenti e strutture umane. Abbiamo ancora bisogno di “rinascere dall’alto”.
Quanta fatica fanno il Papa e il resto della gerarchia cattolica per difendere il no alle donne ai ministeri ordinati. Non esistendo un divieto esplicito nei Vangeli e le argomentazioni di San Paolo nella prima lettera a Timoteo sono già superate e altre argomentazioni successive non sono così forti. Il divieto alle diaconnesse è veramente incomprensibile visto che ci sono state e per secoli.
Il divieto alle diaconesse non c’è, c’è un divieto all’ordinazione delle diaconesse che è motivato proprio dalla scienza, considerato che a oggi non esiste alcuna prova che le diaconesse ricevessero il Sacramento dell’Ordine. Oggi le donne svolgono in Chiesa dei compiti probabilmente superiori (lettrici, ministranti, catechiste e soprattutto ministri eucaristici) a quelli che le diaconesse svolgevano nelle prime comunità cristiane, pertanto il problema è al più terminologico e cavilloso.
* considerato che a oggi non esiste alcuna prova che le diaconesse ricevessero il Sacramento dell’Ordine*
magari la situazione fosse così chiara, la realtà è che non lo sappiamo: probabilmente non è mai neanche esistito un diaconato femminile/diaconissato uniforme.
Ormai non capisco più bene se il problema è la chiesa o è la società. Una poco propensa al cambiamento e l’altra invece ormai permeabile alla qualunque. Certamente la chiesa, definita minoranza dallo stesso papa, deve essere attenta a come parla. Non perché occorra adeguarsi per forza alla liquidità sociale di oggi ma perché se non si fa attenzione il rischio è di scavare un solco non più sanabile con i giovani. Allora si che sarà finita davvero almeno in Europa. Siamo in pochi se finiamo anche per essere incompresi la vedo dura.
I giovani di oggi sono gli adulti di domani, capiranno come ho capito io che sono cresciuto dopo il 68 e che ho dato per scontati quei valori. Non crediamo che i “giovani” siano una categoria immutabile, è una fase transitoria della vita che si supera appunto maturando.
Tutto sommato non intravedo nelle frasi di Bergoglio una pregiudiziale verso la donna in genere, il problema riguarda l’apertura al sacerdozio, su cui non si pronuncia, perché sono tanti prelati in Vaticano che la osteggiano non sono ancora usciti dai tunnel del maschilismo
Lei è cattolica, immagino, dunque è tenuta a credere nell’infallibilità papale. Le cito la Ordinatio Sacerdotalis di S. Giovanni Paolo II: “Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli, dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa”. Un Papa che voglia “togliere ogni dubbio”, che agisce “in virtù del suo ministero di confermare i fratelli” e che “dichiara” qualcosa che “deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa” a suo avviso sta esercitando o no questa infallibilità?
Andrea Grillo tocca qui, in modo chiaro, la questione della non identificazione tra le nostre inevitabili costruzioni culturali attraverso cui viviamo il Vangelo del Regno, da una parte, e la sua trascendenza/eccedenza che sempre ci sorprende e ci chiama alla conversione/sequela, dall’altra. Credo che conservando una “dialettica effettiva” tra questi due momenti sia possibile mettere in luce il fatto che il Vangelo del Regno, che è tale perché si fa storia (altrimenti non esisterebbe come Vangelo), non può essere “detto” una volta per tutte attraverso una pretesa veritativa essenziale e immutabile nel tempo. La teologia dovrebbe in particolare generare la consapevolezza che le nostre formulazioni (i principi mariani, le rugiadose sponsalità, le definizioni per essenza etc.) sono solo “tende concettuali costruite da mani d’uomo” che non fissano la Parola di Dio, in quanto la storia le chiama inesorabilmente a revisione. Il depositum fidei si concreta dei nostri legittimi bagagli concettuali, purché questi non pretendano di essere la descrizione o il rispecchiamento del Vangelo del Regno.
A me sembra che a confondere un modello culturale borghese con la verità del vangelo siano i critici del Papa. Oramai abbiamo accettato i dogmi del modernismo e del post-modernismo e siamo diventati incapaci di accettare qualsiasi altra visione sulla donna.
Copio, incollo e rifletto: l’uomo appare, inevitabilmente, come corrispondenza perché lo Spirito Santo è relazione: perciò nella distinzione di genere (figlio, padre, sposo ruoli maschili, invece figlia, madre, sposa femminili) sono tutti comprensibili nella RELAZIONE e nella reciprocità. “Fratello e sorella” sono altresì connotati di relazione, ciascuno con il suo proprio e non sono sovrapponibili. PERCIÒ IL PAPA CRITICA GIUSTAMENTE UNA definizione di donna CHE PARTA DAL rimando E DA UN PREGIUDIZIEVOLE CONTRASTO CONTRO “l’uomo”. “Ha senso in se stessa” non nel contrasto al MASCHILE, soprattuto se portato avanti con logiche di DIALOGO VIOLENTO AL MASCHILE. La realtà è che ogni appartenente all’umana natura nasce da una donna, la relazione al femminile -madre figlio- è unica e viscerale ed è estranea al maschile … che sia un valore? Oppure è una condanna? Certi teologi che ripetono solo”partorirai nel dolore” per avere mondani consensi quanto male fanno alla rivelazione del “Dio amore” di Giovannea memoria?
Anche il papa dovrebbe a volte ubbidire alla necessità di stare zitto quando si parla di cose che non sa padroneggiare perchè figlio del suo tempo e dei suoi pregiudizi. Non basta essere Papa per poter parlare di tutto soprattutto ai
giovani e studenti che hanno diritto ad una parola saggia e fondata sul Vangelo e non sulla pochezza dottrinale e teologica di tanti vescovi anche di Roma.
Fuori dall’Italia c’è aria diversa : certe banalità sulle donne hanno veramente stancato .. ma a Roma non cambia nulla . Non c’è coscienza storica, non c’è nessun cambiamento di prospettiva, nulla. L’attacco al Papa su due fronti importanti come gli abusi sui minori e sulla condizione della donna (, che sono stati rinfacciati duramente durante la visita in Belgio ) sono glissati dalla stampa italiana . Ci dicono che questo papà è un innovatore, ma dove ??? Da i suoi preziosi giudizi a tutto il mondo , ma dei problemi della chiesa – quelli che lo riguardano – non ne ha affrontato uno .
È bene che Andrea Grillo non pretenda di fare il Papa… e che non parli del Papa come se fosse un suo studentello di prima teologia a cui egli fa da severo tutor/correttore. Stile e tono presuntuosi. Colgo un trasudare (o tracimare!) di ideologia proprio in ciò che lui dice. Non se ne rende conto perché quel che scrive è divenuto ormai pensiero dominante in tutti i salotti dei media.
Bravo. Consiglerei a questo “teologo” autoproclamato di leggere qualche pagine de “La Colonna e il fondamento della Verità” del padre Pavel Florenskij e testi di Pavel Evdokimov, per non confondere teologia cristiana con femminismo laicista 2024, di moda!
Pienamente d’accordo! Il prof. Grillo pontifica più di un Papa.