
Il concerto previsto alla Reggia di Caserta per il 27 luglio, che sarebbe stato diretto da Valerij Gergiev, è stato annullato a seguito di numerose pressioni che hanno coinvolto varie forze politiche, sia quelle governative sia quelle dell’opposizione. A seguire, a distanza di poche ore, è stato annullato anche il concerto del pianista Alexander Romanovsky, previsto a Bologna per il 5 agosto.
Come intellettuali e come musicisti siamo chiamati a riflettere su questi avvenimenti di attualità.
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Innanzitutto, va detto che entrambi gli artisti sono personaggi di grande rilevanza artistica.
Valerij Abisalovič Gergiev è uno dei direttori d’orchestra più famosi al mondo. Nato a Mosca nel 1953, direttore artistico dal 1988 del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo (uno dei teatri d’opera più importanti al mondo, il luogo dove sono nate alcune tra le opere più importanti della tradizione lirica russa) ha diretto nei più importanti teatri del mondo: la Scala di Milano, San Francisco Opera, Royal Opera House di Londra, Metropolitan di New York ecc. Dunque, un direttore di fama mondiale, la cui autorevolezza è sempre stata riconosciuta anche dalle istituzioni musicali occidentali. Nel 2001 gli è stata conferita, dal Presidente Ciampi, la onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, una delle massime nel nostro Paese.
Eminente direttore sia nel repertorio russo, sia in quello occidentale – con particolare riguardo a quello italiano – possiamo apprezzarlo ad esempio nella direzione di Sheherazade di Rimskij Korsakov (link) oppure nella Forza del destino di Verdi (link).
Dal 2022 però è malvisto in Occidente per la sua dichiarata approvazione del Governo di Putin.
Alexander Romanovsky, nato in Ucraina nel 1984, è un pianista che si è affermato a livello internazionale vincendo a soli 17 anni il prestigioso Concorso Busoni di Bolzano, nel 2001. Ottenuta la cittadinanza italiana, è attualmente docente presso il Conservatorio di Pavia. A lui si imputa una presa di distanza dal Governo di Zelensky e una tendenza a evidenziare le eventuali responsabilità del presidente ucraino nella situazione di conflitto e in particolare nella condizione delle minoranze russe in Ucraina.
A proposito di Romanovsky, va detto che avendo saputo dell’annullamento del suo concerto ha proposto di esibirsi online, da casa sua, per non fare mancare il suo contributo artistico a coloro che lo apprezzano.
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Le affermazioni di chi ha voluto censurare questi artisti sono di natura esclusivamente politica, senza riferimenti alla loro opera artistica. Tra questi, ci sono nomi famosi: ad esempio, Nicola Piovani, che nell’enfasi della sua dichiarazione è scivolato in una gaffe storica, attribuendo a Richard Wagner l’appartenenza al partito nazista che, come ben si sa, nacque circa quaranta anni dopo la morte del compositore; ed anche immaginare nell’opera wagneriana una sorta di preannuncio di quel tragico delirio è improprio, benché spesso presunto: improprio perché non tiene conto della complessità del personaggio, della sua esperienza di vita e di produzione artistica, della forza del suo mito (pensiamo, ad esempio, all’Anello del Nibelungo), che si presta a letture molteplici e polisemiche, difficilmente riconducibili a un’ideologia.
Credo sia molto problematico assimilare un artista e la sua opera a un qualsiasi regime politico, benché ogni opera sia nata evidentemente in un contesto e quindi sia anche un’eco di quel contesto. L’arte, lo sappiamo bene – ce lo hanno insegnato i grandi Maestri – trascende la contingenza e proprio in virtù della sua intrinseca polisemia non può essere ridotta a pura ideologia del potere. Altrimenti non è arte, ma solo artifizio retorico.
Certamente, la condizione degli artisti nei regimi totalitari è sempre stata difficile, nella necessità di scegliere tra la possibilità di esprimere la propria arte ovvero di esserne esclusi per motivi puramente ideologici. Questo spiega, secondo me, la collusione di artisti straordinari, come ad esempio Richard Strauss con il governo tedesco degli anni Trenta, oppure di Respighi, Casella, Zandonai e molti altri col tragico regime del Ventennio in Italia.
In alcuni casi, poi, il conflitto interiore prodotto da queste circostanze ha portato a grandi sofferenze personali (e, di rimando, a straordinarie elaborazioni artistiche): è il caso, ad esempio, di Sostakovic sotto il regime sovietico. In ogni caso, l’arte di questi grandi ha trasceso il contesto politico, ergendosi a testimonianza di valori che rappresentano l’umano nella complessità inestricabile della sua natura, in costante tensione tra il Bene e il Male.
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A fronte dell’agguerrita schiera di chi ha imposto la censura a Gergiev e a Romanovsky si sono levate anche voci di dissenso, che hanno espresso preoccupazione non solo per quanto deciso in questo momento, ma anche per il rischio di innescare un processo che potrebbe diventare incontrollabile, anche alla luce dell’art. 33 della nostra Costituzione, che recita: «L’arte è libera e libero ne è l’insegnamento».

Cito l’autorevole voce della prof. Giuseppina La Face, professore ordinario nell’Università di Bologna: «Non credo che questa esigenza di “purificazione” sia utile. La reputo invece nociva e foriera di imbarbarimento. Dopo i russi ci saranno i musicisti israeliani – a quando la scure cadrà su Daniel Oren? – poi i cinesi e così via. È una strada senza uscita. L’arte è ancora l’unico modo per comunicare, per dare senso al dialogo, dato che i governi hanno perso il senno, e la diplomazia non esiste più. Da dove viene tutto questo “occhio per occhio”? Si può benissimo protestare contro i governi e rispettare gli artisti. Anche quelli collusi con Governi; tra l’altro sono abbastanza innocui, proprio perché si sa che son collusi».
Bruno Rinaldi ci ammonisce dicendo che queste censure sono «lo specchio di una società che non sa più distinguere tra ciò che è simbolico e ciò che è reale, tra l’arte e la propaganda, tra la bellezza e la guerra… L’intolleranza viene scambiata per fermezza morale. La chiusura viene venduta come coerenza. La censura come giustizia. Ma chi ama l’arte, chi crede nel valore della libertà e del dialogo, non può che indignarsi. Non per Gergiev soltanto. Ma per l’idea stessa di cultura che stiamo perdendo. Per il silenzio che, dopo l’ultima nota negata, rischia di calare anche sul nostro futuro».
E ancora, Samanta Cheffallo, pianista mantovana, a proposito di Romanovsky: «Stiamo parlando di un pianista strepitoso. Tuttavia, la risoluzione ai problemi dell’umanità è sospendere un concerto e non il piano di riarmo da 800 miliardi. Non è la mancanza di cultura a causare le guerre, ma la sua impotenza a evitarle».
In conclusione, il rischio è che l’intolleranza ideologica, anche se armata dalle migliori intenzioni, porti a nuove forme di assolutismo, di cui la censura è sicuramente un sintomo.






Per la legge del contrappasso Con questa logica della censura non potrebbero esibirsi tutti quelli che pensano le cose della propaganda $$ uccidentale la fabbrica di invasioni è guerre per eccellenza… La censura è la manifestazione della debolezza del potere che ha paura delle idee… Seguendo questa logica del chi non sta con me non può esprimere il suo mestiere e l’arte lmanifestazione del pensiero è dell’arte… Entrando nel merito la Nato made in wef ha invaso i confini Rus7si con basi e missili e nel 2014 è iniziato il massacro dei Rus7si del D0mbas da parte delle truppe naz1 azov del gov di k1ev dopo il golpe 2014 made in c1a finanziato con una mazzetta da 5 miliardi di $$… Vista la realtà dei fatti seguendo la logica della censura.. non potrebbe più esibirsi chi sta con la Nato Wef naz1?
@Mariagrazia Gazzato I concerti Gergiev a me non interessano. Mi atribuisce cose che non ho detto, interpretando in modo scorretto le mie parole, effettuando attribuzioni di pensiero errate forse applicando consapevolmente modalità manipolatorie che ben conosco. Lei, quindi, siederebbe, consapevole od inconsapevole -non fa a questo punto differenza-, al concerto di qualche altro sostenitore di muss murderer, che però non rientrano tra quelli ostracizzati dall’Occidente. Quello che non ha capito, o fa finta di non capire buttandola in caciare varie per confondere la discussione, è che io e tanti altri come me possiamo assolutamente esser daccordo con lei e chi la pensa come lei, ma il metro deve essere uguale per tutti. Non lo è.
Non andare ad i concerti di chi è allineato a Putin o boicottare gli artisti che hanno espresso opinioni a lui favorevoli, può avere senso, ma ce l’ha se più generalmente si boicottano ed escludano tutti gli artisti vicini a tutti i regimi dello stesso tipo. Per applicare questa logica servirebbe onestà intellettuale, cosa che mi pare manchi. Oggi quanti palestinesi in fila per il pane sono morti? Molti. Si parla sui giornali dell’intenzione di non andare a concerti di artisti israeliani? Si parla del mettere in discussione artisti israeliani? Netaniahu è o non è stato condannato dalla Corte Penale Internazionale come Putin? Fino a che non si troverà coerenza nell’applicare in modo equidistante ed oggettivo, queste azioni saranno sempre contestabili perché incoerenti. D’accordo pienamente, invece, se si useranno per tutti. Spero di esser stato compreso, questa volta. Ne dubito, perché non c’è ragionamento oggettivo nel suo modo, ma solo un pensiero unidirezionale che vuole evidenziare una singola questione mettendosi ed inducendo a mettere fette di prosciutto sugli occhi, tappi nel naso e nelle orecchie per tutte le altre; sono strategie proprie della manipolazione, usate dai propagandisti.
Signor Sivieri, si tranquillizzi. Sono entrata per caso in questo sito mentre cecavo delle notizie e l’ho trovato interessante, ho letto qualche articolo e ho commentato sena riferirmi a nessuno esprimendo le mie idee.
Lei mi ha subito chiamata in causa affermando che quello che scrivo dimostra incoerenza, mancanza di logica al limite del ridicolo…le rispondo sempre esprimendo le mie idee e lei arriva ad accusarmi di “immoralità” manifesta.
Capisco che lei si sentiva in un cul de sac dopo la mia ultima risposta, ma era ovviamente in risposta alla sua accusa che parlava di morale, cosa che io non avevo mai neppure citato nei mie commenti.
Ora lei arriva persino a definirmi manipolatrice e propagandista…non le pare di esagerare? Non conosco le regole del sito ma credo che in questo suo atteggiamento sia ravvisabile la diffamazione.
Ma non si preoccupi, considero le sue offese solo la reazione di qualcuno che mal sopporta che ci sia chi sa rispondere a tono e non tollera chi la pensa diversamente da lui. E’ molto diffuso questo atteggiamento soprattutto tra chi si mette subito sulla “difensiva” offendendo a vanvera come fa lei.
Ma non porta a niente e non è certo un buon viatico per un dibattito sereno, ma proprio il contrario.
Che lei non vada ai concerti non m’importa e però prendo atto che alla fine mi da ragione ma pretende che io le dia assicurazioni che lo farei con chiunque… Ma ora qui si discute di Giergiev e trovo che la sua sia una pretesa assurda che esula dal tema in discussione e che rivela anche una certa arroganza malcelata e perciò, chiudo e la lascio con la curiosità.
Abbia pazienza, mi scuso se le sono risultato sgodevole. Un breve riassunto del mio pensiero:
– personalmente non credo sia opportuno censurare artisti per la loro vicinanza politica ai leader del proprio paese;
– se gli artisti usassero la visibilità mediatica per fare proselitismo converrei sull’inopportunità di fargli calcare i palcoscenici, indipendentemente da quale sia il pensiero, la vicinanza e l’opinione, proprio perché il contesto di una espressione artistica è differente da quello di un comizio politico;
– una volta definito, il metro utilizzato in relazione come comportarsi nella gestione di situazioni di questo tipo dovrebbe essere applicato in modo uguale per tutti.
Su quest’ultimo punto, ammetto, mi sono “inalberato”. Vedo infatti, generalmente parlando, ben s’intenda, una scarsissima propensione a ricercare la profondità e la coerenza. Le narrazioni del mainstream sono per maggior parte “blindate”, annichilendo sostanzialmente qualsiasi forma di contraddittorio. Questo, a mio vedere, è molto grave; espone il fianco a pericolose semplificazioni.
Va bene, ci siamo capiti.
Il caso in questione è proprio quello che lei cita al secondo punto, l’intenzione era quella e ha modo di verificarlo consultando molti siti, preferibilmente in lingua inglese, che lo confermano.
In linea di massima sono poco propensa a farmi fuorviare dal “mainstream”, mi faccio le mie opinioni leggendo e consultando varie fonti e studiando e approfondendo. E non lo faccio solo da oggi ma da sempre. Uso lo spirito critico e fino a che non mi sono convinta e mi sono fatta una precisa idea su qualsiasi tema, non sono contenta.
Applico questa modalità a tutto quello che leggo o sento e mi chiedo sempre se “mi convince”prima di formulare qualsiasi opinione nel merito. Fa bene a dubitare ma, credo, non si possa applicare universalmente una regola in questo campo, troppo complicato. I casi vanno valutati sempre uno per uno, secondo me. Senza dietrologie e senza farsi influenzare dalla “opinione “ che va per la maggiore”.Anzi, io dubito di più di quello che si può definire “opinione comune” e mi risulta difficile “accumunarmi” prima di aver capito bene a chi e a che cosa. E’ un metodo che uso sempre, in tutti casi della vita e che finora non mi ha mai tradito.
Sì, la comprendo. Anche io consulto molte fonti, in varie lingue, non affidandomi a quelle più comuni e semplici da accedere. Penso fermamente che il “metro” dovrebbe essere se non medesimo, per lo meno, similare per tutti. Pur dovendo entrare nello specifico di ogni situazione è però difficile comprendere come per alcune situazioni vi sia totale ignoranza o tolleranza, per altre, invece, accesa veemenza.
La censura non è mai sintomo di maturità e di democrazia, è giusto dare spazio a tutte le voci, anche quelle fuori dal coro, anche ai commenti che non piacciono. Questa è maturità e democrazia. Se io ho bisogno di un medico non guardo la sua nazionalità e neppure le sue idee politiche o le sue amicizie, ma solo la sua preparazione e la sua competenza: mi può aiutare? Bene, mi affido alle sue cure; il resto fa parte della sua vita, non mi riguarda. Lo stesso vale per gli artisti, come per qualsiasi altra persona.
Mi pare che ci sia un po’ di confusione. Chi ha chiesto che il maestro non esercitasse la sua maestria alla Reggia , di Caserta non ha disputato o negato la sua abilità artistica, ma la sua evidente e conclamata vicinanza con il Cremlino. Non si tratta come dice l’articolo di semplice “rassegnazione” di un grande artista per poter vivere in pace in un regime che perseguita i dissidenti, ma si tratta di ben altro e le cronache lo riportano: Giergiev è notoriamente sostenitore di Putin delle sue politiche, del suo regime e delle sue guerre. negarlo è voler negare l’evidenza e mettersi nella schiera di quelli che “tanto Putin sa quello che fa” e gli ucraini hanno “provocato”. E’non voler vedere che la propaganda del Cremlino è invasiva e che invitare certi personaggi ad esibirsi nel nostro paese implica una certa se pur indiretta accettazione delle azioni del regime russo. Una sorta di “normalizzazione” dei rapporti con un paese che sta invadendo da quattro anni un paese sovrano.
Gent. Sig.ra il concerto di Gergiev è indirizzato ad un particolare segmento di pubblico, amanti della musica, di età adulta e di un sostenuto livello culturale e sociale che potremmo definire scarsamente influenzabili . Non è perciò la partita Dinamo Mosca-Napoli che guardano i ragazzini di 15 anni in TV. Pertanto stiamo parlando di un pubblico con una latitudine di capacità critiche in grado eventualmente di motivare in proprio con quali implicazioni partecipare o mancare alla rappresentazione. Non avrebbe dovuto decidere per loro il giulivo Giuli poiché in tali ambienti viene osservato dall’alto in basso. Specialmente a Napoli.
Gentile signore,
non è stato il ministro Giuli a disdire la partecipazione all’evento alla Reggia di Caserta del maestro russo, bensì la direttrice della Reggia stessa che ha accolto l’appello di molti cittadini (pure loro scarsamente influenzabili) di non far dirigere l’orchestra al maestro russo dichiaratamente sostenitore del Cremlino e delle sue guerre. La Democrazia nel nostro paese funziona ed è in grado di influenzare positivamente chi ha responsabilità istituzionali e deve rendere conto agli italiani del proprio operato.
Ma è mai possibile che non si potesse invitare un direttore d’orchestra meno esposto a proteste, nel momento come l’attuale di una brutale aggressione dell’esercito russo verso una nazione confinante?
Mi faccia capire bene il suo ragionamento, perché non mi pare molto logico. Se l’inferenza è che è opportuno escludere artisti per la loro personale opinione o posizione politica, in quanto vicina a situazioni che sono legate violazioni del diritto internazionale, mi spiega perché non abbiamo mai escluso artisti statunitensi dopo l’attività bellica svolta nel 1995 in Jugoslavia, senza placet delle Nazioni Unite, oppure quella svolta nel 2003 in Iraq cercando armi di distruzione di massa mai trovate, aprendo peraltro la logica perversa alla liceità delle guerre preventive? Quindi le guerre non danno luogo a conseguenze se le fa chi piace a noi, i buoni, se invece le fa qualcun altro, allora si innesca la questione morale. Il ragionamento è così poco coerente da divenire ridicolo. Come ho detto in un precedente commento, se l’espressione artistica rimane confinata a tale e non porta con sé propaganda, non vedo perché un artista debba essere escluso per la sua opinione, che fino a prova contraria non è mai reato, per lo meno in paesi sedicentemente democratici come i nostri.
Che cosa trova ridicolo? Che si impedisca ad un propagandista delle teorie di una dittatura che tiene sotto scacco bombardandola una popolazione di 40 milioni di persone costringendole ad emigrare o a soffrire le pene dell’inferno da quasi 4 anni se non molti di più? Il suddetto maestro è un fermo sostenitore e propagandista delle guerre di Putin, lei trova davvero così strano che una democrazia cerchi di impedire a chi sostiene l’invasione di un paese sovrano che viveva in pace e che non ha fatto nulla per giustificare l’aggressione, di venire qui largamente retribuito a riaffermarlo solo con la sua presenza?
Io trovo incoerente il suo di ragionamento, Giergiev può andare a suonare dove gli pare, ma le istituzioni democratiche italiane che operano in un paese che è da anni impegnato ad aiutare l’Ucraina a difendersi, hanno delle responsabilità e devono, loro, dare prova di coerenza.
Comprendo che lei non ha la più pallida idea di cosa sia la logica. Nessuno nega la sofferenza del popolo ucraino, le ribadisco tuttavia, sperando questa volta di esser compreso, che se il presupposto della censura in questione verte su una questione morale (è utile richiamare il fatto che nessun trattato militare, politico o di altro partenariato, ci lega all’Ucraina, tanto da rendere tecnicamente non dovuto alla radice l’aiuto che le stiamo fornendo a scapito della nostra stessa popolazione che ne paga lo scotto senza esser stata chiamata ad esprimersi puntualmente), allora la dovremmo usare, la censura, con molta più frequenza di quanto non sia avvenuto.
Lo sterminio dei curdi, ad esempio, dei palestinesi, di molti altri, ha dato luogo all’esclusione di artisti che sostenevano i leader dei propri regimi criminali? La risposta è no e questo è inconfutabile. Non si è neppure mai entrati nell’argomento tangenzialmente, ovvero nessuno ha mai accennato alla vicinanza di un artista ad Erdogan, piuttosto che a Netaniahu, tanto da poi, conseguentemente, escluderlo. Lei ne ha memoria? Se sì, mi citi il caso, per favore. Le situazioni richiamate, quelle delle violenze inaudite subite da popoli che sembrano per alcuni inferiori ad altri, tanto da non ricordarli mai, afferiscono tutte alla NATO, pertanto è chiaro che la propaganda non poteva agire contro il proprio stesso interesse. La sua “teoria”, quindi, è insostenibile, ma come le ho detto non me ne meraviglio, perché la strutturazione di inferenze corrette non è nelle sue corde. I soliti due pesi e due misure, sempre più difficili da sostenere a fronte dell’atteggiamento differente che l’Occidente collettivo mette in essere di fronte a situazioni del tutto analoghe. Non c’è nulla di morale, in questo atteggiamento; c’è anzi il paradosso dell’immoralità manifesta, che ha la pretesa di moralizzare altri, uguali o peggiori di sé. Una ricorsione senza senso. Meno male che sempre in meno cadono irretiti dal giochetto.
E chi parla di morale? Io no di certo, mai parlato di morale. Ma se la sua morale le consente di divertirsi ad un concerto diretto da un sostenitore propagandista di un regime che bombarda i civili: case, ospedali, scuole, parchi… (solo questa notte 25 morti e 100 feriti, approssimativamente, forse sono anche di più), si accomodi in prima fila e applauda. Se lei spera che comprenda questa sua logica, temo che resterà deluso, mi dispiace.
Buon divertimento.
Nella teoria delle rappresentazioni sociali, Serge Moscovici esplica come, IL sapere, che sorge in (più elevati) ambienti specifici, discende ricadendo trasformato reinterpretato e riadattato nella società prevalente. Perciò è possibile che Wagner sia stato reimpiegato dalla capacità popolare per gli inferiori scopi successivi. Ciò detto, vedendo citato l’art. 33 della Costituzione, mi sovviene con quale netto arbitrio la Istituzione italiana si erge a sanzionare una adesione personale ad un programma di un regime politico non gradito, quando, il primo presidente della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana (non dimentichiamolo) pochi anni prima era anche presidente del Tribunale della Razza nel regime fascista. Invece, l’arte e la conoscenza sono proprio per caratteristica universali, per come da sempre si diffondono incuranti dei confini nazionali, difatti, il centro russo di cultura di Roma, senza impedimenti e senza questi clamori , lo scorso dicembre, ha offerto un mirabile concerto natalizio nell’Abbazia di San Liberatore a Majella con brani insieme sia della tradizione orientale che cattolica assolutamente piacevoli. Tuttora disponibili in rete per chi li voglia apprezzare.
Commenti per la maggior parte come al bar… calcistici e assertivi PUNTO
Come diceva qualcuno: “La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi.” Le pagine blog ecc. non fanno eccezione…
Più che altro mi sarei aspettato un bel commento ricco di contenuti invece che solo critiche. Troppo facile.
Mi è anche tornato in mente un libro di Girard: Portando Clausewitz all’estremo, che si addice molto bene ai tempi che stiamo vivendo. E’ il mimetismo a far si che si utilizzino gli stessi mezzi sostenendo idee opposte, poi quale di queste idee sia giusta o sbagliata chi lo sa più..
Non si tratta di proseguire una guerra, ma, una volta tanto, entrare nel merito con uno sguardo possibilmente oggettivo. Riguardo i commenti da bar mi verrebbe da dire, ben vengano; che facciamo? Ci chiudiamo in una torre d’avorio tra intellettuali o presunti tali? E’ l’uomo del bar che vota e che paga le tasse con cui si combattono le guerre, pertanto anche l’uomo del bar deve poter esprimere una opinione e soprattutto deve potersela creare non in un clima di piena propaganda, della quale e nella quale noi occidentali siamo maestri e siamo immersi, richiamando esclusivamente quelle degli altri.
Io sinceramente non ho più particolari sicurezze su cosa sia giusto o sbagliato. In linea generale direi che non avremmo dovuto iniziare a censurare i Russi ad inizio guerra. Non ci sarebbero state nemmeno discussioni su Israele in seguito. Cioè sarebbe rimasta valida la regola: sport e cultura rimangano fuori della guerra. Una volta che si è iniziato ad estendere certe dinamiche anche nel campo della cultura ci sta continuare a farlo. Tanto ormai sono saltati tutti i paletti, mi pare abbastanza evidente..
I paletti sono saltati perché pervicacemente i nostri governanti continuano a fare gli interessi altrui prostrandosi alle richieste più idiote dei nostri padroni; siamo stati veicolati a perseguire una logica di caccia alle streghe a tutto campo funzionale a favorire disegni strategici ed economici di chi non abita in Europa. Quello che ritengo insopportabile è che questo disegno sia continuamente portato avanti su approssimazioni storiche, fatti non veritieri, situazioni irrealistiche, fiumi di incoerenze: le sentenze della corte penale internaziole valgono per alcuni, ma non per altri, l’esclusione da competizioni sportive o la rimozione della bandiera nazionale nelle competizioni vale per alcuni, ma non per altri, l’esclusione dai palcoscenici occidentali vale per artisti di una provenienza, ma non per altre. Possiamo andare avanti all’infinito; è pensabile di procedere con questo mare di spazzatura?
Giusto. Lei è in guerra con il resto del mondo. Ma non con la Russia.
Censurare il ” nemico” ideologico e’ tipico dei regimi fascisti e comunisti. Verso cui ci avviamo con in piu’ l’ ipocrisia di credere di essere governati da una democrazia. La UE e’ una plutocrazia che fa l’ interesse dei plutocratic che si ritrovano a Davos e al Bilderberg, non dei popoli europei che loro vogliono assoggettati e rincitrulliti da paure irrazionali. La Russia ci vuole invadere ! Putin vuole arrivare fino a Lisbona ! E il popolo bue ci crede .
Non è questione di arrivare a Lisbona. Basta che la Russia arrivi a Vilnius per essere ufficialmente in guerra con la Russia. Ma lei preferisce Putin alla plutocrazia europea che le ha garantito pace per decenni.
La libertà d’opinione e la libertà dell’arte sono due fondamenti della democrazia. Proibire in un colpo solo entrambe le cose, con l’approvazione e l’appauso di tanti politici, artisti e persone comuni è un colpo alla democrazia, un pessimo segnale. Inoltre, se si impedisce di lavorare a un italiano come Alexander Romanowsky, c’è da chiedersi se non si sia andati anche contro la legge
Ma va là. Si chieda piuttosto se non è andata contro legge e democrazia la Russia, stato aggressore del quale abbondano artistici alfieri
Giustissimo! Lepore, oltre ad essere un censore ai limiti se non fuori della legge, è anche un vigliacco, un Don Abbondio. Si è insinuato subdolamente in una polemica di vasto respiro su un grande Direttore d’orchestra con lo scopo di annullare, senza dare troppo nell’occhio, il concerto di un grande pianista. Speriamo che Bologna la rossa (si fa per dire) reagisca a questo ennesimo sopruso
Giusto riflettere sulla fattispecie. Ancor più giusto però annullare il concerto, e per giustissime ragioni. La Russia di Putin ha arruolato anche l’arte: restando indubbio il talento, facciamocene una ragione
Perché, invece l’Occidente non ha al soldo aritisti, scrittori, giornalisti, etc.. per la propria propaganda? L’USAID sappiamo cosa sia, naturalmente. Quando e se verranno desecretati gli elenchi dei finanziati come è stato preannunciato da Trump, sarà interessante scorrerne l’elenco. Gli artisti, in tutto il mondo, si dividono tra allineati e non allineati ad i sistemi politici in cui sono immersi, per ideale o convenienza; accade anche nel nostro paese. Che però un pensiero politico possa essere preclusivo di un’espressione artistica che nulla ha a che vedere con esso non lo credo opportuno, a meno che la piazza mediatica non serva direttamente a propagandare e questo chi va ad uno spettacolo non lo cerca e non lo vuole. Noi siamo la nazione che ha proposto di rimuovere cattedratici esperti di Dostoevskij dai loro incarichi istituzionali; ci rendiamo conto della ridicolaggine della cosa, peraltro di una ignoranza inaudita conoscendo il pensiero di quell’intellettuale? Cosa dovremmo agire, allora, con tutto quanto riguarda Israele, ad esempio? Che facciamo? Impediamo anche a chi proviene da quel paese di manifestare espressioni artistiche o culturali? Non mi pare all’ordine del giorno, anche perché in quel caso particolare, si pensasse solo lontanamente ad osteggiare, si solleverebbe la tradizionale connotazione di antisemitismo come insegna la dottrina Eban. Quanto proviene dagli USA, invece? Anche in quel caso chiudiamo un occhio, anzi tutti e due? Quante guerre falsamente motivate da obiettivi umanitari, più generalmente idealistici, sono state fatte? In tutti i casi, neppure a dirlo, l’evidenza che la matrice fosse economica e strategica è chiara a chiunque legga poco più di un quotidiano sportivo. Dovremmo smetterla di aver due pesi e due misure e connotare alcune situazioni come il male assoluto del quale noi siamo la medicina, così come di continuare a voler colpire in modo totale la Russia per lo stesso motivo. Questa russofobia che stiamo portiamo avanti da tre anni è curiosa: siamo fobici nei loro confronti, ma non di tanti altri che non sono meglio governati e condotti, anzi sono pure più ipocriti perché annegano le nefandezze nel perverso liquame del motivo umanitario. Inoltre non ci guardiamo allo specchio: non siamo per nulla migliori di molti altri: la nostra alleanza militare, fino ad ora padrona del mondo, ha compiuta ogni nefandezza, ma noi siamo i buoni, i giusti, etc… I nostri morti, quelli che abbiamo fatto, non valgono o valgono meno di quelli con la pelle chiara.
La censura dall’alto non è mai positiva: uno dei padri fondatori della repubblica affermava: “Dico al mio avversario: io combatto la tua idea che è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi al prezzo della mia vita perché tu la possa esprimere liberamente” e semmai la risposta sarebbe dovuta essere del pubblico nel boicottare le esibizioni. Ma visto che l’autore nomina musicisti italiani sotto il regime, perché allora non citare Toscanini che se ne andò dall’Italia e vi tornò nel ’46? E poi, dato che viene nominato en passant, “quando ascolto Wagner mi viene sempre voglia di invadere la Polonia”. Grazie comunque della sua opinione, anche se non la condivido.
Siamo in guerra. Il nemico è astuto. L’arte è arte ma, come dice qualcuno, la propaganda è un’altra cosa.
Io non sono in guerra contro la Russia e la propaganda e’ da entrambe le parti, molto piu’ martellante da parte ucraina . Ma adesso per fortuna in Ucraina cominciano a farsi sentire proteste contro Zelensky il cui mandato e’ scaduto nel marzo 2024 e governa senza alcuna democrazia peggio di Putin .
Che lei sia filo russo ci sta. Fa parte del personaggio che si è costruito. Ma negare che siamo in guerra con la Russa, per quanto mai dichiarata ufficialmente, la trovo un’ingenuità.