
Prendiamo una classe liceale composta da venti (20) persone, di cui diciannove (19) di sesso femminile e uno (1) di sesso maschile, e poniamo di dover redigere il verbale del consiglio di classe. Di quali categorie grammaticali possiamo avvalerci per riferirci alla classe nel suo insieme? Sintetizzando, le opzioni potrebbero essere:
- maschile inclusivo: gli allievi
- femminile inclusivo: le allieve
- femminile e maschile (o viceversa): le allieve e l’allievo oppure l’allievo e le allieve
La scelta 2. risulta non opzionabile perché, come ho sentito dire più volte, utilizzare un femminile inclusivo significherebbe far scomparire nel nulla la presenza dell’unico maschio della classe, quasi che la classe fosse composta solo da femmine.
La scelta 3. appare macchinosa: ripetere, ogni volta, sostantivi e pronomi sia al femminile che al maschile è un’operazione impegnativa e laboriosa e, per di più, suona male, è cacofonica – è una moda inventata recentemente da qualche femminista che nella vita non ha niente di meglio da fare che occuparsi del genere dei sostantivi e dei pronomi.
La scelta più sensata rimane dunque 1., indubbiamente: il maschile inclusivo, consacrato dall’uso e da una tradizione millenaria, non ha bisogno di spiegazioni e di giustificazioni, risulta scorrevole, è universalmente accettato – si è sempre fatto così e fare diversamente sarebbe una forzatura inutile, fine a sé stessa e disallineata rispetto alle indicazioni normative.
Soltanto nel caso in cui le classi presentino una componente esclusivamente femminile, quindi, i verbali dei consigli di classe fanno ricorso alla dicitura «le allieve, le studentesse». In tutti gli altri casi, è certo, qualunque sia il peso percentuale della presenza femminile, il riferimento alla classe nel suo insieme verrà fatto utilizzando il maschile inclusivo «gli allievi, gli studenti».
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La proprietà transitiva, in queste situazioni, non ha alcuna efficacia, e mentre diciannove femmine non valgono ad azzerare la presenza di un unico maschio, un maschio da solo, in nome del «si è sempre fatto così» o «è così che si fa», riesce sempre e comunque ad azzerare la presenza femminile, con buona pace di tutte le percentuali.
D’altro canto, anche noi donne, immerse come siamo nel maschile inclusivo fin dalla nascita, lo usiamo con assoluta naturalezza perfino in relazione a noi stesse e facciamo fatica a riconoscerlo come strumento di silenziamento della nostra presenza nella storia. Un allievo maschio che scompare dal verbale di un consiglio di classe fa gridare allo scandalo; di contro, diciannove allieve che diventano «allievi» è una normalità che non crea problema a nessuno.
Però, mi dico. Immaginiamo che vadano perdute tutte le testimonianze relative alla vita della nostra scuola – tutti i nomi, tutte le fotografie, tutti i filmati. Immaginiamo che rimangano solo i verbali dei consigli di classe. Posto che, in calce al verbale, di norma si appongono le diciture «il coordinatore», «il segretario verbalizzatore» e, in caso di sua presenza, «il dirigente scolastico», se rimanessero solo i documenti ufficiali ne risulterebbe l’immagine di una scuola frequentata solo da allievi tutti rigorosamente maschi, con insegnanti altrettanto tutti rigorosamente maschi. Una scuola tutta rigorosamente al maschile.
Quando sento che il genere maschile dei sostantivi e dei pronomi riferiti ai discepoli e agli apostoli di Gesù è considerato testimone attendibile per dare fondamento teologico all’esclusività maschile dell’ordine – penso d’emblée alle diciannove alunne diventate «alunni», alle professoresse diventate «il coordinatore», «il verbalizzatore» e «il dirigente scolastico», e non so se ridere o fare spallucce, rassegnata.






La chiesa cattolica è maschilista, creata dai maschi per i maschi e ferma su posizioni arretrate e ingiuste. Non è una chiesa per donne, escluse dal sacerdozio che, invece, potrebbero svolgere benissimo, come dimostrano altre realtà ecclesiali più giuste, moderne e aperte della chiesa cattolica. Per quanto mi riguarda io sono ben felice di non far parte di una chiesa che mi discrimina.
Una volpe maschio disse a un lupo femmina: “preferisci la sedia o il tavolo?”.
Il lupo femmina disse: “preferisco il tavolo perché sono eterosessuale e il tavolo è maschio”.
La volpe maschio allora chiamò la sua amica gatta femmina che aveva, da poco, partorito un gattino maschio per chiedere consiglio.
La gatta sentenziò: “mai mischiare linguistica e politica, si potrebbero ottenere risultati ridicoli”.
Mi permetto di segnalare una della tante conferenze di Marinella Perrone, biblista e cofondatrice del Coordinamento delle teologhe italiane, che tocca proprio gli aspetti che stiamo discutendo e che può aiutare ad avere strumenti teologici e storici di interpretazione:
https://youtu.be/cGAS5P3VV9U?si=9EmGxL1LXbgBnXId
Caspita, proprio stasera con un prete si diceva degli apostoli e delle apostole, diventate poi tutti uomini per ragioni di stato (religione di stato).
Non ho competenze per dibattere, ma trovo straordinaria la Provvidenza, che mi mette sulla strada un prete ‘eretico” e una donna cristiana ‘provocatrice”.
Tutto in una stessa sera: grazie!
E grazie a settimana news
I dodici Apostoli, quelli che parteciparono all’Ultima Cena quando è stata istituita l’Eucarestia, erano tutti uomini ( i quattro Vangeli ricordano i loro nomi, tutti maschili, uno a uno)
Ci risiamo, Avete censurato una attestazione di Pio XII nel radiomessaggio del 14 ottobre 1956 alle partecipanti al pellegrinaggio al Santuario della Vergine di Loreto. Pio XII, stiamo parlando di Pio XII. Ormai a Bologna è un Concilio di Trento, non si capisce più chi sono i cattolici e chi sono i protestanti.
Concordo con Viviana, ma tout se tient: l’esclusione delle donne dai ruoli decisionali , in tutti gli ambiti, non solo religiosi, cancella ogni speranza di futuro.
Tutto sembra immobile, sotto un controllo vigile.
E siccome il contributo riconosciuto delle donne e riconoscente è di la’ da venire , il promuoverlo è lo sperimentarlo cambierebbe anche la grammatica.
Io insegno (alle superiori). Fatta questa premessa dico anche che nei verbali si usa di più la parola studenti e non allievi. Perlomeno nella “mia” scuola. Concordo sul femminile…dispiace. Ma se della scuola rimanessero solo i verbali …beh si direbbe che oggi è gravemente malata!!!
(Alle superiori) mi pare che questa pagina stia diventando un Vino Nuovo due, insomma laici senza particolare formazione intellettuale. Niente di male, però diversa dall’attività (si spera) più rigorosa della casa editrice…
Ho l’impressione che i commenti precedenti non abbiano colto il punto nodale della riflessione ossia andare a minare il così citato fondamento biblico che giustifica l’ esclusione delle donne da ruoli di autorità che da sempre, nella Chiesa cattolica, e’ strettamente correlato all’ ordinazione. Purtroppo persiste la convinzione che quando Gesù si rivolgeva agli apostoli / discepoli (sempre al maschile) gli interlocutori fossero tutti maschi. Se qualcuno osa mettere in discussione questo fatto insinuando, come fa l’autrice dell’articolo, che forse il linguaggio di allora come quello di oggi azzera ogni specificazione di genere favorendo la condizione femminile di invisibilità, è solo da ringraziare. Mi spiace ancora di più e mi stupisce sempre quando coloro che non capiscono e non vogliono vedere questa ingiustizia, questo tradimento del Vangelo, sono proprio le donne.
Questo è un altro discorso, ma la storia del maschile sovraesteso (vedi Vera Gheno e stampa anglosassone) è piuttosto sovrastimata. Se dico classe è femminile e comprende uomini, se dico gruppo è maschile e comprende anche donne.
Nella letteratura antica poi, sia greca che religiosa, non mancano certo opere e personaggi femminili, da Rut, Antigone, Elettra, Elena, fino a Sara, Lia Rachele, Marta Maria… Anche fermandosi al titolo, non pretendo che si faccia lo sforzo di leggere tutta l’opera.
Insomma sono argomenti triti e ritriti da dieci anni, ci vuole un certo coraggio per alzarsi nel 2025 come fossero chissà quale scoperta. Poi amen, per me le femministe stanno alle donne come Salvini agli italiani, liberi tutti di farsi rappresentare o no da identitarismi vari.
Attestiamo comunque” la grande dignità della donna in momenti assai gravi, allorché una torbida parentesi di decadimento, dovuta specialmente alle conseguenze della guerra, aveva scosso la fiducia di molti”
” Purtroppo persiste la convinzione che quando Gesù si rivolgeva agli apostoli / discepoli (sempre al maschile) gli interlocutori fossero tutti maschi. ”
Questo non lo avevo letto. Boh, se ai testi facciamo dire ciò che non è esplicitato entriamo in un campionato a parte e a quel punto non ha nemmeno senso discutere. Non capisco perchè fissarsi sugli apostoli quando altre figure femminili sono esplicitamente fissate. Maria ed Elisabetta valgono meno? Boh, è un po’ incomprensibile, ma alla fine chi se ne importa.
Forse bisognerebbe toccare con mano come vivono le donne in realtà diverse dalle nostre : nel mondo islamico , per esempio.
Allora la domanda “Perché “ sorgerebbe spontanea . Spontanea sarebbe anche la commozione di fronte alla tenerezza delle madri, unica difesa dei piccoli e garanzia di cura per i figli disabili.
Mi domando: fare teologia su una questione grammaticale è sensato?
E, in seconda battuta: cosa vuole dire veramente l’autrice?
Il vangelo di Luca, tanto per fare un esempio in 8,1-3, dice che ci sono donne al seguito di Gesù, senza fare tanti giri di parole e considerazioni grammaticali di dubbio fondamento.
Ma allora, perché scrivere un articolo del genere?
E perché ospitare considerazioni tanto superficiali su un blog?
Non rido e non faccio spallucce. Piuttosto chiedo, aspettando una risposta (questa, magari, che sia un pochino più sensata di quanto letto sopra…).
Facciamo spallucce, sorella. Ma per te: in un gruppo di venti guide, quanti siano i maschi, avremo sempre venti guide. Gli alberi sono tali anche se includono la palma e la rosa. E le tigri sono tigri anche se maschi adulti. A noi, donne credenti, non importa d’essere ordinate: importa di crescere e far crescere nella fede. L’ho capito tardi, ma non troppo: il nostro apostolato femminile fa vivere nella grazia quello che sperimentiamo nella carne. Senza bisogno di essere ordinate per farlo
Ma basta con queste sciocchezze…