Laudate Deum: un appello alle coscienze

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combustibili fossili

Qualche anno fa partecipai a una riunione a Bruxelles organizzata dalla Commissione Europea sul tema della comunicazione della scienza al pubblico. La questione di fondo era come evitare che le moderne nanotecnologie, che cominciavano a entrare nella vita quotidiana, subissero una battuta d’arresto per via dei timori della gente: qualcosa di simile a quanto si è verificato in un passato recente con gli organismi geneticamente modificati, i famigerati OGM.

Il dibattito, articolato e coinvolgente, giunse alla conclusione, piuttosto deludente, che ormai per orientare e informare l’opinione pubblica il parere degli «esperti» conta sempre meno, si potrebbe dire, anzi, che è divenuto quasi ininfluente, quando addirittura non controproducente, della serie «gli esperti dicono di fare così ma io non mi fido e faccio il contrario».

L’esortazione di Francesco

Altra cosa se una certa posizione è presa da qualcuno noto e influente che, pur non essendo esperto, si esprime su un tema: attori, cantanti, influencer, personaggi pubblici e via dicendo. Quale esempio massimo di tal situazione venne fatto il Papa: se il Papa si esprimesse a favore o contro una data tecnologia – questo era l’assunto – l’impatto sulla gente comune sarebbe molto più forte di quello che avrebbero centinaia o migliaia di esperti.

Bene, se riusciremo a dare visibilità a quanto riportato da Papa Francesco nella esortazione apostolica Laudate Deum del 4 ottobre scorso (qui) avremo fatto un passo davvero importante verso la presa di coscienza collettiva della gravità del problema climatico.

Non posso nascondere di essere rimasto molto colpito dalla lettura del documento: mi aspettavo una dissertazione teologica o spirituale, invece nulla di tutto questo. Qui non siamo di fronte a questioni di dottrina o di fede: Papa Francesco lancia un accorato ma circostanziato e rigoroso appello alle coscienze affinché si prenda atto dei rischi che corre l’umanità se non si porranno rimedi in tempi brevi al danno crescente che stiamo facendo con l’uso smodato di combustibili fossili.

Potere e limite

Un documento laico dunque, ricco di dati, cifre, rigoroso nella sua essenzialità, basato su evidenze scientifiche inoppugnabili, quelle stesse evidenze che troppi ancora si ostinano a non riconoscere. Il documento non è una presa di posizione generica e un po’ ingenua, paragonabile a certi proclami e azioni intraprese da alcune avanguardie giovanili (penso al movimento «Ultima generazione»). È piuttosto un circostanziato e meditato grido di allarme che chiama a raccolta le forze migliori della politica e della pubblica opinione per iniziare concretamente ad intraprendere azioni efficaci: «Non ci viene chiesto nulla di più che una certa responsabilità per l’eredità che lasceremo dietro di noi dopo il nostro passaggio in questo mondo». Come non essere d’accordo?

Ma il documento non si ferma qui. Analizza infatti, con malcelata preoccupazione, gli effetti dello sviluppo ultrarapido e in continua evoluzione delle tecnologie «che si basano sull’idea di un essere umano senza limiti».

Un paradigma tecnocratico che si nutre di sé stesso senza interrogarsi su quale modello di progresso vogliamo puntare. Per concludere con una esortazione molto forte: «Abbiamo compiuto progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza […]. Ci vuole lucidità e onestà per riconoscere in tempo che il nostro potere e il progresso che generiamo si stanno rivoltando contro noi stessi».

Reazioni … deludenti

A questo punto non resta che vedere l’effetto che le parole del Papa avranno sulla gente e soprattutto sulla politica. Al momento in cui scrivo queste note, a pochi giorni dalla pubblicazione del documento, devo dire che l’eco nei media, nei telegiornali, nella carta stampata, nei blog e nei social è, a dir poco, deludente.

Anziché prendere spunto dalle riflessioni del Papa su questioni su cui la scienza batte da anni, e farle proprie, il mondo dei media sembra distratto da altri temi, a volte drammatici, a volte solamente e decisamente frivoli. Se così dovesse ancora essere, anche il paradigma della comunicazione con cui ho cominciato queste righe finirebbe per essere smentito e travolto.

Se nemmeno le parole del Papa riusciranno a smuovere le coscienze sui rischi del cambiamento climatico e della prevalenza della tecnica sull’umanità, allora forse non c’è speranza e non resta che rassegnarci al peggio: una corrente di pensiero che peraltro eminenti filosofi ed economisti già predicano e secondo cui è inutile opporsi ai cambiamenti in atto, per cui tanto vale rassegnarsi e adattarsi ad essi [1]; una sorta di «si salvi chi può». È davvero quello che vogliamo?

Gianfranco Pacchioni è docente di Chimica all’Università di Milano-Bicocca. Per Il Mulino ha pubblicato: W la CO2. Possiamo trasformare il piombo in oro? (2021, 208 pp., 15,00 euro).


[1] Robert S. Pindyck, Climate Future. Averting and Adapting to Climate Change, Oxford University Press (qui).

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