
Presso il Monastero di Bose (a Magnano, Biella), dal 2 al 5 settembre si svolgerà il XXXI Convegno Ecumenico Internazionale di Spiritualità Ortodossa. Il tema delle relazioni di quest’anno sarà «Antonio il Grande, il padre dei monaci», in continuità con le edizioni che si sono svolte nel periodo successivo al biennio di interruzione imposto dal Covid e dedicati nel 2022 a Sant’Isacco di Ninive, nel 2023 ai Padri del deserto e nel 2024 a San Basilio.
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Sant’Antonio è uno dei quattro Padri della Chiesa d’Oriente che portano il titolo di «Grande» insieme ad Atanasio, Basilio e Fozio di Costantinopoli. È considerato il fondatore della pratica monastica e la sua fama è diffusa anche in occidente, tanto che esiste una canzone popolare che racconta la sua lotta nel deserto contro il demonio tentatore e aggressivo in ogni modo. La vita di Antonio, secondo la tradizione nato a Qumans, il 12 gennaio 251, e spentosi nel Deserto della Tebaide, 17 gennaio 356, è stata ricostruita nella biografia scritta dal suo discepolo Atanasio, pubblicata in italiano con introduzione di Christine Mohrmann, commento a cura di G. J. M. Bartelink, nella traduzione di Pietro Citati e Salvatore Lilla edita nel 1998 dalla Fondazione Lorenzo Valla e Mondadori.
Raccontando la vita di Antonio, Atanasio, vescovo di Alessandria, volle fornire ai monaci un modello di riferimento per affrontare la solitudine e le privazioni cui l’esperienza del deserto li avrebbe costretti.
Nato in una famiglia particolarmente abbiente, Antonio cominciò a cogliere dentro di sé i segni della vocazione alla vita anacoretica tra i diciotto e i vent’anni, età alla quale morirono entrambi i suoi genitori, lasciandolo solo con la responsabilità di crescere una sorella ancora bambina.
A spingerlo alla scelta definitiva fu l’ascolto della lettura del passo di Matteo chiamato del giovane ricco, e in particolare la frase di Gesù «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!» (Mt 19,21). Antonio lo interpretò come una chiamata personale. Affidò la sorella a una comunità religiosa femminile, donò ai poveri il ricavato della vendita dei beni di famiglia e si ritirò nella solitudine per dedicarsi a una esistenza di preghiera e fortificazione dello spirito.
La prima fase della vita ascetica di Antonio si svolse nei pressi del villaggio dove era nato. Atanasio racconta le strategie che il demonio mise in atto per allontanare il giovane dal suo proposito. Iniziò con le suggestioni mentali e il primo pensiero con il quale lo afflisse riguardava il destino della sorella: ricordò ad Antonio la responsabilità che aveva nei confronti di lei, insinuandogli nella mente il dubbio che la comunità femminile a cui l’aveva affidata non fosse in grado di occuparsene nel modo migliore.
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Fallite le strategie delle suggestioni mentali, il demonio cambiò modalità di attacco. Per piegare la resistenza dell’asceta, diavoli di ogni genere iniziarono ad apparirgli giorno e notte in vesti sempre diverse, con seduzioni e minacce di tutti i tipi, arrivando infine a vere e proprie aggressioni fisiche. Famosa la bastonatura alla quale lo sottopose un gruppo di demoni fino a quando non giunse l’intervento liberatorio del Signore. Antonio domandò alla visione che gli era apparsa: “Dov’eri? Perché non sei arrivato subito a porre fine alle mie sofferenze?”. In risposta udì una voce che gli spiegò: “Antonio, Io ero là! Ma aspettavo per vederti combattere e acquistare meriti”.
Lasciato il villaggio il Santo si ritirò nel deserto, tra le rovine di un fortilizio abbandonato. Rimase lì per circa venti anni. Visse solitario e al riparo dalla vista di tutti, ma la sua persona emanava una così potente forza di attrazione che molti cristiani sentivano la chiamata alla vita monastica. Senza fare nulla di spettacolare, senza mettere in atto nessuna pastorale vocazionale e senza che si sapesse con esattezza chi fosse, Antonio attirò una folla di monaci che desideravano vivere come lui nel deserto.
Siccome molti chiedevano di imitare la sua vita di ascesi, passati circa venti anni di nascondimento e dopo che alcuni aspiranti seguaci avevano abbattuto la porta del suo rifugio pur di incontrarlo, Antonio, il suo biografo dice “come ispirato dal soffio divino”, uscì dal ritiro e non rimase più a lungo nascosto agli uomini.
Iniziò allora a predicare a chi gli chiedeva consiglio. Nel descrivere le virtù richieste ai monaci, Antonio proponeva la sua tecnica più efficace: considerare ogni giorno come se fosse sia il primo che l’ultimo. Suggeriva a chi voleva dedicarsi all’ascesi di vivere intensamente l’attimo presente, valorizzando la grazia che esso contiene. Aggiungeva che, vivendo ogni giorno come se fosse l’ultimo, si evita il peccato, perché un uomo in procinto di morire non prova affetti disordinati, né ha voglia di occuparsi di questioni secondarie. Questa era la sua interpretazione delle parole di San Paolo «Ogni giorno io vado incontro alla morte» (1Cor 15,31).
Sempre vivendo in Egitto, tra Alessandria e la Tebaide, fino al giorno della morte, avvenuta secondo la tradizione all’età di 105 anni, sant’Antonio continuò a costituire il punto di riferimento di quanti si ritiravano nel deserto per affrontare il percorso ascetico.
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Nei quattro giorni del convegno verranno presentate a Bose tredici relazioni, da parte di studiosi appartenenti a esperienze ecclesiali diverse.
I relatori, religiosi e laici, provengono dalla Polonia, dalla Grecia, dagli Usa, dalla Svezia, dalla Norvegia, dalla Francia, dalla Spagna, dal Belgio, dalla Romania, dal Libano, oltreché dall’Italia. Gli interventi verteranno su tematiche che vanno dall’analisi delle fonti di cui disponiamo per la ricostruzione della vita di sant’Antonio, oltre alla vita di Atanasio le Lettere e gli Apofgtemi che gli vengono attribuiti, e metteranno in evidenza della sua influenza sulla nascita e lo sviluppo dell’esperienza monastica, nelle Chiese orientali come in quelle occidentali.
Per i convegnisti, che verranno organizzati per gruppi linguistici, il pomeriggio di giovedì 4 sarà dedicato alla preghiera e alla meditazione di testi di e su sant’Antonio. Prosegue così una tradizione introdotta nel nuovo ciclo di incontri, tesa a sottolineare la necessità di approfondire l’esperienza spirituale oltre il dato esegetico e filologico.
- Tutte le informazioni sul programma e sulle iscrizioni si trovano a questa pagina






