Formare commissioni miste per la ricerca scientifica sulla Bibbia, la teologia, la liturgia, il catechismo, pubblicarli in una lingua contemporanea comprensibile; organizzare incontri di preghiera e seminari congiunti su temi di interesse comune; lo scambio di esperienze spirituali, la preparazione di una nuova generazione di clero che crede nel lavoro di squadra; un atteggiamento e dei discorsi unificanti, soprattutto in un mondo confuso e indifferente alla morale.
È quanto propone il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, in una riflessione dedicata alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2025 (dal 18 al 25 gennaio) quest’anno sul tema «Credi tu questo?» (Gv 11, 26). A queste forme di cooperazione, aggiunge Mar Sako, le varie Chiese dovrebbero anche aggiungere «lo sforzo vigoroso di difendere la giustizia e l’uguaglianza, la cittadinanza inclusiva, il raggiungimento della pace e della stabilità, la denuncia dell’ingiustizia, della corruzione, della povertà, dell’ignoranza e delle malattie, la fabbricazione di armi per fomentare guerre, lo smantellamento degli estremisti e dei discorsi di odio, il mantenimento della pulizia dell’ambiente per evitare disastri che incombono sul nostro pianeta. Questa cooperazione – afferma il patriarca – è un consolidamento della coesione sociale e della pace civile».
Si tratta, in definitiva, del «programma del Nuovo Testamento che la Chiesa e i cristiani devono attuare nella loro realtà». Parlando dell’unità, Mar Sako ricorda che «l’unità non è la fusione delle chiese in una sola chiesa e in un’unica amministrazione, come alcuni immaginano. Ogni Chiesa ha la sua storia, la sua identità, i suoi santi e i suoi martiri, le sue tradizioni, i suoi riti, le sue leggi, la sua lingua e il suo carisma. Ogni chiesa ha anche il suo “capo” che ne assicura l’unità e la vitalità, e un sinodo per prendere le decisioni più importanti. Credo che questa realtà ecclesiastica storica debba essere rispettata e preservata. Più che parlare di differenze, vale la pena fare riferimento alla diversità che è una ricchezza».
«Le nostre Chiese apostoliche – conclude – sono chiamate a ridare fiducia e coraggio per scoprire ogni giorno le prospettive di un’azione ecumenica comune, specialmente nelle nostre difficili circostanze. Questa cooperazione è un’espressione pratica di unità. Rafforza le relazioni e crea riavvicinamento».
- Pubblicato sul sito della Agenzia SIR, 18 gennaio 2025






