La morte di Mobutu o la fine di un mondo

di:

congo-m11

Version française ci-dessous

Il 7 settembre ha segnato il 26° anniversario della morte dell’onnipotente Mobutu, signore dello Zaire e autore del primo colpo di Stato nel continente africano dopo l’ondata di indipendenza.

Se questo famoso giorno della morte dell’uomo che ha regnato come venerato autocrate per un quarto di secolo, come un demiurgo prometeico, non è rimasto nella memoria collettiva congolese ed è passato sotto silenzio, ciò è senza dubbio la conseguenza della triste realtà del giudizio che la storia riserva ai politici.

Questo significa che il comandante in capo delle forze armate, che ha avuto un ruolo di primo piano sulla scena politica fin dall’indomani dell’indipendenza, è caduto nella pattumiera della storia? Cosa resta dei suoi trentadue anni di regno, di gloria e di venerazione? Mobutu è ricordato solo come un tiranno ricoperto di discredito, morto umiliato, fuori dal suo Paese?

Sono domande importanti per il nostro Paese. Come ha scritto Jean Pierre Langellier, Mobutu rimane un personaggio complesso di cui né l’Occidente né il Congo sono riusciti a svelare il mistero.

 La caduta di Mobutu è stata fatale e la sua morte fuori dal suo Paese è stata solo il culmine di una fine latente iniziata quattro anni prima. Poiché tutto ha una fine e tutto ciò che inizia porta in sé i semi della sua fine, gli anni ’90 hanno visto i segni di una tragica fine per il Comandante.

In effetti, l’autorizzazione di un sistema multipartitico, seguita dalla convocazione della Conferenza nazionale sovrana, tenutasi dal 7 agosto 1991 al 24 maggio 1992, fu il primo chiaro segno di indebolimento di un regime che rimaneva autoritario. Ma è a partire dal 1993 che la caduta del “cantore dell’autenticità africana” diventa inesorabile, con disgrazie su disgrazie che si abbattono sul padre della nazione: il saccheggio sistematico di Kinshasa da parte di un esercito affamato e incontrollato; la morte di due figli del Comandante, a cui viene diagnosticato un cancro alla prostata e che viene ripudiato dal suo stesso popolo e dalla comunità internazionale.

Il trio di capitali – Parigi, New York e Bruxelles – che era rimasto suo alleato, lo ha abbandonato e ha sostenuto la ribellione dell’Afdl. Andato in esilio, il “Tata dello Zaire” si spense a Rabat, in Marocco, portando con sé nella tomba molti segreti, crimini e intrighi.

Se agli occhi degli esperti questa fine infame fu la conseguenza della sua lunga e feroce dittatura, per i cittadini comuni fu una «maledizione», come un «Prometeo colpito da Zeus».  Che fine per un uomo così potente! Che caduta per il «guerriero onnipotente e vittorioso che passava di vittoria in vittoria inarrestabile», come cantava il suo mitico nome «Mobutu Sese Seko Kuku Ngbendu Wa Za Banga».

Tuttavia, al di là del cupo ricordo che rimane di Mobutu nella memoria congolese, quello di un tiranno la cui caduta è stata la liberazione del suo popolo, dovrebbe rimanere anche il ricordo del tedoforo del nazionalismo zairese attraverso la filosofia dell’autenticità.

La “zairizzazione” dell’economia del Paese che ha lanciato è stata una buona idea all’inizio, prima di trasformarsi in un fiasco quando il suo clan ha saccheggiato le imprese del Paese. Quest’uomo non è stato solo un dittatore malvagio, ma anche l’artefice di una certa coesione nazionale. Ha tentato una rivoluzione culturale e politica nello Zaire, nonostante gli abusi di potere.

La caduta di Mobutu è stata un evento storico di grande portata che ha inciso sulla geopolitica dell’Africa centrale, con gravi ripercussioni per il popolo congolese di allora e di oggi: un capo di Stato se ne andava mentre un altro veniva insediato dall’altra parte, e la partenza del primo ha dato libero sfogo alle ambizioni dei suoi vicini e all’occupazione straniera del Grande Congo e alla Guerra del Congo – che ha già fatto migliaia di vittime e la cui fine non sembra essere in vista.

In realtà, la morte di Mobutu ha segnato la fine di un mondo, di un’epoca, di una storia, persino di una nazione, lo «Zaire», e di una generazione.

Da qui l’importanza di conservarla negli annali nazionali e internazionali. La storia di questa tragica fine può anche servire da lezione ai politici africani sulla natura effimera e illusoria del potere e sull’ipocrisia degli alleati occidentali pronti a liberarsi di qualcuno che non considerano più utile.

  • Louange Kahasi è autore di Cris inentendus. Désir de paix, pubblicato da Éditions Muse.

La mort de Mobutu ou la fin d’un monde

Le 7 septembre dernier était le 26 ème anniversaire du trépas du Tout Puissant Mobutu, roi du Zaïre et auteur du premier coup d’Etat sur le continent africain après la vague des indépendances. Si ce fameux jour de la mort de celui qui régna en autocrate vénéré un quart de siècle durant, tel un Démiurge prométhéen, n’est pas resté dans la mémoire collective congolaise et se passe sous silence, cela est sans doute la conséquence de la triste réalité du jugement que l’histoire réserve aux hommes politiques. Est-ce à dire que Papa Maréchal, jouant un rôle de premier plan sur la scène politique dès le lendemain de l’indépendance, est tombé dans les oubliettes de l’histoire ? De trente deux ans de règne, de gloire et de vénération, qu’est-il resté ? Peut-on retenir de Mobutu que le souvenir d’un tyran couvert d’opprobres, mort humilié, hors de son pays ? La question vaut son pesant d’or.  Comme l’écrivait Jean Pierre Langellier, Mobutu reste un personnage complexe dont ni l’Occident ni le Congo n’ont su percer le mystère.

 La chute de Mobutu fut fatale et sa mort hors de son pays ne sera que le point culminant d’une fin latente qui commença quatre ans plutôt. Comme tout finit par finir et que tout qui commence porte en lui le germe de sa fin, les années 1990 virent des signaux d’une fin tragique pour le Maréchal. En effet, déjà l’autorisation du multipartisme suivie de convocation de la conférence nationale souveraine tenue du 07 Aout 1991 au 24 Mai 1992 fut le premier signe manifeste de l’affaiblissement d’un régime demeuré autoritaire. Mais c’est à partir de 1993 que la chute du « chanteur de l’authenticité africaine » s’annonce inexorable, malheur sur malheur pour le père de la nation : le pillage systématique de Kinshasa par une armée affamée et incontrôlée, la mort de deux fils du Maréchal qui lui-même est diagnostiqué d’un cancer de la prostate et désavoué par son propre peuple et par la communauté internationale. Le trio des capitales Paris, New-York, Bruxelles qui étaient restées ses alliés le lâchent et soutiennent la rébellion de l’afdl. Ayant pris le chemin de l’exil, le « Tata du Zaïre » va s’éteindre tristement à Rabat, au Maroc, emportant avec lui dans sa tombe multiples secrets, crimes et intrigues. Si aux yeux des esprits éclairés cette fin infâme fut la conséquence de sa longue et farouche dictature, pour les citoyens lambda, il s’agit d’une « malédiction », tel un « Prométhée foudroyé par Zeus ».  Quelle fin pour un si puissant homme ! Quelle chute pour le « guerrier tout puissant et victorieux qui va de victoire à victoire sans que rien ne puisse l’arrêter » comme signifiait son mythique nom «  Mobutu Sese Seko Kuku Ngbendu Wa Za Banga » !

Cependant, au-delà du sombre souvenir qui reste du personnage de Mobutu dans la mémoire congolaise, celui d’un tyran dont la chute fut la libération de son peuple, devrait rester aussi le souvenir du porte flambeau d’un nationalisme à la zaïroise à travers la philosophie de l’authenticité. La « Zaïrianisation » de l’économie du pays qu’il lança fut une belle idée au départ avant de tourner au fiasco du pillage des entreprises par son clan. Cet homme ne fut pas seulement un dictateur méchant mais fut aussi un artisan d’une certaine cohésion nationale. Il aura tenté une révolution culturelle et politique du Zaïre en dépit des abus du pouvoir.

La chute de Mobutu constitue un événement historique majeur ayant joué sur la géopolitique de l’Afrique centrale avec de sérieuses répercussions sur les congolais d’alors et d’aujourd’hui : un roitelet s’en allait alors qu’un autre s’installait de l’autre côté,  le départ du redoutable chef d’Etat a donné libre cours aux ambitions des voisins et à l’occupation étrangère du Grand Congo et à la guerre du Congo ayant déjà fait des milliers des morts et dont la fin ne semble pas être pour demain.

A dire vrai, la mort de Mobutu fut la fin d’un monde, d’une époque, d’une histoire voire d’une nation, le « Zaïre », d’une génération, etc. D’où l’importance de sa conservation dans les annales nationales et internationales. L’histoire de cette fin tragique peut aussi servir de leçon aux hommes politiques africains sur le caractère éphémère et illusoire du pouvoir et sur l’hypocrisie des alliés occidentaux prêts à se débarrasser de celui qui ne leur semble plus utile.

  • Louange Kahasi, auteur de ” Cris inentendus. Désir de paix” aux Éditions Muse.
Print Friendly, PDF & Email
Tags:

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto