Belgio-Olanda-Scozia: eutanasia a richiesta

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suicidio assistito

In Belgio si riaccende il dibattito sull’eutanasia per ragioni economiche e per «stanchezza di vita». In Olanda si apre la possibilità del suicidio assistito per i bambini al di sotto dei 12 anni.

Luc van Gorp, presidente del più grande fondo di assicurazione sanitaria belga (Christelijke mutualiteit, Mutua assicurazione cristiana) in una intervista a Het Nieuwsblad ha fatto presente che molte persone anziane esprimono chiaramente una fatica di vivere. «Perché voler necessariamente prolungare la loro vita? Tali persone non lo desiderano più e, per quanto riguarda i costi, pesano sulle finanze del governo». Sarebbe quindi opportuna una legge che recepisca il loro desiderio. Il 10% degli anziani lotta contro la depressione e si augura di morire.

Le previsioni per il futuro inquietano i bilanci pubblici. Entro il 2050 il numero di ultraottantenni sarà in Belgio di 1.200.000 (oggi il paese a 11 milioni di abitanti). Sono divampate le discussioni anche per il contemporaneo caso di due donne, rispettivamente di 34 e 28 anni, che hanno chiesto – la prima l’ha già ottenuto – un suicidio assistito non in ragione di malattia o sofferenza insopportabile, ma per depressione e tristezza di vita.

Belgio: i deboli non sono scarti

Alle affermazioni di van Gorp hanno risposto i vescovi belgi in un comunicato dell’11 aprile.

«È con sorpresa e scoramento che i vescovi del Belgio hanno preso conoscenza delle parole del presidente della Mutua cristiana, cioè di ammettere l’eutanasia per le persone stanche di vivere. È una affermazione che contraddice ciò che emerge dal cuore stesso della società umana e della storia della civilizzazione, e cioè il rispetto fondamentale della vita umana, e anzitutto per i più vulnerabili. Che tali affermazioni arrivino dal presidente di una grande organizzazione “cristiana” di cura è francamente incomprensibile e ne mette in causa le fondamenta».

Il presidente della Mutua cristiana ha anche parlato dei costi legati all’invecchiamento della popolazione e alla ricerca del personale di cura necessario. Sono sfide vere, i mezzi finanziari non sono illimitati e, senza dubbio, dobbiamo affrontare decisioni difficili.

Ma in una società veramente umana, tali scelte non possono essere fatte sulle spalle di coloro che hanno bisogno di cure e ancora meno includendo l’eutanasia come soluzione. I vescovi del Belgio sono profondamente costernati da una soluzione simile. La dignità umana è sacra e costituisce il pilone essenziale di ogni società umana degna di questo nome».

Olanda: non spegnere la vita

Da febbraio anche l’Olanda rende possibile l’eutanasia per i bambini con meno di 12 anni e verrà ripresentata una proposta di legge per permetterla dopo il compimento dei 75 anni a quanti ritengono la loro vita «compiuta». L’Olanda è stata la prima nazione europea a depenalizzare il suicidio assistito fin dal 2002. Le regole severe allora richieste si sono via via stemperate fino all’attuale possibilità per i bambini. Per il governo questo riguarda un piccolo gruppo di infanti non superiore alla decina. Il ministro della salute, Ernt Kuipers, afferma:

«Stiamo parlando di bambini destinati a morte sicura e che si prevede non lontana. Fa i criteri posti: il medico deve essere convinto che il bambino soffre in modo disperato e insopportabile; un esperto indipendente dovrà confermarlo; i genitori devono essere ambedue d’accordo e lo stesso bambino sarà coinvolto nella decisione».

Accanto all’allargamento della legge vi è una proposta ulteriore, già formalizzata ma non ancora votata. Essa prevede la possibilità eutanasica per tutti gli anziani sopra i 75 anni che considerino la loro vita ormai compiuta. La pratica dell’eutanasia è in forte crescita.

Nel 2022 in Olanda 8.720 persone hanno scelto il suicidio assistito, con un aumento del 13,7% rispetto all’anno precedente. Il loro numero rappresenta il 5,1% dei 169.938 decessi dell’anno. Fra i suicidi assistiti 288 sono dementi, 115 malati psichiatrici, mentre la maggioranza motiva la scelta per la presenza di un cancro non più curabile, ma anche per un accumulo di sintomi di vecchiaia. 4.412 sono maschi, 4.308 donne. 29 coppie hanno deciso di morire assieme.

Ha fatto molto scalpore l’eutanasia dell’ex premier Dries van Agt e della moglie Eugenie Krekelberg nel febbraio di quest’anno. La deriva è stata stigmatizzata dalla fondazione tedesca delle cure palliative. Uno dei medici ha affermato che davanti alle sofferenze anche acute dei bambini non è mai stato necessario ricorrere alla morte, ma è stato sufficiente accompagnare con le cure e sospendere il supporto vitale artificiale.

Un commento amaro viene da Eugen Brysch della KNA (agenzia informativa cattolica tedesca): «Con questo passo l’Olanda dimostra che una società può programmare l’uccisione organizzata di persone». E Theo Boer, docente in varie università europee fra cui la facoltà teologica protestante di Groningen, già membro della commissione di controllo voluta dal governo olandese sull’eutanasia, ha scritto: «Se andiamo avanti su questa strada, se continuiamo a sostenere che la vita umana ha valore solo a certe condizioni, l’eutanasia finirà per ritorcersi contro tutti, anche contro coloro che la sostengono».

Scozia. Elettori scrivete ai parlamentari!

Chiamati a curare e non a uccidere: porta questo titolo una lettera dei vescovi scozzesi ai loro fedeli letta in tutte le messe celebrate fra il 27 e il 28 aprile. Essa denuncia una proposta di legge presentata al parlamento che legittima il suicidio assistito.

Dopo aver manifestato gratitudine al personale medico e infermieristico per l’assistenza agli anziani e dopo aver denunciato il sotto-finanziamento delle cure palliative i vescovi annotano:

«Quello che viene proposto ora è che i medici consegnino al paziente un intruglio letale di farmaci per uccidersi. Si tratta di un’azione diretta e intenzionale per porre fine alla vita del paziente e così la Scozia, “attraversa davvero il Rubicone”».

Facile prevedere che l’eventuale approvazione bloccherà le cure palliative e taglierà i fondi alle residenze per gli anziani che si negheranno alla pratica. Fra i medici già impegnati nelle cure palliative ben tre quarti hanno già detto che si rifiuteranno.

«Uccidere non è un trattamento medico. I paesi in cui il suicidio assistito e l’eutanasia sono stati legalizzati hanno visto erodere le garanzie e molti hanno ampliato i criteri di ammissibilità, includendo persone affette da artrite, autismo, demenza. Anche i bambini piccoli vengono sottoposti a eutanasia in questi paesi che non sono poi così diversi dal nostro».

Si mettono a rischio i membri più vulnerabili della società, fra cui gli anziani, i disabili e coloro che soffrono per malattie mentali. I vescovi ricordano che nell’Oregon (USA) una inchiesta mostra che la metà di coloro che scelgono il suicidio assistito lo fanno per non essere di peso alle famiglie e alle comunità.

«Implicito nel suicidio assistito è il suggerimento che un individuo, in determinate circostanze, possa perdere il proprio valore e la propria dignità». Per questo i vescovi invitano le comunità cattoliche a scrivere ai deputati invitandoli a rifiutare le proposte di legge e ad allargare la pratica delle cure palliative.

La discussione pubblica era già incominciata nel 2019. Mano a mano che si capivano i termini della proposta il consenso registrato è passato dal 55% al 40%. E fra quelli che auspicavano il cambiamento della legge attuale i consensi sono passati dal 26% al 16%.

La proposta ora in campo non parla più di malattia terminale lasciando aperto ogni possibile sviluppo. Si potrà arrivare a chiedere l’eutanasia in ragione del diabete, dell’artrite, dell’anoressia. dell’autismo e della demenza. Fra le priorità che oggi gli elettori manifestano la domanda del suicidio assistito è praticamente scomparsa.

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3 Commenti

  1. Vin 3 maggio 2024
  2. Marina Umbra 30 aprile 2024
  3. Adelmo li Cauzi 29 aprile 2024

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