Lefebvriani e abusatori

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Un’indagine giornalistica durata alcuni mesi del quotidiano ginevrino Le Temps porta a identificare una sessantina di preti della Fraternità Sacerdotale San Pio X (lefebvriani) come «sacerdoti problematici» e potenziali abusatori. Se la stima si rivelasse giusta, si arriverebbe alla conclusione che 8-9% dei 700 preti della Fraternità costituirebbero un rischio per i minori. Una percentuale doppia o tripla rispetto a quella registrata fra il clero cattolico nelle varie indagini nazionali finora concluse.

Lavorando su dieci casi accertati di abuso e avvicinando genitori, studenti, documenti interni e giudiziari, i giornalisti del quotidiano hanno denunciato l’inadeguatezza della gestione dei casi di abuso, sia sul versante delle vittime che degli abusatori (cf. SettimanaNews, qui).

I predatori subiscono censure lievi (temporanee sospensioni dal ministero, esercizi spirituali, spostamenti ecc.), non vengono in nessun caso denunciati all’autorità civile né vengono seguiti con terapie adeguate.

Le vittime sono abbandonate a sé stesse, vengono espulse dalle comunità dei fedeli e non possono accedere ai risarcimenti se non imposti dai tribunali.

«La nostra analisi – scrive Le Temps – mostra che gli abusi descritti hanno avuto luogo in tutta Europa e nel mondo, sin dalla fondazione della Fraternità e fino al 2020».

Nel Livre noir de la Fraternité Sacerdotale Saint-Pio X se ne segnalano una decina, in parte già conclusi con condanne civili come quello relativo a p. F. Abbet, condannato da un tribunale belga a cinque anni di carcere, o di p. C. Roisnel condannato a 19 anni di reclusione, o dell’ex seminarista K. Sloniker con una condanna a vita per violenza sui minori.

Nel giugno scorso, un altro membro della Fraternità ha subìto una dura condanna per violenze su 27 giovani.

Philippe Peignot, accusato di abusi su cinque ragazzi, è stato condannato dal Dicastero per la dottrina della fede – talora la Fraternità si avvale delle competenze romane – nel 2014, ma l’anno successivo ha abbandonato la Fraternità e si è trovato libero.

Il prete non si tocca

Le Temps ha dato parola ad un uomo che, negli anni ’80, a otto anni, era stato sottoposto a sevizie nella scuola elementare gestita dalla Fraternità ad Ecône, sua sede storica. Le autorità scolastiche del cantone Vallese hanno disposto un’immediata visita di controllo all’istituzione.

Nel 2022 è nata in Francia un’associazione delle vittime nelle istituzioni tradizionaliste della Fraternità. Il suo portavoce, Beniamin Effa, denuncia le resistenze che incontra: «La Fraternità esercita una forte influenza sui fedeli» e deplora l’omertà ispirata dalla convinzione che «accusare un prete è più grave dell’aggressione commessa dal prete».

L’associazione ha chiesto alla Santa Sede di tener presente l’esigenza di trasparenza sugli abusi richiesta dalle vittime nei colloqui di riconciliazione con i lefebvriani.

La Fraternità afferma di aver fatto proprio l’indirizzo di “tolleranza zero” al suo interno e di piena collaborazione con le autorità civili sui casi sollevati nei tribunali. Essa si è, però, sottratta a tutte le indagini indipendenti come quella francese della Ciase o quella sostenuta dai vescovi svizzeri o altre avviate negli USA e altrove.

Per il superiore del distretto di Francia, Benoit de Jorna, i gesti denunciati «sono catastrofici, ma essi riguardano una proporzione infima dei preti. Un’insistenza eccessiva può far credere che il numero sia enorme e questo non è il caso. Non bisogna gonfiare le cose. Sono atti innominabili, ma non è necessario farci sopra delle conferenze». Per questo non hanno aperto i loro archivi alla commissione Ciase.

La Chiesa come societas perfecta non può ricorrere ad altre autorità, alla pura ragione naturale, incapace di cogliere il grande miracolo dell’indefettibilità della Chiesa. Alla fine, «il prete è un alter Christus e la deferenza riguardo a lui è giusta».

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2 Commenti

  1. Pierre 2 febbraio 2024
    • Anima errante 3 febbraio 2024

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