Siria: tolte le sanzioni

di:
siria

Festeggiamenti a Damasco dopo l’annuncio della sospensione delle sanzioni (foto LaPresse)

Nel momento in cui, per tanti motivi, la Siria sembrava destinata all’implosione, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ascoltati tanto il saudita Bin Salman quanto il turco Erdogan, ha deciso di togliere le sanzioni contro il Paese oggi governato da Ahmed al-Sharaa.

Prima di partire per l’Arabia Saudita l’ipotesi era stata citata come tale da Trump. Ora però è divenuta una decisione. E cambia molto: per al-Sharaa e i suoi interlocutori siriani, amici e nemici, ma soprattutto per i siriani, ormai allo “stremo estremo”.

Le sanzioni imposte da molti anni contro il regime degli Assad, e rese molto stringenti proprio da Trump alla fine del suo primo mandato, sono poi state confermate dall’amministrazione Biden e solo in piccolissima parte rimosse da Trump dopo la caduta del regime, per la mancanza di garanzie sull’inclusività da parte del sistema provvisorio costruito dall’ex jihadista al Sharaa − che aveva determinato la fuga di Bashar al-Assad, guidando un cartello di forze jihadiste fino a Damasco, grazie all’aiuto turco. A loro, inizialmente, si univano molti siriani espulsi dalle loro terre, dalle loro case, per supposta infedeltà al regime.

Il tempo della sfiducia

È stato a quel punto che ha cominciato a determinarsi un classico meccanismo perverso: il regime chiedeva di togliere le sanzioni imposte alla Siria perché c’era Assad, gli Stati Uniti (come l’Europa, sebbene con maggiori aperture) chiedevano prima all’ex jihadista di dimostrarsi pronto all’inclusività, al rispetto della società civile, che non rappresenta, e degli altri gruppi etnici e confessionali, che lo temevano e lo temono.

Ma con un Paese ridotto alla fame al Sharaa aveva prima bisogno di imporre la sua autorità politica e militare, non poteva, volendo, pensare di  farlo altrimenti in assenza dei mezzi economici per ottenere il consenso. L’unico modo era seguitare a fare riferimento sulla confederazione jihadista che lo aveva portato a Damasco.

Le rivalità con i curdi, che si autogovernano nel Nord, con gli alawiti, la robusta minoranza che sulla costa ha dato i natali ad Assad e a molti suoi gerarchi, e per questo odiata dagli uomini di al Sharaa, con i drusi, gruppo chiuso nella sua zona montuosa, con i cristiani, intimiditi dall’identitarsimo islamista dei nuovi signori, hanno portato la Siria affamata sull’orlo dell’implosione.

Privo di forza militare e legato al sostegno dei turchi che lo hanno letteralmente portato in carrozza a Damasco, al Sharaa ha difeso la sovranità nazionale con un centralismo monolitico, che non sapeva includere gli altri pezzi di società siriana. Forse per scelta, forse per necessità: perché ci sono potenze straniere vicine a ogni minoranza, e perché la sua base, la confederazione di gruppi che lo ha portato al potere, è fatta da meno estremisti e più estremisti, e il leader non poteva permettersi di perdere pezzi, doveva includere anche quelle parti, abbondanti, che hanno vissuto la sua organizzazione come un mondo virtuale islamista assoluto, e ora vogliono trasferirlo nella realtà.

Inoltre, la stessa trasformazione di al-Sharaa da jihadista a capo di Stato inclusivo, da lui dichiarata, può essere creduta da alcuni ma non creduta da molti, o far coesistere le due parti con le necessità del momento.

Una prospettiva nuova

Certo è che la Siria non aveva prospettiva, anche per le spinte centrifughe esercitate da molti, compresi i turchi. Questi ultimi, oltre a volersi posizionare militarmente nel cuore del Paese, hanno a lungo mantenuto un rapporto a dir poco conflittuale con i curdi siriani, in buona parte vicini al PKK.

Ora, forse, la scelta imposta da Ocalan di sciogliere il partito e consegnare le armi, ratificata in questi giorni dalla direzione del partito, ha spinto Erdogan verso una linea meno intransigente, e lo ha fatto quindi convergere con Bin Salman, che non ama gli islamisti. Erdogan non ha chiesto in proprio di togliere le sanzioni al suo amico al Sharaa, ma associandosi al leader di altro orientamento, il saudita Bin Salman.

Dunque per la Siria si apre ora un capitolo davvero nuovo, che è stato ben espresso da Donald Trump. Nel suo annuncio infatti il Presidente degli Stati Uniti ha prima detto: «Ordinerò la cessazione delle sanzioni contro la Siria in modo di dare loro una chance».

Quindi ha aggiunto: «C’è un nuovo governo che si spera riuscirà a stabilizzare il Paese e mantenere la pace. Buona fortuna, Siria. Mostraci qualcosa di speciale». È una scommessa, dunque, ma non irreversibile; al Sharaa lo sa.

Il nodo del modo di governo

È interessante notare che la coalizione che ha portato al potere al Sharaa è ancora nella lista delle organizzazioni terroriste. Ma il bivio al quale si trova al Sharaa non è solo quello tra pragmatismo e ideologia (jihadismo), un bivio nel quale ha dimostrato di potersi destreggiare, ovviamente considerando i momenti e le diverse convenienze. È anche quello tra centralismo dirigista e inclusività.

Se al Sharaa si dimostrerà pragmatico non sarà necessariamente inclusivo, la tradizione politica locale è fatta non di inclusività ma di protezione: «Voi avete i vostri diritti, se vi dimostrate fedeli», e quindi meritevoli di protezione.

Questa è stata la cultura che ha governato per mezzo secolo il Paese, e che si fonda anche sulla precedente lezione coloniale. Ovviamente la Siria ha bisogna di un’autorità centrale, soprattutto capace di avere il monopolio delle armi (ma senza conclamati criminali nell’esercito) e di diverse inclusività.

Le comunità vanno garantite, come però vanno legalizzati i partiti e i legami trasversali che possono costituire; e analogamente vanno rispettate le diversità territoriali. Tutto questo potrà richiedere tempi lunghi, ma la sfida a fare i conti con la complessità siriana comincia oggi.

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto