Per “dire Dio”, tra parola e silenzio

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Nel tempo del Giubileo della Speranza, la Chiesa si propone come «in uscita». Ma uscire verso dove? E per incontrare chi? Papa Francesco ha acceso il desiderio di prossimità, papa Leone XIV lo ha rilanciato con forza. Eppure, nel rumore del mondo, la voce della Chiesa rischia di confondersi con mille altre. Non basta parlare di Dio. Bisogna imparare a farlo con tremore.

Dietrich Bonhoeffer ammoniva: «Parlare di Dio significa tacere molto». E forse è proprio questo il punto: non servono più parole che spiegano, ma parole che aprono. Non strumenti che insegnano, ma compagni che accompagnano.

Il nuovo dizionario biblico

In questo orizzonte nasce il Dizionario Biblico per la Nuova Evangelizzazione (EDB 2025), un progetto editoriale che non pretende di risolvere, ma di inquietare. Non di semplificare, ma di scavare. Non di convertire, ma di far pensare.

L’idea è nata dalla mente appassionata di Vincenzo Brosco, affiancato da don Armando Sansone, con la consulenza teologica della professoressa Alessia Brombin e dello scrivente, padre Maurizio Buioni, senza dimenticare la proficua e pertinente presentazione dell’opera da parte del card. Angelo De Donatis.

L’opera si è sviluppata grazie al contributo di oltre 80 autori – tra i più noti biblisti e teologi di fama internazionale – che hanno dato vita a un mosaico di 252 voci. Ogni voce è arricchita da testi della tradizione ebraica e cristiana, dal primo al secondo millennio, in un dialogo che attraversa secoli, culture e sensibilità.

Il banchetto è pronto, ma gli invitati sono altrove Papa Francesco ha spesso evocato la parabola del re che invita alle nozze: “Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate tutti quelli che troverete.” (Mt 22,9) Ma oggi, i crocicchi sono digitali. Le strade sono virtuali. E gli invitati sono distratti, saturi, stanchi.

Il dizionario cerca di offrire parole che profumino di festa. Ma il rischio è che, nel tentativo di rendere il Vangelo «accessibile», lo si renda innocuo. Perché il Vangelo non è comodo. È tagliente. È fuoco. Simone Weil scriveva: «Il Vangelo non consola. Esige». E questa esigenza, oggi, è più urgente che mai. Non si tratta di rendere la fede «piacevole», ma di restituirle la sua forza di verità.

Un’opera che non insegna, ma interroga

Il primo volume del dizionario (dalla A alla L) è già disponibile. Il secondo, atteso in autunno, completerà il progetto. Tra le sue caratteristiche: un linguaggio che cerca il rigore senza perdere la tenerezza. Una pluralità di voci, con forte presenza femminile, che rompe l’uniformità teologica. Un approccio che intreccia esegesi, liturgia, spiritualità, storia e cultura.

Ogni voce è arricchita da riferimenti biblici, testi della tradizione ebraico-cristiana, e una bibliografia essenziale. Ma ciò che conta non è la struttura. È lo spirito. E lo spirito che anima quest’opera è quello del cercatore, non del maestro. Del pellegrino, non del funzionario.

Papa Leone XIV ha detto: «La Chiesa ha bisogno di discepoli innamorati, non funzionari del sacro». Ma l’amore, per essere vero, deve attraversare il deserto. Deve conoscere il dubbio. Deve accettare di non capire.

Non spiegare ma condividere il mistero

Viviamo immersi in una rivoluzione digitale. L’intelligenza artificiale ci risponde prima ancora che formuliamo la domanda. Le relazioni si consumano in velocità. La fede, se vuole sopravvivere, deve smettere di essere trasmessa come un dato. Deve diventare esperienza.

Karl Rahner lo aveva previsto: «Il cristiano del futuro sarà un mistico, o non sarà». E il mistico non parla per convincere. Parla perché ha visto. Perché ha ascoltato. Perché ha sofferto. Il dizionario, in questo senso, non è un manuale. È un invito. A pensare. A dubitare. A contemplare. A lasciarsi ferire dalla Parola.

Henri Nouwen scriveva: «La Parola di Dio non è per essere capita, ma per essere abitata». E abitare la Parola significa lasciarsi trasformare. Non da concetti, ma da relazioni. Non da definizioni, ma da incontri.

Dire Dio oggi è un atto di nudità. Non è solo possibile. È necessario. È urgente. Ma è anche rischioso. Perché dire Dio oggi significa esporsi. Significa rinunciare al controllo. Significa accettare che la verità non è possesso, ma dono.

Il Dizionario Biblico per la Nuova Evangelizzazione non è la risposta. È una domanda. È una soglia. È una voce che sussurra: «Non abbiate paura. Aprite le porte a Cristo» (Giovanni Paolo II). Ma aprire le porte significa anche lasciare entrare il vento. E il vento non si comanda.

Questa opera non va letta per imparare. Va vissuta per cambiare. Va trasmessa per amare. Perché dire Dio oggi è ancora possibile. È bello. È tremendo. E questo dizionario, se lo si lascia parlare, può diventare una ferita che illumina.

Vincenzo Brosco (a cura), Nelle parole la Parola. Dizionario biblico per la nuova evangelizzazione Volume 1 A – L. Presentazione di Angelo De Donatis, EDB, Bologna 2025, 976 pp., 115 euro

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Un commento

  1. Angela 20 agosto 2025

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