
È uscito lo scorso mese di giugno l’ultimo saggio sul ministero ordinato di Giovanni Frausini, docente di Teologia sacramentaria presso l’Istituto teologico marchigiano, con la presentazione di Erio Castellucci, vescovo di Modena e vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana, teologo particolarmente attento al tema del ministero.
Nella presentazione si legge: «La ricerca si colloca pienamente sulla scia del sinodo, entrando nelle maggiori questioni che affronta oggi la Chiesa nel mondo. Sono questioni di carattere teologico, come la fondazione del ministero ordinato nella sua tripartizione e nella sua relazione con tutti i battezzati; questioni di carattere spirituale, come lo sviluppo delle tipologie ministeriali nella storia o la relazione tra celibato e presbiterato; questioni di carattere pastorale, come il sovraccarico di compiti sui parroci, la moltiplicazione delle messe e delle celebrazioni “in attesa di presbitero” o le forme di vita comunitaria dei ministri ordinati (preti e vescovi).
Con uno stile spigliato e talvolta ironico, senza lesinare aneddoti anche personali, l’autore mette a frutto, da una parte, la sua personale esperienza di presbitero e di medico psicologo clinico e, dall’altra, la sua ormai pluridecennale frequentazione della letteratura teologica e pastorale su tali argomenti. Si rende necessaria, a suo dire, una revisione strutturale dell’attuale iter di preparazione al ministero presbiterale, che superi la forma del “seminario” e istituisca percorsi che integrano meglio la dimensione teologica, spirituale e “collegiale” con un’esperienza viva di comunità cristiana, missione e servizio».
Un ministero che muta
Se la società e la comunità cristiana sono profondamente mutate, necessariamente anche il ministero muta, perché esiste una profonda connessione tra queste realtà.
Il ministero ordinato è stato visto nei secoli in molti modi: dal servizio alla Chiesa, Corpo di Cristo, dei Padri, al servizio al Corpo di Cristo che è l’eucaristia, nel Medioevo. Da allora fino ad oggi la differenza tra ministri ordinati e laici è stata interpretata con l’agere in persona Christi dei ministri ordinati. Ma con l’insegnamento del Concilio sulla liturgia, che vede tutta la Chiesa partecipe dell’azione rituale, agire unita a Cristo, come suo corpo, siamo costretti a ripensare la distinzione tra ministri e laici.
Anche il contesto attuale, dove la fede e la vita cristiana non sono scontate, dove i credenti sono spesso isolati, in un rapporto non di rado on demand con la Chiesa, dove il ministero stesso è messo in discussione, esige un ministero ordinato che garantisca la trasmissione della fede e l’esperienza di vita cristiana, non più scontata.
Il saggio propone la successione apostolica, una via indicata dal Concilio che, collocando il ministero nel contesto del Popolo di Dio (sinodalità), può coniugare in modo armonico i suoi diversi aspetti: l’autorevole testimonianza della Pasqua, annunciando così la Parola, il riunire la Chiesa specie nell’eucaristia e quindi essere una vera fraternità per la missione.
I preti di cui ha bisogno la Chiesa
Quello che è certo è che il ministero non nasce dalla Chiesa ma da Cristo, tuttavia è trasmesso attraverso la Chiesa ed è per la Chiesa. Essa vive la sua vita nelle comunità nelle quali vi sono ministeri diversi da armonizzare nella sinfonia sinodale.
Da qui l’esigenza di rivedere sia come e chi chiamare al ministero, come formarlo e quale stile di vita proporgli.
Preti usati semplicemente per i sacramenti o solo per iniziative sociali non sono quelli di cui ha bisogno la Chiesa oggi. Preti usa e getta non sono utili per edificare la Chiesa di Cristo, quella che Gesù ha consegnato a noi e a tutte le generazioni come Chiesa apostolica.
Giovanni Frausini, Preti usa e getta? Le comunità e i loro preti, Presentazione di Erio Castellucci, EDB, Bologna 2025, € 20,00, pp. 232.







C’è da rimetterli in confronto, il ministero dei presbiteri e la presenza dei laici. Non so come siano state valutate le risultanze del sinodo, ma tra le molte osservazioni che mi è capitato di sentire desidero precisare che a mio parere né la Chiesa né Cristo hanno bisogno di “fedeli” al seguito; ammesso che la propria vita di fede sia interpretata da un laico, senza questioni di genere, altresì come un ministero (cioè la sequela come un servizio qualsiasi compito essa si assuma), essa non può essere spesa nella passiva accettazione e difesa di un modello rivestito a seguito di una estrinseca consegna cui attenersi, lasciandole prendere ad agio tutti i contorni vessatori che ciò inevitabilmente comporta. Perché ci si troverebbe sostegno di una gerarchia? Perché ci si espone all’ epiteto di “suddito/a”? Perché l’adesione a una comunità diverrebbe l’inserimento e la corrispondenza indifferenziata (= sorda e cieca) alla compagine su cui “hai messo la firma”? La fruizione di nessun sacramento prevede una tale acriticità verso le sollecitazioni del mondo.
L,unico sacerdote di cui la S.M.Chiesa deve disporre è il sacerdote santo. Visto che il patrono dei sacerdoti è il santo Curato d’ Ars facciano come lui : ore in chiesa a pregare in ginocchio altro che video tic tok e arcobaleniti danzanti. Da lì si riparte e da lì scendono le grazie….
La figura del prete è diventata particolarmente problematica dopo il Concilio e i suoi documenti complessi e talora contraddittori circa il rapporto POPOLO di DIO e GERARCHIA/MINISTERI ORDINATI. Senza un preliminare chiarimento dottrinale su tale rapporto, tutti i tentativi di aggiornare formazione e ruolo del prete nella Chiesa di oggi risultano inadeguati, I precedenti commenti ne danno prova eloquente.
Secondo me ha perfettamente ragione che molte volte si è fedeli usa e getta.
Sempre pronti alcuni fedeli a dare una mano a loro in qualsiasi momento. Ma tanti di loro non hanno tempo ad ascoltarti nei momenti di bisogno ….hanno sempre da fare cose urgenti e ci danno per scontati.
La Chiesa ha bisogno di preti-mistici che sappiano dialogare con gli altri mistici di Religioni differenti senza la pretesa di cercare di convertirli , ma per crescere insieme nella conoscenza del Mistero Divino.
Il lamento di un marito che cerca un aiuto verso la moglie e il figlio non e una bella risposta del prete che dice: e riferisce IO sono diventato prete per non avere questi problemi che per me sono gravi problemi psichici o economici MA il prete deve fare delle sedute di colloquio e pazienza e individuare i doni fisici e spirituali di ogni essere umano per poi consigliarlo o usarlo nella comunità parrocchiale con l’aiuto di altre persone che vivono la comunità parrocchiale.
Rimettete urgentemente san Tommaso d’Aquino da studiare nei seminari!
Non abbiamo infatti bisogno di preti mestieranti, ma di veri pastori di anime…ricordiamo ” la messe è molta, ma gli operai son pochi..”.
Per completare, però, la riflessione manca, a mio parere, l’altra faccia della medaglia e cioè: fedeli usa e getta? Lancio qui una semplice suggestione che ognuno può approfondire.
Spesso mi domando: “Come vengono formati oggi i futuri Sacerdoti”?! Ho notato giovani presbiteri un po’ “ingessati” per non dire….”spenti”! Ma forse sono troppo “tagliente”?!
Conosco Frausini per essere stato suo alunno e ho apprezzato/apprezzo la sua teologia del ministero ordinato, una delle poche che fa davvero i conti con la realtà. Mi dispiace solo che nelle Marche, la mia Regione d’origine, sia una voce così poco ascoltata. Complimenti comunque a don Giovanni e alla sua parresia.
Forse sarebbe molto più interessante, in questo momento storico, poter disporre di un libro:
I preti di cui la Chiesa NON ha bisogno.
La CHIESA gode dell’Autorità derivante da CRISTO ed è assoluta, perché da DIO viene è si manifesta in sommo grado nel VESCOVO che presiede al governo della DIOCESI.. Però PAPA FRANCESCO EBBE A DIRE” NON CIRCONDATEVI YESMAN E PORTABORSE… che è nella norma… basti vedere come loro applicano le LEGGI DELLA CHIESA… tu che leggi QUANTE PARTOCCHIE SENZA DEDELI… QUA TI CONFRATELLI STRANIERI VENUTI SOLO OER STUDIARE… ciò solo dopo l’8×1000…A.M.D.G
Mi interessa questo libro, grazie della segnalazione.