Gregoriana: la missione e le urgenze pastorali

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Va chiusa definitamente in un cassetto, l’idea che missionario sia solo colui che parte per una terra lontana. La missione è qui e in ogni luogo, soprattutto in un tempo nel quale non si può più distinguere l’evangelizzazione dalla necessità di rievangelizzare o di fare una nuova evangelizzazione (per approfondire, ci permettiamo di rimandare al nostro articolo: «Per una trasformazione missionaria della Chiesa», sempre su SettimanaNews).

Trasformazioni della missione

Il paradigma geografico che caratterizzava la missione fino a pochi decenni fa, ha perso validità nell’era digitale, nel tempo delle migrazioni di massa, nel mondo divenuto villaggio globale. Essa non può più essere solo ad gentes ma anche necessariamente inter gentes.

Le società, trasformatesi in multiculturali e multireligiose, hanno fatto saltare gli antichi parametri della missiologia. Ciò ha comportato la nascita, all’interno di questa disciplina, di due nuove declinazioni: verso il dialogo (filosofico, interculturale, interreligioso) e verso la pastorale. Anche in virtù di questa duplice forma espressiva, la missione ha ritrovato oggi un primato assoluto che è stato ufficializzato dalla recente costituzione apostolica Praedicate Evangelium, nella quale – segno eloquenti dei nuovi tempi – l’evangelizzazione è menzionata prima del dicastero per la dottrina della fede.

Potremmo dire che oggi la missione non è più solo per i «lontani», ma anche per gli «allontanati» e interseca situazioni esistenziali e contestuali che si ritrovano a ogni latitudine. L’unità di misura della nuova missiologia, pertanto, non è più la destinazione geografica, ma il contesto, inteso come ambito vitale da evangelizzare. Sono così diventate frontiera di missione le parrocchie, la scuola, il luogo di lavoro, i condomini multietnici.

Si devono parimenti considerare contesti da tematizzare in chiave missiologica, però, anche la diversità religiosa, le nuove povertà sociali, i movimenti migratori, le questioni filosofiche, i mutamenti etici e di costume ed una cronaca che, sempre più di frequente, ci parla di guerra.

Nel complesso quadro della contemporaneità, in sintesi, è divenuto chiaro che la missiologia è chiamata a occuparsi di molte cose tra loro differenti. Un’azione evangelizzatrice che sappia fronteggiare tali sfide, però, richiede strategie adeguate che sappiano farsi prossime all’uomo della postmodernità raggiungendolo là dove egli vive o nelle situazioni in cui è esistenzialmente coinvolto.

Questa necessaria flessibilità, segna anche la differenza tra la missione e la teologia, la quale non può occuparsi di tutti i contesti e non può avere un eguale ritmo induttivo. Teologia e missiologia, infatti, non sono la stessa cosa, perché la missiologia è teologia applicata ai contesti, è teologia contestuale. Per meglio dire, la missiologia è la teologia della chiesa in uscita. Non è infatti la dottrina (che è anch’essa figlia di una cultura e di un processo storico) che è chiamata ad inculturarsi in un determinato contesto, bensì il contesto a sfidare la dottrina. A ben vedere, del resto, è così da sempre, perché il pensiero teologico nasce dal costante confronto con i mutevoli e diversi contesti della storia.

Un ciclo di conferenze 

Il ciclo di conferenze pubbliche organizzato dalla facoltà di Missiologia della Pontificia Università Gregoriana, dal titolo: «L’agire pastorale nella contemporaneità: lezioni pubbliche interdisciplinari» (qui il programma completo), intende rispondere alle trasformazioni contemporanee della missione e alle sue urgenze pastorali.

Con quest’ultime, si allude al fatto che la chiesa deve oggi farsi coinvolgere in tutte le tematiche dibattute nelle società contemporanee; deve imparare a usare linguaggi e strumenti che siano al passo con i tempi; e deve imparare a sfruttare ogni orizzonte di interesse possibile che possa riportare l’uomo secolarizzato del nostro tempo ad avere interesse verso la fede.

Da un punto di vista cristiano, infatti, il male che accompagna la nostra epoca non è più il relativismo, bensì l’indifferenza religiosa. Il primo interrogativo che deve guidare la missione contemporanea, pertanto, è chiedersi come mai la chiesa abbia perso attrattiva e come si possa risvegliare nell’uomo una ricerca di senso che lo possa indirizzare verso la risposta cristiana.

Ciò non sarà possibile, però, senza inventare una pastorale creativa, dinamica e flessibile e senza preparare adeguatamente ad essa. I cristiani del nostro tempo, ad ogni modo, devono prendere atto che essere missionari oggi, soprattutto in Occidente ma non solo lì, significa prepararsi a contrastare gli effetti secolarizzanti della civiltà postmoderna.

Il programma del corso accademico organizzato dalla facoltà di Missiologia della Gregoriana intende offrire una preparazione missionaria che sappia interpretare le sfide attuali fornendo al contempo argomenti capaci di contrastarle. L’idea progettuale di coloro che hanno ideato questo ciclo di conferenze, è quello di continuare anche in futuro il corso, affrontando, di anno in anno, questioni differenti pur rimanendo fedeli agli stessi campi di ricerca generali.

Arte, società, sfide pastorali

Le dodici lezioni del ciclo di conferenze sono suddivise in tre ambiti tra loro complementari.

Il primo riguarda l’arte, non soltanto quelle visive, ma anche la musica, la letteratura ed il cinema. La persuasione di fondo è che le varie espressioni artistiche rappresentino un essenziale strumento di evangelizzazione. All’interno di questo ambito, la prima lezione, a cura di Yvonne Dohna Schlobitten (Gregoriana), sarà dedicata a «L’opera di Picasso. Dallo sguardo all’agire pastorale». La lezione successiva ospiterà il musicista e cantautore milanese Juri Camisasca, sul tema: «Musica ed esperienza del sacro». Antonio Spadaro, già direttore de La Civiltà Cattolica, e ora Sottosegretario del Dicastero per la cultura e l’educazione, terra una lezione su «Letteratura e discernimento culturale evangelico», cui farà seguito Claudia Caneva, preside dell’Istituto Ecclesia Mater dell’Università Lateranense, la quale terrà una lezione che avrà come argomento: «La rappresentazione di Dio nell’immaginario audiovisivo».

Il secondo ambito tematico su cui verteranno le conferenze pubbliche entra, più direttamente, all’interno delle grandi questioni dell’attualità. La prima lezione verrà tenuta da Giovanni Salmeri, filosofo e docente di Storia del pensiero teologico all’università di Tor Vergata, il quale metterà a tema la questione del secolarismo («La secolarità che non è venuta. Il dibattito sul futuro del cristianesimo nel Novecento e oggi»). La seconda lezione affronta invece le questioni sociali e pubbliche e sarà tenuta dal gesuita Francesco Occhetta, noto per le sue pubblicazioni inerenti l’orizzonte della politica («Il cuore della fede e le braccia della giustizia. Chinarsi sui bisogni sociali»). Prendendo atto che la scuola, e in particolare l’insegnamento della religione cattolica, rappresenta un ambito missionario di straordinaria rilevanza, una lezione sarà dedicata al mondo dell’istruzione scolastica statale con Roberto Cetera, docente e giornalista dell’Osservatore Romano («L’anima della scuola»). L’ultima conferenza del ciclo sarà dedicata all’ambito della morale sessuale e familiare con la professoressa Laura Palazzani dell’Università LUMSA («Le tecnologie riproduttive e problemi bioetici emergenti»).

Il terzo ambito delle conferenze pubbliche ha un taglio più aderente alle dinamiche pastorali e alle esigenze di una vita e di un’organizzazione parrocchiale in linea con la contemporaneità. Una prima lezione, considerando come l’accompagnamento spirituale debba essere integrato da competenze di tipo psicologico, sarà tenuta dalla professoressa dell’Istituto di psicologia dell’università gregoriana Katharina Anna Fuchs («Sfide e responsabilità nel lavoro pastorale oggi. Il contributo della psicologia»). Prendendo atto del fatto che oggi è indispensabile, per gli operatori pastorali, essere esperti di media menagement, il tema sarà affrontato dal gesuita, decano della facoltà di Scienze sociali, Peter Lah («Essere missionari nel villaggio globale digitale. I media come sfida e come opportunità»). Quasi ad integrazione di questa, la lezione successiva affronta la complessità delle parrocchie moderne, che richiedono abilità e competenze gestionali (strategic management). Sarà a cura del professore gesuita Kang-Yup Benedict Jung («Missione pastorale e gestione strategica della Chiesa come scienza e come arte»). L’ultima lezione avrà come ospite il vaticanista di RAI2 Enzo Romeo, che affronterà un tema impegnativo: «“Che cos’è la verità”. Criteri per la comunicazione dell’era digitale». La lezione nasce dalla consapevolezza che una pastorale efficace richiede oggi nozioni di giornalismo e, in generale, padronanza di quelle attitudini che vengono definite di public speaking.

Le dodici lezioni si svolgeranno sempre il mercoledì, a partire dal 21 febbraio (Palazzo Frascara), per tutta la durata del secondo semestre. Tutte le conferenze saranno messe gratuitamente a disposizione nel canale YouTube della Gregoriana nei giorni successivi.

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