
È nato venerdì scorso il progetto di scrivere un volume “a molte mani” per fare, allo stesso tempo, il bilancio del pontificato di Francesco e l’apertura sul cammino ecclesiale che si dischiude oltre di lui e grazie a lui. Nel giro di 24 ore sono state convocate 27 persone autorevoli, che hanno scritto 26 voci, con cui mettersi «alla ricerca del presente ecclesiale». Grazie alla disponibilità della editrice Queriniana, nella persona del suo direttore Alberto dal Maso, in 4 giorni è stato scritto questo libro a 27 mani. Il libro è scaricabile gratuitamente sul sito di Queriniana. Di seguito l’introduzione del volume.

Una lettera collettiva in forma di glossario
«Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito» (Ap 1,19).
La liturgia della domenica in albis, celebrata il giorno dopo le esequie di papa Francesco, ci ha suggerito di scrivere questo volume: scriviamo le cose che abbiamo visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito.
Il compiersi del pontificato di papa Francesco apre lo sguardo sul cammino ecclesiale che sporge sul futuro. Grazie al magistero di papa Francesco, possiamo oggi porre «con tutta franchezza e senza impedimenti» (At 28,31) alcune questioni di fondo, alle quali dare risposta a partire dalle nostre competenze e dalle nostre ricerche. Al tempo degli hashtag, delle etichette digitali, individuiamo alcune “parole chiave” sulle quali riflettere, per delineare le questioni più urgenti da affrontare ora e nell’immediato futuro, dopo Francesco. Emerge la consapevolezza, infatti, che con il primo papa di origini latinoamericane la Chiesa non è più la stessa; è già cambiata. I processi di riforma avviati, non conclusi, sono tanti e tali che si può parlare, non solo da un punto di vista storico, di un “prima” e di un “dopo” Francesco.
Si potrebbe osservare come le “parole” siano state individuate in maniera arbitraria, data la contingenza del momento. Ma ci sembrano essere comunque alcune delle più significative per esprimere questo pontificato francescano.
Peraltro, lo stile che ha accompagnato la redazione del volume può dirsi “sinodale”, in quanto le riflessioni si sono sviluppate a partire da alcune domande messe in comune:
a) Dopo i papi Roncalli, Montini, Luciani e Wojtyła, che erano stati padri conciliari, e dopo papa Ratzinger, che aveva partecipato all’assise conciliare come perito del cardinale Frings, Francesco è stato il primo papa per davvero “figlio” del concilio Vaticano II, in quanto negli anni della convocazione (1962-1965) era ancora in formazione come novizio gesuita (sarà ordinato sacerdote nel 1969). Ora, come tradurre queste istanze per le generazioni più giovani e quelle a venire che saranno, come in parte siamo già, “nipoti” del concilio?
b) In questa eredità conciliare, Francesco ha aperto processi, restituendo autorità alla Chiesa come popolo che cammina nella storia più che sulla tradizione intesa in maniera statica quale “dispositivo di blocco” delle azioni di riforma. È stato, ed è, l’inizio di una nuova primavera. Che cosa è più urgente per il futuro?
c) La cifra dialogica del pontificato – sul piano ecclesiale e su quello ecumenico, ma anche sul versante secolare – ha iniziato percorsi di rilettura della dottrina cattolica. Di quali sviluppi ha bisogno la Chiesa dopo Francesco?
d) Processi e dialoghi hanno avuto alcune traduzioni istituzionali, ma molto resta da fare alla Chiesa che verrà, sul piano teologico, normativo, morale, liturgico e così via. Quali sono i profili sui quali dovrà lavorare la Chiesa dei prossimi anni?
Queste domande hanno rappresentato la “griglia” sulla quale ciascuna e ciascuno di noi, in quanto componente del popolo di Dio, è stato chiamato a riflettere. Insieme, i diversi contributi costituiscono quasi una lettera collettiva, anche se non redatta in forma epistolare, ma piuttosto come un glossario, che intendiamo far recapitare ai cardinali che si riuniranno nel prossimo conclave (ovviamente prima che si riuniscano in conclave, consapevoli che dall’inizio delle operazioni elettorali è vietata qualsivoglia forma di corrispondenza). Questo libro non deve essere interpretato come quell’«intervento di persone autorevoli o di gruppi di pressione», stigmatizzato dal par. 83 di Universi dominici gregis, dal quale i cardinali devono restare immuni. Rispettiamo l’Extra omnes, il Fuori tutti, con il quale inizia il conclave, ma non possiamo non rilevare come la storia degli ultimi due secoli – e forse in modo particolare quella degli ultimi dodici anni – abbia reso il collegio cardinalizio sempre più inclusivo: non esclude, ma include tutta la Chiesa. Intra omnes, Tutti dentro.
In un futuro prossimo, probabilmente, ci saranno le condizioni per ripensare in chiave effettivamente “sinodale” e inclusiva le forme e i modi dell’elezione del Romano Pontefice. Il principio “Ciò che riguarda tutti deve essere trattato e approvato da tutti”, Quod omnes tangit, ab omnibus tractari et adprobari debet, ribadito anche nell’ultimo sinodo dei vescovi, non può non riguardare anche la provvista dell’ufficio del Romano Pontefice. Per il momento, almeno nei giorni immediatamente precedenti al conclave, non riteniamo dunque esagerato affermare: Intra omnes, Tutti dentro.
In questa lettera collettiva, nella forma di un canone a ventisei voci, parliamo in quanto popolo di Dio. Vale a dire in quanto Chiesa che, riconoscendosi piramide rovesciata, ricorda di avere la base al vertice.
I curatori,
Andrea Grillo e Luigi Mariano Guzzo






solo un piccolo appunto ‘tecnico’: il libro è in formato pdf, e non in formato ebook, che ha caratteristiche molto diverse.
Troppo breve e coinciso. Si accenna solo e non si approfondisce. Si potevano (e si dovevano) dar voce ad altre persone.
Come viene specificato nell’introduzione, questo testo è stato formulato in pochi giorni, con celerita’, nella finalità editoriale di stamparne … non più di circa 250 copie o, più puntualmente, 133 …
Questa premessa e’ importante perché, leggendo alcune pagine dello stesso volume, emergono alcune caratteristiche; lo scarso tempo a disposizione può aver consentito un’accattivante definizione dei titoli, a cominciare da quello del testo, nonché dei vari capitoli, a fronte di un contenuto degli stessi capitoli fortemente incontestuale (… si presentano dei titoli dei vari capitoli, dandogli il nome di un argomento e poi, nel contenuto del capitolo, l’argomento del titolo appare di sfuggita per lasciare spazio ai soliti desideri terreni tipici di un dibattito a meta’ strada tra quello di un partito politico o di un’azienda…) e, a tratti, pretestuosamente confusionario e privo di qualsiasi significativo elemento di autentica novità.Quello che ho detto non vuole essere una critica, atteso che, se critica vi deve essere, la faccio anche a me stesso, considerando che ho letto solo alcuni passaggi del testo; cio’ non fa venir meno la sensazione di un’iniziativa, definita editoriale, ma esclusivamente finalizzata a suscitare un interesse o ad accalappiare un consenso da parte dei componenti del Sacro Collegio. In questa finalita’, pur legittima, emerge -questa e’ l’impressione- tuttavia una componente di presunzione che, per certi versi, continua ad alimentare quello spirito di divisione, rivalsa, lotta ideologica del quale si sono resi protagonisti moltissimi sostenitori di numerosi aspetti che hanno caratterizzato il pontificato di Francesco.
Detto questo, il testo mi pare presenti un limite, se la finalità di coloro che lo hanno ideato e di coloro che hanno concorso a stilare i diversi interventi e’ quella di rendere disponibili le riflesdioni nell’attuale contesto del momento del conclave. L’approccio non è un approccio, a parere mio, corretto.
Penso infatti che l’attuale momento di sede vacante e di prossimo conclave si ponga di fronte a tantissime sfide, al centro delle quali, tuttavia, ne è sempre una che intende rispondere a una domanda fondamentale: “chi siamo?“.
Il testo qui presentato, invece, continua a voler tentare di dare una risposta – che peraltro non arriva mai, che peraltro non ha fondamento, né sotto un profilo di consistenza teologica, né sotto un profilo di utilità ed efficacia pastorale, di sprone e autentica azione evangelizzatrice, per non parlare della sua attinenza con le concrete esigenze della Chiesa Cattolica – alla domanda, o meglio all’approccio del “chi vogliamo essere?“.
Ma la domanda “chi vogliamo essere?”, non è posta per interrogarci, noi, di quanto possiamo noi fare per la Chiesa Cattolica, ma è posta con la pretesa di voler imporre ad altri ciò che noi .,, vogliamo essere (perche’ non sappiamo piu’ chi siamo …). Ne consegue che l’impostazione dell’intero volume può apparire fortemente ideologica e come tale non può essere definita, ahimè, cattolica.
Del resto, si tratta di scegliere il successore di San Pietro, Vicario di Cristo in terra e non di altri .,.
Buona giornata!
Rabbrividisco a pensare ai “percorsi di rilettura della dottrina cattolica” che uscirebbero da menti come quelle di questi teologi.
Ma perche’ non volete lasciare il pace la povera dottrina cattolica ?
Perche’ questo accanimento nel distruggere cio’ che dura e funziona da duemila anni ?
molta dottrina che noi consideriamo ‘normale’ non ha duemila anni