Laudate Deum: il tempo si è fatto breve

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LD

La pubblicazione otto anni fa della Laudato si’ ha segnato un momento importante nella storia: per la prima volta un papa dedicava un’intera enciclica al rapporto tra fede cristiana ed etica ambientale. Questioni come il cambiamento climatico e la devastazione ambientale non erano più materia di analisi per gli scienziati o di dibattito per i politici, ma venivano definitivamente incluse tra le preoccupazioni morali di una Chiesa globale.

La pubblicazione, il 4 ottobre, dell’esortazione apostolica Laudate Deum, che rinnova e amplia la Laudato si’, rende chiaro che questi temi rimangono in primo piano nelle preoccupazioni di papa Francesco – e dovrebbero rimanere in primo piano anche per noi.

Ma la Laudato si’ è stata ascoltata? E lo sarà la Laudate Deum?

Papa Francesco ha osservato che non ci mancano le soluzioni: quello che manca è la volontà politica di affrontare questa crisi. Solo pochi mesi dopo la pubblicazione della Laudato si’ nel 2015, 196 Paesi hanno adottato l’Accordo di Parigi che mira a limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius (2,7 gradi Fahrenheit) entro la fine del secolo. Per raggiungere questo obiettivo, le nazioni industrializzate del mondo dovrebbero lavorare insieme per fermare la crescita delle emissioni di gas serra entro il 2025.

Ma otto anni dopo, non siamo ancora sulla buona strada. Secondo il Financial Times, le nazioni firmatarie hanno impegnato meno di un quinto dei 4.000 miliardi di dollari necessari per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Nel frattempo, i disastri ecologici aumentano di numero e di portata ogni anno.

Mentre dall’inizio degli anni ’70 fino al pontificato di Benedetto XVI (che si è giustamente guadagnato il titolo di “papa verde” per aver sostenuto in alcune parti della Caritas in veritate la cura del creato), i documenti vaticani hanno affrontato in modo più esplicito le questioni ambientali, la Chiesa non ha fatto quanto avrebbe potuto.

A livello locale molte parrocchie e diocesi hanno intrapreso sforzi per la gestione dell’ambiente e molti teologi e leader di organizzazioni non profit hanno fatto della Laudato si’ parte integrante del loro lavoro. Tuttavia, la questione del cambiamento climatico non è riuscito a penetrare nell’immaginario morale dei cattolici come hanno fatto altri temi a favore della vita.

Nella Laudate Deum il papa scrive: «Sono costretto a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica» (LD 14). Secondo un sondaggio del Pew Research  Centre (2023), più del 40% dei cattolici statunitensi rifiuta l’idea che gli esseri umani siano responsabili del cambiamento climatico. Molti di loro si limitano ad alzare le spalle perché «non c’è niente da fare» – un atteggiamento remissivo raramente espresso su altre questioni come l’aborto o l’immigrazione.

La Laudato si’ non ha affrontato solo i dati schiaccianti che mostrano la portata e gli effetti del cambiamento climatico, ma ha anche sottolineato la dimensione morale della cura della nostra casa comune. Papa Francesco ha fondato la sua analisi sull’ecologia integrale, presentando il cambiamento climatico come un problema non solo tecnico o scientifico, ma anche profondamente umano.

Nella Laudate Deum Francesco ci ricorda due convinzioni che ripete spesso: «tutto è collegato» e «nessuno si salva da solo». Ci ricorda che, anche di fronte a sfide così difficili, dobbiamo lavorare non solo per migliorare le politiche e renderle più efficaci, ma anche per aumentare la solidarietà: «Dire che non bisogna aspettarsi nulla sarebbe autolesionistico, perché significherebbe esporre tutta l’umanità, specialmente i più poveri, ai peggiori impatti del cambiamento climatico» (LD 53). È solo rinnovando la nostra speranza nel fatto che un mondo migliore sia davvero possibile che possiamo iniziare a costruirlo.

Per Francesco la cura della nostra casa comune è anche una questione di dignità umana. Egli chiede la conversione della nostra «cultura dell’usa e getta», in cui tutto ciò che è fragile viene schiacciato sotto il peso del mercato divinizzato. Questo sistema economico è amorale, se non immorale, preoccupato solo di nutrire se stesso e di fare del progresso un fine in se stesso. Francesco indica questa miopia culturale come il peccato centrale della crisi climatica: «Quando non si riconosce nella realtà stessa l’importanza di un povero, di un embrione umano, di una persona con disabilità – per fare solo alcuni esempi –, difficilmente si sapranno ascoltare le grida della natura stessa. Tutto è connesso» (LS 117).

Francesco fa della Chiesa un interlocutore nel dibattito scientifico e politico, suggerendo una visione morale a una società dominata da un paradigma tecnocratico incentrato sul profitto, sul potere e sulla crescita a tutti i costi. Il papa non è un luddista, ma insiste sul fatto che dobbiamo mettere l’innovazione tecnologica al servizio di una visione più sana del progresso che dia priorità alla prosperità umana. «Mettiamo fine all’idea di un essere umano autonomo, onnipotente e illimitato, e ripensiamo noi stessi per comprenderci in una maniera più umile e più ricca» (LD 68).

La Laudato si’ e la Laudate Deum sono straordinariamente abili nell’integrare scienza e teologia. Papa Francesco riprende l’invito del concilio Vaticano II fatto alla Chiesa di leggere i segni dei tempi e interpretarli alla luce del Vangelo. Se vogliamo prenderci cura della nostra casa comune, non possiamo rimanere inerti di fronte alla devastazione ecologica che minaccia la grandezza della creazione di Dio e il sostentamento umano. Dobbiamo agire.

Nella prossima tornata elettorale gli americani (compresi i cattolici) hanno bisogno di sentir parlare molto di più del dovere morale di proteggere l’ambiente – che comprende anche l’opporsi agli sforzi dell’industria per annullare o snaturare le normative ambientali. Abbiamo anche bisogno di ricordare che slogan come «America First» negano la realtà che papa Francesco ha affermato più volte – ossia che tutte le persone, tutto il creato, sono collegati in un’unica ecologia. Questi richiami devono arrivare anche dal pulpito e dalle curie diocesane.

Papa Francesco chiude la Laudate Deum usando gli Stati Uniti come esempio di come la realtà dell’interconnessione richieda una particolare conversione da parte di alcuni. «Se consideriamo che le emissioni pro capite negli Stati Uniti sono circa il doppio di quelle di un abitante della Cina e circa sette volte maggiori rispetto alla media dei Paesi più poveri, possiamo affermare che un cambiamento diffuso dello stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale avrebbe un impatto significativo a lungo termine» (LD 72).

Colpisce la scelta di papa Francesco di pubblicare la Laudate Deum. Se si dà un seguito a un’enciclica, di solito lo si fa solo decenni dopo (si veda la Quadragesimo Anno, pubblicata 40 anni dopo la Rerum Novarum). Il fatto che questa esortazione sia stata pubblicata solo otto anni dopo la Laudato si’ sottolinea l’urgenza della realtà: c’è poco tempo per agire sulla crisi climatica.

Per troppo tempo abbiamo pagato il nostro stile di vita con una sorta di credito ecologico, osservando l’innalzamento dei mari e l’accumulo di gas nell’atmosfera con la sensazione che presto il conto arriverà a tempo dovuto. Adesso dobbiamo pagarlo.

  • Pubblicato sulla rivista dei gesuiti statunitensi America.
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2 Commenti

  1. Gian Piero 7 ottobre 2023
  2. Angela Mancuso 7 ottobre 2023

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