Morto un papa se ne fa un altro

di:

dianich-papa1

Di assemblee elettorali di ogni tipo è pieno il mondo. Ce n’è una, però, che si distingue per la singolare performance che offre agli spettatori delle più varie regioni del mondo, comodamente seduti nelle loro poltrone davanti al televisore.

In attesa della fumata

È spettacolare, come poche, la scena di quei signori vestiti di rosso sgargiante che, al canto di una struggente litania di invocazioni a tutti i santi e le sante del cielo, entrano in processione in una delle chiese più straordinarie del mondo, la Cappella Sistina in Vaticano. Prenderanno posto ai tavoli sui quali, sotto il severo sguardo del Cristo giudice, che Michelangelo, dalla parete di fondo, continuerà a far irrompere su di loro con tutta la sua potenza, compileranno la loro scheda per eleggere il papa della Chiesa cattolica.

Mirabolante per altri aspetti è anche la scena della folla, decine di migliaia di uomini e donne che per ore stanno in Piazza San Pietro a guardare un comignolo di latta, che sporge fra i tetti e tettucci degli edifici retrostanti il palazzo papale, ammassati sulla destra della basilica.

Che, in piena era digitale, decine di migliaia di persone stiano lì ad attendere da un camino una notizia importante, è veramente strano: se da quel comignolo usciranno sbuffi di fumo grigiastro o decisamente nero, vorrà dire che il papa non è stato ancora eletto; se ne uscirà un fumo biancastro vorrà dire che il papa è stato eletto.

Ad osservare le espressioni dei volti, pare che questa tecnica della comunicazione così estemporanea sia accolta dai presenti con totale naturalezza. Anche i media più scanzonati racconteranno al mondo con disinvoltura, di ora in ora, come sia stata l’ultima “fumata” uscita dai tetti del Vaticano.

Il fascino emozionante di una plurisecolare tradizione risulta, alla fin fine, molto più potente, dei più aggiornati ed efficienti strumenti di comunicazione. Per sapere se i cardinali hanno eletto il papa, si fa così. Punto e basta.

La bellezza della location e il fascino del cerimoniale fanno dimenticare la ben poco nobile storia di tante vicende dell’elezione papale, lungo i secoli passati: assemblee elettorali che non finivano più, scrutini contestati, papi e antipapi, in gioco grandi poteri e ricchezze.

Una procedura rigorosa

Del resto, fu proprio per costringere gli elettori a procedere con decisione, il più rapidamente possibile, a eleggere il nuovo papa, che nacque il con-clave, cioè l’uso di isolare rigorosamente gli elettori dentro uno spazio ben controllato.

Fu nel 1271 che i cardinali, a Viterbo, furono chiusi dall’autorità cittadina nel palazzo papale, a cibo razionato, fino a che non avessero trovato un accordo, visto che dopo due anni e nove mesi ancora non erano riusciti a dare alla Chiesa un nuovo papa.

Così, da allora in poi, tutta la procedura giuridica della scelta del nuovo papa è stata posta sotto i chiavistelli del cerimoniere che, entrati i cardinali nella Sistina, proclama l’«Extra omnes!».

In era digitale, dal pomeriggio del giorno precedente fino al termine del conclave, il wireless su tutta l’area che va dalla Casa Santa Marta, dove risiedono i cardinali, alla Cappella Sistina, dove procedono alle operazioni di voto e allo scrutinio dei voti, è stato silenziato.

Al di là degli aspetti pittoreschi, quando il papato rappresentava un centro di potere politico, militare ed economico, oltre che culturale e religioso, non stupisce che l’elezione del papa mettesse in fibrillazione tutte le cancellerie del mondo e che pressioni e interferenze indebite fossero all’ordine del giorno.

Ancora poco più di cent’anni fa (1903), nel conclave dal quale uscì eletto Pio X, l’arcivescovo di Cracovia, il cardinale Jan Maurycy Pawel Puzyna de Kosielsko, aveva avuto l’audacia di tirar fuori dalla tasca un biglietto, dal quale lesse che Sua maestà reale e imperiale, l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, avvalendosi dell’antico ius exclusivae, poneva il veto contro l’elezione a papa del cardinal Rampolla. Fu l’ultima volta nella storia, ma il veto funzionò.

Da quando Stalin aveva chiesto quante divisioni avesse il papa, le cose sono profondamente cambiate, ma non mi stupirei nel venir a conoscere, in questo nostro tempo, quali contatti si sono coltivati alla Casa Bianca o all’Eliseo con l’ambiente ecclesiastico, nei giorni della Sede vacante.

Dentro la casa della Chiesa, invece, dovunque, dalla Piazza San Pietro alla cattedrale dei santi Pietro e Paolo di Ulaanbaator in Mongolia, si snocciolavano, infinite, le Ave Maria del rosario perché lo Spirito Santo ispirasse i cardinali a fare una buona scelta. Il diffuso clima di fede e di preghiera si toccava con mano fra le pareti di chiese, parrocchie e conventi.

Questo non impediva, naturalmente, il crearsi di correnti nella pubblica opinione, orientamenti, desideri, auspici, attese del papa ideale, corrispondente per ciascuno alle proprie attese coltivate da tempo intorno alla forma migliore possibile, auspicabile per il futuro della Chiesa.

A questi fermenti diffusi, man mano che dalle periferie ci si concentrava in ambienti più vicini agli elettori, gli auspici diventavano anche suggerimenti, pressioni, anche se nulla di più di ciò che accade nello scambio di pareri fra amici.

Man mano, però, che ci si avvicinava alla soglia della Sistina, è ovvio che i pourparler fra amici diventavano impegnative operazioni di raccolta dei consensi su questo o quel nome. Né la raccolta dei consensi avveniva sul nulla o su possibili simpatie personali. Contenevano, invece, l’elaborazione di diverse prospettive e partivano dall’individuazione dei problemi e delle soluzioni che il futuro papa avrebbe dovuto attuare, secondo alcuni in una certa direzione e secondo altri nella direzione opposta.

Su questi pensieri e sulle manovre tese a indirizzare le decisioni del conclave, il grande corpo cristiano sparso per il mondo, sostava in preghiera, contemplando con fede («Non guardare ai nostri peccati – preghiamo nella Messa – ma alla fede della tua Chiesa») l’aleggiare dello Spirito Santo, sul quale puntava la speranza di veder uscire dal conclave un buon papa. Non senza l’acuta sensazione che l’azione di Dio non esclude mai la mano dell’uomo dal procedere delle cose e quindi non senza un certo timore che la scelta dei cardinali potesse anche non riuscire la più felice.

Complottisti e dietrologi, consultando i loro manuali, hanno dato ampie informazioni con notizie sedicenti tali. È stato importante individuare il genere letterario loro proprio per mettersi in condizione di fare un valido discernimento.

Nonostante l’obbligo del segreto, sono filtrati poi, da questa o quella fonte, racconti di questo o quell’episodio che sarebbe accaduto in conclave. Il criterio migliore da utilizzare per indovinare cosa è davvero successo, a me pare possa essere quello di valutare, post factum, affermazioni, progetti e atteggiamenti di colui che è stato eletto, pensando che, nella normalità delle cose, l’eletto, almeno nei primi tempi, non smentisce le ragioni e i fini per i quali la maggioranza degli elettori lo hanno designato. Anche se è vero, come scriveva acutamente il magazine americano on line, Commonweal: «Nessuno, papa Leone incluso, sa che tipo di papa egli sarà».

Abbiamo un buon papa

Il fedele cattolico ritiene che il papato non costituisca un’intrusione indebita nel corpo della Chiesa, ma che il progetto di Gesù sul ministero dell’apostolo Pietro ha nella successione del vescovo di Roma il suo compimento.

Questo non significa che si creda in un qualche automatismo miracolistico, per il quale questo papa sarebbe fuori discussione il migliore possibile.

In questo nostro mondo dell’informazione insaziabile, dalla curiosità legittima fino al pettegolezzo più indegno, tutto si è indagato, tutto si sa sul cristiano cattolico Robert Prevost, sul frate agostiniano father Rob, sul vescovo di Ciclayo, sul prefetto del Dicastero della Curia romana che presiede alla scelta dei vescovi.

Tutto ce lo mostra come un buon cristiano e un bravo vescovo: Deo Gratias! Più di tutte le assicurazioni mondane, il credente guarda al papa con fede: ringrazia Dio che assicura alla Chiesa universale una guida che le garantisca l’autenticità della fede e l’unità e invoca lo Spirito perché lo illumini e gli ispiri i passi da compiere per portare avanti con decisione quella riforma della Chiesa che il concilio Vaticano II ha voluto, di cui il Cammino sinodale 2021-2024 ha costituito un passo decisivo in avanti e di cui il popolo di Dio attende ancora il compimento.

Print Friendly, PDF & Email
Tags:

16 Commenti

  1. Gian Piero 3 giugno 2025
    • Anima errante 4 giugno 2025
      • Angela 4 giugno 2025
        • Pietro 4 giugno 2025
          • Angela 4 giugno 2025
        • Anima errante 5 giugno 2025
          • Angela 5 giugno 2025
  2. Marco 3 giugno 2025
    • Angela 4 giugno 2025
      • Marco 4 giugno 2025
  3. Severino Dianich 3 giugno 2025
  4. Rizza Raffaele 3 giugno 2025
  5. Adriano Bregolin 3 giugno 2025
  6. Adriano Bregolin 3 giugno 2025
  7. 68ina felice 3 giugno 2025
  8. Pietro 3 giugno 2025

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto