Grest: focus sugli adolescenti

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Dai campi della vicina Parrocchia in questi giorni arrivano fino in ufficio voci, grida, musiche martellanti. Come in questa periferia, in moltissime Parrocchie dello stivale italico nel mese di giugno, e in molte anche in luglio, i campi e gli ambienti sono pieni di bambini e animatori, di preti in pantaloncini e di adulti con il grembiule.  I bambini ci sono sempre stati, i preti ci saranno… finché durano, di adulti attivi se ne trovano ancora, ma gli animatori?

Per il Grest gli animatori non bisogna andarli a cercare, vengono volentieri, sono coinvolti” afferma don Nicola Fraschini (1). Ed è la constatazione, un po’ la sorpresa di tanti, forse per primi i loro genitori che se li trovano a saltare giù dal letto già alle 8.00 invece di tirare mezzogiorno. C’è un motivo per cui tanti adolescenti, anche quelli che durante l’anno sono invisibili, si lasciano coinvolgere in questi momenti di servizio anche impegnativo?

Vitalità e creatività

Nella diocesi di Siracusa sono più di 80 i Grest attivi quest’estate, come riferisce “L’Amico del Popolo” (2). Sono almeno 80 in Diocesi di Lodi, con più di 10mila ragazzi partecipanti (1), almeno 10mila gli iscritti anche nella Diocesi di Udine (3), più di 300mila nella Diocesi di Milano, come riporta “Il Segno” (4), oltre 15mila nelle Diocesi di Torino e Susa (5), oltre 20mila bambini su tutto il territorio diocesano bolognese e 8500 animatori (come riporta il sito chiesadibologna.it/).

L’elenco sarebbe lunghissimo, e testimonia la vitalità per certi versi inaspettata dei centri diocesani e parrocchiali che, nonostante tante sirene contrarie, si impegnano nel campo della pastorale dei ragazzi, adolescenti e giovani. Da un paese all’altro il Gr.Est (con o senza punto) cambia il nome, ma uguale resta la sostanza, rivelano anche molta creatività. Ci sono gruppi appositi che inventano storie, elaborano percorsi, suggeriscono idee di animazione: un lavoro a monte che sfocia nel logo da ripetere sui sussidi (testi per la drammatizzazione, inno e relativo ballo, cartellonistica…) e sulle magliette che sostengono il senso di appartenenza oltreché facilitare l’organizzazione dei gruppi.

L’immagine con cui si presenta la Diocesi di Milano è quella di una porta a cui bussare con un sonoro TOCTOC, “perché l’esperienza di bene si apra di fronte a noi. E all’apertura di questa porta ci possa raggiungere un annuncio: Io sono con voi tutti i giorni, io ci sono, incontrando la straordinarietà di un Dio che non ci abbandona”.

La proposta mira ad aiutare ad affrontare il viaggio della vita con entusiasmo, ad allenare il coraggio per unirsi ad una compagnia che persegua insieme il bene comune. “Testimonial” e compagno di viaggio speciale è il beato Carlo Acutis, mentre la traccia del cammino fa riferimento a “Il Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien, con gli interrogativi della storia di Frodo inseriti in un percorso di crescita legato all’esperienza del Giubileo della Speranza.

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Immagine da https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi

Anche nella Diocesi di Bologna il riferimento tematico è ispirato a “Il Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien. “Un viaggio che ci racconta di amicizia, coraggio, paura, speranza e che ci ricorda che anche i più piccoli possono fare cose grandi… non prenderemo spade né attraverseremo montagne, ma ci muoveremo con il Cuore e con il Coraggio. Scopriremo che ognuno ha un tesoro dentro di sé… e che proprio come Frodo possiamo scegliere di mettere quel tesoro al servizio degli altri”.

Ripercorrendo i temi cari a papa Francesco, la Diocesi di Roma riprende quello della speranza. La cornice narrativa si affida a un personaggio conosciutissimo, Robin Hood, impegnato in una nuova vicenda inventata per questa occasione. Con i suoi compagni, si mette in viaggio lungo la via Francigena per andare incontro a Re Riccardo, che sta tornando dalla crociata. Lungo la strada una serie di avventure li portano a superare situazioni di ingiustizia, di sfiducia, di prepotenza, di inganno, fino ad arrivare all’incontro con il Re; poi, il cammino riprende per tornare nella propria terra e farsi testimoni presso tutti coloro che sono oppressi, poveri, scoraggiati, di un annuncio formidabile: il Re è vivo, loro lo hanno incontrato ed egli sta tornando!

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Immagine da https://www.oresroma.org/2025

A Napoli il Vescovo don Mimmo scrive: “Quest’anno, con il nostro “Apriti Sesamo”, vogliamo attraversare insieme le soglie della Speranza, del Perdono e della Festa. Tre porte che il Vangelo ci consegna e che il Giubileo ci invita a varcare con cuore aperto e leggero. Ma attenzione: non si aprono da sole! Hanno bisogno della nostra voce, del nostro coraggio, della nostra voglia di metterci in gioco. Pensateci un attimo: nella vita ci sono porte che sembrano invalicabili, chiuse a doppia mandata dalla paura, dal rancore, dalla solitudine.

Ci sono giorni in cui ci sentiamo come quei villaggi del nostro racconto: incapaci di sperare, di perdonare, di gioire. Eppure, c’è sempre un modo per andare oltre, per non restare bloccati davanti agli ostacoli. Quel modo è il cammino. Nessuna porta si apre da sola: bisogna avvicinarsi, bussare, pronunciare le parole giuste. E voi, ragazzi, dite con forza la parola magica: Apriti Sesamo! Che ogni giorno dell’Estate Ragazzi sia una porta che si spalanca su qualcosa di nuovo e di bello. Che i vostri volti siano chiavi d’oro per aprire cuori chiusi. Che le vostre mani siano inviti a entrare per chi si sente escluso”.

E spulciando nei settimanali diocesani, si trovano altre esperienze creative. Il Ponte di Rimini (6) dedica un articolo al “Campo don Pippo”, nato negli anni ’40 del secolo scorso dal coraggio di don Giuseppe Semprini, e diventato nel tempo un punto di riferimento, un simbolo di fraternità, di sport e di spiritualità. Un luogo vivo tutto l’anno e non solo per le attività estive.

“Fuoriclasse Summer Camp. Essere fuori è la nostra forza”: ne parla il settimanale L’Azione di Novara (7). È un progetto di terapia ricreativa, un campo di tre settimane con bambini e ragazzi con fragilità realizzato grazie alla Fondazione Comolli Ferrari e a una rete che coinvolge l’Associazione Genitori Soggetti Autistici, il Comune e Top Dance & Show. Un progetto, dice la presidente dell’Associazione, che “crea per i bambini con disabilità complesse quelle occasioni che spesso i Centri estivi tradizionali non sono in grado di sostenere, privandoli del diritto fondamentale al divertimento”.

“A Zimella anche i nonni hanno il lor Grest” titola “La voce dei Berici” (8), raccontando l’iniziativa di questo Comune, perché “l’estate è un periodo difficile per la solitudine”. Vengono meno altre iniziative, i nipoti magari vanno in vacanza e rimangono le giornate sempre lunghe e vuote.

Adolescenti, eppure animatori

Fin qui alcune note di cronaca tra le tante.

Ma c’è un aspetto che oggi si sente ripetere sempre di più: “Per il Grest gli animatori non bisogna andarli a cercare, vengono volentieri, sono coinvolti”.

Il centro estivo lo facciamo per gli animatori, più che per i bambini

Gli operatori pastorali percepiscono il Grest come una occasione per gli adolescenti, che si prestano come animatori, prima ancora del pur utile servizio alle famiglie che non sanno dove appoggiare i bambini.

E la “ricomparsa” degli adolescenti (i maturandi e gli universitari in questo periodo è bene che si dedichino agli esami!) diventa appunto una occasione di riflessione. Come è stato per Antonella che mi ha parlato di sua figlia diciottenne. Come quasi tutti era sparita dai radar parrocchiali dopo la Cresima. Ma, complice l’amicizia di una coetanea, che l’anno scorso l’aveva invitata (e poco importa che si trattasse dell’oratorio estivo della Parrocchia di un paese vicino), questa esperienza è diventata occasione di ripresa nel cammino di fede, che dura tuttora.

Don Stefano Guidi, direttore della Fondazione degli oratori milanesi (Fom), (4), racconta l’aumento del numero degli adolescenti negli oratori, che divengono “spazi che intercettano il bisogno di socialità in un periodo segnato da isolamento e difficoltà relazionali. L’oratorio estivo rappresenta per i ragazzi delle superiori un’occasione speciale: non solo uno spazio da frequentare, ma un luogo dove assumere il ruolo di animatori, diventando protagonisti nella cura dei più piccoli. In questo contesto protetto, gli adolescenti sviluppano responsabilità, esprimono la propria personalità e lavorano sulle proprie emozioni e limiti.

Le motivazioni personali degli adolescenti sono molteplici: il desiderio di uscire di casa, stare con i coetanei, ma anche la gioia di prendersi cura dei bambini, costruendo relazioni autentiche sia con loro che con gli adulti, che li considerano come pari e non semplicemente come “bambini grandi”. L’esperienza diventa così occasione di crescita e di espressione di sé”.

La riflessione, davanti a questo segnale, mette a fuoco una sorpresa e una domanda.

Sorpresa, perché dice che allora ci sono ancora contesti, occasioni, possibilità che coinvolgono gli adolescenti!

E domanda su che cosa è possibile fare perché il saluto dell’ultimo giorno di Grest non sia un arrivederci all’anno prossimo.  Quale è il motivo che può essere riproposto per creare altri momenti di incontro, di responsabilizzazione, di formazione?

Pubblicato sulla pagina Facebook della Parrocchia San Bernardo (Lodi) leggo un intervento di G. Cazzulani che titola: “Molto più di un centro estivo”…

L’estate ha un profumo tutto suo. Per me, sa di Grest. Lo chiamo la mia “Cafarnao”: l’oratorio si riempie di bambini, adolescenti, adulti che bivaccano per tutto il giorno nei suoi spazi. Un termitaio di vita. …

Quando chiedo ai ragazzi più grandi, alla loro prima esperienza come animatori, perché hanno deciso di partecipare, spesso rispondono con sincerità disarmante: “Perché ci sono i miei amici”. Ma già dall’anno successivo, qualcosa cambia. La risposta diventa: “Perché ci sono i bambini”. Scoprono presto che educare non è solo fatica, ma anche una fonte di gioia profonda, una felicità che lascia il segno…

Qualche settimana fa, le parrocchie del nostro Vicariato hanno scritto alle famiglie per raccontare l’originalità del Grest. Ecco gli spunti più interessanti.

Il grest è importante perché è molto più di un centro estivo, fa parte di un’esperienza che ci accompagna tutto l’anno: i bambini che frequentano in estate l’oratorio iniziano a far parte di una famiglia più vasta che si prende cura di loro.

Il grest non è nemmeno un servizio neutro, simile a quello fornito da tante altre agenzie educative: è invece una testimonianza di vita dove dei volontari donano gratuitamente il loro tempo.

Il grest inoltre contribuisce a far crescere una comunità: non ci prendiamo cura solamente della nostra famiglia perché come dice un proverbio africano: ci vuole un intero villaggio per crescere un bambino…  la prima educazione non passa dalle parole, ma dall’aria che si respira, dall’esempio che si trasmette, dai valori in cui si crede”

Invisibili, eppure presenti

E allora mi torna prepotente la domanda su quale è il motivo per cui tanti adolescenti, che durante l’anno sono invisibili, si lasciano coinvolgere in questi momenti di servizio anche impegnativo.

Questo segnale può contenere qualche messaggio su come coinvolgerli e coinvolgersi con loro?

Quali proposte potrebbero sentire significative e quali caratteristiche devono avere, per essere percepite tanto stimolanti da esserne interessati?

Qualcuno sostiene che gli adolescenti si lasciano coinvolgere per il Grest perché è comunque un momento di divertimento. Ma assicuro per esperienza pluriennale che tre, quattro o anche cinque settimane piene di attività, di gite, di momenti da preparare, di bambini da animare e qualche volta sopportare, di caldo e di sudate… non sono solo divertimento, ma sono anche fatica, e proprio quella fatica che in altri momenti porta a tirarsi indietro, a non dare continuità agli impegni personali, come lo studio, il servizio in casa…

E allora vale la pena cogliere i segnali e non rassegnarsi.

Grazia, coordinatrice di un grosso Grest, ha posto queste domande ad alcuni animatori. Le hanno risposto che lo sentono come un luogo di aggregazione, ma non solo, perché oltre all’incontrarsi tra loro trovano ascolto, anche sfogo quando ne hanno bisogno. Sentono che lì qualcuno si fida di loro, da loro fiducia anche se non sempre la sanno ricambiare.

Catia e Federica, coordinatrici di un altro Grest molto gettonato, dicono che gli adolescenti sono quasi invisibili durante l’anno perché sono iper sollecitati tra scuola, sport, corsi, aspettative dei genitori: si trovano quasi soffocati da un mondo che richiede loro tanto, forse troppo quando la richiesta diventa esclusiva di altri tempi e spazi, perché l’obiettivo proposto è la competitività. Nel periodo estivo si fa meno pressante questa richiesta, e così sono più disponibili ed interessati.

Allora diventano importanti alcuni aspetti:

  • L’accoglienza positiva, a partire dalla preparazione remota, anche se saltuaria, per aiutarli a capire il valore dell’esperienza di servizio, dell’apertura all’altro, della relazione con i coetanei.
  • Dare fiducia, farli sentire protagonisti, far percepire loro la simpatia della comunità.
  • Partire da quello che sono oggi, non da quello che noi parrocchia vorremmo che fossero, per diventare “artigiani di futuro” un po’ alla volta, con le proprie mani, mettendoci il cuore, provando la bellezza, oltre che la fatica di essere responsabili dei più piccoli.
  • Riconoscere le competenze che hanno, creando spazi e occasioni di creatività dei quali esserne responsabili.
  • Allargare queste competenze, disponibilità, creatività in altre occasioni durante l’anno, anche se ancora occasionali e senza far pesare eventuali incoerenze. Sono sempre adolescenti in crescita e l’adulto non deve mai perdere di vista ciò che più conta. Se si rompe il dialogo, si perdono le occasioni di contatto.
  • Qualche volta, dice soprattutto Federica, 23 anni e aiuto coordinatrice, la fatica di coinvolgersi è dovuta anche alla impermeabilità dei gruppi adolescenti esistenti, che fanno fatica ad accogliere chi è nuovo, ad aprirsi alla confidenza e amicizia.

Idee, esperienze, forse anche suggestioni rispetto al mondo degli adolescenti che ci sembrano così diversi e lontani, eppure un mondo che ha bisogno di occasioni ed ambienti che rendano possibile l’ascolto e la fiducia, che spesso, purtroppo, non trovano nelle loro relazioni familiari.


  1. Il Cittadino di Lodi n.133 del 07/06/2025
  2. 25 del 15/06/2025
  3. La vita cattolica del 11/06/025
  4. “Il Segno” giugno 2025
  5. La voce e il tempo del 05/06/2025
  6. 23 del 22 giugno 2025
  7. 13 giugno 2025
  8. 23 del 15 giugno 2025
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