In un contesto nel quale alla voce politica si può, senza colpo ferire, abbinare quella di caos, indecifrabilità del fenomeno, per cercare di dare un minimo di ordine ed equilibrio ad una dimensione complessa per un pubblico ampio e dalla preparazione differenziata due storici di valore come Guido Formigoni e Luciano Caimi hanno dato alle stampe un volume molto denso e prezioso “Dizionarietto di politica. Le nuove parole” con voci curate da docenti e ricercatori esperti e molto autorevoli nelle varie materie considerate.
Nel nostro paese, fino agli anni Ottanta, si parlava di “politichese”, intenso come linguaggio molto tecnico. Mai, o quasi, si trattava di un discorso chiaro e comprensibile, piuttosto era una lingua oscura e quanto mai contorta. Simile alla neolingua di Orwell, che veniva utilizzata più per proteggere “il segreto dei potenti” anziché servire la democrazia. Il declino del politichese è stato determinato dalla perdita di credibilità della classe politica in seguito ai fatti di Tangentopoli. Negli anni duemila poi, i discorsi politici vengono svuotati delle grandi ideologie, entrate definitivamente in crisi e si passa da una lingua colta, esclusiva, ad una lingua popolare, debole, comune. La crisi dei partiti tradizionali, e della vecchia politica, è stata innanzitutto una crisi linguistica.
L’obiettivo dichiarato nella completa presentazione dagli autori è quello di favorire il “pensare politicamente” auspicato da Giuseppe Lazzati, costituente e storico rettore dell’Università Cattolica di Milano. Anche nel nostro Paese c’è bisogno di una cultura politica degna di questo nome, di pensieri e giudizi informati, capaci di una sintesi che tenga conto di tutti i fattori in gioco. Il volume risulta dunque complementare ai tanti manuali classici che, come ricordava Giovanni Sartori, “sono un’opera importante, unica nel suo genere, non soltanto in Italia”, in cui il rigore nelle definizioni, articolato e convincente nella trattazione dei termini politici, diventano strumenti istruttivi, utili per gli studenti, per i docenti e per tutti coloro che di politica vogliono saperne meglio e di più.
Il Dizionarietto dunque va oltre e tratta in modo altrettanto scientifico ma più diretto ad un pubblico più vasto e differenziamo i nuovi linguaggi della politica. Tutto è cambiato, calata la partecipazione democratica, cresciuta l’indifferenza verso il bene comune e il protagonismo della società civile. le persone, le comunità e i corpi intermedi, o quello che resta dopo la disintermediazione degli ultimi anni, hanno necessità di nuove sintesi, e quella di Caimi e Formigoni appare davvero preziosa. Ecco allora non una enciclopedia o un dizionario per studiosi ed iniziati alle scienze politiche ma 48 voci – scritte da alcuni dei più autorevoli esperti nel loro settore – le chiavi interpretative e il panorama del dibattito e della ricerca scientifica sui principali temi della politica, oggi soggetta a continui cambiamenti, accelerati dall’esplosione della comunicazione digitale e dei social media.
Ci sono “parole nuove” (Beni comuni, Bio-politica, Capitalismo digitale, giustizia riparativa, …), accanto a quelle classiche (Democrazia, Lavoro, Stato…), e ad altre di carattere antropologico (Libertà, Passioni, Persona…). Un’opera coordinata dagli autori ma costruita sulla redazione dei lemmi di esperti, nel quale la pluralità delle competenze diventa ricchezza e bussola per districarsi nella dimensione spesso nebulosa della politica oggi nelle declinazioni locali e globali che caratterizzano il nostro tempo.