
Riceviamo la segnalazione di una iniziativa di diplomazia “dal basso” che viene dal nostro Paese e che formula, di fronte alla piaga del conflitto russo-ucraino, una «proposta diplomatica concreta di accordo di pace che segue un principio chiave della nonviolenza: di fronte allo stallo militare, vista l’inutile strage di militari e civili, per giungere a una pace si devono cercare dei compromessi che non siano umilianti per le parti in causa nel conflitto».
La proposta, promossa da alcuni cittadini e intellettuali volenterosi guidati dal filosofo e teologo padovano Damiano Migliorini, sta circolando in questi giorni sui canali social e via email e si trova formulata sul sito Peace Agreement for Ukraine. I firmatari affermano che non ci sono dubbi su chi ricada la responsabilità della terribile invasione, ma che è giunto il momento di superare le «soluzioni massimaliste» e gli slogan per tentare una via concreta. «In questo contesto − scrivono i promotori −, come cristiani ci sentiamo chiamati in causa, per dare il nostro sostegno non solo con importanti e lodevoli invocazioni alla pace, ma anche con proposte di buon senso, calibrate sulla situazione attuale del conflitto. L’iniziativa si propone allora di far giungere alle orecchie dei “grandi” queste proposte concrete per intavolare un reale percorso negoziale».
Riprendiamo di seguito la proposta, articolata in otto punti, che non richiede una raccolta di firme né di denaro, «perché è una campagna che non è finanziata da nessuno: si basa interamente sulla buona volontà di chi la vuole sostenere». Non appartiene a qualcuno in particolare, ma «a tutte le persone che la stanno condividendo con ogni mezzo disponibile. L’unico obiettivo è una pace giusta per le future generazioni».
Il testo dell’iniziativa
Un principio base del pensiero nonviolento è che, di fronte allo stallo militare, per giungere alla pace si debbano cercare dei compromessi che non siano umilianti per le parti in causa nel conflitto. Detta altrimenti, che permettano sia all’Ucraina che alla Russia una via d’uscita onorevole. La priorità, del resto, è porre fine all’inutile strage. In un tempo in cui ci fanno credere che le armi debbano avere l’ultima parola, crediamo ancora nella ragione e nella diplomazia. Avanziamo quindi di seguito delle proposte concrete che rispettino tale principio:
(1) Cessate il fuoco nell’attuale linea del fronte, restituzione dei caduti, dei prigionieri e dei bambini;
(2) I territori attualmente occupati (Crimea, parte di Kherson, parte di Zaporizhzhia, parte del Donetsk, Luhansk) dovranno essere demilitarizzati. Diventano temporaneamente autonomi, gestiti democraticamente sotto la sorveglianza di un contingente formato da militari degli attuali paesi BRICS (Russia esclusa), con mandato ONU. Questi territori, dopo adeguate bonifiche e ricostruzioni, saranno chiamati, tra 25-30 anni a un referendum libero e democratico, sorvegliato e gestito dall’ONU, per decidere se: (a) continuare ad essere autonomi; (b) tornare all’Ucraina in forma confederata. Per la Crimea è possibile eventualmente ipotizzare uno scenario istituzionale come quello Nord-Irlandese.
(3) Raggiunto il cessate il fuoco e sospesa la legge marziale, libere elezioni in Ucraina, rigidamente sorvegliate da ispettori internazionali.
(4) Gestione della centrale nucleare di Zaporizhzhia da parte di un ente terzo, che si impegna a fornire energia sia ai nuovi territori autonomi, sia all’Ucraina.
(5) Adesione “territoriale” dell’Ucraina all’Unione Europea, con clausola di salvataggio (intervento delle nazioni europee) in caso di invasione esterna, tramite stipula di trattati integrati con i 27. Questi trattati si configurano come “garanzie di sicurezza” rispetto all’inviolabilità futura del territorio ucraino. Per l’adesione economica e giuridica all’UE, si adotteranno in seguito le procedure standard (ma velocizzate) previste per l’ingresso dei Paesi nell’UE.
(6) Non adesione dell’Ucraina alla Nato (in cambio del punto 5.) ma possibilità di sviluppare il proprio esercito in collaborazione con i partner Occidentali.
(7) Dichiarazione di neutralità (armata) dell’Ucraina sul modello finlandese (pre-adesione Nato). Inserimento in Costituzione di un articolo simile all’Art. 11 della Costituzione italiana.
(8) Riconoscimento del russo come seconda lingua ufficiale in Ucraina; sul modello di altre nazioni europee bilingue.
Non si tratta ovviamente di “8 dogmi”. Ciascun punto può essere ulteriormente perfezionato e ampliato, discusso, modificato. Ma è importante iniziare a indicare una direzione. Indicarla e sostenerla, rilanciandola se possibile attraverso il web.






Non sono per niente d’accordo con Aldo Corradi, perchè i mercanti d’armi non ci sarebbero se non ci fossero gente criminale come lo zar del Cremlino o quell’atro assassino del coreano del nord (che se le costruisce in casa , , o tanti altri criminali … non mi metto a fare la lista , sarebbe troppo lunga. Io sono un italiano che vive in Ucraina da 12 anni . Ho toccato con mano e ammirato questo popolo che viene continuamente offeso ( anche e soprattutto in Italia ) con ingiurie false ( nazisti ) e tanto altro . Proprio in Italia dove i fascistelli stanno al governo (devo fare i nomi ? … Vi ricordo , cosa disse Papa San Giovanni Paolo II , quando venne a Lviv per benedire una nuova Cattedrale (io ancora vivevo in in Italia). Adesso vengo a rispondere alla Vostra lettera, che in parte giudico offensiva nei confronti di un popolo che si sta difendendo da una aggressione criminale. Putin è stato dichiarato colpevole da un tribunale dell’Aia. La Ucraina per ottenere la sua indipendenza ha DISARMATO il suo arsenale bellico e per questo sta subendo una aggressione. Nessuno può o deve dettare le condizioni a proprio piacimento senza l’aggredito venga. INOLTRE CERTE PROPOSTE ANDATE A DIRLE ALL’AGGRESSORE (PUTIN) E VEDRETE CHE VI RIDERA’ IN FACCIA, LUI E L’ALTRO CRIMINALE KIRIL. Potrei continuare con la storia … ma tralascio. Chissà se mi risponderete. Non credo ! Cordiali saluti
Ottime proposte. Che però sicuramente troveranno la decisiva opposizione del partito della guerra retto dai mercanti d’armi (e relativi complici, media compresi) che stanno nella “stanza dei bottoni”.