Mio caro fratello, operatore di malefatte,
voglio iniziare ad essere duro con le tue azioni, ma non con te come persona che non posso giudicare. E voglio che la durezza sia all’inizio di questa lettera e non alla fine.
Ti scrivo perché ho sofferto molto per tutto ciò che si va pubblicando su di te. Vorrei che tu capissi tutti i danni che hai fatto e che ancora puoi fare.
Voglia di condanna
Quello che leggo in questi giorni mi fa pensare a un fatto che forse tu non conoscevi perché sei molto più giovane di me. Mi è tornato alla memoria senza volerlo.
Il Generale prima di Arrupe (J.B. Janssens), morto nel 1964, aveva come regola che chi veniva condannato per un solo reato in quello che noi chiamiamo «il secondo voto» fosse immediatamente espulso dall’Ordine. Lo ricordo perché ad alcuni di noi, allora giovani, sembrava eccessivamente severo e, inoltre, faceva nascere il sospetto che, se un gesuita attivo lasciava l’Ordine, doveva essere per quelle che chiamavamo «cose di sottana».
Nella vita reagiamo sempre andando all’altro estremo e non vorrei che ora casi come il tuo ci facessero tornare alla regola di Janssens, perché la realtà umana è spesso più complessa.
Dopo questo, e prima delle riflessioni che vorrei proporti fraternamente, devo riconoscere che sto parlando a partire dai dati che circolano, e questo mi lascia alcuni dubbi sulle procedure, che non capisco e che spero un giorno di poter vedere chiariti. La velocità con cui tutto circola nelle reti e l’ossessione dei media per tutto ciò che riguarda il sesso fanno sì che, a volte, le notizie non possano essere valutate a sufficienza.
Il vescovo più bravo e più di sinistra che la Spagna di Franco abbia avuto (A. Iniesta) mi disse una volta che, in un noto giornale spagnolo, un giorno trovarono uno spazio libero che poteva essere occupato da due notizie: una riguardava un sacerdote che era caduto martire e l’altra un sacerdote protagonista di una scappatella sessuale. Naturalmente, è stato scelto quest’ultimo senza esitazione.
La questione dell’assoluzione
Questo è il contesto da cui vi scrivo e che mi fa sorgere alcune domande. Perché guardate: secondo il canone 977 dell’attuale Codice di Diritto Canonico (CIC), «l’assoluzione data a un complice di un peccato contro il sesto comandamento del Decalogo» è sempre invalida (a meno che non sia data al momento della morte). Inoltre, secondo il canone 1378, chi dà tale assoluzione è ipso facto scomunicato (ciò si chiama scomunica latae sententiae, che significa come “già comminata”). Infine, questa scomunica non può essere assolta dal vescovo, ma è riservata alla Sede romana (la “Santa Sede” – come si usa dire –, ma trovo sconveniente riservare continuamente questo aggettivo a un’istituzione o a persone che sono sante e peccatrici come tutti gli altri cristiani).
Questi sono i fatti che ho studiato. Me li ricordo bene, perché l’insegnante di morale, che era una persona abbastanza tranquilla, visto che sapeva quanto poco ci interessasse il diritto canonico, alzava la voce e ci diceva: «Avete capito bene? Assoluzione invalida e scomunica latae sententiae». È vero che allora il CIC in vigore era quello vecchio (quello nuovo, se non sbaglio, è del 1983); ma su questo punto il contenuto del Codice non è cambiato, anche se possono essere cambiati i numeri dei canoni.
Se questo Codice è ancora in vigore, non capisco cosa significhi quando i media scrivono che, nel 2020, «sei stato scomunicato» per un mese. Scomunicato lo eri già da quasi 30 anni! Mi risulta che la commissione d’inchiesta, nel gennaio 2020, abbia dichiarato all’unanimità che, se c’è stata assoluzione del complice, la Curia romana non ti ha comminato la scomunica, ma ha semplicemente dichiarato che eri scomunicato. Pertanto, non è nemmeno vero che la scomunica sia stata revocata dopo un mese. Si limitava a dichiarare che la scomunica era già prescritta (mi risulta che il termine massimo per la prescrizione delle pene sia di dieci anni).
È così che affronto i dubbi lasciati dalle informazioni ricevute. Io e te possiamo capire che i giornalisti conoscono le regole del calcio meglio del Codice di Diritto Canonico. Ma ci sono casi in cui dovrebbero cercare di essere più coscienziosi, nonostante la fretta di diffondere le notizie prima degli altri…
Accuse affrettate
E, a proposito di fretta, ricordo una frase di uno degli assistenti del nostro Generale, in visita in Spagna quando ero un giovane gesuita, a proposito di una delle nostre lamentele: «Riceviamo in Curia un numero di denunce quasi dieci volte superiore a quelle che si rivelano vere; questo ci obbliga a esaminare ogni caso con attenzione e ad essere più lenti di quanto vorremmo».
Non si trattava allora solo di accuse sessuali, ma di ogni tipo e, dato lo spirito di quel tempo, è lecito pensare che la maggior parte di esse fossero accuse di eterodossia.
Ma, se questo era quanto accadeva nella Curia generale di un ordine religioso, possiamo anche supporre che la proporzione fosse almeno la stessa nella Curia romana. E non è che queste false accuse siano intenzionalmente calunniose, ma ci sono temperamenti semplicistici e autoritari che credono di risolvere tutto in questo modo. Il che – come abbiamo visto in altre occasioni in casi di giustizia civile – è molto doloroso per alcune vittime che hanno il diritto di non aspettare così a lungo. Ma la realtà umana è più o meno questa.
Mi chiedo anche, con tutto il rispetto, che tipo di suora fosse e quale formazione avesse quella povera ragazza che ha mandato giù così facilmente le regole del suo presunto direttore spirituale. Questo può aggravare il tuo abuso, ma punta il dito anche contro alcune congregazioni femminili per la mancanza di formazione dei loro membri. Ancora una volta mi torna un’immagine del passato, quella di padre Riccardo Lombardi che, nei corsi «Per un mondo migliore», grida: «Le mettono il velo e la chiamano suora contemplativa. E COSA CONTEMPLA?». Di grazia: sono passati tanti anni da allora, eppure siamo ancora così.
Gesù e i perduti del suo tempo
Ma pur con tutti questi dubbi, che saprai risolvere meglio di me e che sono piuttosto procedurali, penso di potermi rivolgere a te direttamente e come fratello ferito.
Vorrei capissi che hai fatto un danno enorme non solo a un gruppo di suore (anche qui il numero varia) ma alla Compagnia di Gesù e a tutta la Chiesa. Quando alcune persone sentono qualche parola, magari vera ma fastidiosa (come a volte accade con il Vangelo), la loro reazione spontanea sarà quella di dire più o meno: «Sei un gesuita come Rupnik»; e «non ho più bisogno di ascoltarti».
Gli esseri umani sono così e ricorderai come Gesù sia stato delegittimato per essere stato definito «amico dei pubblicani e della gente di bassa lega». È vero che, nel caso di Gesù, c’era un motivo in più per questi aggettivi (come dirò più avanti), ma ciò non significa che questa relazione non sia stata usata come prova per sconfessare le sue parole. Ripeto: noi esseri umani siamo così.
E aggiungo che, benché questa nostra reazione sia scorretta, rivela sempre qualcosa di molto vero che ci rifiutiamo di riconoscere: il peccato non è qualcosa di esclusivamente personale (anche se in un ambito così intimo come la sessualità), ma ha sempre una dimensione comunitaria.
Che sia conosciuto o meno, che sia reso pubblico o meno, ogni peccato danneggia la Chiesa e la comunità, cosa che l’individualismo esagerato della nostra cultura, che ci plasma tutti, non ammette (o preferisce ignorare).
E lo cito perché, se il male ha questa dimensione sociale, la bontà ce l’ha ancora di più: è a questo che si riferisce quella frase del Credo che parla di «comunione del Santo» (traduzione migliore dell’incomprensibile comunione «dei santi» che, siccome non la capiamo, non ci facciamo caso). Ma ha le sue conseguenze, se vorrai prestare attenzione a ciò che sto per dirti.
Conosci la scena evangelica della vocazione di san Matteo. La guardiamo già come «san Matteo» e nulla ci colpisce nel passaggio. Ma quando Gesù lo chiamò, non era un santo, bensì un pubblicano. E lo scandalo dei pubblicani di quella società era incredibile: più grande degli abusi sessuali di un gesuita pubblico come te oggi.
Lo sottolineo per comprendere la rabbia che deve aver suscitato allora vedere Gesù mangiare in pubblico con il pubblicano Matteo e con altri della sua risma. E mi chiedo: cosa succederebbe, cosa direbbero i media e la gente se oggi trovassero Gesù a mangiare in pubblico con te e altri come te? Credo che nemmeno gli insulti di Vox sarebbero sufficienti a esprimere la nostra reazione.
Ed è qui che entrano in gioco alcune delle parole più inascoltate (nel senso letterale di “mai ascoltate”) del Vangelo: di fronte a questo scandalo e a questa rabbia, Gesù risponde semplicemente: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. E non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori alla penitenza»…
Dovremmo tutti cambiare molto per accettare queste parole: perché noi, in effetti, crediamo di essere i buoni (non semplicemente i perdonati o i graziati), e questo ci dà il diritto di credere che Dio e il suo Messaggero siano totalmente dalla nostra parte e che possiamo scagliare pietre contro tutti gli adulteri e le adultere della società, perché sono assolutamente malvagi e non c’è nulla di salvabile in loro.
Se farai questo passo…
Ma, nota, fratello Marko: in questo momento Dio è più dalla tua parte che dalla nostra: perché cerca di chiamarti alla penitenza. E se rispondi a questa chiamata «ci sarà più gioia in cielo per te solo che per 99» di noi che pensiamo di non averne bisogno.
Questo mi obbliga a salutarti, caro Marko, dicendoti che, se farai questo passo, soprattutto di fronte alle povere vittime che hai cammellato, ti dovrò un abbraccio più grande di quello che do a molti dei miei cari. Perché non solo avrai redento te stesso: avrai riscattato tutto il tuo lavoro; e, si potrebbe dire parodiando una frase biblica: «anche se i tuoi peccati sono neri come la pece, diventeranno preziosi come un quadro di Rupnik».
Strano, vero? Ebbene, ti assicuro che questa è la stranezza del Vangelo. E noi preferiamo dimenticarcene per non metterci nei guai.
Nostra traduzione dall’originale spagnolo Carta a Marko Rupnik, pubblicato su Religión Digital il 25.12.2022
Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché 13 il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.
14 Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? 15 Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano 16 e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? 17 Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. 18 Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. 19 Tu credi che c’è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! 20 Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore? 21 Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull’altare? 22 Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta 23 e si compì la Scrittura che dice: E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio. 24 Vedete che l’uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede. 25 Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via? 26 Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.
Ammiro gli scritti e le opere di padre Rupnik: parlano per lui.
Un mostro, un violentatore seriale, come viene descritto, non può compiere queste opere. Sicuramente ha avuto delle debolezze, siamo “nulla + il peccato” e questa è la condizione di tutti ma siamo anche e prima di tutto cristiani, misericordia e discernimento dovrebbero essere il nostro pane quotidiano.
Un sacerdote, come nostro signore Gesù Cristo, è fatto di carne, non è puro spirito.
Il vangelo è pieno di umanità, umanità che si esprime anche e soprattutto con il corpo ed è con la carne che resusciteremo!
A Gesù la donna lava i piedi con le lacrime e glieli asciuga con i capelli!
Siamo diventati tutti dei moralisti?
Attenzione, impugnare la verità è un peccato contro lo Spirito Santo.
Perdonatemi lo sfogo, la verità è umiltà
Il danno che costoro fanno è immenso, individuale a chi ha creduto in loro, come le povere vittime plagiate e a tutta la Chiesa che si ritrova a dover fare i conti con le loro catechesi. Se ne vedono molti in giro che spopolano sul web, scrivono libri in quantità, ma se provi a chiedere una parola di conforto fanno gli psicologi e sembrano ben poco evangelici in quel che dicono. Meno male che ogni tanto appaiono figure che incarnano il messaggio di Cristo nella loro pratica di vita più che nelle parole, come Carlo Acutis o Biagio Conte. Sicuramente sono troppo semplici per i dotti teologi, ma ci commuovono con il loro operato e non ci riservano amare sorprese.
Chi sparla oggi di un frate o una suora dovrebbe essere inviato per almeno un anno in un collegio di 30/40 anni fa. Un castigo … inventato da … (mettete voi il nome). Grazie.
Gli abusi compiuti da un religioso del calibro di Rupnik dovrebbero favorire una riflessione un’ po’ più seria sul significato di quanto è accaduto e sulle conseguenze per la Chiesa. Indignarsi profondamente davanti a reati tanto odiosi quali l’abuso di potere, non è forse evangelico? Soprattutto quando si è nel campo della direzione spirituale e del carisma indiscusso di un prete. E non è altrettanto evangelico distinguere l autore di un reato, dalla sua vittima? Non mistifichiamo la realtà per favore! Il discernimento, di cui Rupnik era peraltro fine conoscitore, deve partire dalla realtà senza manipolarla o sublimarla. Non idealizziamo Rupnik né i preti abusatori come lui. Mai avrei voluto né potuto pensare che un brillante, profondo e intelligente prete come Rupnik potesse cadere tanto in basso.. Ma non ho intenzione di chiudere gli occhi davanti a tanto male, perché so bene che per sconfiggerlo lo si deve innanzitutto riconoscere, senza sconti, senza se e senza ma. Prenderne coscienza mi dà anche la forza di pregare non solo per le vittime.
Barbara
Mi rattrista leggere commenti che parlano di “vittime” quasi ad associare questi accadimenti con i ben più gravi e scandalosi abusi di pedofilia.
Nel peggiore dei casi avremmo un rapporto sessuale tra adulti quasi coetanei consezienti che dopo 30 anni viene fuori essere dovuto a “plagio”.
L’attuale comunità di Rupnik è composta da molte teologhe ed artiste, regolarmente tiene esercizi spirituali negli ordini di suore, di testimonianze di donne indotte ad avere rapporti sessuali con plagio ne dovranno venire fuori centinaia…oppure chi.voleva gettare fango su un sant’uomo ha trovato solo queste donne disposte ad avviare la macchina del fango come viene regolarmente fatto su ogni uomo che segua Cristo fedelmente perché “se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”.
Le povere vittime vere di abusi non devono essere strumentalizzate per infangare chi sta facendo tra opere artistiche e teologiche solo un gran servizio all’Uomo e alla Chiesa.
Personalmente trovo Rupnik uno degli uomini più importanti che ha il mondo in questo momento.
Quindi per lei, se ho ben capito, in virtù dell’altissimo servizio reso si può giustificare tutto? Della serie i fini giustificano i mezzi.
Spiace che Settimana abbia pubblicato questo testo terrificante. Il formatore di queste vittime è Padre Rupnik. Questo gesuita tanto bravo a infiocchettare distinguo, dimentica questa cosa decisiva. E poi tutta quest’ansia per la dimensione sociale del peccato che sa tanto di preoccupazione per il buon nome del sistema. Infatti neanche una parola per le vittime. Ecco dove nascono e crescono i Rupnik.
Penso che la cosa più grave, sia pubblicare questo tipo di articoli, in cui a mio avviso si continua a diffondere una mentalità abusatrice.
Per quanto riguarda il sig. Gonzales Faus, prenda tutti i suoi confratelli, compreso Rupnik, vendete tutto quello che avete e datelo a poveri, vestite di sacco e andate in giro a chiedere perdono pubblicamente per i vostri peccati. Fra 2000 anni vi risentiremo se avete da annunciare il Vangelo o voi stessi.
L’abusatore è un “caro fratello” e le vittime prese a schiaffi con dileggio. Parliamo di ragazze giovanissime (poco più che ventenni) dalla vita stravolta. Alla faccia dei percorsi di risanamento che non possono non includere la partecipazione delle vittime. E i mosaici dell’abusatore che luccicano presso i principali luoghi di spiritualità del mondo, come il serpente che apparve a s. Ignazio. Bello e luccicante, ma demoniaco. Attraeva ma era una tentazione. Vedete di non caderci tutti, con le vostre belle intelligenze e tutta la vostra cultura e sapienza. Siamo tutti a rischio, e il tentatore sa da quale lato attaccare
‘. E i mosaici dell’abusatore che luccicano presso i principali luoghi di spiritualità del mondo, come il serpente che apparve a s. Ignazio. Bello e luccicante, ma demoniaco.’
vogliamo buttarli tutti giù?
Messaggio venato di alcune palesi contraddizioni: prima gli dà del malfattore accertato e conclude ipotizzando un gioioso riscatto evangelico. Dal sito Vaticano emerge come abbia già manifestato pentimento, dunque a che titolo queste esercitazioni oratorie? Condivisibile solo in parte la colpevolizzazione delle suore. Meglio lasciare le valutazioni ai preposti dalla Madre Chiesa, visto che nessuno è al sicuro dalle “smanie da maestrina”: affidiamo tutto al silenzio umile e alla preghiera.
Anch’io penso che in questo suo scritto, eccellente tra l’altro, non vi è attenzione alle vittime, considerate “suore” con un po’ di disprezzo, non formate… anche se le vittime sono della comunità di cui Marko era responsabile! Attenzione: noi “suore-donne” non siamo tutte così sprovvedute come ci vuole fare sembrare! Per il resto, condivido molto della lettera, soprattutto l’invito a Rupnik di esprimere la sua autoconsapevolezza.
Poco più di un mese fa ho cominciato ad ascoltare le omelie ed i commenti alle letture domenicali di Padre Rupnik: il suo ragionamento, le intuizioni, la profondità delle sue riflessioni mi hanno aiutato a risollevare lo sguardo verso il futuro, mio e del mondo, a guardare all’essenza degli incontri e delle relazioni partendo da chi mi è vicino. Improvvisamente una mattina leggo un articolo su un quotidiano cui sono abbonato, e uno ancora successivo è poi la testimonianza…che delusione. Che tristezza. Ma poi ho capito che anche padre Rupnik, nonostante la sua preparazione ed intelligenza è come me. Un uomo, forse un peccatore, sicuramente anche lui, come me, amato dal Signore.
Continuerò ad ascoltare padre Marko, come amico, però, e non come maestro “intoccabile”.
Grazie per questo bellissimo articolo padre José Gonzales Faus e grazie alla redazione per averlo fatto conoscere.
Trovo questa lettera radicalmente, gravemente, autoreferenziale. Perpetua un linguaggio, un pensiero e un’azione manipolativa gravemente violenta. È manipolato Gesù Cristo , quasi fosse un camerata contemporaneo di cui si può dire cosa ha fatto e come farebbe; sono manipolati i racconti evangelici di duemila anni fa, quasi che i gesti e le parole che vengono attribuiti a Gesù di Nazaret siano fatterelli che si possano usare a uso e consumo del lettore odierno senza un minimo di senso storico… E la violenza si perpetua pure sulle vittime che vengono schernite.. per cui il problema diventa la formazione delle religiose donne. E l’ossessione per il sesso è dei media.. ma ci vuole coraggio a scrivere un testo del genere senza un briciolo di consapevolezza e di autocritica.
Marida Nicolaci
Abuso è usare male il proprio potere contro persone più deboli. Ci si deve certo interrogare sul perché le vittime fossero deboli (se adulte e nel pieno possesso delle facoltà di comprensione), e poi porre in essere azioni per evitare future debolezze e future vittime, ma questo non può distogliere lo sguardo dall’abusatore, unico e solo responsabile. Qualsiasi tentativo di alleggerire questa responsabilità è irricevibile. Se non si ha nulla da dire alle vittime, si taccia, e in attesa di una parola di pentimento, evitiamo sofismi gesuitici, ne facciamo volentieri a meno.
Ma siamo tutti sicuri e certi che p. Rupnik è reo…, e l’abbiamo condannato?!?!?! Mah!
Operazione “mani pulite”…
Nessuno pensa a quelle povere suore, anzi sono oggetto di dileggio!! Solita mentalità!! Vergognoso!!! Tutti e due!!!!
Carissimo José,
quello che tu scrivi apre lo scrigno più prezioso contenuto nel vangelo ed è lo scrigno che va tenuto aperto specialmente ai i nostri giorni. È il momento che l’accesso al paradiso perduto venga indicato a tutti visto che il permesso d’entrata è stato acquistato a caro prezzo dal Cristo. La scelta di cuore ci qualifica: un cuore duro, capovolto, come di pietra: non di uomo. Un cuore di carne, esposto alla pioggia e al sole dell’Amore del Padre: un cuore d’uomo. Essere Caino ed Abele è una questione di scelta non di sangue. In ogni Caino c’è sangue di Abele e in ogni Abele sangue di Caino. Ci siamo abituati a dare al prepotente la prevalenza e alla vittima il fallimento. La realtà è che il prepotente è ancora un sub-umano. Non solo per Marko, ma per chiunque si impone la scelta. Un essere umano non può vivere mangiando e ingrassando come maiale in porcilaia, ha bisogno di riflettere continuamente su chiunque gli capiti accanto la luce che gli zampilla dentro in permanenza. Mortificando questa luce, mortifica se stesso e gli altri. Questo vale per Marko, ma vale per chiunque sul cammino della vita. Prendiamo Putin, o chiunque usi la violenza subdola o palese in questo mondo, è il momento di
Mostrare che manca loro qualcosa di importante: gli
manca la qualità di essere Uomo. Un Abele è un Uomo, non è ancora un uomo un Caino. Viene dato spazio sui libri di storia a super uomini che costruiscono imperi, ottengono successo con aggressioni e stragi, ma bisognerebbe dire che non solo non sono superuomini, ma che non sono
neanche uomini e sono criminali, invece li si incensa con appellativi di grandezza e tante volte si attribuisce a dio il loro successo criminale. Una vergogna. I veri costruttori di storia sono gente senza violenza che ogni volta con la loro operosità riannoda i fili della tela umana lacerata dall’incedere di grandi rinoceronti. Ma tornando al tuo argomento, se Putin smettesse di fare la guerra, non sarebbe veramente grande? Non sarebbe veramente Uomo? La capacità di mostrare in quale scelte c’è veramente grandezza spetta a chi ha già fatto e sperimentato tale scelte. Il giardino dell’Eden è il sogno del Padre per noi ed è compito di ogni uomo e di ogni donna realizzarlo in piccolo e in
grande. Le grandi opere artistiche di Marko potranno essere lodate universalmente, ma se mancherà l’unica opera essenziale, la realizzazione umana dell’artista sarà un totale fallimento. Gesù Cristo è venuto proprio per gente come Matteo, Zaccheo e per chiunque voglia mettere il proprio nome: Marko, Putin, Salfi, Biden, Capo Talebano, Presidente Iraniano, Presidente Francese, Meloni…sul libro bello della pienezza umana…
Caro gesuita José Gonzales Fraus.
L’ unico accenno alle vittime del suo confratello gesuita e’ accompagnato dal sarcasmo e dal disprezzo verso queste “povere ragazze” e verso la scarsa formazione delle congregazioni femminili .
caro gesuita ,la sua lettera la tradisce , lei e’ esattamente come Rupnick ,stessa mentalita’ ,stessa superbia, stesso maschilismo, stesso clericalismo.A voi interessa solo il buon nome e il prestigio dei gesuiti, e per questo vi sentite offesi e feriti dalla vicenda . Delle vittime non vi importa nulla.
VERO.
Grazie di averlo scritto così chiaramente!
Se solo poteste interagire con una sola delle vittime di questo “personaggio mondialmente conosciuto” e della sua Compagna Ivanka Hosta di cui nessuno parla ancora o ancora troppo poco … spero sarà scoperta pure lei … Vergogna, vergogna, vergogna!!!
Mi chiedo se i grandissimi TEOLOGI di OGGI sono ancora vicini a Dio e alla Sua Parola (il Verbo) oppure al Suo contrario!
PRO VERITATE ADVERSA DILIGERE
Lettera estremamente problematica, come già espresso in una risposta pubblicata sempre da Religión Digital riguardo alla colpevolizzazione delle religiose che hanno denunciato Rupnik https://www.religiondigital.org/opinion/Respuesta-faus-mujeres-carta-rupnik-culpabilizar-abusos-monjas-vedrunas_0_2519148072.html
Anche il titolo redazionale del paragrafo “Accuse affrettate” senza punti interrogativi o altro suona davvero difficile da comprendere
Lettera di una profondita’ tale che risulta benefica non solo per Mark, ma per tutti noi, occasione di meditazione e comprensione. Grazie.
Oh come sono profondi i gesuiti! Tanto profondi che gli si puo’ perdonate qualsiasi peccato….
Non ho capito bene, mi potrebbe spiegare ? Grazie !
Sono d’accordo!
P. José è un vero fratello! In questo momento le suore stanno soffrendo ma p. Marko molto di più! Preghiamo per lui anche se ha provocato un grande dolore in tutti noi che abbiamo avuto una grande fiducia in lui. Ora lui ha più bisogno di tutti. Facciamo anche nostro il suo peccato ed egli guarirà e anche tutti noi con lui.
Le suore stanno soffrendo ma p. Marko moto di piu’ ? E allora ? Chi ha fatto che cosa? Non e’ p. Marko che ha fatto del male ? Ma avete ancora un cervello che funziona?
Cara Sorella,
Mi sembra di non leggere nelle Sue parole NULLA di evangelico !!!
Potrebbe fare qualche accenno alla Sacra Scrittura per giustificare questo Vostro atteggiamento strano e del tutto inaccettabile ?
Grazie !
Magari ci sarà anche il bambino che dice che le opere di questo presunto artista sono ripetitive, scarse tecnicamente e di una banalità imbarazzante. Non parliamo dell’aspetto morale della vicenda, che ci fa vergognare di essere cattolici. Speriamo davvero che almeno dalla giustizia laica queste povere vittime possano avere giustizia
È molto difficile, ma credo che si debba condividere completamente il contenuto della lettera
Che meraviglia! Grazie. Avevamo bisogno noi tutti di questa lettera evangelica.
Che meraviglia! I gesuiti difendono se stessi e il proprio prestigio! E certuni vanno in visibilio,! Prossime vittime designate della manipolazione mentale : che bello essere abusate da un gesuita !Che meraviglia!
Questa sì che è una lettera da fratello a fratello!
Se l’ avessero scritta a Maciel lei sarebbe stato d’ accordo ? O vi sono come sempre nella Chiesa due pesi e due misure ?
Un invito evangelico rivolto da un gesuita ad un suo confratello, leggendolo può sembrare “scandaloso” nel senso appunto evangelico del termine. Devo però confessare di essere rimasto basito di di fronte a tale passaggio: “Mi chiedo anche, con tutto il rispetto, che tipo di suora fosse e quale formazione avesse quella povera ragazza che ha mandato giù così facilmente le regole del suo presunto direttore spirituale”. Tale affermazione lascia intendere che ci possa essere stata una sorta di infantile complicità della vittima nei confronti del crimine (perchè crimine è, non si tratta solo di un peccato) commesso dall’abusatore. Tale “ipotese interpretativa” (le donne come “complici” più o meno consapevoli di chi le abusa) andava purtroppo di moda alcuni decenni fa, riproporle oggi fa davvero impressione soprattutto se si considera che essa è stata ormai pienamente delegittimata a livello giuridico, morale e anche psicologico. Chia abusa di una persona fa leva appunto sulla sua autorità e sulla debolezza della persona abusata che si trova inserita in un contesto di costrizioni di certo da lei non volute. Collegare anche solo velatamente i crimini imputati a Rupnik alla scarsa formazione/personalità delle donne (peraltro religiose) che lo accusano di abusi mi sembra francamente fuori luogo.
Sono totalmente d’ accordo con lei.
Scrivendo ” Mi chiedo anche, con tutto rispetto….” MA DOVE SAREBBE IL RISPETTO??? Qui si arriva perfino ad accusare di scarsa formazione le povere vittime!! Come se la formazione, notoriamente, proteggesse dagli abusi!
Si evince che l’ analisi dei fatti poggia su un maschilismo ” vecchia maniera” capacissimo di
cogliere la pagliuzza molto meglio della trave. Penoso!
Mi auguro che per tutti – in particolar modo per le vittime -, dato che i reati sono stati accertati, venga applicata la regola di Janssens. Peccato che questa riflessione a cuore aperto non metta al centro la sofferenza delle vittime.