
Chiedo perdono, provando vergogna per gli ostacoli che frapponiamo all’edificazione di una Chiesa veramente sinodale, sinfonica, consapevole di essere popolo santo di Dio che cammina insieme riconoscendo la comune dignità battesimale. Chiedo perdono, provando vergogna per tutte le volte che non abbiamo ascoltato lo Spirito Santo, preferendo ascoltare noi stessi, difendendo opinioni e ideologie che feriscono la comunione in Cristo di tutti, attesi alla fine dei tempi dal Padre. Chiedo perdono, provando vergogna per quando abbiamo trasformato l’autorità in potere, soffocando la pluralità, non ascoltando le persone, rendendo difficile la partecipazione alla missione della Chiesa di tanti fratelli e sorelle, dimenticando di essere tutti chiamati nella storia, per la fede in Cristo, a divenire pietre vive dell’unico tempio dello Spirito Santo. Perdonaci Signore (Richiesta di perdono scritta da papa Francesco e letta dal card. Christoph Schönborn in occasione della veglia penitenziale del 1. ottobre 2024, a conclusione del ritiro in preparazione alla seconda sessione del Sinodo sulla sinodalità 2021–2024).
Un libro sulla sinodalizzazione della Chiesa. O – forse in modo più calzante – un libro sull’avvenire della Chiesa tout court. Dalla lettura scorrevole. Scritto a quattro mani da una teologa europea e da un teologo latinoamericano. Entrambi accomunati dalla condizione laicale e dall’impegno professionale non solo svolto encomiabilmente a livello accademico ma anche messo instancabilmente a concreto servizio delle Chiese locali per sostenerle nella testimonianza che sono chiamate a dare nei loro rispettivi contesti socio–culturali.
Sono l’italiana Serena Noceti (autrice di apprezzati testi di ecclesiologia, docente stabile ordinaria di Teologia sistematica all’Istituto superiore di scienze religiose della Toscana, socia fondatrice del “Coordinamento teologhe italiane”, facente parte del Comitato del cammino sinodale italiano) e il venezuelano Rafael Luciani (docente stabile ordinario all’Università cattolica “Andrés Bello” di Caracas) che insegna ecclesiologia e teologia del Vaticano II anche in varie università latinoamericane e nordamericane, partecipante al Sinodo come “esperto teologo”. Un teologo e una teologa «che hanno seguito i lavori del Sinodo 2021–2024 da diversi punti di osservazione, con un reale e appassionato coinvolgimento e, insieme, con consapevolezza critica» (p. 7).
Il libro, intitolato Un cammino che genera un popolo. Il Sinodo sulla sinodalità spiegato a tutti (Edizioni Messaggero, Padova 2025) vuol essere di aiuto per leggere e interpretare quanto avvenuto nel corso del Sinodo 2021–2024, che, da un lato, è da considerare «probabilmente l’evento più significativo del pontificato di Francesco» (p. 257) e, dall’altro, «lo sforzo più importante e il processo globale più esteso che la Chiesa cattolica abbia avviato nel corso della sua storia per intraprendere un cammino di conversione e di riforma alla luce dei segni dei tempi attuali» (p. 163).
Il saggio di Serena Noceti e di Rafael Luciani, con una bella Prefazione di Riccardo Battocchio, segretario speciale del Sinodo e attuale vescovo di Vittorio Veneto, è una sorta di diario di viaggio che descrive, senza pretesa di esaustività in ragione dell’ampiezza e della complessità della materia, quanto avvenuto all’interno del processo sinodale in termini di tappe percorse, di passaggi fatti, di sfide accolte, di obiettivi raggiunti, di cambiamenti introdotti in corso d’opera, di elementi maturati e condivisi nella coscienza e nella visione ecclesiologica che è al cuore di una Chiesa sinodale. Senza passare sotto silenzio «resistenze e paure, cambi di percorso e aspetti non toccati, aree escluse o precluse alla riflessione comune» (pp. 16–17).
Con la pubblicazione di questa loro nuova opera, Rafael Luciani e Serena Noceti si confermano, nell’ambito della riflessione teologica contemporanea, due autorevoli e apprezzate “voci” non solo per i loro numerosi studi di carattere scientifico dedicati alla sinodalità quale realtà costitutiva che definisce l’essere e l’operare di tutta la Chiesa,[1] ma anche per il loro impegno finalizzato ad accompagnare la delicata fase di recezione,[2] da parte di tutta la Chiesa, del Documento finale approvato dall’Assemblea sinodale che papa Francesco, «con mens davvero sinodale» (p. 97), ha accolto come parte del suo magistero ordinario:[3] un documento «significativo, lucido, fondato sul piano teologico e aperto al rinnovamento pastorale in vista dello sviluppo di una Chiesa sinodale» (p. 97).
Struttura del saggio
Cinque i capitoli del diario di viaggio: il quarto di Rafael Luciani, tutti gli altri – compresa l’Introduzione – di Serena Noceti.
Nell’Introduzione Serena Noceti fa rilevare che, nel corso del Sinodo 2021-2024, non si è discusso di sinodalità solo in astratto, ma la prassi sinodale la si è sperimentata, avviando, grazie al cammino fatto insieme, «una nuova fase di sviluppo della Chiesa, capace di recuperare radici antiche ma anche di riplasmarsi in forma innovativa e adeguata alle sfide del terzo millennio» (p. 18).
Il primo capitolo (“In cammino”) disegna la mappa del percorso fatto dal Sinodo a partire dalla sua indizione il 7 marzo 2020, nel quadro della volontà di papa Francesco di una riforma missionaria e sinodale della Chiesa in conformità alla dottrina ecclesiologica del Concilio Vaticano II che ha prospettato la visione di Chiesa come popolo di Dio in missione.[4]
Nel secondo capitolo (“Un viaggio, in molte tappe”) vengono ricostruiti i passaggi e indicati i protagonisti delle diverse tappe, presentando tutti i documenti che, dall’inizio alla fine, hanno accompagnato il percorso: dal Documento preparatorio del settembre 2021 “Per una Chiesa sinodale-comunione partecipazione missione” al Documento di lavoro per la tappa continentale dell’ottobre 2022 “Allarga lo spazio della tua tenda”; dall’Instrumentun laboris per la prima sessione dell’ottobre 2023 alla Relazione di sintesi dell’ottobre 2023 «Una Chiesa sinodale in missione»; dall’Instrumentum laboris per la seconda sessione “Come essere Chiesa sinodale in missione” al Documento finale del 28 ottobre 2024 “Per una Chiesa sinodale-comunione partecipazione missione”.
Interessante quanto Serena Noceti fa rilevare in ordine alla presenza di donne nel processo sinodale: alle due assemblee del 2023 e 2024 hanno partecipato in tutto 85 donne, di cui 54 con diritto di voto; i lavori, sin dalla fase preparatoria, sono stati animati dalla sottosegretaria Nathalie Becquart (religiosa); due donne (Maria de los Dolores Palencia Gomez e Mokomo Nishimura, entrambi religiose) hanno presieduto i lavori dell’Assemblea in assenza di papa Francesco; una teologa (Catherine Clifford) ha partecipato al comitato di redazione del Documento finale (p. 110). Si può aggiungere, al riguardo, che nell’Instrumentum laboris che ha guidato i lavori della seconda Assemblea sinodale torna per 22 volte la locuzione «uomini e donne»: il che denota un evidente segnale di riconoscimento della soggettualità di genere e del superamento della tentazione del neutro nel pensare gli esseri umani, i credenti in Cristo e gli appartenenti al corpo ecclesiale.[5]
Il terzo capitolo (“Sulla via: un sinodo sulla Chiesa”), dopo avere ricordato che nella Chiesa sinodale soggetto attivo sono tutti i battezzati partecipi del munus profetico e regale di Cristo per il battesimo, delinea le dinamiche partecipative che, nel loro complesso, contribuiscono a plasmare una Chiesa sinodale e che sono racchiuse in sette verbi: sedersi insieme, partecipare, comunicare, celebrare insieme, conoscersi/riconoscersi, cercare/deliberare, ricevere/attuare.
Il corposo quarto capitolo (“Un popolo in cammino verso una ulteriore recezione del Concilio Vaticano II”) è tutto dedicato alla presentazione della teologia del Documento finale e, più in generale, dell’ecclesiologia di una Chiesa sinodale che costituisce un ulteriore passo nella recezione del Concilio Vaticano II:[6] «una Chiesa popolo di Dio, soggetto storico collettivo, di cui si è tutti e tutte corresponsabili per il battesimo; una Chiesa cattolica, che è comunione di Chiese locali, che accolgono e vivono il Vangelo nelle diverse culture; una Chiesa in cammino nella storia, a servizio del regno di Dio, di pace, giustizia, armonia con il creato» (p. 20).
Il libro si conclude (capitolo quinto “Un cammino aperto, un orizzonte che ci chiama oltre”) con uno sguardo aperto sulla recezione del Documento finale e sulle sfide future, prendendo realisticamente atto che «ci sono stati vescovi e parroci che non hanno coinvolto adeguatamente le loro comunità nel processo sinodale» (p. 18) e che, di conseguenza, molti cattolici non hanno partecipato al cammino sinodale (p. 161).
Molto, dunque, resta da fare per costruire uno spazio in cui la comune dignità battesimale e la corresponsabilità differenziata nella missione evangelizzatrice della Chiesa siano non solo affermate, ma anche esercitate e praticate, nella convinzione che la sinodalità è il modo di essere Chiesa (p. 173) nel terzo millennio.[7]
La fase attuativa del Sinodo
Il saggio di Serena Noceti e di Rafael Luciani risulta particolarmente utile per la recezione[8] del Documento finale del Sinodo il quale non può considerarsi concluso in quanto del Sinodo stesso si è aperta la fase attuativa[9] che terminerà con la celebrazione dell’assemblea ecclesiale in Vaticano nell’ottobre 2028.[10]
L’obiettivo della fase attuativa è, in primo luogo, quello di consolidare il percorso compiuto dal 2021 al 2024, sperimentando pratiche e strutture rinnovate che rendano sempre più sinodale la vita della Chiesa, ma anche quello di coinvolgere nel processo sinodale chi ha partecipato meno attivamente o non ha partecipato affatto alla fase preparatoria e celebrativa.[11]
Per interpretare fedelmente il Documento finale, e soprattutto per metterlo in pratica, sono preziose le “Tracce per la fase attuativa del Sinodo” predisposte nel giugno 2025 dalla Segreteria generale del Sinodo e – come si legge nella relativa introduzione – «indirizzate a tutto il popolo di Dio, che del cammino sinodale è il soggetto».[12]
Eccone alcune:
- sostenere e alimentare con la preghiera personale e comunitaria la lettura e lo studio del Documento finale;
- individuare percorsi formativi per realizzare una tangibile conversione sinodale nelle varie realtà ecclesiali, collocando sempre nell’orizzonte della missione le riflessioni sugli strumenti da adottare o sulle riforme da attuare;
- praticare la sinodalità dentro la pastorale ordinaria di ogni Chiesa locale e di ogni comunità parrocchiale come carattere permanente del vivere e dell’agire ecclesiale;
- promuovere una spiritualità sinodale alla luce di quanto detto nei paragrafi da 43 a 46 del Documento finale;
- rendere effettivo l’accesso a funzioni di responsabilità e a ruoli di guida (che non richiedano il sacramento dell’ordine) da parte di donne e uomini non ordinati, sia laici che laiche, sia consacrati che consacrate, sperimentando forme di servizio e ministero che rispondano alle esigenze pastorali nei diversi contesti;
- apprendere e praticare il discernimento ecclesiale per identificare forme e procedure di governance appropriate a una Chiesa sinodale;
- attivare processi decisionali in stile sinodale, sperimentando forme appropriate di trasparenza, rendiconto e valutazione;
- rafforzare la formazione degli organismi di partecipazione e, laddove tali organismi mancassero, superare le resistenze per istituirli formalmente;
- acquisire la consapevolezza che, praticato con umiltà, lo stile sinodale può rendere la Chiesa una voce profetica nel mondo di oggi, in un’epoca segnata da disuguaglianze sempre più marcate, da una crescente disillusione nei confronti dei modelli tradizionali di governo, dal disincanto per il funzionamento della democrazia, da crescenti tendenze autocratiche e dittatoriali, dal predominio del modello di mercato senza riguardo per la vulnerabilità delle persone e della creazione, dalla tentazione di risolvere i conflitti con la forza piuttosto che con il dialogo;
- maturare e diffondere la convinzione che la sinodalità, in quanto dimensione costitutiva della Chiesa, non può riguardare un ristretto numero di tifosi, ma deve coinvolgere tutti i battezzati, uomini e donne, ampliandone le possibilità di partecipazione e di esercizio della corresponsabilità differenziata.
[1] Senza citare i loro numerosissimi interventi pubblicati da varie riviste, basti fare riferimento a: Rafael Luciani-Serena Noceti, Sinodalmente. Forma e riforma di una Chiesa sinodale, Edizioni Nerbini, Firenze 2022 (cf. SettimanaNews del 14 ottobre 2022); Rafael Luciani-Serena Noceti-Carlos Schickendantz (a cura), Sinodalità e riforma. Una sfida ecclesiale, Edizioni Queriniana, Brescia 2022.
[2] Vedasi: Rafael Luciani-Serena Noceti, Sulla via. Una Chiesa tutta sinodale, Editrice Queriniana, Brescia 2025 (cf. SettimanaNews dell’8 aprile 2025). Trattasi di un volume che inaugura la collana “Passi di sinodalità” della Queriniana (curata da Rafael Luciani e da Serena Noceti), la cui prospettiva è quella di «iniziare alla sinodalità» ogni comunità, prendendo in esame i soggetti, le dinamiche e le strutture richieste da una Chiesa costitutivamente sinodale. Il piano complessivo della collana prevede la pubblicazione di una trentina di “quaderni della sinodalità” di taglio divulgativo scritti da una ventina di teologi e teologhe, italiani e latinoamericani. Ogni volume affronta un tema specifico in chiave monografica, unendo una trattazione organica delle questioni e delle tematiche alla flessibilità e semplicità di utilizzo. Questi i primi nove “quaderni” ad oggi pubblicati: Giacomo Canobbio, Vescovi e presbiteri in una Chiesa sinodale; Francesco Zaccaria, Superare i conflitti in una Chiesa sinodale; Luca Garbinetto, I diaconi, custodi del servizio della Chiesa; Vito Mignozzi, Discernere comunitariamente. Una sfida “al cuore” della sinodalità ecclesiale; Elena Massimi, Liturgia e sinodalità. La celebrazione cristiana: fonte e culmine della Chiesa sinodale; Rafael Luciani, Il sensus fidei di tutto il popolo di Dio. La svolta ecclesiologica del processo sinodale; Daniela Adriana Cannaviva, La conversazione nello Spirito. Processo sinodale e arte dell’ascolto; Raùl Biord Castillo, Una diocesi sinodale; Carmen Peña, Riforma sinodale e diritto canonico. Potenzialità del Codice e suggerimenti per la revisione. L’iniziativa editoriale può essere di grande aiuto per una proficua gestione della fase attuativa del Sinodo che troverà sbocco nella celebrazione di un’Assemblea ecclesiale in Vaticano nell’ottobre 2028.
[3] Il Sinodo dei vescovi, di per sé, ha natura consultiva, ma papa Francesco, con la costituzione apostolica Episcopalis communio, ha introdotto la possibilità di accoglierlo come parte del suo magistero ordinario, senza far seguire quindi al Documento finale una esortazione post-sinodale ad hoc. Nella Nota – in data 25 novembre 2024 – di accompagnamento al Documento finale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, è, infatti, precisato che esso «fa parte del magistero ordinario del Successore di Pietro» e come tale richiede di essere accolto: non è strettamente normativo, ma impegna comunque le Chiese a compiere scelte coerenti. In particolare, le Chiese locali sono ora chiamate a dare attuazione, nei diversi contesti, alle autorevoli indicazioni contenute nel Documento stesso, «attraverso i processi di discernimento e di decisione previsti dal diritto e dal Documento stesso».
[4] In ecclesiologia il Concilio Vaticano II ha compiuto la cosiddetta rivoluzione copernicana, rovesciando la logica che governava in precedenza la Chiesa: partire non più dalle differenze (chierici e laici) per non arrivare mai all’uguaglianza, ma dall’uguaglianza di tutti i battezzati per ripensare le differenze nell’orizzonte del servizio (Dario Vitali, Novità e continuità con il Concilio, in Vita Pastorale n. 9 dell’ottobre 2024, p. 23).
[5] Serena Noceti, Un segnale dal Sinodo; la locuzione “uomini e donne”, in “L’Osservatore Romano, Supplemento Donne Chiesa Mondo 137 (2024), pp. 17-20. Nel Documento finale per 27 volte tornano le locuzioni “uomini e donne” (ovvero “ogni uomo e ogni donna”) e “fratelli e sorelle”.
[6] Il n. 5 del Documento finale afferma che il Sinodo «costituisce un atto di ulteriore recezione del Concilio, ne prolunga l’ispirazione e ne rilancia per il mondo di oggi la forza profetica».
[7] Scrive Dario Vitali che la Chiesa sinodale non è «un’altra Chiesa o, come si usa dire oggi, un altro modello di Chiesa, ma, più semplicemente e più radicalmente, la Chiesa che finalmente emerge da una recezione serena e matura del concilio Vaticano II» (Vita pastorale n. 3 del marzo 2025, Inserto Il Documento finale. Un progetto di Chiesa davvero sinodale, p. VI) .
[8] Per recezione s’intende «un processo per il quale un gruppo ecclesiale (anzitutto una Chiesa locale) si appropria, assimila e integra un bene spirituale che non ha lui stesso prodotto ma che gli è offerto, fino a riconoscerlo come suo bene proprio e a farne una determinazione per la sua vita» (Gilles Routhier, Il Concilio Vaticano II. Recezione ed ermeneutica, Vita e Pensiero, Milano 2007, p. 105).
[9] La Costituzione Apostolica Episcopalis communio ha trasformato il Sinodo da un evento in un processo articolato in tre fasi: preparatoria, celebrativa e attuativa. Con la celebrazione, nell’ottobre 2024, della seconda sessione dell’Assemblea, il Sinodo non si è concluso, ma si è limitato a portare a compimento la sua seconda fase, quella propriamente assembleare.
[10] Queste le tappe intermedie: giugno 2025-dicembre 2026 percorsi di attuazione nelle Chiese locali; primo semestre 2027 assemblee di valutazione nelle diocesi; secondo semestre 2027 assemblee di valutazione delle Conferenze episcopali nazionali; primo quadrimestre 2028 assemblee continentali di valutazione; ottobre 2028 assemblea ecclesiale in Vaticano.
[11] Non per nulla la celebrazione penitenziale del primo ottobre 2024 ha previsto la richiesta di perdono dei peccati contro la sinodalità riportata in premessa.
[12] Il n. 7 della Costituzione Apostolica Episcopalis communio spiega che «il processo sinodale ha non solo il suo punto di partenza, ma anche il suo punto di arrivo nel Popolo di Dio, sul quale devono riversarsi i doni di grazia elargiti dallo Spirito Santo per mezzo del raduno assembleare dei Pastori».






Il sinodo di papa Francesco ha lavorato con l’interdizione dello stesso papa di operare su questioni dottrinali e si è concluso con la Dilexit nos . Contro la “lettera ” del Sinodo ha opposto “Lo Spirito” che vivifica. Il sinodo tedesco appare ora come una espressione elitaria di una chiesa che è stufa di sentirmne parlare. Quello italiano è stato una rissa. La Noceti smetta di citre testi su testi e guardi alla realtà. Non per smettere la sinodalità, ma per farla davvero. Poi come può essere sinodale una assemblea che non ha ascoltatao nessuno, è stata scelta da non si sa chi, blindata dai pochi vescovi interessati e chimati alla questione. Parole testi incomprensibili e nessuna parola che abbia il senso di una aderenza co. la realtà. Sociologia atutto spiano e nessuna espressione della fede delle nostre parrocchie, diocesi, gruppi.
La rivoluzione sinodale che l’articolo delinea non c’è mai stata se non nella testa di questi tre teologi, perché la Chiesa, essendo sinodale per sua natura, lo è sempre stata e sempre si è autogenerata in questa maniera. L’unica novità nel cammino bimillenario è che ora un papa e tre teologi se ne sono accorti e l’hanno detto: fossero scesi prima dai loro scranni e dalle loro cattedre l’avrebbero compreso da tempo. Ma chiedete loro se hanno applicato il metodo sinodale alla loro vita, alla loro prassi, se qualcosa è mutato nel loro modo di stare nella Chiesa e di rivolgersi al mondo con atteggiamenti che favoriscano partecipazione e missione: domanderanno perdono per non averlo ancora fatto! Perché a sentenziare sono tutti capaci, ma a sporcarsi le mani ben pochi.
Il vecchio papa provenendo dalla compagnia di Gesù e dall’America Latina -regione in cui pochi sono i regimi democratici- ha fatto della sinodalita’ una mera questione di potere e di poltrone, di ruoli e di compiti. Questi teologi -pur di scrivere e vendere libri, quindi di motivare il loro lavoro- scoprono novità che non ci sono e -con il solito vezzo dei farisei ipocriti- assurgono a giudici severi dei presbiteri in particolare dei parroci che non avrebbero -a detta loro- favorito la partecipazione sinodale dei laici.
È grave invece che non ci dicano quando cominceranno a scendere dai loro piedistalli e ad operare evangelicamente e sinodalmente. Che poi la conversazione nello Spirito è un metodo che non funziona assolutamente, che fa perdere le intuizioni e non raggiunge gli obiettivi che si prefigge, perché blocca il dialogo e lo assopisce nei soliti slogan in voga da quarant’anni a questa parte.
In questo tempo di riscoperta sinodalita’ non ho visto nessun vescovo che abbia convocato un consiglio pastorale per provvedere alla nomina di un vicario generale o di un parroco, non ne ho visti neppure scomodare il vicario foraneo a quo e ad quem,… tutto è proceduto nel modo più semplice, cioè in maniera monarchica, sebbene non sia mai stato fatto così!