In preparazione al Sinodo mondiale, la palestinese Viola Raheb ha organizzato alcuni incontri su sinodalità ed ecumenismo con giovani provenienti dall’Egitto, Iraq, Israele, Giordania, Libano e Palestina. Ne è risultato un documento contenente richieste concrete alle Chiese in Medio Oriente. Viola Raheb è una palestinese, teologa, docente, attiva nella promozione della pace e referente del progetto dell’Organizzazione Pro Oriente.
Il processo sinodale è attualmente in corso nelle Chiese cattoliche di tutto il mondo. Si tratta di un cammino globale come cristiani e cristiane, di ascolto, di dialogo e di apertura per una Chiesa del 21° secolo. Anche nei Paesi del Medio Oriente, regione dove ha avuto origine il Cristianesimo e dove ha avuto inizio la prima attività missionaria, si può parlare di un “allargamento della tenda”, come viene anche chiamato il processo.
Sfide cruciali per i giovani cristiani in Medio Oriente
Lo scorso anno ho avuto il privilegio di lavorare con molti fratelli nella fede dei Paesi del Medio Oriente sul tema della sinodalità. Pertanto, in questo contributo, vorrei riassumere brevemente quanto ho ascoltato e vissuto per contribuire ad una maggiore visibilità, ascolto e solidarietà con questi fratelli e sorelle.
Numericamente, i cristiani sono una minoranza. Ciò significa che la cooperazione ecumenica e interreligiosa ha una rilevanza diversa in Medio Oriente. In questa regione, il processo sinodale, non può essere pensato diversamente da un cammino compiuto insieme in chiave ecumenica con le altre religioni.
Queste dimensioni del processo sinodale – sottolinea ripetutamente papa Francesco – sono centrali per la missione della Chiesa in un mondo globale.
Bisogna inoltre tenere presente che la piramide della popolazione in Medio Oriente è quasi l’opposto di quella in Europa. Circa il 30% della gente ha meno di 25 anni. Questo riguarda anche le comunità cristiane. Le sfide politiche, economiche e sociali della vita in Medio Oriente sono quindi particolarmente importanti per i giovani di questi paesi. Le questioni riguardanti la fede, la teologia e la vita ecclesiale costituiscono solo una parte dei loro problemi.
La maggior parte dei giovani soffre di disoccupazione, di mancanza di prospettive ed è priva di speranza e questo sfocia nella decisione di emigrare. Molti lasciano i loro paesi e cercano un futuro altrove. Altri si sono estraniati dalla loro Chiesa o si sono allontanati del tutto anche dalla sua vita.
Molti giovani cristiani sentono di non essere ascoltati abbastanza – non solo nelle attività che riguardano il processo sinodale – ma anche in altri ambiti. Molti di coloro che hanno risposto ai questionari nel corso di questo processo dicono che non c’è alcuna prospettiva per i giovani e per le donne. Inoltre, non sono pochi quelli che hanno perso la speranza che le autorità ecclesiastiche ufficiali si interessino di loro o vogliano seriamente coinvolgerli.
Quello che i giovani cristiani chiedono alle Chiese
Fra i temi che molti giovani vogliono e chiedono di inserire nel processo sinodale ci sono:
- una chiara posizione delle Chiese nel contesto socio-politico che è fonte di preoccupazione per la vita della gente in quasi tutti i Paesi del Medio Oriente;
- una posizione chiara sui temi riguardanti la giustizia, la partecipazione sociale, i diritti civili e umani, la migrazione e la fuga, come pure la violenza in nome della religione;
- l’ammodernamento del diritto di famiglia e dello stato civile: questa è la responsabilità delle comunità religiose un po’ ovunque nella regione, vale a dire delle singole Chiese confessionali. Nei paesi in cui i matrimoni civili non sono consentiti, esse regolano questioni vitali come il matrimonio, il divorzio, il benessere dei bambini, l’eredità e così via. Qui, per i giovani è particolarmente importante una maggiore parità giuridica del genere;
- una chiara posizione contro le norme tradizionali, patriarcali e i vincoli sociali che discriminano le donne e la convivenza;
- un cambio di paradigma al di là del “noi” e “loro” nella relazione e nella cooperazione tra laici e clero. La comunità dei fedeli che vive e sperimenta la sinodalità sente la mancanza di questa esperienza da parte del clero;
- un’altra questione riguarda il modo con cui una Chiesa sinodale tratta i giovani che hanno diversi orientamenti sessuali e come poterli includere con rispetto;
- manca, infine, l’apertura e l’incontro su un piano paritario, un sufficiente apprezzamento e l’inclusione dei giovani nei processi decisionali e un maggiore conferimento dei compiti di guida.
Investire di più nella formazione
Molti giovani notano che attualmente le loro Chiese stanno investendo molte più energie nelle “pietre” – ad esempio, in nuove chiese o centri pastorali – che nelle “pietre vive”, ossia le comunità cristiane, le quali stanno perdendo sempre più la speranza e abbandonano i loro paesi.
I giovani sottolineano spesso che sono necessari investimenti, in particolare per la creazione di posti di lavoro. Inoltre, da parte della Chiesa, mancano offerte per un’ulteriore formazione e per affrontare temi come la globalizzazione, la digitalizzazione, l’ateismo, l’ecumenismo o la leadership.
Per molti giovani cristiani, la questione centrale è la partecipazione ai processi decisionali nella vita ecclesiale, la condivisione nella riorganizzazione della presenza ecclesiale e lo sviluppo anziché la stagnazione. Questo punto è vitale per i giovani perché le domande sulla loro identità cristiana e sull’appartenenza alla loro comunità religiosa sono per loro estremamente importanti. Si chiedono: chi sono io come cristiana, come cristiano, qui e ora, e cosa ne deriva per me, per la mia vita e per la mia convivenza con gli altri?
Queste domande devono essere prese sul serio. Solo attraverso un serio ascolto dei giovani e un dialogo creativo e critico, si possono scoprire cammini di futuro da percorrere insieme a loro. I giovani sperano in una Chiesa sinodale che dia spazio a loro e alle loro preoccupazioni e li prenda sul serio. In effetti, desiderano un maggiore coinvolgimento nella Chiesa e anche la volontà di “esserci”. Ma sono alla ricerca di compagni che li sostengano e lavorino attivamente con loro per realizzare un cambiamento di fondo.
I giovani desiderano una Chiesa che si prenda cura di loro come una madre; una Chiesa che partecipi alla loro vita e stia al passo delle loro aspettative; una Chiesa che conta sull’apertura e sulla fiducia quando coinvolge i giovani; una Chiesa che li sostenga con ogni genere di risorse affinché possano avere vita, una vita in abbondanza.
Nel documento teologico Noi scegliamo una vita in abbondanza si sottolinea che i giovani non sono solo il futuro della Chiesa, ma anche il suo presente.
Il processo sinodale avrà successo solo se i giovani saranno coinvolti seriamente, con tutte le conseguenze che ne derivano.