Medjugorje: consenso (e perplessità)

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«Gli elementi raccolti in questa Nota (circa l’esperienza spirituale legata a Medjugorje) permettono di riconoscere che sono presenti le condizioni per procedere alla determinazione del nihil obstat» (n. 39) e cioè del permesso al culto mariano.

«Tramite il nihil obstat circa un evento spirituale, i fedeli “sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione”. Sebbene questo non implichi una dichiarazione del carattere soprannaturale del fenomeno in parola e ricordando che i fedeli non sono obbligati a credervi, il nihil obstat indica che questi ultimi possono ricevere uno stimolo positivo per la loro vita cristiana attraverso questa proposta spirituale e autorizza il culto pubblico» (n. 38).

A 43 anni dall’inizio delle «apparizioni» giunge così a compimento il discernimento ecclesiale che, in base alle nuove norme (cf. qui su SettimanaNews), non decide in ordine alla soprannaturalità o meno dei fenomeni, ma sui loro frutti spirituali. Non è, quindi, un giudizio teologico sulla «verità», quanto piuttosto sulla fecondità spirituale degli eventi. Si passa dal piano teologico al piano pastorale.

Più i frutti che il rigore teologico

Il passaggio ha permesso in poche settimane − le nuove norme sono del maggio scorso – di approvare (nihil obstat) cinque presunti fenomeni soprannaturali (Montichiari – Brescia; Madonna dello scoglio – Reggio Calabria; santuario di Maccio – Como; apparizioni di Chandavila – Merida Spagna; esperienza spirituale di Estelle Faguette – Pellevoisin Francia), di sostenere il culto mariano a Vailankanni (India) e di censurare e non approvare le apparizioni di Trevignano Romano e quelle di Amsterdam («Signora di tutti i popoli»).

Fra questi, il caso Medjugorje è certamente il più noto e il più discusso (sulla storia delle apparizioni cf. qui su SettimanaNews). La Nota del Dicastero per la dottrina della fede (intitolata «La Regina della pace» circa l’esperienza spirituale legata a Medjugorje, 19 settembre) ricorda il cambiamento di prospettiva già indicato, sottolinea che non pretende di formulare un giudizio sulla vita morale dei presunti veggenti e che i messaggi della Madonna vanno collocati nel contesto della comunicazione spirituale e mistica e non nel rigore dogmatico delle affermazioni.

È più importante recepire l’enorme diffusione della devozione (oltre un milione i pellegrini ogni anno), la promozione di una sana pratica della vita di fede, l’intensa pastorale quotidiana della parrocchia di Medjugorje, il dialogo interreligioso, le numerose vocazioni, le dichiarate conversioni e le numerosissime guarigioni, oltre alle molte attività sociali a favore dei più svantaggiati.

«Al di là di questi frutti concreti, il luogo è percepito come uno spazio di grande pace, di raccoglimento e di pietà sincera e profonda che contagia» (n. 5).

La pace e la conversione

Fra gli aspetti centrali dell’esperienza spirituale del santuario bosniaco vi è anzitutto il dono della pace. Il titolo più originale con cui Maria si presenta è «Regina della pace». Una pace legata alla preghiera, all’impegno missionario e all’affidamento a Dio tramite la Madonna.

Frutto della pace è la carità vissuta e la sua origine è nella regalità pacifica del Cristo e nella centralità dell’affidamento a Dio. È, quindi, una devozione mariana che alimenta il cristocentrismo della fede e il riconoscimento dell’azione dello Spirito Santo.

Centrale è anche la chiamata alla conversione, ad abbandonare uno stile di vita mondano e, conseguentemente, a riconoscere la gravità del male e del peccato, prendendo sul serio «la chiamata di Dio a lottare contro il male e contro l’influsso di Satana» (n. 16).

«La Madonna indica un’opportunità per porre fine alla guerra, ma questa richiede la cooperazione dei cristiani con il dono delle loro vite» (n. 17).

Chiede, in particolare, una preghiera costante e insistente, la centralità della celebrazione eucaristica e una comunione fraterna.

«La spiritualità di Medjugorje è gioiosa, festiva e include un invito a vivere la gioia di seguire Cristo, ringraziando anche per le piccole cose della vita» (n. 24).

È una chiamata alla testimonianza missionaria e a risvegliare l’attenzione alle realtà ultime, alla vita eterna.

Esperienza spirituale

I sei veggenti, giovanissimi al momento delle prime apparizioni, e ora adulti, hanno raccolto i molti messaggi di Maria (le apparizioni si sono diradate ma non sono finite; sarebbero oltre 42.000).

«Questi presunti messaggi – sottolinea il prefetto card. Vìctor Manuel Fernández – non si devono leggere come se fossero un testo magisteriale, un pezzo di teologia accademica o di catechismo. Si deve cogliere il nocciolo, il pensiero profondo che sta dietro all’imperfezione delle parole».

Inoltre, se si parla di esperienza spirituale, non significa non vederne le imprecisioni o le imperfezioni, quanto piuttosto il loro nocciolo fecondo. Si può, quindi, annotare gli elementi di fragilità dei messaggi come i rimproveri e le minacce, l’intrusione (indebita) nella vita della parrocchia, un’insistenza talora eccessiva sull’ascolto dei messaggi stessi.

Tenendo conto che, spesso, Maria richiama a dare il giusto valore alle sue parole invitando con insistenza alla coltivazione delle Scritture, a subordinare il «suo» progetto a quello di Gesù. «Desidero avvicinarvi sempre più a Gesù e al suo cuore ferito affinché siate capaci di capire l’amore senza misura che si è dato per ognuno di voi» (n. 37).

L’approvazione finale dà mandato al visitatore apostolico del discernimento sui messaggi futuri verificandone la pubblicazione e censurando gruppi o persone che utilizzino il fenomeno spirituale in maniera sbagliata.

«Ad ogni modo, le persone che si recano a Medjugorje siano fortemente orientate ad accettare che i pellegrinaggi non si fanno per incontrarsi con i presunti veggenti, ma per avere un incontro con Maria, Regina della pace, e, fedeli all’amore che lei prova verso il Figlio, per incontrare Cristo e ascoltarlo nella meditazione della Parola, nella partecipazione all’eucaristia e nell’adorazione eucaristica» (n. 41).

I papi

Nel testo come nella presentazione alla stampa sono emersi alcuni punti particolari come il ruolo dei papi nella vicenda, il susseguirsi delle commissioni di inchiesta e le molte critiche e perplessità.

Il card. Fernández ha ricordato l’atteggiamento positivo di Giovanni Paolo II che intendeva passare a Medjugorje nel suo viaggio apostolico a Sarajevo del 1995. Fu l’opposizione del vescovo locale, mons. Periċ, e il parere sfavorevole della Congregazione per la dottrina della fede a convincerlo a rinunciare.

Anche il suo successore, Benedetto XVI, guardava con simpatia agli eventi del luogo mariano e apprezzava i frutti benefici per i pellegrini. Faceva notare che molti dei santuari più rinomati non avevano origine meno discusse degli eventi a Medjugorje. Era più importante guardare ai frutti che al rigore teologico dei messaggi.

L’atteggiamento di papa Francesco è più frastagliato. Da un lato, la sua attenzione e consenso alla pietà popolare e al sensus fidei del popolo di Dio lo pongono su un terreno assai prossimo alle richieste della Madonna. Dall’altro, si è mostrato critico per il sistema di orari delle apparizioni e la dimensione precettiva di alcuni messaggi. Come quando la Vergine «dà ordini circa date, posti, aspetti pratici, prende decisioni su questioni ordinarie che si dovrebbero discernere in comunità. È il modello “Madonna postino” che papa Francesco rifiuta» (Fernández).

Ma è anche il papa che prende sul serio le conclusioni sostanzialmente positive della «commissione Ruini», che nomina gli inviati speciali (mons. H. Hoser e mons. A. Cavalli), che avoca a sé la questione e che ora approva la positiva conclusione del Dicastero.

Le commissioni

Assai complessa e frastagliata è stata l’azione delle varie commissioni che hanno messo mano alla cosa. Mons. Armando Matteo ricorda con precisione la posizione contrastanti del primo vescovo interessato, Pavao Zaniċ, vescovo di Mostar-Duvno. Prima convinto che i ragazzi fossero sinceri e poi con forti dubbi sulle apparizioni (1981-1983).

La conferenza episcopale iugoslava approva una dichiarazione restrittiva circa le apparizioni e i pellegrinaggi. Nel 1986 la commissione diocesana definisce non soprannaturali gli eventi.

La Congregazione per la dottrina della fede riapre il caso e chiede un nuovo esame dalla conferenza episcopale. L’esito è la «Dichiarazione di Zara»: «Sulla base delle ricerche sin qui compiute non è possibile affermare che si tratti di apparizioni e fenomeni soprannaturali».

Il successore di Zaniċ, mons. Ratko Periċ, chiede a Giovanni Paolo II di istituire una commissione per un verdetto definitivo. Nel frattempo, la Congregazione per la dottrina della fede ufficializza i permessi per i pellegrinaggi.

È Benedetto XVI a istituire la «commissione Ruini» che lavora dal 2008 al 2014. Essa conclude sostenendo l’affidabilità delle prime apparizioni e l’incerta definizione per quelle successive e concludendo con l’autenticità e soprannaturalità della devozione del santuario bosniaco. 13 voti sono a favore del riconoscimento, uno è contrario e uno si astiene. Sui frutti pastorali e spirituali sono del tutto a favore 5, «abbastanza» 6, incerti 3.

Gli oppositori

Non si possono ignorare anche le posizioni critiche, a partire dai vescovi locali e dalle commissioni diocesane già ricordati. La Congregazione per la dottrina della fede si è opposta alle conclusioni della «commissione Ruini» e ha chiesto due perizie che hanno dato un giudizio radicalmente negativo.

Il mariologo Manfred Hauke si è espresso contro gli eventi del santuario mariano denunciando elementi come l’asserita nascita della Vergine il 5 agosto del 16 a.C. Alcuni hanno criticato i veggenti la cui vita non appare esemplare, priva di virtù eroiche. Nessuno di essi è diventato prete o suora. Alcuni dei messaggi hanno il sapore del sincretismo religioso. Alcune delle veggenti si sarebbero arricchite (notizia smentita).

Pesa, in particolare, la vicenda di p. Tomislav Vlasic, che ha accompagnato per qualche anno i veggenti e che, in seguito, si è dimesso dal ministero per comportamenti immorali. Vicenda che i sostenitori indicano non avere nulla a che vedere con gli eventi. I veggenti, al contrario, non avrebbero purtroppo avuto dei veri direttori spirituali.

Il visitatore H. Hoser ha denunciato nel 2018 la presenza della mafia nel territorio. Anche in questo caso nulla da spartire con le visioni. Un sordo conflitto, dalle lunghe radici storiche, contrapponeva e in parte contrappone anche oggi, ma non a Medjugorje, i francescani con i vescovi locali. «Questo conflitto oggi continua con alcuni francescani ribelli, ma questi non sono per niente legati a Medjugorje» (Fernández).

«Il nihil obstat non risolve né chiude tutto per il futuro. È una determinazione aperta agli sviluppi nel tempo e nello spazio. In questo caso, si tratta (per i veggenti) di persone sposate con figli, gente che lavora nella società, persone che vivono in mezzo al mondo sottoposte a tentazioni come tutti gli altri, e non protette dal contesto religioso di un convento. Comunque, rimarrà sempre ferma l’autorizzazione del culto pubblico a Maria, Regina della pace» (Fernández).

Schönborn e Hoser

Nella vicenda dal santuario bosniaco ha avuto un particolare rilievo la figura del card. Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna. È stato il primo rappresentante di alto rango a visitare il luogo di pellegrinaggio (2009-2010) e a darne un giudizio positivo, difendendo la semplicità dei messaggi: «Avviene proprio come con le mamme che raccomandano ai loro figli sempre la stessa cosa, con piccole variazioni». «Per quanto ne so – aveva detto nel 2021 – Medjugorje è già sulla lista dei santuari di Roma».

Il visitatore apostolico Henryk Hoser già cinque anni fa aveva detto: «Medjugorje non è più un luogo sospetto. Sono stato inviato dal papa per valorizzare l’attività pastorale in questa parrocchia, che è molto ricca di fermenti, vive di un’intensa religiosità popolare, costituita, da una parte, da riti tradizionali, come il rosario, l’adorazione eucaristica, i pellegrinaggi, la via crucis; dall’altra, dal profondo radicamento di importanti sacramenti come, ad esempio, la confessione».

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Un commento

  1. Giovanni Di Simone 23 settembre 2024

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