Cosa resta di Fedez (e degli influencer)

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Non so che obiettivo avesse nella sua testa Fedez quando si è seduto davanti a Francesca Fagnani, per la sua molto attesa intervista a Belve. Quale messaggio volesse mandare, a che posizionamento ambisse.

Di sicuro un risultato l’ha ottenuto: rendere irreversibile il declino di un fenomeno culturale, di un modello di business. Quello che si fonda sull’illusione di autenticità.

Nel suo libro appena tradotto per Einaudi, L’industria degli influencer, Emily Hund scrive che «La principale attività dell’industria degli influencer è la continua riconsiderazione, ridefinizione e rivalutazione dell’autenticità».

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Fedez ha fatto esattamente questo, senza riuscirci. L’intervista ha cercato di sostituire un tipo di autenticità con un altro: addio a quella posata e costruita nelle stories, o perfino nella serie i Ferragnez, cioè quella dei personaggi di Chiara Ferragni e Fedez. Oggi l’unica pretesa di autenticità che è possibile è l’opposto di quella: cioè il racconto di Chiara e Federico, i due esseri umani, che sostituiscono i loro avatar digitali.

Per salvarsi, Chiara Ferragni ma soprattutto Fedez stanno bruciando le loro redditizie immagini precedenti, nella speranza che tra le ceneri un pubblico − magari diverso da quello precedente − scorga le braci dell’autenticità, sulle quali soffiare interesse in modo da riaccendere la fiamma dell’attenzione.

Tutto − nell’intervista − sembra funzionale a questo obiettivo, a ricostruire un’illusione di trasparenza, di sincerità, questa volta fondata sulle lacrime invece che sui sorrisi, sulla discrezione (non mostrare le facce dei figli, senza però rinunciare a usarli per assicurarsi empatia) invece che sull’esibizione, sul racconto della dimensione imprenditoriale − puramente aziendale − del fenomeno influencer là dove invece si pretendeva che tutto fosse spontaneo, immediato, diretto.

Fedez non ha soltanto azzerato il suo look precedente: niente smalto, niente orecchini, niente vestiti immediatamente percepibili come di qualche stilista noto, perfino un crocefisso al collo − lui che un tempo si presentava come l’artista scomodo contro il Vaticano e perfino il Papa.

Fedez ha completamente distrutto il suo personaggio, che certo era un po’ bidimensionale come i supereroi Marvel che a lui (e pure a me) piacciono tanto, sufficientemente vaghi che ogni autore e ogni lettore può piegarli al proprio immaginario.

Il personaggio Fedez non avrebbe mai permesso che si parlasse di quello che l’uomo Fedez (o meglio, il personaggio Federico) ha rivelato in prima serata su Rai2: che il rapper scomodo e tatuato si fida soltanto della mamma per gestire i suoi affari, che si è ricomprato le quote delle sue società da un fondo di investimento (quello di Giovanni Tamburi) perché gli investitori non volevano lasciare la signora Annamaria Berrinzaghi come amministratrice delegata, ammette che la beneficenza si fa anche per fare bella figura e sentirsi bene (ha fatto pure un riferimento polemico a un pezzo di Appunti), e che fare soldi è bello, non bastano mai, e non se ne spendono mai abbastanza. «Non voglio essere il più ricco del cimitero».

Visto il contesto in cui è maturata l’intervista, cioè la separazione dalla moglie Chiara Ferragni, le domande cruciali erano quelle sulla vita familiare.

Anche su questo punto delicato – sul quale perfino chi ha trasformato la vita più intima in un modello di business avrebbe diritto a rivendicare un po’ di riserbo – Fedez tenta la metamorfosi più radicale, e con poche parole cancella il personaggio del «family man» che lascia il posto al padre separato, in carriera, combattivo.

Forse il tentativo è puntare a un altro target, non interessato agli zuccherosi quadretti di famiglia che tanti like gli hanno portato in questi anni.

In sintesi, Fedez conferma che la vicenda del pandoro Balocco è stata parte della scelta di arrivare alla separazione con Ferragni. Si capisce che lui avrebbe voluto scaricare ogni responsabilità sui manager della moglie, ma lei se l’è presa in prima persona e così ha finito per minacciare gli affari del marito (che non si è fatto scrupolo nel sottolineare la propria diversità).

Poi, in un cambio fulmineo di posizionamento, Fedez parla della moglie non ancora ex con parole che sarebbero più adatte per un’amante occasionale («Mi sono innamorato di lei per il sesso») mentre per una presunta amante che qualche testata gli ha attribuito usa toni protettivi che ci si sarebbe aspettati per la moglie: guai a darle della sfasciafamiglie, va protetta, rischia conseguenze sul lavoro…

Le vicende personali della coppia Chiara Ferragni – Federico Lucia riguardano soltanto loro, in ultima analisi.

L’aspetto di rilevanza pubblica è che Fedez ha seppellito i Ferragnez e una certa idea di come si fa l’influencer – mostrare la vita che tutti (o almeno molti) sognano di vivere – e ha provato ad aprire un nuovo percorso mediatico e imprenditoriale.

Vedremo se questo Fedez assai meno simpatico, che si vanta della propria scarsa formazione – «non si valuta il valore di una persona dal titolo di studio» – che ammette di voler fare soldi per fare soldi e non per qualche spinta ideale, avrà un qualche interesse per il suo vecchio pubblico o per uno nuovo.

Gli influencer hanno prosperato sull’illusione dell’autenticità. Ma era, appunto, una illusione. Le persone reali, specie quando mostrano i loro lati più sgradevoli, possono suscitare perfino un po’ di repulsione.

Non è forse per tenerle a distanza di sicurezza che preferiamo interagire con le nostre comunità di riferimento attraverso la mediazione di uno smartphone e qualche filtro di Instagram?

  • Dal Substack di Stefano Feltri, Appunti, 10 aprile 2024

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