Il problema/dibattito sull’utero in affitto si rivela impegnativo e complesso per i risvolti umani e le implicazioni etiche. I punti controversi.
La domanda del titolo è ampia e non retorica, per due motivi. Il primo, perché ci troviamo di fronte a un fenomeno relativamente nuovo, impegnativo umanamente ed eticamente; richiede, cioè, domande serie.
Il secondo, perché, su questo argomento, anche se si cerca di chiarire la questione, avremo sicuramente più domande aperte che risposte definitive.
Di mamma ce n’è una sola?
In alcune culture siamo cresciuti con una popolare formulazione quasi apodittica: “di mamma ce n’è una sola”. E con questo si intendeva quella biologica.
Se, dal punto di vista socioculturale, questa affermazione non è stata sempre così vera, dal momento che ci sono state diverse madri o forme di maternità, oggi i progressi scientifici e tecnologici in campo medico stanno provocando grandi cambiamenti nella procreazione umana e, con essa, nuove realtà e sfide. Ad esempio, le tecniche di riproduzione assistita sono metodi biomedici che servono a sostituire il processo di riproduzione “naturale” e, di fronte ad esse, vi è una variegata reazione che va dall’approvazione al rifiuto, sia dal punto di vista medico sia dal punto di vista etico. Forse, in questo caso, è meglio non parlare di “maternità” (concetto ampio, profondo e con altri risvolti significativi) e parlare invece di gravidanza, gestazione e simili.
In tale contesto abbiamo quella che viene solitamente chiamata gestazione/riproduzione surrogata o sostitutiva (comunemente nota come utero in affitto): è un metodo di riproduzione assistita caratterizzato dal fatto che la donna che “genera” il bambino non sarà alla fine la “madre” del bambino.[1] Alcune persone vedono tutto questo solo come un altro metodo di concepimento, altri come una tecnica medica che aiuta in caso di difficoltà nel concepimento, se questo fa la differenza.
Come ogni metodo o tecnica, ha i suoi vantaggi e i suoi limiti, sia dal punto di vista medico, sociale, emotivo, sia dal punto di vista etico. Soprattutto se si considera che, in generale, si tratta di una prassi che rompe con l’idea “tradizionale” di come si forma una famiglia e si genera la vita.
Possono ricorrere a questo tipo di metodo/tecnica, coppie eterosessuali, omosessuali, persone single, secondo quanto consentito dalle leggi dei diversi paesi o secondo le possibilità – soprattutto economiche – delle persone coinvolte. Va ricordato che, come per altri problemi simili, il rifiuto codificato nella legislazione da parte di molti paesi del mondo non ne ha impedito la pratica clandestina.
I punti più controversi
Diamo un’occhiata ad alcuni dei punti più controversi. Si potrebbe dire che questo è considerato un metodo/tecnica basato su un contratto/approccio/comportamento considerato immorale:
- Perché suppone lo sfruttamento e la reificazione della donna incinta ridotta a incubatrice umana. Sarebbe cioè una nuova forma di sfruttamento delle donne, contraria alla loro dignità, utilizzando il corpo femminile come oggetto negoziabile.
- Perché comporta il rischio di trasformare il bambino in un oggetto di scambio e di proprietà, dal momento che si possono concordare e stipulare diversi accordi in tal senso.
- Perché, in qualche modo, forza una rottura nel legame della donna incinta con il bambino durante la sua gestazione, poiché la gestante è psicologicamente costretta a convincersi fin dall’inizio che il bambino non è suo e che non può stabilire alcun contatto con lui.
- Perché questa pratica può diventare un grande affare economico, al punto che, in alcuni luoghi, essa compare nell’ambito del cosiddetto turismo riproduttivo.
- Perché spesso si basa sullo sfruttamento delle donne più svantaggiate, a vantaggio delle coppie benestanti.
Forse, di fronte a queste e ad altre domande – che manifestano problemi reali e acuti –, il processo di discernimento dovrebbe tener conto di alcune questioni:
- il livello del senso della vita e la necessità (non il diritto) di prolungarla con una prole;
- il fatto che l’utilizzo di questo tipo di metodo/tecnica potrebbe essere solo per situazioni eccezionali;
- la questione dell’intero livello socioculturale ed economico, in cui possono verificarsi vere e proprie ingiustizie e manipolazioni della vita nascente e delle donne e degli uomini coinvolti.
Inoltre, bisognerebbe considerare il paradigma della famiglia e della maternità/paternità da cui si parte e a cui si vuole tendere come società. Molte delle valutazioni etiche e giuridiche non dipendono tanto dal valore della dignità delle persone in gioco, quanto piuttosto da come questa pratica mette in crisi un certo modello “tradizionale”, considerato unico e immutabile per tutta l’umanità in ogni tempo.
L’insegnamento della Chiesa cattolica è chiaramente contrario e afferma che il figlio dev’essere il frutto esclusivo della mutua dedizione degli sposi, del loro amore e della loro fedeltà.[2] Poiché questo tipo di metodo/tecnica, sia che venga svolto in modo altruistico (gratuito) sia che avvenga mediante un accordo commerciale, «offende la dignità e il diritto del figlio ad essere concepito, portato in grembo, messo al mondo ed educato dai propri genitori; essa instaura, a detrimento delle famiglie, una divisione fra gli elementi fisici, psichici e morali che le costituiscono».[3]
È interessante perché i gruppi pro o contro sono molto vari e non si identificano chiaramente con un certo colore o posizione politica, e possono ritrovarsi nelle critiche;[4] il che, in fondo, indica che si tratta di una questione controversa, di fronte alla quale non c’è una posizione abbastanza netta.
Per un discernimento serio, critico e aperto
Di fronte a tutto questo panorama, presentiamo alcune questioni che, senza dubbio, richiedono un processo di discernimento serio, critico e aperto:
- Se accettiamo che la maternità surrogata a pagamento non sia eticamente accettabile, perché reifica e mercifica la donna e il nascituro, e che i rapporti con gli acquirenti riproducono un sistema di oppressione, soprattutto delle donne povere, sarebbe più accettabile una gravidanza surrogata altruistica?
- Anche se non si dovrebbe mettere sullo stesso piano il guadagno e la dignità del corpo, è noto che non poche donne, costrette dalla necessità o da vari tipi di sistemi oppressivi, usano il proprio corpo per vivere. Dunque, ci si potrebbe domandare se – per un tempo limitato e circoscritto – sarebbe accettabile la realtà di non poche donne provenienti da Paesi sottosviluppati che hanno fatto della gravidanza surrogata una pratica di vita, visto che i benefici economici che ottengono sono molto più alti degli stipendi che percepiscono?
- È vero che un tipo di sfruttamento non ne giustifica un altro, ma non è forse vero che ci sono molti sistemi di sfruttamento delle donne con poche garanzie legali (sono pagate con una miseria in certi lavori “servili”, i loro salari sono generalmente inferiori a quelli degli uomini…)? In questo senso, non staremmo attaccando un albero che non ci permette di vedere la foresta? Il problema dell’oppressione e della manipolazione è più ampio e acuto perché crea vere strutture e sistemi di peccato dove le donne e i loro corpi sono oltraggiati molto di più che nella gestazione surrogata; ad esempio: taglio o mutilazione genitale, stiratura del seno, stupro punitivo, lapidazione, schiavitù sessuale, matrimoni combinati di ragazze; pagamento di doti per lo scambio di animali o beni patrimoniali. Oppure quando il corpo femminile viene utilizzato come pubblicità per certi profili femminili esclusivi, dove la sessualità femminile continua ad essere focalizzata dal punto di vista della sessualità maschile, quindi dal consumo, dal potere e dal mero uso strumentale…
- Se si accetta che la gravidanza surrogata non sia eticamente difendibile perché rompe quello che è stato chiamato attaccamento filiale materno, cosa succede con le adozioni, i bambini abbandonati perché nati con “difetti” (e che, molte volte, le coppie “tradizionali” non vogliono), i bambini orfani, i bambini che crescono nei collegi, i bambini cresciuti da altre persone fin dalla tenera età, poiché i genitori sono lontani o per la maggior parte del tempo lontani da casa…?
- Questa pratica potrebbe essere accettata se la gestante surrogata potesse (se lo desiderasse liberamente) continuare ad avere un ruolo (materno) nella nuova vita del bambino?
- Se avere un figlio non è considerato un diritto, ma una necessità biologico-affettivo-relazionale, rispettando la dignità di tutte le persone implicate ed esercitando la loro reale autonomia, libertà e responsabilità, considerato che non esistono mai situazioni umane perfette, eticamente plausibili in modo assoluto, si potrebbe rendere accettabile questa pratica?
- Questa pratica potrebbe essere accettata non come un’acquisizione di espansione delle libertà e dei diritti (individuali/isti), ma piuttosto come una concessione eccezionale (etica e legale) per alcuni casi che possono essere dimostrati clinicamente ed eticamente plausibili dal punto di vista della dignità umana?
Libertà e rispetto
Forse, la questione non è tanto se la gravidanza sia sostituibile o meno, perché, forse, in alcuni casi particolari, potrebbe essere plausibile cercare forme degne di sostituzione; né la questione dovrebbe essere se la maternità sia sostituibile, perché non dipende dal mero rapporto biologico o dalle forme culturali, ma è un rapporto, un esercizio, che va “guadagnato” esistenzialmente ed eticamente e non è mai un dato scontato meramente oggettivo.
La questione, ancora una volta, in queste proposte bioetiche, dovrebbe forse essere come esercitare la libertà responsabile (personale e sociale) con creatività e rispetto della dignità umana, cercando processi e sistemi di vita sempre umanizzanti, ricordando che questi sistemi non sono mai perfetti, ma possono essere perfezionati; in ogni momento della storia.
Nessun essere umano dovrebbe essere un prodotto, un mezzo, che viene scambiato o commerciato. Sarebbe da aspettarsi che tutte le tendenze e le culture possano raggiungere non solo un accordo su questo punto, ma anche una convinzione fondamentale per vivere in una società degna e umanizzante.
Inoltre, si dovrebbe ricordare che l’essere umano non è un essere concluso, definitivamente determinato, è sempre un progetto aperto, è un dono ma, nello stesso tempo, è una costruzione costante. Dunque, bisognerebbe presupporre che, fino a quando i processi di umanizzazione personale e sociale rispettano la dignità delle persone e ricercano le strutture e i sistemi sociali più adeguati, sia necessario lasciare spazio alle persone e alle famiglie di realizzarsi pienamente, senza imporre nessun “pensiero unico”, di qualsiasi colore esso sia.
[1] Comunemente si potrebbe classificare questa realtà con queste due possibilità: Gravidanza surrogata tradizionale o parziale: la madre surrogata è anche la donna che fornisce il carico genetico. Si riferisce generalmente alla maternità surrogata effettuata mediante inseminazione artificiale con il seme del futuro padre, anche se potrebbe trattarsi di fecondazione in vitro con ovuli della gestante. Gravidanza surrogata gestazionale o completa: la gestante non rinuncia ai propri ovociti per la creazione dell’embrione, ma il patrimonio genetico proviene dalla futura mamma o in alcuni casi da una donatrice di ovuli. La maternità surrogata tradizionale non viene oggi solitamente applicata, perché, in tal caso, il coinvolgimento della “madre” surrogata sarebbe maggiore. Di solito, si cerca di fornire gli ovociti alla gestante e, se ciò non è possibile, si ricorre all’ovodonazione.
[2] Congregazione per la Dottrina della Fede, Donum vitae, Istruzione sul rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione (22.02.1987), in AAS 80 (1988) 70-102; II. A. 1.
[3] Donum vitae, II. A. 3; cf. II.B.8; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2376.
[4] Ad esempio, tra altri, si veda: No maternity traffic (https://www.facebook.com/nomaternitytraffic/); The Swedish Women’s Lobby (https://sverigeskvinnoorganisationer.se/in-english/ ). Hanno offerto linee guida interessanti: American Society for Reproductive Medicine (https://www.asrm.org/?vs=1) e la Society for Assisted Reproductive Technology (https://www.sart.org/). Oltre a quelli con una chiara espressione cattolica, come: Medici cattolici (https://www.amci.org/); Movimento per la Vita (https://www.mpv.org/); Family Day (https://familyday.info/); Pro Vita e Famiglia (https://www.provitaefamiglia.it/); Nonni 2.0 (https://www.nonniduepuntozero.eu/); La Dichiarazione di Casablanca per l’abolizione universale della maternità surrogata, firmata da 100 esperti di 75 nazionalità, è stata resa pubblica a Casablanca (Marocco) il 3 marzo 2023 (http://declaration-surrogacy-casablanca.org).
Queste tematiche sono profondamente sfidanti per il futuro stesso dell’umanità, almeno così come oggi la intendiamo. Fanno il paio, ad esempio, con le riflessioni sull’AI. Non so se sul tema abbiano ragione o no i cd. “lungotermisti” à la Elon Musk (senza dimenticare il defunto e ben più autorevole Stephen Hawking). Una cosa è pero certa: non ci si può semplicemente richiamare alle “magnifiche sorti e progressive” né al “laissez faire, laissez passer”. Occorre una riflessione pubblica e condivisa che affronti tutti i risvolti di un evoluzione esponenziale che rischia di rendere noi sapiens obsoleti.
Ma chi e’ l’ autore dell’ articolo? Un filosofo, un bioeticista, un prete ,un medico,? Il suo modo di argomentare mi ricorda quello dei sofisti.
Che riuscivano a dimostrare tutto e il contrario di tutto
Di mamma ce ne ‘ una sola: questa la realta’. Perche’ uomo per nascere ha bisogno di una madre ,non solo per la gestazione, ma anche per il corredo cromosomico. Dall’ incontra fra i cromosomi di una donna e quelli di un uomo nasce il figlio. I genitori di quel figlio sono coloro che gli hanno dato i ” geni” cioe’ i genitori biologici . E questi non possono che essere un uomo e una donna. Potete riempirci la testa di ciance e di fuffa ma finche’ non riuscirete a produrre un uomo senza genitori biologici, le vostre sono tutte chiacchere.
Articolo intelligente e provocante.
Ci fosse la stessa attenzione anche sulla prostituzione l’altro grande macroscopico fenomeno di mancanza di rispetto verso il mondo femminile, che pare invece non interessare nessuno, governo compreso che pure si straccia le vesti sulla maternità surrogata.