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Ho cercato di capire il pensiero del teologo Carlo Molari sulla preghiera. Pur non essendo teologo, mi sono lasciato affascinare e, in contemporanea, mi sono sentito in obbligo d’interpretare in modo diverso l’invito a pregare per…
Ho cercato una mia posizione. Qualcuno, però, mi aiuti!
Dio è creatore e, con l’Incarnazione, ha completato in modo meraviglioso la sua azione.
Dio ha già fatto tutto. Ma proprio tutto.
Adesso tocca a noi.
Certo non a far miracoli, ma ad essere coerentemente umani, così da valorizzare la sua creazione.
Potrebbe essere questo uno dei tanti modi per dar significato all’Incarnazione? Quando, nella preghiera, si chiede la realizzazione della pace, il sostegno ai vescovi sacerdoti diaconi della Chiesa, la guarigione di un caro gravemente ammalato…, aspettiamo che lui faccia tutto questo?
E, dal momento che tutto questo non avviene – e la storia lo dimostra –, Dio è morto? Oppure, come scriveva e diceva il teologo Carlo Molari, la preghiera stimola e merita un modo diverso di “intrattenerci” con Lui?
A me succede di sentirmi obbligato a studiare di più e a dovermi confrontare in continuità per essere adeguato alle richieste di aiuto che mi vengono fatte. Debbo essere professionalmente all’altezza, personalizzando la relazione.
Consapevole di non essere il Creatore, tengo conto dei miei limiti e m’impegno a dare alla relazione ciò che gli studi aggiornati e il confronto mi suggeriscono e a investire le mie capacità empatiche per rispondere al meglio all’aiuto che mi viene chiesto. O devo pregare di più, affinché faccia star bene la persona che mi sta davanti?
Qualcuno mi aiuti!






Don Luigi dice che cercare di capire la preghiera è uno dei problemi più ostici del cristianesimo. Quindi i dubbi sono spesso condivisi anche da chi di teologia ne sa e cerca un nuovo linguaggio per trasmettere il Vangelo. Preghiamo e le cose non cambiano. Come potrebbe Dio andare contro la libertà delle persone di sbagliare? Un Dio buono certamente non lo fa. Ha senso quindi pregare per gli altri? Li obbligheremmo in tal modo a fare qualcosa che non vogliono? Non lo fa nemmeno Dio! E che senso ha che un Dio perfettamente mostrato da Gesù abbia bisogno di un intermediatore? Il cristianesimo non si basa su un rapporto personale con Dio? Dobbiamo rispondere con “mistero” ad ogni dubbio che non riusciamo a capire o, come dice qualcuno, “mistero” vuol dire che può rivelarci infiniti significati?
Io trovo, come dice Sandro, che il tutto sia profondamente legato al senso dell’incarnazione e, in particolare, al significato profondo della croce di Gesù. A mio parere non è bello continuare ad elencare “frasi fatte” che, in fondo, dicono sempre meno alle persone a cui è rimasto un minimo di spirito (o Spirito?) critico. Io credo che la croce ci abbia fatto capire che Dio soffre come un genitore per i nostri peccati. E nonostante tutto li perdona, cioè gli dà un significato nuovo. Non raccontiamo che li cancella, perché i peccati sono sempre lì, a volte si rifanno e certo non ce li dimentichiamo. Il senso nuovo è proprio che Dio soffre come un genitore per i nostri sbagli. Questo in fondo vuol dire che siamo fratelli, perché mio padre si chiamava P., e il vostro probabilmente no.
Allora la preghiera è, per me, una richiesta di comunione con Dio: accetto Gesù di cercare sempre più d seguire la tua via; nella mia libertà voglio che tu mi guidi; voglio sentirti vicino, in comunione con te; come rappresentato dal tuo sangue, insegnami a non mettermi al centro (rinnegarmi) e imparare quindi a soffrire e lottare per il bene degli altri, anche se so che questo necessariamente mi porterà a tante difficoltà, cioè alla mia croce.
Qualcuno diceva: “puoi pregare tutti i giorni perché la fame nel mondo sparisca. Ma Dio probabilmente non la farà sparire solo perché tu lo chiedi. Ma sicuramente ti suggerirà cosa tu puoi fare per la fame nel mondo”.
La preghiera di richiesta non ha senso. Le guerre continuano ad esserci. I terremoti sono una costante. Persone che nascono con handicap e malattie varie sono fenomeni abituali. Morte di tanti innocenti, effetti collaterali, della violenza che ci circonda li diamo per scontati. Ha ancora senso attribuire alla preghiera di richiesta una qualche efficacia? Non ci rimane che la preghiera di condivisione con tutti i nostri fratelli.
Certo dovresti continuare a intercedere per il tuo prossimo, per chi assisti, per i cari, e per chi ti fa del male, per i nemici… Pregare per qualcuno non significa regalare a costui una carta prepagata per il miracolo, ma unirsi intimamente ad egli facendosi carico personalmente dei suoi bisogni davanti a Dio (come fece Cristo), specialmente se per qualcuno, oltre a pregare, offriamo sacrifici di penitenza, misericordia e giustizia. Non ti sto suggerendo di pregare solo per averne il merito, ma di riconoscere che solo pregando possiamo sperare, in tutti i sensi. Anche se un raffreddore con la medicina é probabile che passi anche senza neppure un padre nostro, succede sempre per la volontà di Dio. Quindi per qualcosa che sembra un caso “disperato”, bisogna pregare, perché molto spesso, specie quando deve intervenire in modo straordinario, Dio ha “bisogno” di un mediatore (non chiedermi perché in quanto è un mistero, che bisogna superare con la fede), quale è stato Gesù Cristo per la remissione del peccato, che apra un strada alla sua grazia nella vita di determinate persone, specie se queste non pregano da sé per aprire questa strada. Dio potrebbe non esaudirci, ma senza preghiera non c’è speranza… E se poi Dio non ci esaudisce è perché ha un progetto migliore che non comprendiamo. Tutto è stato stabilito, e allo stesso tempo tutto sta al nostro arbitrio… Mistero della fede… Per cui è giusto e doveroso pregare per ciò che speriamo, ma riconoscere che la scelta di Dio è la migliore…
Buon anno della speranza!
Non voglio assolutamente dare suggerimenti, me ne guardo bene, ma solo perché lei lo chiede potrei dirle come la penso io anche se è molto difficile. La preghiera è una cosa personalissima, il nostro rapporto con il Signore è strettamente personale. La preghiera poi è una cosa magica, miracolosa. L’empatia non c’entra, quello che conta è la Fede, la Fiducia il Crederci. Lo so, preghiamo tanto a volte e per tante cose, chiediamo aiuto a Lui. Ma è umano chiedere aiuto e lo è ancora di più, chiederlo a Lui. E credere che ci aiuterà. Ma e allora, penseranno in tanti, perché non sempre le nostre preghiere vanno a buon fine? Io questo non lo so e però pregare aiuta, aiuta a sperare e andare avanti. Pregare di più e pregare meglio? Si, per chi crede la possibilità esiste e la preghiera apre alle possibilità che ciò che chiediamo avvenga, con la consapevolezza che siamo nelle Sue mani e se ci crediamo, pregare è fondamentale.
Grazie per aver posto il tema.
Dio opera in modi che a noi non sono sempre chiari, ma la sua azione è sempre buona, solo che capita che noi vorremo altro. Chiedere aiuto a Dio non vuol dire che si riceverà un miracolo o un prodigio appariscente e lampante, non sempre, a volte è una cosa talmente insignificante per noi che nemmeno ce ne accorgiamo, oppure è un accadimento che sembra del tutto naturale, Eppure c’è, agisce anche adesso, sempre costantemente vicino. Bisogna pregare perché ci è necessario come l’ aria, senza la sua presenza non possiamo nulla, ma avvolte ci precede nella preghiera e non ce ne accorgiamo. E’ questione di fede e di cambio di ottica. Penso… non so.
Non so se sono in grado di aiutarti, ma giusto per condividere.
Se si parte dall’idea che la preghiera è la richiesta di qualche cosa da parte nostra all’Eterno, a un certo punto ci si trova in un impasse, perché le nostre richieste quasi mai vengono esaudite. Oppure, vengono esaudite in un modo noto al Lui, e non a noi.
La preghiera però è molto altro: intanto è stare-con-Lui, e imparare da Lui il suo modo di vedere il mondo. Poi è imparare a fare la Sua volontà, non la nostra (“sia fatta la tua volontà”, diciamo nel Padre nostro).
Quando Abramo chiede al Signore di non distruggere Sodoma (“Forse vi sono cinquanta giusti nella città… Gen 18), l’Eterno sembra contrattare con Abramo, e la richiesta sembra esaudita… ma Sodoma viene distrutta! Dunque le richieste di Abramo non sono accolte, e i dieci giusti della città che alla fine si salvano sono proprio Abramo e la sua famiglia, che nella preghiera sono vicini al Signore.
D’altra parte non possiamo pensare di domandare e pretendere che l’Eterno debba cambiare opinione… Lui che le cose le conosce molto meglio di me!