È ancora possibile abitare la speranza?

di:
speranza

Debbie Dewit, Wings of Hope, dipinto

«Come parlare di speranza guardando negli occhi una bambina o un bambino di Gaza, di Kiev, del Congo, dei due Sudan, del Myanmar, di una delle troppe periferie del pianeta costrette a fare i conti quotidianamente con la guerra e la violenza, con la fame, con la carenza di medicinali e di istruzione, con i cataclismi ambientali?» (pp. 19-20).

Leggendo il libro di Brunetto Salvarani Speranza – la cosa difficile (Paoline, Milano 2025), si percepisce questa appassionata preoccupazione: l’annuncio evangelico della Speranza non può più limitarsi alla «difesa d’ufficio» di una delle virtù teologali, fatta oggetto di studio e approfondimento teologico staccato dalla via di oggi, ma «… che è proprio nella consapevolezza di questo contesto mondiale malato che vale ancor più la pena di interrogarsi nuovamente sulla speranza cristiana, su cosa sia davvero, su come sia possibile rilanciarne la centralità nel dibattito pubblico…» (p. 20).

Salvarani riporta all’attualità il pensiero di Jurgen Moltmann che, proprio negli anni del Concilio Vaticano II, rilanciava «il tema della speranza, mentre era ancora nell’aria l’eco cupa della catastrofe bellica» (p. 7). È ancora credibile parlare di speranza in un mondo dove «è più facile disperare che sperare» (quarta di copertina)?

Il libro ricorda che papa Francesco si è fatto coraggioso interprete di questa domanda con l’indizione del Giubileo, che stiamo vivendo, e con l’invito a ripensarci e ad essere «pellegrini di speranza» (cf. Spes non confundit, 9 maggio 2024). E Salvarani afferma che «siamo Chiesa in quanto capaci di sperare» (p. 8), capaci di continuare a tenere vivo lo spirito del Concilio Vaticano II, là dove afferma che «si può pensare che il futuro dell’umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza» (GS 31).

Così il libro di Salvarani compie un excursus nel testo biblico del Primo e del Nuovo Testamento, per sottolineare le radici bibliche e spirituali della speranza cristiana. Per chiedersi come questa «perla» può essere ricercata e riscoperta come motivo di fede nell’attuale incertezza, o crisi vera e propria, di tutti i discorsi che arrivano a toccare il tema del dopo, del futuro legato all’«aldilà», all’oltre.

Sicuramente impegnativa, ma stimolante, la parte nella quale Salvarani, a partire dalla domanda «Ci è ancora lecito sperare?» (p. 115), si propone di passare dal tesoro passato alle possibili piste di attualizzazione della speranza nel «qui ed ora».

Non solo frequentazione del generico ottimismo che si esprime nello slogan «io penso positivo», ma presa d’atto della possibilità di una scelta coraggiosa e controcorrente di sfida al clima culturale odierno, della necessità di guardare la notte come ci si presenta davanti, con le sue incertezze e disperazioni, ma anche con la domanda mai soffocata: «Sentinella, quanto resta della notte?» (Isaia 21,11).

Ricorda opportunamente un profeta dei nostri tempi, padre Balducci, che affermava la necessità previa di educarsi con pazienza, con lo sguardo in avanti e l’ascolto della storia, soprattutto di quella «miriade di piccole storie animate dai «santi della porta accanto» che forse ci sfiorano ogni giorno senza che ce ne accorgiamo (p. 117).

Ricorda anche il «poeta della speranza», Charles Péguy, con la sua convinzione che è la Speranza a dare forza e costanza alle altre due virtù cardinali, e ancora papa Francesco e il suo grido «Non lasciatevi rubare la speranza» davanti a chi specula sulle paure, a chi usa le forme anche subdole della violenza, a chi costruisce barriere e non ponti tra le persone.

La riflessione teologica e filosofica contemporanea può contribuire a trovare «il difficile equilibrio tra speranza nell’aldilà e speranza nel presente» (pp. 120-121), per riscoprire non tanto la speranza egoistica dell’individuo, ma la solidale condivisione con altri di una prospettiva per l’umanità che non sia una qualunque via di fuga.

Riprendendo l’immagine che viene dal mondo ebraico della speranza come «una corda che ci lega tutti indissolubilmente, e sta quindi a fondamento della nostra umanità» (così in quarta di copertina), il libro di Salvarani si interroga sul «compito infinito di chi in questo tempo si dice cristiano, ma che è in realtà di ogni persona di buona volontà aperta al mistero» (p. 171), quello di comunicare speranza per arrivare a vedere – e ritorna la memoria di Moltmann- «l’aurora dell’atteso nuovo giorno che colora ogni cosa della sua luce» (p. 171).

Da non trascurare infine, per il significato non solo affettivo per l’autore, la dedica del libro al pastore valdese Paolo Ricca, «uomo di speranza» (p. 5), che con la sua riflessione ha arricchito la ricerca di un cristianesimo ecumenico, fonte di speranza per gli uomini e le donne di oggi, al di là della confessione religiosa di riferimento.

Brunetto Salvarani, Speranza – la cosa difficile, Paoline, Milano 2025, pp. 171, € 16,00

speranza

Print Friendly, PDF & Email

2 Commenti

  1. marilena t. 21 luglio 2025
  2. Pietro 14 luglio 2025

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto