Pentecoste, mistero a più voci

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La Pentecoste si presenta agli occhi del credente come un mistero completo: è la sintesi gloriosa di tutti i misteri di Cristo, è il compendio mirabile dei magnalia Dei: le grandi opere di Dio sono in essa comprese e sintetizzate: le iniziative di grazia trovano in essa il loro punto più alto, il loro momento più espressivo.¹

Vertice dei misteri cristiani, la Pentecoste si distingue anche per l’espansione del suo dinamismo di grazia; esso si apre a stella in tutte le direzioni: verso l’orizzonte trinitario, verso il mistero di Cristo, verso il mistero della Chiesa, verso il mistero della storia, verso il mistero dell’uomo. Questo ci permette di dire che la Pentecoste è una verità sinfonica e permanente, è una realtà di grazia a più dimensioni: è un mistero a più voci e dall’eco inestinguibile.

Pentecoste, iniziativa della Trinità

La Pentecoste è azione trinitaria: è l’iniziativa congiunta del Padre e del Figlio d’inviare lo Spirito sul mondo. A Pentecoste il Padre apre al di fuori della vita trinitaria la sua eterna iniziativa d’amore che lo porta a generare il Figlio e a spirare, insieme al Figlio, lo Spirito.

La Pentecoste, come ogni altra azione di grazia, trova nel Padre l’origine ultima, la fonte suprema. Lo Spirito però, come procede dal Padre “Filioque” o “per Filium”, così viene inviato nella storia e sulla vita degli uomini anche da Gesù Signore, sedente alla destra del Padre.

Il Risorto e Glorificato, inviando lo Spirito, esercita la sua signoria pasquale, esprime al massimo grado la sua messianicità gloriosa, rendendola capace di divenire il principio di una creazione nuova. Mai il Cristo si è mostrato più Figlio del Padre, più Fratello degli uomini, più Signore della storia come quando ha inviato lo Spirito, «primo dono ai credenti», piena espressione della sua condizione signorile e imparagonabile splendore della sua gloria celeste.

La Pentecoste è primariamente la festa dello Spirito: è lui che viene su di noi; è lui che, dopo il Figlio, si inserisce nella storia della salvezza come l’altra mano del Padre (cf. s. Ireneo); è lui che entra nella vita del mondo come servo di Cristo per interiorizzare il Vangelo nei cuori degli uomini, per diffondere i beni di Pasqua fra le generazioni degli uomini, per innestare il principio-risurrezione nelle viscere della storia degli uomini.

Lo Spirito di Pentecoste è l’anima santa della Chiesa: è il principio-fede, il principio-speranza, il principio-carità di tutta la storia di salvezza che il Dio trinitario ha ideato e attivato.

La Pentecoste è un mistero nell’ordine del principio: la Trinità, infatti, l’ha voluta come memoria completa del passato di salvezza, come evento pieno del presente di grazia, come profezia radicale del futuro di gloria.

La Pentecoste è il fine ultimo dell’intera economia trinitaria della salvezza: essa ci mostra che, mentre lo Spirito è colui che porta a compimento l’opera messianica di Gesù, il Cristo, ad un tempo, è «il grande precursore dello Spirito» (P. Evdokìmov).

Pentecoste, atto pasquale di Cristo

La Pentecoste è il frutto di una richiesta di Cristo Signore: la grande epiclesi che ha chiesto l’invio dello Spirito sul mondo e sulla Chiesa, sulla vita dei singoli e sulla storia di tutti gli uomini, è stata l’ascensione di Gesù. Salendo al cielo e divenendo Signore, il Figlio ha chiesto al Padre della gloria di poter esercitare, a vantaggio degli uomini, il potere salvifico legato alla sua glorificazione. Il Padre, come segno di gradimento dell’obbedienza mostratagli con la croce, ha esaudito la richiesta del Figlio del suo amore facendo erompere la Pentecoste.

La Pentecoste non è solo l’effetto dell’epiclesi che il Glorificato ha rivolto al Padre; essa è anche la risposta all’Ascensione che ha posto fine alla visibilità storica di Gesù (cf. Gv 14,19); la Pentecoste, infatti, restituisce al mondo la presenza di Gesù, ma in una condizione e in una forma nuova: il Cristo sarà ormai nell’uomo, dentro l’uomo, non solo di fronte all’uomo: «In quel giorno [a Pentecoste] voi conoscerete che io sono in voi» (Gv 14,20; cf. Rm 5,5).

La Pentecoste è atto di Cristo, perché è il suo atto pasquale portato a consumazione: essa è la pienezza della Pasqua; è la solennità di Pasqua giunta al suo termine senza perdere nulla della sua gloria e del suo splendore: «Pasqua è stata l’inizio della grazia, la Pentecoste ne è il coronamento» (s. Agostino).

Pentecoste, battesimo della Chiesa

Con la Pentecoste iniziano la missione e la storia della Chiesa: alla comunità di grazia che Cristo ha istituito, lo Spirito dona un’anima. A causa di quest’anima la Chiesa è una realtà vivente: le energie dello Spirito la rendono fattiva ed essenzialmente dinamica. Cristo costruisce la Chiesa con molti atti, ma è lo Spirito Santo che, per così dire, le dà un’anima, le dà un cuore, le dà la forza per la missione.

Cristo ha fondato la Chiesa, lungo gli anni della sua opera messianica, istituendo i sacramenti, l’apostolato, la primazialità petrina, ma è a Pentecoste, con l’invio dello Spirito, che egli dona ad essa il soffio della vita. È il metodo della storia della salvezza: lo Spirito viene dopo, a compiere: la Pentecoste è il mistero che dà perfezione alla Chiesa.

L’opera dello Spirito consiste nell’effettuare, nell’attualizzare, nell’interiorizzare in noi, lungo il tempo, quello che il Cristo ha fatto per noi, una volta soltanto, negli atti istitutivi che egli ha posto per suscitare la Chiesa: in virtù dello Spirito, questa dura nel tempo, è capace di penetrare nel mistero di Cristo e nel cuore degli uomini per spargervi i semi del Regno. «Ricorreva […] la Pentecoste ed essi [gli apostoli e Maria] erano riuniti, quando dal cielo discese il Paraclito, il custode e santificatore della Chiesa, la guida delle anime, il pilota nella tempesta, il faro degli erranti, il sostegno nella lotta, la corona della vittoria» (s. Cirillo di Gerusalemme). Fu il battesimo della Chiesa: la sua consacrazione per il Vangelo e la missione nel mondo, la sua abilitazione ad essere inizio e mezzo del Regno, segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità del genere umano (cf. Lumen gentium, nn. 1, 8).

Pentecoste, consacrazione dell’uomo

La Pentecoste è invio dello Spirito su ogni carne: essa, mentre ha tutto di comunitario, non ha nulla di generico. Lo Spirito, con il battesimo e la confermazione, raggiunge i singoli uomini, li integra nel Corpo come coeredi del Cristo e, attraverso il Figlio, li pone in rapporto dialogale-filiale con il Padre: così essi sono figli nel Figlio (cf. Gal 3,26) e figli dallo Spirito (cf. Gv 3,5).

Ogni singolo uomo che entra in contatto con lo Spirito ne resta modificato: con il battesimo diviene figlio adottivo del Padre, con la confermazione testimone di Cristo, con l’eucaristia uomo ecclesiale.

Lo Spirito della Pentecoste ci raggiunge con la sua azione santificatrice nel battesimo, viene in noi con la presenza santificatrice della sua persona con la confermazione, ci prepara il nutrimento della nostra santità mediante l’eucaristia.

In una parola, la Pentecoste ci fa uomini nuovi. «Il giorno di Pentecoste [lo Spirito] discende nel mondo “in Persona”, ipostaticamente, e diviene operante al di dentro della natura, si pone come fatto interiore della natura umana. Egli agisce dunque all’interno di noi, ci muove, ci rende dinamici e, santificandoci, ci trasmette qualcosa della sua propria natura. Senza confusione, lo Spirito si identifica con noi, si fa co-soggetto della nostra vita in Cristo, più intimo a noi che noi a noi stessi» (P. Evdokìmov).

La compagnia dello Spirito all’uomo nuovo in Cristo si spinge fin nelle regioni umanamente oscure della morte. «Creato in Cristo (Col 1,16), l’uomo è destinato alla comunione di morte con lui. Egli è un essere-per-la-morte, ma per una morte che è pienezza di comunione, cioè la vita eterna nello Spirito Santo. La morte si situa nel cuore della creazione, in essa culmina l’azione creatrice e salvifica dello Spirito. […] La morte nella comunione è l’ultima esperienza che il fedele fa della presenza dello Spirito» (Fr.-X. Durwell).


¹ La Pentecoste (= cinquantena), inizialmente per i cristiani significava la totalità del tempo pasquale. Essi però non sottovalutarono l’evento dell’effusione dello Spirito come evento tipico e singolare, che avrebbe consacrato la Chiesa per la missione, ponendosi come il suo ultimo atto costitutivo da parte di Cristo, anche se non ne avevano ancora fatto una solennità specifica, dal momento che tanto essenziale sembrava loro l’unità del mistero pasquale. Dai tempi antichi, la Pentecoste era una delle feste più grandi dell’anno giudaico. Festa dell’inizio della mietitura del grano (cf. Lev 23,15-16), era poi diventata anche quella della conclusione dell’alleanza del Sinai. Il Signore aveva scelto questo giorno per promulgare la sua Legge nuova effondendo il suo Spirito nei cuori dei suoi discepoli. Nei secoli IV e V, la domenica di Pentecoste divenne una specie di ripetizione della domenica di Pasqua. Era stata dotata di una notte battesimale per chi non aveva potuto ricevere il battesimo nella notte pasquale.

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