Teologia: volto-a-volto con il nostro tempo

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Passato, presente e futuro si trovano tutti all’interno della teologia, per questo in essa ci sono diverse storie e formulazioni della fede. Il lavoro della teologia è di legarle tra di loro, così che la fede (anche come formulazione e contenuto) possa diventare comprensibile agli uomini e alle donne – anche per coloro che non appartengono a nessuna religione.

Alcune religioni portano con sé tradizioni complesse, che avanzano pretese importanti, per questo la teologia si deve quotidianamente impegnare a spiegarne i contenuti all’interno dei molti contesti dell’umano vivere.

Shangai

L’arte del discutere

Per me la teologia è fatta, in primo luogo, di discussioni, domande e riflessioni. Una pluralità di contenuti della fede e di prospettive si incontrano tra di loro, ed è proprio da questo che si generano nuovi percorsi. Discutere, non semplicemente dialogare, è qualcosa di centrale nella nostra società post-moderna, perché è il luogo in cui si conoscono altre prospettive e persuasioni – ed è proprio qui, nella discussione, che quelle prospettive e persuasioni possono essere interrogate criticamente e approfondite in maniera doverosa.

Nello spazio della discussione sorgono spesso questioni sulle diverse religioni, le loro tradizioni e storie. La teologia è il luogo pubblico per far fronte, con competenza, a una discussione su di esse. Proprio oggi la teologia non è solo uno spazio per questioni religiose, ma anche per temi che abbiano una pertinenza scientifica, da un lato, e una pertinenza per il vissuto quotidiano, dall’altro.

In questo, la teologia è esposta a una trasformazione continua, perché la scienza si sviluppa mano a mano e la vita si modifica giorno per giorno. Scienza e vita mettono in questione la religione. Oggi le formulazioni della fede e i testi non sono più semplicemente riconosciuti, ma vengono guardati anche con uno sguardo critico.

Non avere paura dei vissuti

Sostieni SettimanaNews.itLa teologia si nutre di tutto ciò, non ne ha paura, così che fare teologia significa anche confrontarsi con la scienza e con la vita – è una discussione, e una riflessione, metodica e critica con le questioni che da esse provengono e che esse sollevano. Il compito della teologia è quello di includere i progressi del nostro tempo senza dimenticare le tradizioni del passato.

Per me teologia vuol dire apertura, tollerante e vigile, davanti alle nuove prospettive; questo nel momento stesso in cui essa porta con sé punti prospettici specificamente religiosi. Nuove visioni vengono assunte e giudicate.

Nel nostro mondo oramai plurale è diventato inevitabile confrontarsi con altre religioni. Nella teologia la religione viene vissuta, contemporaneamente, sul piano individuale e su quello comunitario/sociale: ed è proprio qui che comunicazione e scambio aperto sono decisivi per la teologia stessa. La tolleranza e il riconoscimento sono le due caratteristiche fondamentali di questo confronto tra i molti – confronto che deve essere anche un pensiero critico.

Teologia non vuol dire solo parlare gli uni con gli altri sulle religioni, a essa appartiene infatti anche la dimensione dello scrivere e della scrittura. Si leggono testi sacri/religiosi, lettere: un mondo testuale che genera questioni sulle quali si deve riflettere insieme in maniera critica e fondata. Testi del passato vengono riferiti al presente comparandoli con altri testi – esercizio, questo, di una scoperta continua dei contesti, quelli che hanno generato i testi e quelli in cui essi vengono letti sempre di nuovo.

Uomo che corre

Sensibili alle generazioni più giovani

Per quanto riguarda quelle che sono le mie prospettive professionali di insegnante, fare teologia significa per me trasmettere e rendere comprensibili alle generazioni più giovani le sue formulazioni e i suoi contenuti come qualcosa che ha a che fare con la realtà vissuta di ogni giorno. Non si tratta solo di contenuti della fede o di un sapere religioso, ma anche di valori e norme che circolano nello spazio della religione.

Amore per il prossimo, tolleranza, fiducia e affidamento, rispetto davanti ai vissuti concreti: tutti aspetti che sono decisivi per il mondo contemporaneo. Riuscire a trasmettere queste disposizioni, questi atteggiamenti pratici, questi valori concreti, alle generazioni più giovani è per me, in quanto insegnante a scuola, un parte fondamentale del fare teologia e della stessa dottrina della fede.

La teologia è anche «insegnamento»: insegnare una religione, la sua storia e le sue tradizioni multiformi. Essa deve mettere in atto, con rispetto, un volto-a-volto con la società moderna e collegare a essa il proprio discorso.

Uno spazio di libertà a favore di un mondo giusto

La teologia dovrebbe essere capace di mostrare il rilievo della fede e della religione per il mondo della vita, ancorando la propria impresa ai vissuti concreti della gente.

Per me la teologia rappresenta uno spazio libero e aperto in cui circolano opinioni, storie, discussioni e pensiero per scoprire così la verità della religione stessa. Proprio per il nostro mondo odierno la teologia è importante e quest’ultima non dovrebbe mai allontanarsi da esso; perché la teologia può portare in dono alla società persuasioni e norme che sono importanti per dare forma a un mondo pacifico e pacificato.

Anna-Lena SchenkAnna-Lena Schenk è studentessa di specialistica in teologia cattolica e letteratura tedesca presso l’Europa-Universität di Flensburg (Germania). Ha lavorato sulla questione della affezione e della misericordia in alcuni testi di sant’Anselmo d’Aosta e sta svolgendo un lavoro di ricerca sulle forme della fede e del cristianesimo negli scritti di Michel de Certeau. Il suo contributo porta avanti il dibattito suscitato dall’intervento di Marcello Neri sul ruolo della teologia in riferimento al futuro del cristianesimo. Qui tutti i contributi al dibattito.

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