Religiose/i in Italia: la scure dell’assistenza

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Sono 4.000 le suore e 2.000 i religiosi, di provenienza extra europea e operanti nel nostro paese, che dal 1 gennaio 2024 dovranno pagare 2.000 euro a testa per iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale. La stima è approssimativa perché non sono incluse le monache e i monaci. Finora il loro contributo annuale si aggirava fra i 380-400 euro.

Il clamoroso aumento è legato alla manovra finanziaria approvata dal parlamento per l’anno 2024. È probabile che questo sarà confermato anche per i prossimi anni. La disposizione resa nota il 16 ottobre 2023 inquieta molte congregazioni di vita attiva femminili e maschili che si trovano davanti una spesa rilevane e imprevista. La crescita vale anche per i religiosi e religiose in formazione come studenti. Il loro contributo passa da 149 euro a 700.

Va detto che la norma vale per tutti gli stranieri extra-europei che non hanno un regolare permesso di soggiorno, che non hanno regolari attività di lavoro subordinato o autonomo, che sono in attesa di permesso di soggiorno o sono minori non accompagnati. Gli interessati sono stimati in circa 200.000 e si prevede un introito per lo stato di 240 milioni di euro.

Le cifre da versare sono state calcolate sul costo medio dell’assistenza sanitaria che nel 2022 è stato di 2.102 euro a persona. Si può immaginare la difficoltà delle famiglie straniere coinvolte, spesso al limite della povertà, che si trovano davanti a un esborso di tale misura. Fare cassa coi poveri sembra l’indirizzo dell’attuale maggioranza.

Rappresentanza fragile

Tornando alla vita religiosa la questione riguarda le strutture rappresentative: Conferenza italiana superiori maggiori (CISM); e Unione superiore maggiori italiane (USMI). Il 20 gennaio i loro rappresentanti, insieme a quelli internazionali (UISG per le religiose, USG per i religiosi) si sono incontrati al Dicastero per la vita consacrata.

Un primo problema è che la materia dell’assistenza sanitaria non è prevista nel Concordato e quindi non permette un intervento in merito della Santa Sede o dei suoi dicasteri. In secondo luogo, le rappresentanze nazionali dei religiosi/e non hanno una interlocuzione con lo stato, se non attraverso la Conferenza episcopale che non è particolarmente attenta a quanto avviene nei conventi e non ha precedenti in merito. Ci si è orientati a una lettera informativa del Dicastero vaticano alle famiglie religiose interessate per chiarire le fattispecie del problema.

La maggioranza dei presenti all’incontro del 20 gennaio scorso considera improbabile un cambiamento della disposizione governativa ed esclude la ricerca di privilegi indebiti, a scapito dei molti che non hanno voce. Un tavolo di confronto in capo alla Conferenza Episcopale Italiana e al Governo sarebbe forse utile per specificare meglio i casi. Ad esempio: chi arriva in Italia per lo studio a settembre dovrebbe ora pagare l’intero esborso per gli ultimi mesi dell’anno e altrettanto per i mesi del nuovo anno. Così non è del tutto chiaro cosa debbano fare i collegi internazionali con i loro studenti. Si apre la possibilità di ricorrere alle forme di assistenza sanitaria privata. In questo caso, muoversi come insieme di famiglie religiose assicurerebbe una contrattualità più favorevole.

Per ora ci si muove a piccoli passi, ma i tempi sono molto stretti. Di certo l’ospitalità di stranieri diventerà più selettiva e quella che si può considerare la migliore forma di integrazione – la vita fraterna garantisce lingua, cura educativa, valori condivisi, integrazione piena ecc. – viene sottoposta a uno shock significativo.

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8 Commenti

  1. Association Makarios 22 febbraio 2024
  2. Pietro 18 febbraio 2024
  3. Ernesto Genoni 17 febbraio 2024
  4. Hinkle 17 febbraio 2024
  5. Adelmo li Cauzi 16 febbraio 2024
    • Rossella Bignami 17 febbraio 2024
      • Adelmo li Cauzi 17 febbraio 2024
    • Sorella Beatrice Ponti 25 febbraio 2024

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