Teologia biblica del NT: un bilancio

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De Virgilio, Teologia biblica del NTL’autore – presbitero della diocesi di Termoli-Larino (1961) –, è docente alla pontificia università della Santa Croce a Roma, impegnato nella pastorale biblica e vocazionale e attento al risvolto etico dei testi biblici. In questo suo studio, riassuntivo di lunghi anni di insegnamento, indaga sulla natura e sui contenuti di una teologia biblica del Nuovo Testamento, tentandone un bilancio aggiornato.

Nella parte prima della sua opera (pp. 21-138) svolge un’analisi storico-teoretica, mentre nella parte seconda (pp. 139-570) segue un taglio biblico-teologico.

In Appendice (pp. 571-584) riporta l’importante testo del discorso inaugurale tenuto dal prof. Johann Philip Gabler (1753-1826), professore di teologia all’università di Altdorf, pronunciato il 30/3/1787, dal titolo: Sulla giusta distinzione tra teologia biblica e teologia dogmatica e sulla corretta delimitazione degli obiettivi specifici di entrambe. Seguono la Bibliografia (pp. 585-596), l’Indice delle citazioni (pp. 597-616), quello dei temi (pp. 617-642) e quello dei nomi (pp. 643-657).

Il cammino proposto fa intravedere l’identità e il contenuto della teologia biblica. L’autore la paragona a un tessuto e ad una sinfonia. La trama è costituita dal tema dominante che è l’evento originario di Gesù Cristo che si interseca con l’ordito costituito dalla riflessione molteplice e variegata che su questo evento compirono le diverse componenti ecclesiali nate dall’annuncio pasquale a tutte le genti.

Si presuppone che il lettore ideale del testo biblico si ponga di fronte alla pagina “teandrica” con un atteggiamento accogliente di ascolto religioso della parola di Dio mediata dalla Scrittura ispirata.

Quello che raccomanda il documento conciliare Dei Verbum al n. 1 è fondamentale per l’approccio corretto al testo biblico. Secondo De Virgilio un «filo rosso» collega tutti gli scritti del NT, al di là della loro diversa accentuazione e declinazione contenutistico-teologica. Esso è costituito dal depositum fidei, il “bene prezioso” che Paolo in 2Tm 1,14 (cf. 1,12) consegna al suo discepolo fedele perché lo custodisca con fedeltà e lo trasmetta nell’annuncio rivolto al mondo intero.

Il depositum fidei, nelle parole di De Virgilio, «riassume il misterioso processo di accoglienza della parola nella fede personale ed ecclesiale, di trasmissione della testimonianza del vangelo di Gesù Cristo e di custodia della verità che Dio ha voluto rivelarci “per la nostra salvezza” (cf. Dei Verbum 11), con l’azione vivificante dello Spirito Santo. A nostro giudizio – prosegue l’autore –, proprio questo processo generativo insito nel depositum fidei rappresenta il “principio ispiratore” che unifica la teologia biblica del Nuovo Testamento» (p. 567).

Nel primo capitolo della parte storico-teoretica, De Virgilio propone un itinerario storico che illustra l’emergere della disciplina della teologia biblica come disciplina autonoma che, come “cerniera”, collega in modo interdisciplinare le altre metodologie bibliche d’indagine.

A partire da Gabler si illustrano i vari tentativi seguiti: l’opera di G.L. Bauer, lo sviluppo della scuola di Tübingen con F.C. Baur, la scuola liberale con H.J. Holtzmann e il modello storico-religioso di W. Wrede. Con il XX secolo si afferma la teologia kerygmatico-esistenziale e quella connotata dalla storia della salvezza. Si viene a creare un pluralismo metodologico con nuovi orientamenti ermeneutici (P. Beauchamp, G. Segalla).

De Virgilio propone, infine, al di là della frammentazione teologica, alcuni punti fermi e principi acquisiti. Ci si domanda in che modo si possa cogliere la verità e l’unità della rivelazione contenuta nei testi ispirati. I principi acquisiti della teologia biblica secondo De Virgilio sono:

1) fondamento sul testo della Bibbia (AT e NT), inteso come «sistema canonico» compiuto;

2) non la pura descrizione dei contenuti e la classificazione degli aspetti tematico-letterari ma l’attivazione di un processo ermeneutico di conoscenza e di comprensione dei due Testamenti nella loro totalità (esigenza ermeneutica);

3) rispettare l’aspetto storico, per non ridurre la teologia a sistema dottrinale; deve basarsi su una metodologia storico-critica;

4) attualizzazione che non forzi i testi, imponendo categorie non pertinenti, ed estranee, se non anacronistiche, rispetto alla Scrittura;

5) per elaborare un sistema teologico occorre un’adesione di fede, che si traduce in un orientamento «credente» nell’accoglienza dei testi ispirati e, più in generale, nell’apertura di fronte all’auto-comunicazione di Dio mediante la sacra Scrittura (cf. pp. 81-82).

Nel c. 2 della prima parte De Virgilio descrive la natura e i compiti della teologia biblica, con l’illustrazione della sua fondazione epistemologica, l’opzione ermeneutica da compiere, i diversi modelli interpretativi (Pontificia Commissione Biblica, C.S. Childs ecc.).

Nella parte biblico-teologica l’autore descrive la struttura letteraria e il programma teologico dei grandi blocchi narrativi del NT: Vangeli Sinottici (pp. 139-236), Scritti paolini (pp. 237-336, con la presentazione della figura e dell’itinerario spirituale di Paolo), gli Scritti apostolici (pp. 337-434) e, infine, gli Scritti giovannei (pp. 435-566). Ognuno dei 27 libri del NT viene illustrato nei suoi contenuti e nella sua prospettiva teologica propria.

Un’opera di indubbia utilità per docenti e studiosi del NT, che compie un bilancio teologico-contenutistico aggiornato ed equilibrato della teologia biblica del NT, con le sue diverse teologie da integrare sinfonicamente e da accogliere con il devoto ascolto della fede e con un’appassionata vita cristiana testimoniale.

Giuseppe De Virgilio, La Teologia biblica del Nuovo Testamento, collana «Studi religiosi», Edizioni Messaggero, Padova 2016, pp. 664, € 39, 00.

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