Bernardin: a 25 anni dalla morte

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25mo morte

Sorprende oggi immaginare che una volta sembrasse cosa fuori dal comune per i cardinali americani attaccare pubblicamente un loro collega cardinale.

Nell’agosto del 1996, dopo che il cardinale di Chicago Joseph Bernardin annunciò la sua Catholic Common Ground Initiative, un appello al dialogo tra i credenti sempre più frammentati della Chiesa cattolica americana, cinque cardinali delle maggiori città americane rilasciarono dichiarazioni in cui esprimevano i loro gravi dubbi in merito all’iniziativa.

Era qualcosa di fuori dall’ordinario allora; ma da quei giorni abbiamo fatto molta strada.

Bernardin sarebbe morto di cancro tre mesi dopo, il 14 novembre: un anniversario che noi del Bernardin Center e altri nell’ex diocesi di Bernardin celebriamo ancora 25 anni dopo. Gli eventi legati ai suoi ultimi giorni di vita meritano oggi una certa attenzione.

I semi della divisione del cattolicesimo americano

In Bernardin, i cattolici hanno avuto un leader che ha anticipato lo stile e il ministero di papa Francesco nella sua apertura al dialogo e nei suoi sforzi per coinvolgere il mondo in dialoghi costruttivi. Ma gli ultimi anni di Bernardin hanno anche anticipato il tipo di opposizione che Francesco ha trovato – specialmente tra i cattolici americani.

I semi delle nostre divisioni, come cattolici e americani, sono stati coltivati nel 1996. Mentre quei semi sono sbocciati e si sono propagati nel 2021, possiamo guardare indietro a Bernardin per capire cosa è successo e come le cose potrebbero essere diverse.

Bernardin è stato l’arcivescovo cattolico di Chicago dal 1982 fino alla sua morte, ma la sua importanza andava ben oltre Chicago. Nessun vescovo negli Stati Uniti potrebbe essere associato di più agli sforzi della Chiesa dopo il Vaticano II per impegnarsi e abbracciare il mondo moderno, come san Giovanni XXIII aveva sperato quando convocò il concilio. Bernardin una volta scrisse che il suo intero ministero aveva “avuto luogo all’ombra (del Concilio Vaticano II)”.

Tuttavia l’impatto di Bernardin non si è limitato alla Chiesa cattolica. Nel 1996, John Rawls – un filosofo liberale impegnato a rimuovere la religione dal discorso pubblico – ha riconosciuto che la coerente etica della vita sostenuta da Bernardin “è chiaramente inserita in una qualche forma di ragione pubblica”. Nessuna realizzazione illustra meglio di questa la capacità di Bernardin di argomentare le posizioni morali cattoliche in termini accessibili ai non credenti, o il suo impegno a portare il cattolicesimo nel mondo.

In cerca di un fondamento comune

La Catholic Common Ground Initiative fu l’ultimo e più sostanziale sforzo di Bernardin per promuovere il dialogo in una Chiesa cattolica sempre più divisa. A partire dal 1992, Bernardin si era preoccupato di come le divisioni su questioni politiche e l’attuazione del Vaticano II stessero cominciando a riverberarsi sulla vita parrocchiale. Con monsignor Philip Murnion iniziò a lavorare silenziosamente per riunire vescovi e laici cattolici influenti che erano impegnati nel dialogo e nell’unità della Chiesa nonostante le loro divergenze.

L’iniziativa sfidò i cattolici americani a discutere onestamente le loro opinioni sul ruolo delle donne nella Chiesa, sulla sessualità umana e su come la Chiesa è governata.

Bernardin sperava che tale approccio avrebbe testimoniato come i cattolici con opinioni molto diverse possono essere in dialogo con altri credenti nello stesso Vangelo. Sarebbe stato un modello per parrocchie, diocesi e organizzazioni cattoliche. La Catholic Common Ground Initiative rimane ancora oggi un programma portato avanti dal Centro Bernardin.

Quando Bernardin annunciò Common Ground poco prima della sua morte, sicuramente sperava di lasciare un dono per accompagnare la Chiesa durante un periodo difficile. Ma i cardinali Anthony Bevilacqua (Filadelfia), James Hickey (Washington), Bernard Law (Boston), John O’Connor (New York) e Adam Maida (Detroit) si espressero contro Common Ground. Law ha sintetizzato l’orientamento delle critiche quando ha detto: “Il dialogo come mezzo di mediazione tra la verità e il dissenso è un inganno reciproco”.

Il New York Times definì gli attacchi all’iniziativa “insoliti”. Questo era un eufemismo. Niente di simile era mai successo prima.

Il sospetto sul dialogo

I vescovi sono chiamati a lavorare per la collegialità e l’unità (almeno in pubblico), per il bene della Chiesa. Bernardin, da consumato uomo di Chiesa, aveva fatto circolare il suo annuncio tra i cardinali per i loro commenti prima che fosse reso pubblico, in modo che non fossero sorpresi quando l’iniziativa fosse stata presentata.

I cardinali non commentarono e non fecero alcuna obiezione – fino ai loro comunicati stampa che attaccavano l’iniziativa dopo l’annuncio. Insieme, quei cinque cardinali hanno chiuso la porta al dialogo. La Chiesa e il mondo ne hanno pagato le conseguenze.

Oggi, quando Francesco chiede il dialogo sui preti sposati in Amazzonia, o la comunione per i cattolici divorziati e risposati, o l’uguaglianza dei diritti al matrimonio civile per le persone LGBTQ+, incontra la stessa opposizione che incontrò la richiesta di dialogo di Bernardin. Per molti cattolici il dialogo sembra una capitolazione o una resa, e troppi cattolici oggi sono così sicuri di questo che si sentono autorizzati a dire che il papa ha torto.

Questa visione e questi cattolici sono stati cresciuti nei 25 anni dalla morte di Bernardin. Questa tendenza ha avuto un impatto sulla Chiesa cattolica, naturalmente, ma ci sono state anche conseguenze al di fuori della Chiesa.

I cattolici hanno una profonda influenza sulla vita negli Stati Uniti. Generalmente, diciamo che ci sono 70 milioni di cattolici negli Stati Uniti (anche se questo numero quasi certamente non riflette l’esodo dopo le rivelazioni inerenti il cardinale Theodore McCarrick e la pandemia). Negli ultimi 25 anni, questa parte considerevole della popolazione ha imparato a essere sospettosa del dialogo; e, a sua volta, la polarizzazione dei cattolici ha guidato una polarizzazione più ampia nel dibattito sull’aborto, ma anche nel dibattito sull’Obamacare, in quello sulle vaccinazioni e in molti altri ambiti.

Dopo 25 anni di divisione gli uni contro gli altri, i cattolici americani sembrano incapaci di vedere la via diversa che Francesco ha cercato di mostrarci: la via del dialogo. L’acrimonia e la divisione sono diventati i nostri strumenti, il nostro vocabolario e la nostra abitudine – e sembriamo incapaci di trovare una via diversa.

Abbiamo tutti bisogno di fare meglio, ma i cattolici in particolare hanno una responsabilità sia per il ruolo che abbiamo giocato nella divisione, sia per quello in cui i cattolici credono. In questo 25° anniversario della morte di Bernardin, possiamo guardare a lui per una guida mentre cerchiamo di trovare una via d’uscita dall’ostilità verso il dialogo in cui siamo rimasti intrappolati dagli anni ’90.

Testimone della speranza

Alla gente piace dire che Bernardin è stato un apostolo della riconciliazione o del dialogo o della pacificazione. Questo è vero. Ma come direttore del Centro Bernardin e come biografo di Bernardin, preferisco dire che era un testimone della speranza che cose come queste sono possibili.

La speranza deve venire prima. Dalla speranza possiamo iniziare e perseguire le vie della pace che sembrano impossibili. La speranza è è ciò che ci autorizza a credere nell’impossibile.

Dopo aver lanciato l’iniziativa, a Bernardin fu chiesto perché avesse scelto di tentare di organizzare un tale sforzo quando gli restava così poco tempo da vivere. In quell’occasione ci ha ricordato che “un moribondo non ha tempo per il superfluo, l’accidentale” e ha detto: “è sbagliato sprecare il dono prezioso del tempo che ci è stato dato, come servi scelti da Dio, in acrimonia e divisione”.

Bernardin voleva che la sua morte testimoniasse con forza l’insensatezza delle nostre acerrime divisioni. Ha offerto la sua morte come un incoraggiamento a cercare il dialogo e la pace. Ha anche citato il Concilio Vaticano II: “Ci sia unità in ciò che è necessario, libertà in ciò che è dubbio, e carità in tutto”.

Bernardin sapeva che quelle sarebbero state tra le sue ultime parole pubbliche. Ora, molti anni dopo, spetta a tutti noi mantenere viva la speranza che esse rappresentano. La via del dialogo può guarire le divisioni tra i cattolici, ma il dialogo è anche un potente messaggio che i cattolici possono portare al resto del nostro mondo esacerbato e ferito.

Francesco capisce. Nella sua più recente enciclica sull’amicizia sociale, ha scritto: “Invito tutti a una rinnovata speranza”. Anche ora, quella stessa speranza che possiamo essere portatori della riconciliazione e della pace a cui Bernardin ci ha invitato è ancora possibile.

  • Pubblicato sulla rivista dei gesuiti statunitensi America (nostra traduzione dall’inglese).
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2 Commenti

  1. Angela 6 novembre 2021
  2. Angela 6 novembre 2021

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