USG-UISG: la dichiarazione e il «non detto»

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abusi minori

©Francesca Cavalli

I 900.000 religiosi e religiose del mondo, rappresentati dall’Unione superiori generali (USG) e dall’Unione internazionale delle superiore generali (UISG), hanno posto tutto il loro peso sulla decisione di papa Francesco nella lotta agli abusi sui minori. L’inconsueta dichiarazione firmata il 19 febbraio, alla vigilia dell’incontro di tutti i presidenti delle conferenze episcopali mondiali (21-24 febbraio), porta il titolo: L’abuso dei bambini è un male ovunque e in ogni tempo: questo punto non è negoziabile.

Il dettato della parola di Gesù

Il pieno consenso all’azione del Vaticano si accompagna allo sviluppo di una cultura della tutela dei minori, al coinvolgimento dei genitori e degli esperti, alla rinnovata ammissione delle proprie colpe, alla conversione spirituale che tutto questo impone.

La posizione merita di essere segnalata almeno per tre ordini di ragioni: la citazione dei valori non negoziabili, l’affermazione che l’abuso non può avere giustificazione in alcuna cultura locale e il nuovo protagonismo dei consacrati e delle consacrate.

Per chi ha memoria dei decenni precedenti, e dell’insistito riferimento a ciò che «non è negoziabile», può avere l’impressione di una riemersione del giudizio morale nei comportamenti e nelle legislazioni pubbliche, seppur cambiato di segno. Se in precedenza ciò che «non è negoziabile» è legato al tema dell’aborto e della famiglia ora si applica a problemi diversi, ma con la stessa modalità. In realtà non è il giudizio pronunciato a partire da una norma, ma di una indicazione dovuta all’esigenza del Vangelo.

Non perché la morale sia «secondaria», ma perché è seconda rispetto al dettato della parola di Gesù. Non si oppone quindi una «tavola» di norme considerate da tutti condivise a una seconda, magari più moderna; piuttosto, si declina nel concreto un imperativo evangelico proveniente dalle parole e dagli atti del Signore.

L’imperativo extra-culturale

Il secondo elemento è probabilmente quello più rilevante: nessuna cultura e nessuna specificità locale può giustificare o alleggerire il grave scandalo dell’abuso sul minore. Solo chi non ha consuetudine con le sfide della mondialità che la Chiesa cattolica deve affrontare può ignorare il peso dell’affermazione.

Vi sono contesti civili nelle aree dell’Europa dell’Est, in Medio Oriente, in Africa, in Asia e altrove, in cui la violenza sui minori, come sulle donne, non è presa sul serio. In parte per l’imperativo immediato della sopravvivenza. Una donna dello Sri Lanka che accetta la gravidanza «per altri» guadagna dieci volte più di un «normale» lavoro; e in determinate aree del pianeta i genitori debbono scegliere fra lasciare ammazzare i figli dal lavoro o concederli alle voglie dei «ricchi» perché sopravvivano loro e le loro famiglie.

In parte perché la cultura ambientale non capisce la serietà del problema. Fino ad accusare le Chiese di Occidente di procedere a una nuova forma di colonizzazione. «Ci avete imposto il sistema economico, la forma della democrazia, la globalizzazione e adesso pretendete di modificare i nostri pensieri e le nostre tradizioni».

Il testo dei religiosi e delle religiose blocca sul nascere una simile pretesa. Essi appartengono a tutte le culture e a tutti i paesi. La loro voce non può essere ignorata o confinata in una sola cultura, quella occidentale.

Vita religiosa a favore della Chiesa

Il terzo elemento è il nuovo protagonismo dei religiosi e delle religiose. Per decenni sono stati considerati da alcuni dei vertici ecclesiali come inaffidabili, luoghi di «magistero parallelo», forme ecclesiali ormai residuali rispetto ad altri protagonisti come i movimenti ecclesiali o le nuove fondazioni di stampo tradizionalista.

Con papa Francesco non è più così. E non solo perché è lui stesso un religioso. Con tutti i loro limiti e le loro ambiguità (espressamente riconosciute anche nella dichiarazione in questione), religiose e religiosi rappresentano un dono «non rimuovibile» dello Spirito e una risposta preziosa al rinnovamento della Chiesa. La dichiarazione delle superiore religiose del 23 novembre scorso, che invita ogni suora a denunciare eventuali abusi, si completa con quella attuale, firmata con i superiori delle congregazioni maschili in ordine alla difesa dei minori.

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