Perché non benedire coppie dello stesso sesso?

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benedizione coppie

Il 22 febbraio 2021 la Congregazione per la dottrina della fede al quesito “La Chiesa dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso?” ha risposto “Negativamente”. La nota esplicativa ha dato ragione di questa risposta.

La Nota e la sua spiegazione

La spiegazione teologica è tratta dal Catechismo della Chiesa cattolica che, al n. 1670, affronta il tema dei sacramentali «segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, sono significati, e per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a ricevere l’effetto principale dei sacramenti e vengono santificate le varie situazioni delle vita».

Le benedizioni appartengono dunque al genere dei sacramentali. Da qui la conclusione della Nota: «Non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso.

La presenza in tali relazioni di elementi positivi, che in sé sono pur da apprezzare e valorizzare, non è comunque in grado di coonestarle e renderle quindi legittimamente oggetto di una benedizione ecclesiale, poiché tali elementi si trovano al servizio di una unione non ordinata al disegno del Creatore».

In finale, la Nota aggiunge: «La risposta al dubium proposto non esclude che vengano impartite benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale, le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio così come proposti dall’insegnamento ecclesiale, ma dichiara illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni. In questo caso, infatti, la benedizione manifesterebbe l’intenzione non di affidare alla protezione e all’aiuto di Dio alcune singole persone, nel senso di cui sopra, ma di approvare e incoraggiare una scelta e una prassi di vita che non possono essere riconosciute come oggettivamente ordinate ai disegni rivelati di Dio».

E ancora: «Nel contempo, la Chiesa rammenta che Dio stesso non smette di benedire ciascuno dei suoi figli pellegrinanti in questo mondo, perché per Lui “siamo più importanti di tutti i peccati che noi possiamo fare”. Ma non benedice né può benedire il peccato: benedice l’uomo peccatore, affinché riconosca di essere parte del suo disegno d’amore e si lasci cambiare da Lui. Egli infatti “ci prende come siamo, ma non ci lascia mai come siamo”».

Il quesito e la risposta risentono dell’eco del sinodo dei vescovi tedeschi, all’interno del quale è stato affrontato il tema e, in alcuni casi, anche la prassi di benedizione di coppie omosessuali.

Le considerazioni sulle benedizioni alle coppie omosessuali, per essere espliciti, si allargano anche alle condizioni di unioni eterosessuali, anche se, in questo secondo caso, la “speranza” è che possano – almeno alcune – regolarizzare la loro unione; condizione che non si verificherà mai con il coniuge o ambedue i coniugi divorziati civilmente.

L’ampio raggio delle benedizioni

A ben riflettere, la nota esplicativa della Congregazione, assume il significato di benedizione in termini liturgico-sacramentali. Il Codice, infatti, inserisce la benedizione tra i sacramentali, «segni sacri con cui, con una qualche imitazione dei sacramenti, vengono significati e ottenuti per l’impetrazione della Chiesa, effetti soprattutto spirituali». (can. 1166). In parole più semplici, aiuti da offrire per ricevere la grazia.

Da qui la cosiddetta benedizione “costitutiva”, con la quale si stabilisce lo status di una persona (professione religiosa, benedizione degli abati, consacrazione delle vergini, benedizione dei pellegrini…), le cose (dedicazione della chiesa, dell’altare, delle campane, dell’acqua, degli oli…), situazioni particolari (contro i temporali, per la pioggia, per gli animali, per le case, per le statue…).

Il Benedizionale ad uso liturgico, pubblicato in Italia nel 1992, ha un’infinità di formulari suddivisi in sezioni e sottosezioni.

Molte di queste formule possono essere definite come benedizioni “invocative”: chiedendo la benedizione per la pioggia, per gli animali, per le piante si domanda solo al Signore che faccia in modo che sia utile a chi l’invoca anche se, ad esempio, la pioggia potrebbe essere utile a qualcuno e dannosa a qualche altro!

Una riflessione di Salman

In una sua riflessione, il teologo E. Salman,[1] benedettino, lamenta «L’intero mondo della devozione è praticamente sparito. Purtroppo abbiamo solo forme troppo solenni o troppo esigenti, e questo in una società che è molto lontana dal cristianesimo. Proprio da qui sorgono molti “autogol” spirituali. Battezziamo e uniamo in matrimonio persone per le quali sappiamo che la cosa è semplicemente senza senso. Probabilmente il 70 o l’80% dei matrimoni che noi celebriamo è invalido. […]

L’intera questione della pastorale rivolta agli omosessuali ci trova letteralmente senza impostazione e questo è un gruppo di persone che, per numerosi motivi di natura sociologica e psicologica, al momento è in considerevole crescita. Che cosa facciamo al riguardo? Come dare a ciò un accompagnamento e una forma? Non possiedo neanche in questo caso ricette infallibili. Ma mi appare essere un adeguato livello l’immenso paesaggio della pratica della benedictio e, più o meno, nel contesto della benedizione delle case. […]

Almeno veniamo fuori dall’alternativa o “sacramenti oppure proprio nulla” e sviluppiamo forme di stile dell’accompagnamento, dell’incastonatura, e forse anche di una più anonima presenza di Dio».

Ritornando alla quesito posto alla Congregazione per la dottrina delle fede, credo che si possa dare la benedizione, sottolineando che non è la premessa di una benedizione a presunte nozze, ma l’invocazione a Dio per avere la sua protezione.

Se, da un punto di vista esterno, si possono indicare limiti di comportamenti moralmente corretti e scorretti, non bisogna scendere in giudizi che competono solo al foro interno, memori dell’avvertenza di san Paolo: «Non vogliate giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre, e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio» (1Cor 4,5).

Sulla benedizione delle coppie omosessuali

Congregazione per la dottrina della fede: Responsum
Andrea Grillo: Coppie omosessuali: benedizione e potere
Roberto Oliva: Dio benedice il peccatore
Domenico Marrone: Sui legami da benedire
Johan Bonny: Provo vergogna per la mia Chiesa


[1]E. Salman, Il respiro della benedizione – Spiragli per un ministero vivibile, Cittadella Editrice, Assisi, 2010, pp. 25-33.

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3 Commenti

  1. Adelmo li Cauzi 26 marzo 2021
    • Andrea 29 marzo 2021
      • Adelmo li Cauzi 29 marzo 2021

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