Gibuti sulla Via della Seta

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Gibuti diventerà uno snodo fondamentale della Via della Seta. In questa direzione stanno lavorando la Cina e il piccolo paese dell’Africa orientale. Lo hanno dichiarato i leader dei due paesi Xi Jinping e Ismail Omar Guelleh in un incontro che si è tenuto il 28 aprile a Pechino.

Gibuti è un piccolo stato incuneato tra Etiopia, Eritrea e Somalia. La sua posizione sullo Stretto di Aden e sul Mar Rosso lo rende però strategico sia dal punto di vista commerciale sia da quello militare.

Da tempo, ormai, Gibuti, ex colonia francese, ha affittato a diversi paesi stranieri terreni sui quali sono state costruite basi militari. Stati Uniti, Francia, Giappone, Cina e Italia hanno propri contingenti sul posto.

Gibuti però è anche una porta aperta sui mercati dell’Africa orientale e centrale. Per questo motivo la Cina ha puntato gli occhi sul paese e lo ha inserito tra le nazioni strategiche nelle sue politiche commerciali.

Xi ha detto che la Cina è disposta a incrementare il suo impegno a Gibuti per aiutarne la crescita. «La Cina continuerà a fornire sostegno allo sviluppo economico e sociale di Gibuti, scambierà esperienze sullo sviluppo e incoraggerà le imprese cinesi competitive a investire ed espandere le imprese a Gibuti», ha affermato il presidente cinese.

Guelleh ha affermato che la Via della Seta è unica e promuoverà la cooperazione internazionale per lo sviluppo e darà un contributo significativo alla creazione di un mondo interconnesso e migliore. «Le accuse infondate di alcune persone che vedono nella Cina una minaccia non indeboliranno la fiducia di Gibuti nei confronti della Via della Seta e di Pechino», ha osservato il presidente gibutino.

Dopo l’incontro, i due leader hanno partecipato alla cerimonia della firma dei documenti sulla cooperazione bilaterale, compresa la costruzione della Via della Seta. Questi accordi sono un altro tassello nella politica di penetrazione cinese in Africa. Da anni, ormai, Pechino guarda con interesse alle risorse naturali e minerali dell’Africa. E molte nazioni africane hanno favorito l’ingresso dei cinesi sui loro mercati in cambio di sostegno economico e in campo infrastrutturale.

Un rapporto che si sta consolidando, ma che pone alcuni dubbi sia nel campo dei diritti umani (tema al quale la Cina è totalmente disinteressata) sia nel campo della sostenibilità nel lungo periodo. Alcuni Stati africani stanno infatti accumulando debiti nei confronti di Pechino. Riusciranno a ripagarli? E come?

Contributo ripreso dalla rivista Africa dei padri bianchi, qui.

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