I pastorelli di Fatima vittime della pandemia

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La Spagna e il Portogallo e altri 22 Paesi, il 25 marzo si sono consacrati al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria per «implorare aiuto e protezione in questo momento di tribolazione», segnato dalla pandemia.

In una solenne cerimonia, convocata dalla Conferenza episcopale portoghese a Fatima, il cardinale e vescovo di Leiria e Fatima, Antonio dos Santos, ha presieduto la recita del rosario. Ha detto: «Vogliamo affidare al cuore materno di Maria le nostre suppliche perché le presenti a Dio e interceda per noi». In piena crisi a causa della pandemia «questo rosario vuole avere presenti le vittime dirette e indirette della pandemia che ci colpisce; quanti si occupano della salute, instancabili nei loro sforzi per soccorrere gli infermi; le autorità, nel loro sforzo per trovare soluzioni e per tutti noi e per le nostre famiglie».

Giacinta

Dalla basilica di nostra Signora del rosario, il cardinale ha ricordato che vi sono sepolti i santi Francesco e Giacinta Marto, vittime della pandemia. Ha chiesto l’intercessione di Giacinta, di cui si celebra il centenario della morte: «lei che sperimentò la solitudine dell’ospedale nei suoi ultimi momenti, consoli con la sua intercessione i tanti infermi che in questi giorni e in maniera drammatica sperimentano la solitudine dell’isolamento al quale sono sottoposti».

Giacinta, la sorellina più piccola di Francesco, venne alla luce l’11 marzo 1910 e fu battezzata il 19. Era allegra. Amava ballare al suono del flauto di Francesco. Delicata e gioviale, ma anche capricciosa e un po’ egoista. Piangeva quando mamma Olimpia raccontava gli eventi della passione e morte di Gesù. Pascolava il gregge con la cugina Lucia e Francesco. Adorava gli agnellini. Ebbe con loro nel 1916 la visita dell’Angelo della pace e del Portogallo. La sua ansia erano i peccatori, fu scossa dalla visione dell’inferno e iniziò a fare sacrifici su sacrifici.

Nell’ottobre del 1918 fu colpita dalla febbre, la famosa “spagnola”, che, solo in Portogallo, fece circa 150 mila vittime. Divenne in breve pandemia con milioni di vittime.

Il 1° luglio del 1919, papà Manuel la mise sopra un’asinella e la portò a Vila Nova de Ourém, all’ospedale Sant’Agostino. Le riscontrarono una pleurite purulenta. Il 31 agosto fu mandata a casa senza alcun miglioramento. Viveva un inferno. Si faceva portare a Cova da Iria, il luogo delle apparizioni, a volte sulla groppa di un cavallo o di un’asina.

Faceva freddo il 21 gennaio del 1920, quando, di buon mattino, Giacinta partì per Lisbona. Sul treno rimase sempre in piedi, alla finestra, assorta nella contemplazione del paesaggio. Era con lei mamma Olimpia. Fu ricoverata all’orfanotrofio di nostra Signora dei miracoli, a Estrela. Vi rimase due settimane. Passò quindi all’ospedale Dona Estefania, occupando il n. 38 dell’infermeria.

Il 20 febbraio, sentendo la morte vicina, chiese di confessarsi e di ricevere l’eucaristia. Il priore non si accorse della gravità del momento e disse che sarebbe passatoil giorno dopo. Alle dieci e mezzo della notte, nel silenzio della grande infermeria, volò in cielo. Le mancava solo un mese ai dieci anni.

Francesco

Francesco nacque l’11 giugno del 1908 e fu battezzato il 20 dello stesso mese. Aveva il viso un po’ tondo, la pelle scura, la bocca piccola, gli occhi castani e la voce un po’ roca. Era affettuoso, umile, paziente, di poche parole, amava starsene in silenzio o a suonare il flauto e unirsi al canto degli uccelli. La natura lo incantava. Conosceva alberi e fiori, uccelli e animali. Contemplava le notti stellate, chiamava le stelle le «candele degli angeli» e la luna «la candela di nostro Signore». Gli davano serenità il sorgere del sole e il tramonto oltre la sierra.

Aveva nove anni quando nostra Signora apparve nell’ottobre del 1917 in piena guerra mondiale. Un anno dopo cadde ammalato e morì nell’aprile del 1919 e ricevette la prima comunione il 3 aprile, un mattino di primavera, nel pieno di indicibili dolori. Il male – una broncopolmonite che portò alla morte milioni di persone in Europa e al di fuori – gli procurò la morte il 4 aprile. Si spense serenamente nella povera casa di Aljustrel. Non aveva ancora undici anni. Gli posero tra le dita il rosario, che fu trovato intatto quando, nel 1952, si procedette alla riesumazione.

Francesco e Giacinta furono dichiarati santi il 13 maggio 2017. Vittime della pandemia, intercedano.

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