Perché un servizio per i matrimoni falliti

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“Vox Canonica”, primo periodico online dedicato alle scienze canonistiche,  ha intervistato don Emanuele Tupputi che, nell’arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, ha istituito ed è il responsabile del Servizio per l’accoglienza dei fedeli separati (SDAFS). “Settimananews” ha recentemente ospitato due suoi interventi (“Mancanza di fede e nullità matrimoniale”, qui, e “Pastorale pregiudiziale: accompagnamento delle fragilità matrimoniali”, qui). Di seguito, il testo dell’intervista.

– Don Emanuele, l’arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie ha da recente istituito il Servizio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati. Ci spieghi in che consiste questo tipo di servizi.

Appare opportuno precisare che il Servizio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati (SDAFS) della mia arcidiocesi (primo in tutto la Puglia) è stato istituito nel marzo del 2016 con decreto arcivescovile, facendo seguito alla riforma sui processi di nullità matrimoniale, voluta dal Santo Padre con la promulgazione del m.p. Mitis Iudex Dominus Iesus, e alle indicazioni dell’esortazione apostolica Amoris laetitia ai nn. 242 e 244.

Il SDAFS, istituito nell’ambito del tribunale ecclesiastico diocesano, collabora con la pastorale familiare e svolge un servizio di informazione, di consiglio e di mediazione verso i fedeli che si trovano a vivere situazioni difficili o irregolari. Il servizio giuridico-pastorale è coordinato da un responsabile e composto da persone competenti in materia giuridico-canonica e in pastorale familiare, ritenuti idonei e nominati dall’arcivescovo.

La scelta diversificata dei consulenti, scelti e nominati dall’arcivescovo, è stata fatta tenendo conto dell’importanza di offrire un servizio diocesano specializzato capace di compiere un’adeguata consulenza a diversi livelli (pastorale, morale, psicologico e giuridico).

Il servizio, poi, si configura come una struttura stabile e al tempo stesso dinamica, nel senso che ha una sede centrale presso la curia arcivescovile di Trani, ma opera simultaneamente, mediante i consulenti, nelle altre città dell’arcidiocesi.

Questa dislocazione della consulenza è stata pensata per garantire e consentire una maggiore prossimità tra il vescovo e i fedeli che, feriti da un matrimonio fallito, presentano richiesta di aiuto perché si faccia chiarezza della loro situazione matrimoniale e così raggiungere la certezza morale necessaria per dichiarare la nullità del matrimonio.

– Questo servizio da voi offerto attraverso quali orizzonti si muove e verso dove tende?

Il SDAFS ha come orizzonte quello tracciato dal MIDI e ripreso anche dall’esortazione apostolica Amoris laetitia (cfr. nn. 242 e 244) e cioè avviare un nuovo processo di maggiore integrazione e sinergia tra la pastorale giudiziaria e l’agire della pastorale familiare, senza sminuire la sua dimensione giuridica. Il tutto compiuto nel solco dello spirito della riforma processuale che è quello di mostrare una maggiore prossimità tra pastore-fedeli in difficoltà, avendo come guida la legge suprema della salvezza delle anime, che oggi come ieri rimane il fine ultimo delle stesse istituzioni, del diritto e delle leggi ecclesiastiche.

Pertanto, il servizio diocesano si pone come un servizio-ponte tra la pastorale dell’accompagnamento delle situazioni coniugali difficili e l’operato dei tribunali ecclesiastici. Questo significa che la dimensione pastorale e la dimensione giuridica in questo tipo di servizio di consulenza sono complementari e integrate tra loro per un salutare percorso personale che potrebbe prevedere un’eventuale dichiarazione di nullità matrimoniale. A tal proposito, il servizio diocesano svolge un’attività permanente e gratuita di consulenza compiuta con acribia giuridica e sensibilità umana, ecclesiale e pastorale, con l’intento di:

1) compiere una mediazione per tentare una possibile riconciliazione e un orientamento di carattere pastorale, ma anche di carattere tecnico-canonico per quei fedeli cattolici o non cattolici che sono separati, di fatto o legalmente, o che siano giunti al divorzio. In questa fase, si cerca di instaurare un dialogo sereno con le parti per scandagliare le particolari questioni della situazione matrimoniale in difficoltà e di discernere la situazione in merito alle scelte esistenziali fatte o da compiersi pastoralmente o giuridicamente, evitando di suscitare nei fedeli attese illusorie o sproporzionate;

2) aiutare i fedeli a comprendere quali siano le situazioni nelle quali la separazione coniugale con la persistenza del vincolo è da intendersi in linea con l’insegnamento del Chiesa, suggerendo opportune indicazioni per affrontare la condizione in modo cristiano;

3) accompagnare i fedeli nell’introduzione della domanda per lo scioglimento del vincolo per inconsumazione o in favore della fede.

4) assistere i fedeli in difficoltà o separati che chiedono la possibilità di verificare il valore del loro precedente matrimonio per rendere agevole e proficua un’eventuale richiesta di nullità. In questa fase di assistenza i consulenti aiutano la coppia o i singoli a ripercorrere la loro vicenda coniugale alla luce dell’insegnamento cristiano cercando di compiere una possibile riconciliazione, e, ove ciò non fosse possibile, di raccoglie gli elementi utili (acquisizione di documenti, disponibilità di testimoni, acquisizione di atti eventualmente emersi durante l’ascolto) per l’eventuale introduzione del processo di nullità matrimoniale presso il Tribunale competente.

– A chi è rivolto principalmente?

A coppie o singoli sposi che si trovano a vivere situazioni difficili o irregolari e vorrebbero avviare un percorso di verifica della nullità del proprio matrimonio o, in caso non sia possibile la nullità, di avviare un percorso di consapevolezza e di discernimento della propria situazione per una piena e fattiva integrazione nella comunità cristiana.

– Il matrimonio cristiano oggi più che mai va incontro a delle sfide alle quali dev’essere in grado di reagire. Ci può dire o dare un segreto per vivere “al massimo” l’esperienza cristiana del matrimonio?

Dall’esperienza che ho acquisito in questi anni di ascolto di tanti fedeli e coppie, credo che per vivere al massimo l’esperienza cristiana del matrimonio, in questo tempo di emergenza familiare, si debba puntare molto nell’accompagnamento dei futuri sposi e rendere più efficaci gli itinerari di preparazione al sacramento del matrimonio, per una formazione integrale dei fidanzati mediante l’istruzione catechetica, la dimensione esperienziale, mediante la partecipazione alla vita della comunità cristiana e per far maturare in loro il significato vero, consapevole e profondo del per sempre.

Questo comporta da parte di quanti hanno a cuore il sacramento del matrimonio di essere capaci di attivare un nuovo processo che accompagni i fedeli e le coppie a riscoprire il fidanzamento come tempo di grazia e di sacramentalità, credere e annunciare che il sacramento del matrimonio porta a compimento, vivifica e rende fecondo ciò che la coppia è, e ha saputo costruire nel tempo.

L’accompagnamento al matrimonio si confronta con l’esigenza di un cammino proposto e scelto con libertà e responsabilità. Prospettare un catecumenato al matrimonio significa avere ben presente che esso non è in vista di un sacramento a scadenza fissa. Non si può pretendere che due fidanzati rimandino le loro nozze fino al giorno in cui la Chiesa ha verificato la fede.

Occorre prevedere strutture e forme elastiche, articolate nell’attuazione dell’iter catecumenale: progressività, clima di dialogo, di amicizia e di preghiera, prospettiva di avanzamento nella formazione alla fede e all’impegno ecclesiale. Avviare una pastorale del catecumenato significa servire la libertà dei fidanzati per fare un discernimento sulla vita cristiana [1].

In conclusione, per vivere al massimo l’esperienza cristiana del matrimonio bisogna aver il coraggio di camminare verso la consapevolezza che «il matrimonio non è soltanto un sacramento donato da Gesù e strutturato sulla natura sessuata e affettiva della persona umana, ma è uno svincolo decisivo dell’esistenza cristiana del discepolo del Vangelo. La donna è per l’uomo un aiuto che gli sta di fronte e così l’uomo per la moglie.

Nella coppia tutti due acquistano uno specchio che mostra loro meglio chi sono. Si tratta di accettare – anzi di accoglier con gioia – quanto di noi stessi si rivela non solo nell’innamoramento e nella passione iniziale, ma nell’amore che si sviluppa nel tempo. Vivendo il vangelo a fondo il cristiano sposato vivrà a fondo anche la gioia dell’amore coniugale e familiare. Occorre entrare nel mondo variegato e affascinante delle virtù, per esempio quelle elencate da Paolo in 1Cor 13,4-7» [2].


[1] W. Ruspi, Il matrimonio, una buona notizia. Itinerario catecumenale, Bologna 2020, 13-14.

[2] Intervista al biblista Mons. Ermenegildo Manicardi nell’anno Famiglia-Amoris laetitia, a cura di don Emanuele Tupputi, in https://www.odysseo.it/amoris-laetitia-e-la-bibbia-una-lettura-biblica-pastorale/.

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