Francia: esemplare legge antiprostituzione

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Prostituzione in appartamento

«Prostituzione: l’esigenza della responsabilità. Smettiamola di parlarne in termini di mestiere più antico del mondo»

La Francia, paese laico per antonomasia, dal 6 aprile 2016 ha una nuova, ambiziosa e condivisibile legge in materia di prostituzione che le fa obiettivamente onore. Nuova perché in chiara discontinuità con la previgente normativa che, non prendendo in considerazione la responsabilità del cliente, finiva col considerare la prostituzione, con la sola eccezione di quella minorile o di quella esercitata da persone in situazione di particolare vulnerabilità, come un male inevitabile a causa della incontenibilità delle pulsioni sessuali di cui sarebbero dotati i maschi. Ambiziosa perché si pone l’obiettivo non solo di rafforzare la lotta allo sfruttamento e alla tratta di esseri umani, ma soprattutto di realizzare un cambiamento progressivo di mentalità per scoraggiare, fino a farla sparire, la pratica della prostituzione, in quanto incompatibile con la dignità e il valore della persona umana. Condivisibile perché ritiene che la prostituzione sia una forma di violenza nei confronti della donna e impedisca una vera eguaglianza tra i sessi.

La risoluzione del 2011

All’origine della nuova legge vi è l’unanime adozione, il 6 dicembre 2011, da parte dell’Assemblea nazionale di una risoluzione che recepisce le conclusioni di un rapporto redatto da una commissione ad hoc nell’aprile 2011 dal significativo titolo «Prostituzione: l’esigenza della responsabilità. Smettiamola di parlarne in termini di mestiere più antico del mondo». Questi i contenuti della risoluzione: (1) l’obiettivo della posizione abolizionista della Francia è l’affermazione di una società senza prostituzione; (2) la nozione di “bisogni sessuali incontenibili” dei maschi rinvia ad una concezione arcaica e degradante della sessualità che favorisce lo stupro; (3) la prostituzione non può in alcun modo essere considerata un’attività professionale a motivo dello stato di costrizione che per lo più è all’origine dell’ingresso in essa, della violenza che la caratterizza e dei danni fisici e psicologici che provoca; (4) è fondamentale, da parte delle politiche pubbliche, offrire delle alternative credibili alla prostituzione, garantire i diritti fondamentali alle persone che si prostituiscono, contrastando decisamente la tratta degli esseri umani e lo sfruttamento sessuale; (5) la lotta alla tratta degli esseri umani e al prossenetismo (induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione) costituiscono una vera priorità, dal momento che le persone nella prostituzione sono nella maggioranza vittime di sfruttamento sessuale; (6) la prostituzione può regredire solo grazie a un cambiamento progressivo di mentalità e a un paziente lavoro di prevenzione, di educazione e di responsabilizzazione dei clienti e di tutta la società.

Iter parlamentare complesso e travagliato

La legge ha registrato un iter parlamentare complesso e travagliato. È il destino dei testi normativi destinati ad operare veri e profondi cambiamenti a livello sociale e culturale. L’iter inizia il 10 ottobre 2013, con la presentazione, da parte un nutrito gruppo di parlamentari (di diverso orientamento politico), di un disegno di legge che interviene sui differenti aspetti educativi, giuridici, sociali, sanitari e penali della questione della prostituzione, che recepisce integralmente la risoluzione approvata nel 2011. La questione più controversa si rivela essere quella riferita alla penalizzazione/responsabilizzazione del “cliente”. Per tre volte l’Assemblea nazionale considera reato l’acquisto di prestazioni sessuali e dice sì alla penalizzazione del cliente e per tre volte il Senato cancella sia il reato di acquisto di atti sessuali sia la criminalizzazione del cliente. Neppure una “commissione mista paritaria”, formata da un numero uguale di membri delle due Assemblee, riesce ad elaborare un testo condiviso. Come stabilito dal quarto comma dell’art. 45 della Costituzione francese, la proposta di legge torna all’Assemblea nazionale per la decisione risolutiva. In seduta pubblica e con lettura definitiva, mercoledì 6 aprile 2016 l’Assemblea stabilisce sostanzialmente che la risoluzione adottata nel dicembre 2011 sia legge da osservare e da far osservare da parte della Francia.

I pilastri della nuova legge

Quattro sono i pilastri su cui la legge (“finalizzata a rafforzare la lotta contro il sistema prostituzionale e a sostenere le persone nella prostituzione”) è costruita. Il primo pilastro è costituito da misure specifiche che rafforzano, anche su internet, la lotta alla tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e al prossenetismo. Obiettivo del secondo pilastro è quello di migliorare la protezione delle vittime della prostituzione, attuando misure di uscita da essa, cancellando il reato di adescamento, considerando la prostituzione una forma di violenza e attribuendo alla persona nella prostituzione lo status di vittima. Il terzo pilastro recepisce gli orientamenti provenienti da organismi internazionali ed europei che invitano gli Stati ad adottare o potenziare misure educative, sociali e culturali, per scoraggiare la domanda che incrementa tutte le forme di sfruttamento delle persone, incide negativamente sulla parità di genere e viola il principio della dignità umana. Il quarto ed ultimo pilastro introduce il divieto di acquisto di atti sessuali e fa ricadere l’onere criminale su chi li acquista piuttosto che su chi li vende. Fondata su questi quattro pilastri, la nuova legge francese, come auspicano le risoluzioni adottate rispettivamente dal Parlamento europeo il 26 febbraio 2014 in tema di “sfruttamento sessuale e prostituzione e loro conseguenze per la parità di genere” e dal Consiglio d’Europa l’8 aprile 2014 in tema di “prostituzione e schiavitù moderna”, ritiene che il modo più efficace per combattere tratta e sfruttamento e per rafforzare la parità di genere sia quello attuato in Svezia, Islanda, Norvegia (il cosiddetto modello nordico) e introdotto di recente anche in Irlanda del Nord, in Canada e, in parte, nel Regno Unito, che considera reato l’acquisto di atti sessuali.

Responsabilizzare il cliente

Per scoraggiare la domanda e per contribuire a modificare lo sguardo dell’intera società sulla prostituzione, la legge sanziona l’acquisto di un atto sessuale e riafferma il principio di non-patrimonialità del corpo umano, prevedendo a carico del cliente una contravvenzione di 1.500 euro, che, in caso di recidiva, può trasformarsi in multa di 3.750 euro. Il reato si concretizza allorquando un soggetto sollecita, accetta o ottiene prestazioni di natura sessuale da una persona che pratica la prostituzione, anche in modo occasionale, in cambio di denaro, di promessa di denaro e di qualsiasi utilità economicamente valutabile. A titolo di pena complementare, il cliente ha l’obbligo di partecipare, all’occorrenza a proprie spese, a stages di sensibilizzazione, sul modello di quelli dedicati alla prevenzione e alla lotta contro le violenze sessuali. L’obiettivo è renderlo più consapevole delle conseguenze delle sue azioni e, in particolare, renderlo edotto, al di là delle versioni false e compiacenti veicolate dai media, sulle reali condizioni di vita delle persone che praticano la prostituzione e sugli stretti legami che intercorrono tra quest’ultima e la tratta di esseri umani. Gli stages di sensibilizzazione devono servire anche a evidenziare i legami che intercorrono tra prostituzione e diseguaglianza di genere nonché la responsabilità dei clienti nel perpetuare il sistema prostituzionale.

Violenza e disuguaglianza di genere

Secondo il legislatore francese, la nuova legge va inserita nel quadro della lotta contro le violenze nei confronti delle donne e all’interno dell’impegno di promozione dell’effettiva eguaglianza tra donne e uomini. Il principio di uguaglianza tra i sessi e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne sono incompatibili con il diritto di imporre con il denaro un atto sessuale, sfruttando la precarietà delle persone in un contesto di prostituzione. Come emerge dalla lettura degli atti parlamentari, per il legislatore francese la prostituzione è, in sé, la prima forma di violenza nei confronti delle donne: è, anzi, la forma di violenza nei confronti delle donne più antica del mondo. Essa è intrinsecamente dannosa per la sicurezza delle donne, ed è devastante per la loro salute fisica e mentale. Molte persone sono costrette a dissociarsi dal loro corpo per poterlo lasciare a disposizione del cliente. Tutte le persone fuoriuscite dalla prostituzione concordano nell’affermare che un rapporto sessuale coatto o senza altro desiderio se non quello del denaro è distruttivo e lascia delle tracce indelebili. Le ricerche dimostrano altresì che gli uomini che acquistano sesso hanno un’immagine degradante della donna.

Una società senza prostituzione

Contrariamente a coloro che reclamano la legalizzazione del “sex work”, il legislatore francese ritiene che la prostituzione sia un asservimento arcaico della donna da superare. La prostituzione non va né regolamentata né tollerata: va progressivamente abolita. Obiettivo ambizioso, da perseguire con pervicacia. Vi è una totale asimmetria tra il cliente che cerca di soddisfare, di tanto in tanto, il suo piacere e la persona che deve subire relazioni sessuali in serie, nel disprezzo della sua sensibilità e del suo desiderio. L’acquisto e la vendita del sesso è una negazione della persona. Il corpo umano non si può vendere e non si può comprare. Non esiste il diritto ad approfittare del corpo altrui. La prostituzione si iscrive nella lunga tradizione maschiocentrica che rende i corpi delle donne disponibili per l’uso che ne vogliono fare a piacimento gli uomini (ius primæ noctis, debito coniugale, aggressioni fisiche, minacce armate, stupro, molestie sessuali, atti persecutori o stalking). La società non può accettare che la libertà di alcune persone (i clienti) sia fonte di oppressione per altre persone (donne nella prostituzione). Il legislatore francese ha avuto il coraggio di affermare che la prostituzione non è utile, non è indispensabile, non è necessaria per la vita di una società moderna. Quando altrettanto coraggio lo avrà il legislatore italiano ?

Si dice che la schiavitù sia scomparsa dalla civiltà europea. È un errore.
Essa esiste sempre, ma pesa soltanto sulla donna, e si chiama prostituzione.
(Victor Hugo, I miserabili, Fantine, I, V, 11)

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Un commento

  1. ENZO GOBBI 5 giugno 2017

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