Sul “Cammino” dei tedeschi pareri contrastanti

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La Chiesa tedesca, con la quinta assemblea ha concluso, l’11 marzo scorso a Francoforte, il Cammino sinodale (Der Synodale Weg) o meglio – come ha dichiarato il presidente della conferenza episcopale, mons. Georg Bätzing in una conferenza stampa – è adesso che deve effettivamente cominciare. Abbiamo percorso – ha aggiunto – solo un tratto di strada verso una maggiore sinodalità, ma rimangono diversi problemi ancora aperti. La strada da percorrere è altrettanto stimolante, ardua e tortuosa.

Ora, però, il Cammino sinodale deve proseguire in forma diversa. Un Comitato sinodale dovrebbe occuparsi dei testi che l’assemblea sinodale non è stata in grado di produrre. Si potrà anche costituire un Consiglio sinodale, come previsto. La creazione di quest’ultimo organismo dipende da come la Chiesa tedesca chiarirà al Vaticano la sua struttura e fino a che punto ci si può muovere all’interno del diritto canonico. Si pone quindi la questione se e quando i singoli vescovi potranno attuare le risoluzioni prese. È anche da prevedere che l’una o l’altra decisione adottata a Francoforte provochi una reazione da parte di Roma, come la decisione di benedire le coppie omosessuali e i divorziati risposati.

Il punto cruciale è: le proposte tedesche saranno ascoltate e accolte a Roma e nella Chiesa universale?

Il vescovo Bätzing ha confermato che molte risoluzioni sinodali possono essere attuate solo in collaborazione con la Chiesa universale. La Chiesa in Germania sente il vento favorevole per alcune riforme, tanto che molti ospiti internazionali presenti all’assemblea sinodale hanno sottolineato, nelle loro dichiarazioni, che i temi sollevati dai tedeschi sono rilevanti anche nella loro Chiesa locale, anche se ci sono toni e un approccio diversi.

Il presidente della conferenza episcopale ha dichiarato che questi problemi dovranno essere affrontati ulteriormente nei processi di consultazione. A questo proposito, ha fatto appello anche a Roma: la Chiesa deve dare risposte alle sue grandi crisi in tante parti del mondo. Non si tratta però di «risposte burocratiche date da un ufficio di curia o da stanze nascoste dietro le quinte», bensì risposte cercate nei processi sinodali. La Chiesa in Germania si sente pronta ad assecondare queste ulteriori tappe, qualora dovessero essere avviate.

I media stranieri

Il Cammino sinodale tedesco è stato un successo o uno scisma? Se lo chiede il giornalista Christof Paul Hartmann in katholisch.de, presentando le prime valutazioni raccolte in alcuni media internazionali.

Il portale spagnolo InfoCatòlica afferma: «Gli organizzatori del “Cammino sinodale” non hanno compiuto il minimo sforzo per avvicinare le loro posizioni a quelle della Chiesa cattolica. Al contrario, hanno puntato volutamente sullo scontro. Hanno usato metodi dittatoriali, come la proibizione del voto segreto, per evitare che i vescovi che non erano d’accordo con ciò che doveva essere approvato votassero contro; certo avrebbero potuto farlo – alcuni lo hanno fatto –, ma chi si è astenuto ha avuto paura di subire le angherie che i “tolleranti” infliggono a chi non è d’accordo con loro».

Critiche al risultato del progetto sinodale, in risposta agli abusi nella Chiesa, arrivano anche dal portale The European Conservative il quale rileva: «Il “Cammino sinodale”, avviato nel 2019 dalla Conferenza episcopale cattolica tedesca e dal Comitato centrale dei cattolici tedeschi, aveva principalmente lo scopo di contrastare la perdita di fiducia nella Chiesa cattolica in seguito agli scandali degli abusi, ma si è trasformato presto in un movimento incentrato sulla modifica della morale sessuale cattolica, il posto delle donne nella Chiesa e sull’obbligo del celibato per i sacerdoti».

“Un discorso riformista, per niente radicale”

Di tutt’altro avviso il quotidiano francese Libération: «Il “Cammino sinodale” avviato da vescovi e laici in risposta agli scandali delle violenze sessuali si è concluso sabato con un discorso riformista, per nulla radicale, allo scopo di evitare uno scisma. Una delusione per i credenti tedeschi che, in numero crescente, voltano le spalle all’istituzione. Siamo ancora molto lontani da una rivoluzione o da uno scisma nella Chiesa cattolica tedesca. Lo ha dimostrato il movimento “riformista” nel fine-settimana a Francoforte, a conclusione del “Cammino sinodale”, frutto di discussioni per la riforma dell’istituzione dopo gli scandali sui pedo-criminali nella Chiesa. Molti partecipanti hanno considerato il bilancio una “vittoria di tappa” contro Roma. Hanno mostrato di non essere disposti a piegarsi alle pressioni del Vaticano, che disapprovava la loro apertura verso una democratizzazione delle strutture di potere».

Il quotidiano francese La Croix valuta invece molto positivamente il progetto di riforma: «I tedeschi si sono presi il rischio di un dibattito e ci hanno ricordato che questa è una tradizione che vige nella Chiesa fin dall’inizio, basta leggere gli Atti degli Apostoli. Non sempre hanno evitato di cadere nei confronti di colore politico (progressisti/conservatori), ma alla fine hanno ottenuto un forte consenso. Nasce, tuttavia, l’interrogativo sull’unità del mondo cattolico: fin dove possono andare da soli? La Chiesa tedesca ha riconosciuto che il suo modo di procedere dando l’impressione di coloro che possiedono la verità potrebbe irritare anche il papa. Ciò che va bene per la Germania potrebbe non andar bene per gli altri. Le conclusioni del sinodo, adottate con largo consenso, sono in definitiva caute. Esse rimandano i problemi dottrinali (diaconato femminile, celibato dei sacerdoti) a Roma e auspicano che questi punti siano approfonditi. Una sfida per papa Francesco, che ha sempre promosso iniziative locali, ma il cui compito è quello di preservare l’unità della Chiesa universale».

Anche il portale spagnolo Religión Digital rimanda a Roma il lavoro che resta da fare: «Con queste iniziative i cattolici tedeschi sfidano ancora una volta il Vaticano, che non ha esitato a criticare il processo di riforma sinodale avviato in Germania, circa l’omosessualità considerata un peccato. I rapporti tradizionalmente difficili tra Roma, che nega ai credenti tedeschi il diritto di cambiare dottrina e pratica, e i cattolici tedeschi, che considerano il Vaticano troppo conservatore, non sembrano in via di miglioramento».

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