Trento-Lettera pastorale: parliamo dell’al di là

di:

trento1

«Che ne sarà di quanti chiudono definitivamente gli occhi alla luce terrena, vittime di una morte ingiusta perché rapiti prematuramente dalla malattia o stroncati dall’odio etnico, politico, economico? Che ne è di ognuno di noi dopo la morte? Saremo davvero consegnati a un tempo senza tempo, eterno?».

Una serie di domande, intriganti e contemporanee, fa da sfondo alla Lettera alla comunità del vescovo di Trento, Lauro Tisi – Al di là –, consegnata in occasione della festa del patrono della diocesi, san Vigilio.

La risposta è cercata attraverso un delicato ascolto di volti e di storie, in un esercizio di discernimento della speranza: la testimonianza di Anna, madre di quattro figli, che desidera, nel momento della morte, «mostrare loro come si può compiere l’ultimo passo da credenti. Nella certezza che non sarà l’ultimo»; la gratuità del soccorso alpino, raccontata con commozione e rispetto da chi riceve con cura la salma del proprio caro; i bambini vittime di tante guerre, su tanti fronti, per i quali le madri che sopravvivono cercano risurrezione; le parole di un prete morto a 54 anni, che ha sperimentato una serenità non sua, capace di «mettere ordine nella vita, perché ne aveva compreso le priorità: i volti, le persone, il voler bene. Per lui l’ordine era l’amore. Nient’altro»; il perdono dei genitori di una giovane ciclista, morta in seguito ad un incidente stradale, una ragazza che ha parlato di Dio con la sua vita.

Il vescovo ha raccolto nel corso dell’anno queste storie e ora le offre a tutta la comunità trentina, anche a chi non si riconosce direttamente appartenente a quella ecclesiale, come una grande promessa di vita oltre la morte.

I volti e i luoghi descritti sono riletti alla luce della fede, in un lavoro di rinnovato ascolto del Vangelo, quel Vangelo che diventa nuovo ogni volta che incrocia un’esperienza vissuta, di qualunque tipo essa sia. Si tratta di parole, quasi un «alfabeto della vita eterna». Di seguito, eccone alcune.

Un alfabeto della vita eterna

Qui e ora: l’eternità non è un domani lontano, un «dopo» cronologico, ma è una realtà viva e attuale, una «relazione dinamica, personale, concreta, declinata al presente», perché la promessa di Gesù nel Vangelo di Giovanni parla di un «oggi», da cercare e riconoscere: questo è il servizio al mondo della comunità cristiana.

Scintilla: paradossalmente, in un tempo che esalta la perfezione corporea, ci sono persone che vanno incontro alla morte con serenità. Sono voce della «vita «altra» di Dio, donataci in abbondanza nell’umanità di Gesù, che spiazza le nostre logiche». Questo fa l’eucaristia: ci dona il modo di vivere di Gesù, fatto di dono e perdono, e ci rende capaci di «contemplare il bene presente nell’altro, perché in ognuno di noi c’è una scintilla di eterno, di divino che nessun altro ha».

Desiderio: sulla scia di s. Agostino, il vescovo Lauro invita a riconoscere l’inquietudine come una ricchezza e ad accogliere la forza del desiderio, che rende capaci di prepararsi ad accogliere il dono di Dio. «La salvezza non è un bene statico di cui fruire, ma una relazione viva, in perenne movimento verso Dio-Amore».

Giudizio: le parabole di Gesù parlano di giustizia, utilizzano espressioni forti, ma vanno rilette alla luce della sua vita e soprattutto del suo epilogo. «Per Gesù, il giudizio non è una sentenza, ma un appello personale, accorato, affinché l’uomo scelga la via del dono e dell’amore».

Ansia: una parola è dedicata alla vita della Chiesa, tentata di assestare strutture e progettare riforme senza Cristo, piuttosto che riconoscere il volto di Dio che Gesù le regala continuamente. «Da più parti si sottolinea che il mondo giovanile ha una domanda di spiritualità, sta cercando senso per la vita, ma non lo trova nelle stanze ecclesiali. Perché, anziché trovare il Dio leggero e meraviglioso dell’espropriazione di sé e del farsi prossimo, incontra gente agitata, in ansia, spaventata perché ha perso la forza del passato, imbarazzata perché non la chiamano più sui tavoli che contano. Il nostro tempo potrà essere un’ora favorevole, un’opportunità, nella misura in cui la nostra Chiesa saprà ripartire dal mettere al centro l’umanità di Cristo, attraverso la frequentazione assidua, costante, di quella Parola e di quei Vangeli che ci danno il codice nuovo su Dio. Questo è già frequentare la vita eterna».

Parola, eucaristia, poveri

A questo punto, merita un accenno l’intervista rilasciata dallo stesso vescovo alla Rivista del Clero italiano nel numero di giugno 2025, così da comprendere come collocare queste ultime espressioni nel contesto della diocesi di Trento. Una diocesi che si è trovata a fare i conti, prima di altre, con un grande calo della presenza dei presbiteri e che prevede, nei prossimi dieci anni, una cinquantina di preti disponibili per 540 mila abitanti. L’impostazione pastorale si appoggia su alcune scelte.

«L’idea è che sia la comunità che regge sé stessa e non tanto un’équipe ministeriale, perché il rischio dell’équipe nelle piccole parrocchie è che quelle tre persone poi riproducano a livello laicale il clericalismo presbiterale». Per questo ogni unità pastorale ha un unico consiglio pastorale parrocchiale (con il compito di discernere la vita delle comunità alla luce del Vangelo), mentre ogni parrocchia esprime, per elezione, un comitato (con il compito di gestire la parte più pratica e organizzativa della parrocchia, che si raduna anche senza il parroco), il cui rappresentante confluisce nel consiglio.

Una modalità snella ma non banale, perché permette di custodire la presenza sul territorio e allo stesso tempo è a servizio di quella fraternità che sola genera missione. In questo modo «il parroco che arriva in una di queste parrocchie trova già una comunità organizzata. (…) Questo processo ha mosso anche un po’ il laicato».

Una tale presenza ecclesiale sul territorio non ha come scopo prima di tutto la gestione dell’esistente.

Nell’intervista, il vescovo Lauro prosegue ricordando le «tre parole chiave» che fanno da orizzonte e da principio generativo per le comunità cristiane: Parola di Dio, Pane eucaristico e Poveri.

Le comunità sono invitate a ritrovarsi attorno al Vangelo, a riscoprire le proprie capacità di ascolto e attenzione verso i più fragili (senza subappalti) e a vivere eucaristie capaci di affascinare.

Si colloca qui, in particolare, la proposta del «fuoco eucaristico». «Il nostro obiettivo è che la domenica, invece di celebrare dappertutto, ci si convochi in un punto, con questa particolare attenzione: non c’è una comunità che ospita le altre, ma ogni comunità concorre a preparare e celebrare insieme l’eucaristia, per una celebrazione che abbia un «pre» e un «post», quindi preceduta da una dimensione di accoglienza e seguita da un momento di agape, di incontro, che sia di qualità. Qualche volta mi è sfuggito di dire che da alcune delle nostre eucaristie scapperei anch’io: infatti, non è sufficiente un prete che celebra per avere un fuoco eucaristico. Così invito le singole comunità a valorizzare la settimana come tempo in cui si preparano al gesto eucaristico, si convocano sulla Parola per poi arrivare alla celebrazione congiunta delle varie comunità dove entrano in azione tutte».

Si tratta di un cammino sperimentato da anni (circa le unità pastorali) e di una scelta che sta compiendo i primi passi (quella del fuoco eucaristico), a partire dalla diffusione sempre maggiore del triduo pasquale o di altre celebrazioni lungo l’anno vissute in uno stesso luogo da tutte le parrocchie dell’unità pastorale.

Una rappresentazione della Chiesa nel suo svilupparsi sul territorio non può non incidere sulla rappresentazione di prete, a cui è chiesto un passaggio: «dal prete che presidiava il territorio al prete che invece presiede. Il che vuol dire in concreto: sceglie dove esserci e dove non esserci, sceglie dove gestire il ministero e dove investire. (…) Dico ai preti: abita la Parola, abita il fuoco eucaristico, abita i poveri. Ciò non vuol dire che devi arrivare da tutti i poveri, ma su quelle tre parole, alle quali aggiungerei il momento del discernimento, occorre costruire la figura del presbitero».

Il cambiamento coinvolge anche la figura del vescovo: «occorre stare nel palazzo il meno possibile e stare con la comunità, curare molto la Parola e la narrazione di Dio. Dopodiché, dobbiamo derubricare un po’ la sua figura, nel senso che, secondo me, una visione del vescovo-monarca va superata: è umano, di terra, sbaglia, non è l’oracolo di Delfi. È un vescovo, quindi, che rinuncia all’ultima parola, ma invece diventa un po’ uno che ascolta e che dice anche che ha sbagliato, che sa di alcuni errori e impara da essi».

Prospettive di ripensamento

In conclusione, questi accenni, non esaustivi, tratti dai due documenti, sono indice di un tentativo di linguaggio comunicativo circa un tema centrale per la vita e per la fede e altrettanto dimenticato, se non in occasione dei funerali (quello della vita eterna) e dall’altra sono espressione di una prospettiva di ripensamento della presenza della Chiesa, senza la pretesa di aver trovato la soluzione, attorno ad alcune questioni chiave: rapporto tra parrocchia e territorio; rapporto tra eucaristia e territorio; figura di prete e di vescovo.

Ogni tentativo di riforma apre continuamente nuovi sentieri (per esempio, il rapporto tra la presidenza del presbitero e la responsabilità di altre ministerialità, oppure la figura di formazione necessaria a sostenere un cambiamento), sentieri che si possono aprire continuando a mettere in risonanza le storie delle persone e delle comunità con la narrazione della Scrittura.

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto