
Ogni anno è sempre più un problema, ogni estate è il tempo di reclutamento&marketing, ogni riunione di partenza è un setaccio: quante catechiste occorrono a una parrocchia, quante ce ne sono, quante ce ne mancano? Sempre di più…
L’iniziazione cristiana è il settore che divora più tempo e «risorse umane» di una comunità; è l’ambito in cui le persone, soprattutto le donne, si spendono con generosità; eppure ogni anno il numero di volontarie diminuisce e si fatica ad averne di altre. Ci si scontra con il loro avanzare d’età, con impegni molteplici, con demotivazione, con famiglie sempre più complicate e difficili, con bambini meno docili e meno interessati.
Se tu che doni il tuo tempo vedi che quello che fai per genitori e bambini è un peso in più da cui liberarsi il prima possibile, che grande equilibrio e che profonda motivazione devi avere?
E così si fa un po’ quel che si riesce: il parroco invita al servizio, l’amica coinvolge, la suora chiama… e però l’emorragia continua, perché si mettono pezze su vestiti sbrandellati. A volte non si bada molto alla formazione e all’equilibrio delle persone: si manda in campo la squadra che si riesce a mettere insieme (un po’ come accade anche nella scuola).
La stanchezza, però, aumenta, il ricambio generazionale langue; ma ci sono quattro anni di iniziazione cristiana da gestire, e va fatto!
Il problema sarà sempre più grande, dobbiamo ammetterlo. Fino a quando non si metterà mano seriamente a tutto il percorso dell’iniziazione, riducendo, ripensando, svincolando da età e classi scolastiche le tappe del percorso, cercando vie realmente nuove, dando coraggio a sperimentazioni e intuizioni, non solo l’efficacia della catechesi sarà sempre più dubbia, ma si faticherà ogni anno di più a trovare adulti nella fede che si impegnino in un dono di sé che ha valore e senso se è inserito in un itinerario di valore e di senso per l’oggi.
Perché forse troveremo al 90° minuto la signora che per un anno ancora terrà un gruppo; ma i problemi non si risolvono da sé. E di tutte queste preziose volontarie non solo «ha bisogno» la parrocchia; è necessario andare oltre: dare loro veramente la parola, prestare ascolto, permettere di decidere in autonomia, coltivare la fiducia, puntare su una formazione condivisa e integrale.
Con un nota bene decisivo: la parrocchia non può ricordarsi solo delle donne quando «servono» e quando mancano: è un monito che dovrebbe risuonare alla fine di ogni estate, quando questo gran numero di donne si rimette in gioco per un’azione educativa che, loro per prime, sentono di dover cambiare.
Ma poi, ai piani alti, la loro voce arriva? E non è forse anche per questo che poi fanno un passo indietro?
- Dal blog Vino Nuovo, 18 settembre 2025







CARLO80
80 sono i miei anni. Nella mia vita di insegnante di lettere nella Scuola Media (uso una teminologia vecchia…) ho insegnato anche religione per alcuni anni in varie classi (scuola privata) e insieme a mia moglie per qualche anno anche in parrocchia (dove il prevosto ci dettava il programma).
Oggi purtroppo non sono più in grado di farlo. Da quando sono andato in pensione, ho avuto modo e tempo di approfondire i contenuti del Cristianesimo, leggendo molti libri di biblisti, teologi, storici della chiesa ecc. Risultato: non sono più capace di credere al catechismo della Chiesa cattolica. Vi vedo troppe falsità dottrinali e storiche, a partire ad esempio dall’affermazione che la Bibbia è Parola di Dio (come me lo dimostrate?) e dal sostenere il Peccato originale, “origine” di tutti i mali e della Storia della salvezza. Il peccato originale non è mai esistito e ciò che la Bibbia racconta nella Genesi non ha nulla di “storico”, di vero.
Quindi per prima cosa andrebbe riscritto il Catechismo della Chiesa Cattolica. Poi si può pensare alla catechesi.
Altra cosa è “essere cristiani” ed aderire al messaggio di Gesù.
Non mi preoccupo di che cosa mi succederà dopo la morte, ormai vicina. Sono sereno e coltivo sempre la speranza. Credo di aver vissuto da cristiano e che Dio Padre mi accoglierà e che non mi chiederà se ho seguito la fede della Chiesa Cattolica.
Sono l’ultimo arrivato, mi sono iscritto oggi stesso. Ho letto comunque gran parte degli interventi sopra scritti ed ho rispetto per tutti. un saluto.
Vorrei rispondere al signor Carlo ottantenne.. immagino la sua delusione.. anche la sua tristezza nel farsi quelle domande in materia di fede..
La Bibbia.. inteso come Vecchio Testamento.. e’ lo stesso riferimento sacro di Gesù.. ebreo tra gli ebrei che andavano nella sinagoga di Nazareth a leggere la Parola.. andavano al Tempio di Gerusalemme a onorare il Padre con la preghiera e i sacrifici.
Il messaggio nuovo di Gesù esiste in quanto esiste il vecchio.. il vecchio e’ una legge.. il nuovo e’ un compimento della legge.. e compimento della Legge e’ l’Amore.
“Non sono venuto ad abolire la Legge o i Profeti ma per dare pieno compimento.” Matteo cap 5
Credere in Gesù e’ credere nella Parola.. Gesù e’ il Verbo di Dio.. e’ la Parola Vivente.. e’ la Via.. la Verità.. la Vita.. dunque e’ la Verità.. ” per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla Verità” e ancora.. “chiunque e’ dalla Verità ascolta la mia voce..
E’ la venuta di Gesù.. Dio fatto uomo.. che fa la differenza.. e’ la Novità rispetto alle cose antiche.. passate.. il profeta Isaia lo preannuncia molto tempo prima della Sua venuta..
Cristo Gesù si e’ fatto carico di ogni cosa.. di ogni peccato.. anche di quello originale.. per redimere.. salvare.. i Suoi meriti sono infiniti..
Nella Genesi inizia la Tribolazione dell’Uomo.. dovuta alla disubbidienza di Eva e Adamo.. cacciati e puniti da Dio Padre che castiga e maledice.. .. .. ..
Ancora oggi si percorre questa strada.. nonostante la venuta di Gesù.. l’adempimento di ogni Giustizia.. il compimento della Legge nell’Amore.. la Vittoria sulla morte.. la Resurrezione.. ma verranno i giorni della pienezza dei tempi.. e sono questi che viviamo.. in cui solleveremo il capo.. potendo dire ” la Liberazione e’ vicina “.
Confidi nel Signore Gesù e veda in Lui quel Padre che passeggiava nel Giardino.. che ha fatto poi tanta strada insieme con i Suoi figli..
Ho un’esperienza anche io come catechista, diversi anni condotti in coppia con un altro catechista uomo, graditissimi a tutti, ragazzi e genitori, preparati a comunione e cresima sempre con gioia, partecipazione e anche contenuti profondi, due esperienze differenti con un parroco che concedeva la massima autonomia ed uno intransigente che ci forniva addirittura il materiale suo affinchè non “deviassimo”. A parte le due differenti situazioni, Cresima e Comunione ai nostri tempi sono visti come due “traguardi” dopo i quali l’impegno e la frequenza cessano. Come avere finito la scuola, il corso di tennis o conseguito la patente. Non si vede più nessuno. Nessuno, nemmeno quelli più impegnati e preparati. La mia impressione è che il messaggio cristiano trasmesso a bambini serva ormai a poco, anzi rischia di essere addirittura controproducente. Di Gesù bambino, babbo natale e santa lucia fanno poi di tutta l’erba un fascio … semplicemente non ci credono più, sono cose da bambini. Perchè giustamente il mondo reale presenta loro le cose con un metodo scientifico e così si smette presto di credere nei miracoli, nei racconti poco verosimili, di cose che poi da adulti diventano “favolette”. La Madonna vergine, Gesù che scende dal cielo, risorge e risale in cielo, Gesù che fa i miracoli come un prestigiatore …… ( in cielo ci sono gli astronauti mi dicevano i bambini!). Il bisogno di spiritualità però nell’uomo moderno rimane, anzi in un mondo insicuro e indecifrabile come quello che viviamo cresce ancora di più … perchè nonostante la teologia della chiesa sia ferma alla rappresentazione di un mondo medioevale e prescientifico e ci presenti ancora le vicende bibliche come fatti reali da credere come tali, la risposta alle domande fondamentali perchè esistiamo? perchè esiste il mondo? perchè c’è il male? sono ancora inevase e rappresentano all’uomo contemporaneo ancora un enorme mistero. E’ così che poi le filosofie orientali, lo yoga, la meditazione … hanno più successo del messaggio di Gesù. Dovremmo forse fare catechismo agli adulti? Forse sì … e con modalità più aderenti alla mentalità contemporanea, che ha difficoltà a credere nella dualità del mondo e nella trascendenza, ma che piuttosto è più predisposta ad un’analisi “spirituale” e “simbolico-interpretativa” di quello che è narrato nei libri sacri. Non nascondo poi gli imbarazzi davanti a tante domande: perchè i nostri compagni di scuola (ortodossi, musulmani ….) non fanno catechismo con noi? ma gli ortodossi non sono cristiani anche loro? perchè Dio ha curato il bambino che ha pregato san Carlo Acutis e ne lascia morire tantissimi altri, innocenti come lui? E’ un Dio di estrema crudeltà un Dio come questo …. non dovrebbe essere onnipotente e con un Amore infinito?. Risposte difficili anche per un catechista. Come la spiego questa cosa? Perchè la Chiesa si ostina ancora a seguire questi modelli irreali? Temo che siamo ormai alla fine di un mondo e di un sistema e con difficoltà si intravede qualcosa di nuovo. Per avere una fede “adulta” e in grado di resistere servirebbero riforme profonde. Servirebbe colmare quel deficit secolare che già il Cardinal Martini aveva individuato. Cosa ne pensate? saremo ancora in tempo?
Ma la cosa bella di essere un catechista é quello di stramettere l’amore e la parola di dio in cui non giudica ma si mette in ascolto e si relaziona non sólo con I genitori ma anche con I figli come fa una comunità cristiana senza fare le gare
Quali sarebbero i risultati di tutto questo grande sforzo? chiedo per un amico
Premetto che sono catechista da trentasei anni e non sono mai stato tanto felice come ora, in questo magnifico tempo che la Provvidenza ci offre. Ritengo che il motivo per il quale la catechesi ai ragazzi non dà frutto è unicamente colpa nostra, di me catechista che non sono abbastanza convertito alla gioia dell’evangelizzare: siamo noi che mancando di umiltà e di entusiasmo freniamo l’accoglienza del Vangelo in chi ci ascolta e ci guarda. Siamo noi che, confidando unicamente nelle nostre povere forze, impediamo al seme di attecchire e portare frutto. Siamo noi che non lasciamo libertà allo Spirito di agire e alla preghiera di cambiarci.
Non diamo sempre la colpa alla Chiesa e ai preti, siamo noi catechisti che siamo troppo rigidi, usiamo un linguaggio settoriale e troppo specializzato e i piccoli non ci comprendono. Siamo noi catechisti che abbiamo perduto la gioia del servizio gratuito e aspettiamo ricompensa, successo e ritorno. Dobbiamo tornare a dire con l’apostolo: guai a me se non predicassi il Vangelo!
Mi associo al tema proposto e alla sua analisi. Da decenni si sapeva (noi laici) che la catechesi così impostata serviva a poco o nulla. Occorre puntare sulla catechesi degli adulti visto che il messaggio cristiano non c’è più. Propongo un biennio sabbatico con la chiusura delle proposte odierne lasciando ai genitori il compito assegnato loro dai documenti conciliari (Gravissimum educationis del 1965). Se poi ci sarà seguito dopo il biennio, vorrà dire che finalmente il potere (e non il sedicente servizio) clericale avrà iniziato ad ascoltare lo Spirito Santo.
Sono stata animatrice quando ero giovane, in oratorio, sono catechista da 20 anni, e quest’anno mio malgrado, lascerò il catechismo perché delusa, disgustata. Non dai bambini/ragazzi, non dalle famiglie anzi. Ma…..dal gruppo catechisti. Invidie, gelosie, dispetti, ostruzionismi, chiacchiericci. Non fa più per me, è diventato un ambiente tossico. Nella nostra unità pastorale il “si è sempre fatto così” è la parola d’ordine delle vecchie e non solo di età, delle catechiste. Non siamo più credibili come cristiani. Siamo sepolcri imbiancati. Non siamo il provveditorato agli studi, non dobbiamo coprire le classi. Dobbiamo evangelizzare e se non ci sono persone disposte a dare una mano dovremmo chiederci perché. Per quelle che si improvvisano catechiste e quelle che sono nel catechismo da 30 anni bisognerebbe fare fare corsi di catechismo. In ultimo bisogna pregare molto per i parroci che sono sempre di meno e che hanno un sacco di cose da fare, e molto spesso sono in balia di cerchi magici , consigliati male da persone che fanno i comandini.
Non volevo intervenire. Non volevo scrivere. Ma ci sono parole che accendono qualcosa dentro, come una molla che scatta, come una voce che dice: “Parla!”. E allora parlo, anche se so che non cambierà nulla. Perché chi decide non ascolta. Perché chi è in alto non chiede come la pensi. Vuole solo che tutto resti fermo, immobile, silenzioso.
Ma io non resto fermo. E provo a spiegarmi.
1. Non è questione di trovare catechisti. È questione di formarli. Non basta avere buona volontà. Non basta dire “ci sono”. Serve una formazione vera, profonda, coerente. Formare significa seguire un percorso, conoscere la catechesi, saper parlare ai ragazzi con parole che arrivano. In alcune diocesi, come la mia, esiste un cammino di preparazione. Ma si paga. E allora mi chiedo: è giusto chiedere denaro a chi offre il proprio tempo come volontario? È giusto mettere un prezzo alla disponibilità?
2. L’età della catechesi va ripensata. Perché insistere con bambini che dimenticano tutto? Perché non aspettare che siano più grandi, più consapevoli, più capaci di ascoltare? La seconda e terza superiore sono anni fertili, anni di domande vere. Ma mi è stato detto: “Così li perdi tutti”. E io mi chiedo: non li stiamo già perdendo?
3. Se la Chiesa non cambia dove potrebbe, figuriamoci dove non vuole. Parlare di donne diacone sembra ancora un tabù. Il documento del Sinodo del 26 ottobre 2024 lo conferma: niente donne. È la linea di Paolo VI, di Giovanni Paolo II. Ma possiamo davvero ignorare le voci, le esperienze, le vocazioni femminili? Possiamo continuare a dire “no” senza ascoltare?
4. E allora mi affido alle parole di chi ha visto lontano. Era il Natale del 1969. Il professor Ratzinger disse:
“Non abbiamo bisogno di una Chiesa che celebra il culto dell’azione nelle preghiere politiche… Ciò che rimarrà sarà la Chiesa di Gesù Cristo… Il sacerdote che si mette in nome di Dio a disposizione dell’uomo… sarà necessario in futuro.”
E aggiunse:
“Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto… Diventerà piccola… Verrà vista come una società volontaria… avanzerà richieste molto superiori su iniziativa dei suoi membri.”
Parole profetiche. Parole che pungono. Parole che chiedono coraggio.
Il problema sta alla base sia delle famiglie che della comunità parrocchiale,mi spiego : alle famiglie dei ragazzi andrebbe chiesto il perché li hanno inseriti in un cammino di catechesi e se loro per primi si vogliono impegnare a seguirli e a collaborare con i catechisti nel cammino di fede e questo fatto in una riunione dove sono presenti sia i figli , il parroco e la comunità a cui viene chiesto di accogliere come parte integrante le famiglie in un gruppo apposito per renderli partecipi della realtà parrocchiale a cui fa capo il parroco affiancato dalle catechiste dei ragazzi. Se la comunità parrocchiale è grande si possono attuare più gruppi in base alle fasce di età. Ripeto il problema non sono i ragazzi,con cui è facile attuare un buon rapporto ma la famiglia che vede il catechismo com un altra attività insieme a tante che i ragazzi hanno. E di base per noi catechisti ci sta’ l’ amore sconfinato e meraviglioso che Gesù dona ad ognuno di noi per donarlo a chi Lui ci invia.
Hai ragione. Quella del coinvolgimento delle famiglie è un grande problema. Nella mia diocesi, Brescia, il catechismo viene fatto dai bambini e, in contemporanea ma separatamente da loro, anche dai genitori (nn so se è così ovunque). Ho tenuto per 10 anni gruppi di genitori. E proprio da questo mi sono reso conto che se non c’è un minimo di impegno da parte dei genitori, ai ragazzini interesserà ben poco di Gesù e della Chiesa. Giustamente vedono i genitori disinteressati e si chiedono perché dovrebbero esserlo loro….hanno ragione. I bambini tendono ad imitare e per osmosi accolgono con piacere ciò che piace ai genitori. Lavoriamo sui genitori: sono liro i primi catechisti.
È compito del catechista (maschio e femmina) trasmettere il contenuto intero (sia quello che può risultare piacevole sia quello che può esserlo meno) della fede cattolica ai bambini/ragazzi che frequentano il catechismo per ricevere i sacramenti della Santa Eucaristia e della Santa Cresima. Pertanto è preliminarmente indispensabile che i catechisti conoscano bene l’intero contenuto della fede cattolica, si sforzino di viverlo e con competenza e adeguatezza lo trasmettano ai catecumeni. Senza buoni catechisti l’attività catechetica risulta fallimentare e perfino dannosa. Condizione primaria quindi si rivelerà la presenza di tali catechisti. Seconda condizione indispensabile per poter ammettere ai sacramenti è la conoscenza da parte dei catecumeni di tutto il contenuto della fede trasmesso dai catechisti e principalmente la consapevolezza di Chi si va a ricevere con il Sacramento. Senza questa consapevolezza è come se si svendessero i sacramenti. Ne deriva che ogni fine di anno catechistico venga fatto un serio esame ( come avviene in qualunque tipo di corso istruttivo serio) e chi non lo supera non venga dichiarato idoneo. Ciò naturalmente comporterà un serio impegno durante l’anno conformemente alla serietà della dottrina trasmessa. È mortificante vedere in fila per ricevere la Santa comunione tanti ragazzi ( ed anche adulti) che si muovono con atteggiamenti del tutto superficiali e distratti che mostrano chiaramente che manchi la consapevolezza di Chi si va a ricevere. Quanto sopra potrebbe comportare una diminuzione alla partecipazione al Catechismo ma sicuramente i partecipanti saranno più motivati e alla fine del catechismo avranno una preparazione ed una consapevolezza adeguate conoscendo le basi del contenuto della Fede ed evitando, come avviene oggi, che regni una pressoché totale ignoranza in merito. Infatti parlando con ragazzi appena cresimati non c’è da stupirsi che, esaminando il Credo quale contenuto essenziale della nostra Fede, che cadano dalle nuvole sconoscendone le verità rivelate. Occorre pertanto rivedere del tutto le modalità ad oggi adottate e assumere posizioni catechetiche di grande serietà senza le quali l’ignoranza religiosa presente, anche nei praticanti, sarà destinata ad aumentare con grande detrimento a carico di tutto il popolo di Dio e del Cattolicesimo.
Sta di fatto che la maggioranza sono donne, non per esclusione e riscontro purtroppo che il più delle volte è un ruolo “guadagnato” con fatica e difesa con i denti da chi non ha nemmeno veramente voglia di mettersi in gioco. “le catechiste” nella mia mia parrocchia sono le prime a “non saper stare a messa”. E si rischia di generare “mostri” che sentono di aver guadagnato un potere… Colpa del parroco? O potrebbe essere complice un sistema troppo esigente e per il quale non si ha più le forze? Non sarebbe meglio ridurre offrendo però la qualità in grado di durare nel tempo? Sottinteso che occorre investire anche nella catechesi per adulti…
Guadagnato e difeso con i denti non mi pare dato che di fatto non se ne trovano a sufficienza!
Ma scusi, catechisti no? catechist* nemmeno?
Credo che chiunque abbia fede sia in grado di trasmetterla, se poi viene formato al ministero del catechismo, ancora di più se viene sorretto dalla comunità. Il problema se mai è che mancano i ragazzi e le ragazze e anche quando ci sono perchè sono a fare catechismo? pechè costretti da una convnzione o perchè i genitori ci credono sul serio? e anche quando l’ iniziazione cristiana è “finita”, perchè moltissimi scappano senza mai più tornare fino al matrimonio o fino al funerale?
Queste mi sembrano domande estremamente sensate, queste sono le domande di fondo . Cosa serve trovare manodopera a costo zero – e rilevanza diocesana nulla – se comunque non si vede un futuro ? Se la struttura così com’è , la liturgia così come è , la parrocchia così me è oggi non risponde più ai bisogni profondi delle persone ?
Scusi, da fanciulli anche prima della quinta elementare vanno di malavoglia al catechismo decidono che dopo la Cresima chiudono… Perché? I catechisti/e non si improvvisano hanno da mettere del loro: anima~corpo”tempio” ~tempo! Ci sono le formazioni che preparano ed accertano che il loro mettersi al servizio (é anche per la loro cresciuta) ha una garanzia … I parroci o chi per loro devono garantire che il/la catechista non fa da sé ….Nel primo anno dovrebbe essere presentato fatto conoscere ai genitori così che si rendano consapevoli della necessità ( considerando come va il mondo) di un buon catechismo per una buona vita s tutto tondo
Lei mi risponde, ma le cose che dice, le ho scritte, sopra… lei si è fermata alla prima frase.
Discorsi vecchi, che arrivano tardi. E sorprende che ci si ostini a impostare male la questione, che non è di potere, ma di fede. A noi donne, nella Chiesa, non manca la fede perché manca il potere! La prima potrebbe semmai venir meno per la sete del secondo, che vediamo maldestramente nei maschietti, e ci scandalizza (specialmente guardando la gestione di certi arrampicatori ordinati). Non vogliamo certo lo stesso vizio.
Allora speriamo che non vi diano mai potere se no vi mancherà la fede… ma che discorso è? Si sta facendo una riflessione sul peso che può diventare un ministero nella chiesa, perchè non viene riconosciuto da chi ne usufruisce, genitori e ragazzi, della stanchezza che può dare il vedere spesso vanificati gli sforzi del catechista che cerca di trasmettere qualcosa che non viene più recepito, mi spieghi perchè trasformare questa riflessione in un attacco ai “maschietti” ? Se mai trovo retrogrado doversi riferire alle donne come sole a poter fare le catechiste, come fosse l’ unica posizione che possono avere e come se non esistessero “maschietti” catechisti, che nella mia parrocchia sono pure in maggioranza. L’ importanza della donna nella Chiesa è fondamentale, è il discorso di come questa sia discriminata. sebbene se ne parli oggi, è ancora lontana da essere affrontata a pieno, ma fare discorsi al contrario, da femministe o “femminuccie”, che discriminano i “maschietti” è ben lontano dal risolvere il problema. Specialmente se messi sotto un articolo che non ha questo intento. i discorsi d’ odio contro gli altri hanno stufato. c’è già abbastanza odio verso categorie inventate che non c’è bisogno di mettere femmine contro maschi come all’ asilo.
Guardi che non ha capito: ho scritto che la causa per la quale a noi donne manca la fede non è la mancanza di potere. A noi donne non manca certo la fede perché manca il potere.