
Cristianesimo nella storia: quale potere? È il titolo del focus del numero 1/2025 della rivista Studia Patavina della Facoltà teologica del Triveneto, che tocca un tema vivo e attuale, il nesso fra cristianesimo e potere. È un rapporto sempre nell’atto di costituirsi, in un processo non sempre del tutto lineare, un travaglio che può essere condizione per una Chiesa nel mondo fedele alla sua vocazione e per una realtà politica e sociale rispettosa della dignità di ogni vita. I contributi sono di Enzo Pace, Paolo Bettiolo, Felix Körner, Silvano Petrosino ed Enrico Riparelli. Il focus si completa con la voce delle donne in due interviste a Chiara Tintori e a Stefanie Knauss.
«Si tratta di un approfondimento interdisciplinare che indaga sulle forme del potere in esercizio nel, dal e sul cristianesimo», spiega Roberto Tommasi, ordinario di Filosofia alla Facoltà teologica del Triveneto, che, con Enrico Riparelli, docente di Teologia all’Istituto superiore di Scienze religiose di Padova, ha coordinato il lavoro. «Una questione complessa e ineludibile – prosegue – sulla quale il focus intende offrire differenti sguardi prospettici che mostrano come il cristianesimo, in quanto nel mondo, è esercizio di potere e si intreccia con i poteri operanti nel mondo, mentre in esso opera una forma singolare di potere radicata nell’incarnazione del Verbo di Dio.
Religioni per la pace
Oggi, rispetto ai tanti conflitti in corso in diverse parti del mondo, riguardo al tema religioni e potere / cristianesimo e potere, si impone la difficile domanda sul se e come le religioni possano contribuire a costruire vie di pace invocandola e mobilitando i loro fedeli nei movimenti e nelle decisioni che cercano di favorire l’intesa etica e sociale tra culture e religioni diverse, domanda collegata a quella sulla debolezza dell’impegno delle religioni per la pace.
«La domanda va affrontata evitando di cristallizzare artificialmente dei rapporti di forza per loro essenza variabili e che gli oppressi tenderanno sempre a sovvertire – spiega Tommasi –. Occorre semmai distinguere l’immaginario dal reale per ridurre i rischi di guerra senza rinunciare alla lotta per il riconoscimento quale condizione stessa della vita e degli ordinamenti umani. Qui risuona la difficile questione se l’impiego della violenza possa contribuire al bene dell’umanità o, altrimenti detto, su che cosa sia responsabile fare quando c’è un aggressore e un aggredito».
La storia di Gesù di Nazareth, con il suo centro agapico (cf. 1Gv, 4) destinato a tutti come dono e come vocazione, testimonia all’umanità la possibilità di un senso nuovo e una nuova linfa della potenza, della forza e del potere. «A cambiare davvero il mondo e le relazioni tra gli uomini e i popoli, ma anche tra i cristiani stessi, a farli in certo modo “rinascere” – prosegue – è proprio la potenza umile dell’amore/dono-di-sé-per-la-vita-dell’altro-e-perdono (agape) che l’uomo può ricevere e donare e che opera in sinergia con i principi della retta ragione (verità, giustizia e cooperazione), allargandone gli orizzonti: la storia si rivela qui come il campo in cui la sostanza del tempo e quella dell’eternità, morte e vita, si incrociano».
Strategica, in proposito, risulta l’esigenza di un lavoro formativo che abiliti a cercare esperienze pacificate e riconciliate di mutuo riconoscimento e a saper costruire intese. «E, insieme, il lavorare per istituire, a tutti i livelli, dei criteri di controllo del potere, che come tale però tende sempre a essere incontrollabile. Cose tutte – conclude Tommasi – in cui giocano un ruolo rilevante la relazione uno-molti, le dinamiche del parlare/argomentare e agire insieme e il fenomeno della mimesis e del magnetismo che sempre abitano le relazioni e la convivenza umana: in tutto ciò sono in gioco l’intelligenza e la libertà/volontà dei soggetti e i suoi condizionamenti».
Sette voci
Apre il focus Enzo Pace (Università di Padova) riflettendo su come, dagli anni Ottanta del secolo scorso a oggi, il fattore “religione” costituisca il valore aggiunto per comprendere le relazioni internazionali contemporanee, dove le religioni rientrano in gioco perché le politiche d’identità nazionale hanno bisogno di una legittimazione simbolica (Il fattore religione nella geopolitica contemporanea).
Si cala in un periodo storico diverso Paolo Bettiolo (Università di Padova), che studia i rapporti del cristianesimo (minoritario) con i poteri secolari nell’impero persiano tra IV e VII secolo, dove emerge la dinamica del compromesso con il potere e la cultura dominante (Tra Dio e Cesare. Il caso della Chiesa siro-orientale).
La forza tipica del soft power della Chiesa e, più ampiamente, del cristianesimo è messa in luce da Felix Körner (Humboldt-Universität, Berlino), per cui la teologia cristiana deve saper guardare all’insieme politico dello Stato – ai politici, al governo, ai partiti e ai loro programmi – alla luce del già e non ancora Regno di Dio (Religione come relativizzazione del potere umano. Ripensando la teologia politica in chiave critica).
Il nodo del rapporto che il cristianesimo stabilisce con il potere è al centro del contributo di Silvano Petrosino (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano), che si sofferma sulle distinzioni potenza-potere e religiosità-religione per esaminare poi il ruolo che il potere svolge all’interno del cristianesimo a partire dalla consapevolezza che quest’ultimo è, al tempo stesso, una religione e un aldilà di ogni religione (Il potere nel cristianesimo: tra ambivalenze e contaminazioni).
Con l’attenzione al fenomeno sempre più pervasivo dell’incontro interculturale e interreligioso, e all’affermarsi nella nostra epoca di una vera e propria civiltà delle immagini, Enrico Riparelli affronta il rapporto fra religione e potere attraverso il prisma della correlazione fra religione e arte (Religione e arte: un potere per chi non ha potere).
L’approfondimento del nesso tra cristianesimo e potere prosegue nell’Agorà, con due riflessioni dal punto di vista delle donne. Chiara Tintori, politologa e saggista, intervistata da Assunta Steccanella (Facoltà teologica del Triveneto), affronta la relazione tra donne e potere in ambito sociale ed ecclesiale (Quale genere di potere? Donne e leadership nella società e nella Chiesa).
Stefanie Knauss, docente di Teologia alla Villanova University (USA), intervistata da Stefano Didonè (Facoltà teologica del Triveneto), approfondisce i possibili intrecci fra teologia e potere sotto la prospettiva di genere (Cristianesimo e potere: una storia solo al maschile?).
Oltre al Focus, la rivista propone i seguenti articoli: Essere preti per evangelizzare: sfide e opportunità per il presente, di Rolando Covi (Facoltà teologica del Triveneto); Kierkegaard e l’arte di diventare sé stessi, di Igor Tavilla (Central European Institute Søren Kierkegaard, Ljubljana); «L’immensa maggioranza del popolo di Dio» (EG 102). Solo una formula a effetto?, di Ugo Sartorio (Facoltà teologica del Triveneto); infine, «Il matrimonio come segno implica un processo dinamico»: provocazioni per la sacramentalità del matrimonio, tra racconti biblici e vita coniugale, ultimo lavoro di Andrea Albertin – scritto a quattro mani con Francesco Pesce – completato prima della sua improvvisa e prematura scomparsa nel luglio scorso.
Completa il fascicolo una ricca sezione di recensioni e segnalazioni bibliografiche.





