Sul pensiero e l’opera di Rinaldo Paganelli

di:

barbon

Fare memoria per portare alla luce i punti nodali del percorso catechistico avvenuto in Italia a partire dagli anni Ottanta, attraverso i temi centrali del pensiero e dell’opera di p. Rinaldo Paganelli, per valorizzare e rilanciare «l’impronta che oggi di lui resta»: è stato questo il significato della giornata che si è tenuta a Roma (8 novembre), riservata a chi ha dedicato tanti anni a capire, a progettare e a rilanciare cantieri di lavoro nel campo della catechesi e della formazione in tante parrocchie e diocesi italiane.

Dopo i saluti di don Valentino Bulgarelli (direttore dell’Ufficio catechistico nazionale), di don Jourdan Pinheiro (responsabile del catecumenato) e di p. Stefano Zamboni (superiore provinciale dei dehoniani ITS), ha preso il via un lungo racconto, che si è sviluppato seguendo nodi e intrecci (il filo di una corda è stato il leitmotiv), posti dentro una grande cornice narrativa costituita da documenti, intuizioni, idee e punti forza. A guidare questo itinerario sono state tre voci che hanno lavorato per tanti anni e in modo speciale a fianco di p. Rinaldo: sr. Giancarla Barbon, Vincenzo Giorgio e Maria Teresa Stimamiglio.

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Non è possibile qui riassumere l’intero percorso che è stato presentato. Quello che forse può interessare di più il lettore è il contributo specifico che p. Rinaldo ha riservato alla catechesi a livello locale e nazionale.

Ci sono alcuni documenti che hanno costituito dei punti di orientamento e che sono stati ricordati: il «Documento base» (Il rinnovamento della catechesi del 1970), gli «Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia» (Incontriamo Gesù del 2014) e, prima ancora, gli Orientamenti per il primo decennio del 2000 (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia), fino ad arrivare ad Artigiani di comunità dell’Ufficio catechistico nazionale, in cui vengono offerte le linee guida per la catechesi in Italia per il 2021-2022 (gli anni del Covid).

In concomitanza con il lavoro della CEI, nascono (e qui troviamo l’apporto specifico di p. Rinaldo) esperienze di studio e di condivisione, di ricerca e di collaborazione, che saranno portate avanti con determinazione e continuità dalla Scuola nazionale di catechesi per formatori all’evangelizzazione e alla catechesi, prima al Passo della Mendola (Trento), successivamente a Malosco (Trento), poi a Siusi (Bolzano) e ad Asolo (Treviso).

Le idee di fondo che hanno guidato e sostenuto queste esperienze sono state sostanzialmente due: la centralità della formazione, come via per accompagnare il rinnovamento catechistico, e il concetto di comunità-laboratorio.

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La formazione, è stato detto, non può essere lo spot di un momento ma una realtà entro la quale si sta per tutta la vita proprio perché la vita è un continuo apprendimento. Soltanto così i passaggi di vita possono diventare passaggi di fede, cammino verso una fede adulta. Scriveva p. Rinaldo nel 1998:

«In ogni azione ecclesiale è determinante la presenza di operatori qualificati. Essi sono parte integrante di ogni progetto, che in nessun altro modo può trovare concreta possibilità di realizzazione. Il vero problema per far maturare la ministerialità catechetica sta nel capire quale ideale di cristiano si abbia in mente. (…) Si deve prendere coscienza che molto probabilmente è in crisi un certo modo di fare formazione catechistica legata cioè al solo insegnamento».

Il laboratorio permette che avvenga un confronto, che ci sia una sorta di «catechesi reciproca», che permette di rendersi sempre più attenti a quanto accade effettivamente nel processo catechistico.

Generare alla fede non è soltanto trasmettere dei contenuti, pur importanti, quanto condurre a fare esperienza di tutte le dimensioni della vita cristiana, in una relazione privilegiata con la Parola e con la storia.

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Quali intuizioni scaturiscono da tutto questo per l’oggi? Che cosa lascia in eredità p. Rinaldo alla catechesi?

Alla giornata romana sono stati individuati molti temi, che qui di seguito in parte elenchiamo, per un utilizzo e un rilancio nelle comunità cristiane e, in particolare, nei gruppi dei catechisti e dei formatori:

  • La formazione di laici autonomi che sanno stare nel nuovo contesto culturale nel quale viviamo è uno snodo fondamentale per l’annuncio del vangelo.
  • È importante far maturare la ministerialità catechistica con una formazione che abbia al centro la persona, nutrita dalla Parola e attenta alle dimensioni interiore, spirituale e umana. Non si può più fare formazione ai catechisti solo in modo frontale ma attraverso un accompagnamento stabile, caratterizzato dall’esperienza del laboratorio.
  • La comunità ecclesiale è il luogo della formazione di ogni annunciatore e lei stessa è formata da coloro che la servono e la vivono.
  • L’adulto è il soggetto privilegiato della proposta del vangelo; la comunità cristiana è sollecitata a spostare il baricentro dai bambini agli adulti. Gli adulti che entrano in un percorso di formazione hanno il diritto di conoscere la proposta, di essere protagonisti della loro formazione e devono sapere a che cosa vengono formati.
  • Anche i catechisti hanno bisogno di formazione e di accompagnamento per sapere leggere le grandi domande di senso presenti nel cuore dei genitori dei ragazzi che accompagnano in un cammino di iniziazione alla fede.
  • La capacità da promuovere sia nei catechisti come negli accompagnatori degli adulti è l’attitudine a narrare perché una formazione diventa efficace e attraente quando creiamo un luogo dove «la vita si racconta, la Parola illumina, la vita cambia». Narrare richiede la capacità di leggere l’azione di Dio nella propria vita che diventa così storia sacra. Promuovere e ascoltare narrazioni aiuta i catechisti e accompagnatori a scoprire l’agire di Dio già presente nelle storie degli uomini e delle donne del nostro tempo, a usare il linguaggio della vita per donare una parola di vangelo.
  • Niente di ciò che è umano può essere escluso dall’annuncio. La vita ecclesiale deve immaginare anche altri luoghi di annuncio e attivare fantasia e creatività per arrivare anche a chi è ferito dalla vita o vive in situazioni di fragilità.
  • La ricchezza e l’armonia del lavoro in équipe. La bellezza, la cura e l’incisività di un percorso formativo nasce quando persone con statuto ecclesiale diverso si mettono insieme per raggiungere un obiettivo condiviso, facendo circolare doni e talenti differenti e sapendo valorizzare il maschile e il femminile. La scuola nazionale di Siusi/Asolo testimonia il lavoro di équipe e fa vivere un’esperienza che forma a questa capacità.
  • Le scienze umane sono un aiuto prezioso per riflettere e fare formazione. Ci può essere chi aiuta a comprendere le dinamiche dell’io, delle relazione interpersonali e le leggi della comunicazione.
  • Il valore dell’autobiografia: scrivere di sé aiuta a prendere contatto e a dare un nome alle nostre emozioni, ai nostri vissuti, a ciò che fa gioire o soffrire, a trovare quel filo rosso che lega le esperienze e che è la particolare vocazione a cui siamo chiamati.
  • Lo stimolo a coltivare sogni, anche nelle situazioni più difficili, dove non sembra possibile potere realizzare ciò per cui ci si è formati. Va immaginata una Chiesa diversa, una comunità più accogliente, una catechesi significativa e attraente.

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Gli ultimi interventi hanno confermato quanto detto, pur da prospettive diverse: il mondo dell’Università Pontificia Salesiana che ha visto p. Rinaldo studioso e docente apprezzato (don Ubaldo Montisci); l’Associazione italiana dei catecheti, con cui p. Rinaldo ha collaborato a lungo (don Giovanni Casarotto); il Centro Editoriale Dehoniano, che ha ospitato molte sue pubblicazioni, sia volumi che articoli (p. Pier Luigi Cabri).

Per quest’ultimo aspetto ricordiamo la collaborazione di p. Rinaldo con la casa editrice EDB, con cui ha pubblicato almeno 25 titoli (alimentando e dando pregio alle collane «Formazione catechisti», «Itinerari di fede» e «Pedagogia della fede»). Ma, soprattutto, a livello delle riviste del Centro Editoriale Dehoniano ha svolto un lavoro capillare e continuativo. Le riviste Settimana, Il Regno, Testimoni e, in particolare, Evangelizzare (rivista autorevole che per 43 anni ha accompagnato giovani e adulti nel campo della catechesi e della formazione).

Dal 1995 al 2014 (anni in cui si possono ricuperare i numeri digitalizzati della Rivista), gli articoli di p. Rinaldo, molti scritti a quattro mani con suor Giancarla Barbon, sono stati oltre il centinaio. In un articolo del 1997 p. Rinaldo pone un interrogativo: «Puntiamo all’istruzione o alla formazione?», una domanda che introduce due modelli diversi tra loro.

La risposta è molto netta: soprattutto con gli adulti è importante entrare nella logica della formazione, che richiede il percorso più impegnativo ma che nel tempo dà i risultati più duraturi: «Con la formazione si ha di mira la persona per fa sì che essa assuma le sue responsabilità. Lo scopo è il raggiungimento di quella sapienzialità per cui il credente impara a sapersi esprimere anche da solo, ogni volta che si trova di fronte a un fatto nuovo, senza dovere domandare il parere all’esperto».

Infine, ricordiamo che per SettimanaNews p. Rinaldo ha scritto una trentina di articoli, dai quali emergono alcuni concetti chiave riguardo alla catechesi: la necessità di un annuncio efficace e credibile; il valore della ministerialità nella Chiesa; la realtà, entro cui leggere le situazioni; la persona al centro dell’evangelizzazione; l’umano, da cui non si può prescindere.

Questo tratto specifico (l’umano), più volte sottolineato, è stato ripreso anche nei brevi interventi del pomeriggio. Lo hanno ricordato Enza, Marzia, Raffaela, Gianluca, Franco, Gregorio e altri. Lo ha sottolineato, con linguaggio poetico, il suo confratello e superiore generale p. Wilmer Heiner, ora vescovo di Hildesheim (Germania):

«Il suo grande amore era la catechesi. Quante volte mi parlava delle sue settimane in montagna per la Scuola nazionale di catechesi. Le preparava con cura: studiava, scriveva, cercava i canti, preparava le parole, i gesti, i silenzi. Quando finalmente arrivava l’estate e i partecipanti salivano lassù, lui rifioriva. Raccontava le grandi storie della Bibbia e le faceva respirare come se fossero di oggi. Per lui la fede è sempre un incontro che allarga. Un movimento dal centro verso gli altri. Un cuore che si apre, una luce che si diffonde. (…) Ora brilla nel mistero di Dio».

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Un commento

  1. Giuseppina Tavernise 11 dicembre 2025

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