«Un più leale riconoscimento dei difetti di un arroccamento auto-referenziale dell’istituzione religiosa, che va inesorabilmente a sostituirsi alla affettuosa responsabilità della fede cristiana, ci può fare solo del bene». Queste parole, scritte da Pierangelo Sequeri nella Prefazione del libro di Crea e Mastrofini, condensano il contenuto del libro Fede malata. Cattolicesimo e istituzioni nevrotiche (Alpes Italia, Roma 2024).
Il primo degli autori, Giuseppe Crea, dottore in Psicologia clinica e psicoterapeuta, intitola il suo intervento “Sante istituzioni. Nevrotiche”. In vari capitoletti egli descrive le patologie che possono colpire le istituzioni e le organizzazioni e quanto ciò condizioni e influisca sulle persone che ne fanno parte.
Ecco alcuni sottotitoli accattivanti: “Immaturità affettiva delle organizzazioni”, “Il sacro e il profano tra le grinfie di un gruppo arrugginito”, “Nel circolo delle sante istituzioni”, “Le sante istituzioni, tra ideali e funzionalità”, “Il lato oscuro della sessualità nei preti e nella Chiesa”, “Vita e morte delle sante istituzioni”.
È evidente che il riferimento alle “sante istituzioni” riguarda le organizzazioni e gli apparati ecclesiastici, i quali, talvolta, «anziché essere motivo di benessere, diventano terreno fertile per lo sviluppo di patologie».
Che cosa in particolare fa diventare “nevrotiche” queste istituzioni? Secondo Crea, il loro immobilismo, la loro freddezza, il rigidismo, il ritualismo, l’attaccamento spasmodico al “si è sempre fatto così”, la troppa gerarchizzazione come la troppa spiritualizzazione. In ultima analisi, la paura del cambiamento, il rifiuto del dialogo e del confronto, la negazione della creatività; ciò che Sequeri chiama «arroccamento auto-referenziale».
La seconda parte, a firma di Fabrizio Mastrofini, giornalista e saggista, dottore in Scienze della comunicazione e psicologo, ha come titolo “Contributo al costruttivismo nella Chiesa”.
È innegabile che la realtà si presenti complessa ed è fuorviante semplificare ciò che, di natura sua, è complesso. Come porsi davanti alla realtà? Secondo Mastrofini, solo una corretta applicazione del costruttivismo radicale permette un approccio positivo. Secondo questa teoria, infatti, sono gli esseri umani a “costruire” la conoscenza piuttosto che ottenerla solo osservando il mondo reale. La conoscenza viene, quindi, attivamente “costruita” anche dal soggetto.
Applicando il costruttivismo alla religione, l’autore nota un clima nuovo sia nei documenti del Vaticano II, che non produce scomuniche ma cerca il dialogo con il mondo contemporaneo, sia nelle parole di papa Francesco. Essi annunciano le verità eterne della fede in un linguaggio diverso dal passato, più umano, comprensivo e misericordioso.
Una visione “ideologica” della religione è, invece, fortemente ancorata all’idealizzazione di una “legge naturale” secondo la quale «i comportamenti sono già scritti, definiti e soprattutto chiari e distinti» e «sulla prescrittività di norme e comportamenti, su elenchi di regole tutte obbligatorie». «Il sistema religioso cattolico – afferma l’autore – è stato capace di trasformarsi nel più rigido censore di ricerche e di persone che compiono e aprono dei percorsi».
Una visione anti-ideologica – scrive l’autore – deve invece fare riferimento al Vangelo, «dove si vede in atto la relazione che Gesù mette in campo con i suoi diversi interlocutori». Da parte della Chiesa, un atteggiamento apodittico e autoreferenziale crea solo contrapposizione. Così come si possono avere nella Chiesa dei «rapporti malati» quando le conoscenze sono utilizzate per consolidare il potere, oppure quando si sa ma non si interviene, al fine di salvaguardare il proprio prestigio.
Quando prevale un costruttivismo nevrotico-psicotico (anche il costruttivismo, infatti, può avere le sue patologie), allora «qualunque cambiamento è percepito come minaccioso», minaccioso soprattutto per chi detiene il potere: in tal caso, ogni discussione è negata, ogni novità demonizzata, il laico è sempre ritenuto minorenne.
Qualcuno può pensare che l’approccio costruttivista radicale intacchi la fede, la teologia, la morale, la gerarchia. Niente di tutto questo. Il suo proposito è di aiutare, nella Chiesa, a ri-centrare l’essenziale: «l’annuncio del Vangelo, prima e al di là di tutti i dogmi» e a favorire la crescita delle persone.
Il libro di Crea e Mastrofini non è di facile lettura, ma il corredo di esempi riportati rende plausibile l’intento degli autori: dimostrare che, quando le istituzioni ecclesiastiche diventano nevrotiche (chiuse, autoreferenziali, lontane dalla realtà, refrattarie al dialogo e al confronto), non si vive una fede gioiosa, ma una «fede malata» e soggiogata anziché una fede vissuta con «affettuosa responsabilità».
Giuseppe Crea, Fabrizio Mastrofini, Fede malata. Cattolicesimo e istituzioni nevrotiche. Prefazione di Pierangelo Sequeri, Alpes Italia, Roma 2024, pp. 116, € 14,00.







A forza di cercare il dialogo con il mondo contemporaneo,la Chiesa in pratica e’ diventata di questo mondo in questo mondo. Niente riferimenti sicuri, solo dialoghi sconclusionati tra entita’ diverse e sorde….un disastro.
Io credo che il problema della Chiesa sia essenzialmente la perdita della fede. Continuate pure cari dotti e caro papa Francesco a rendere la Chiesa liquida. Tra qualche anni si raccoglieranno i cocci. Auguri
Mi sembra tanto che il dire ‘manca la fede’ sia un modo per evitare di concentrarsi sulla realtà dei problemi, che spesso sono strutturali e vecchi, risalenti ai ‘bei tempi andati’
Anche le curie non ne sono esenti e pure le parrocchie, i gruppi dei catechisti, quegli degli animatori: c’è una corsa all’incenso e la primavera della Chiesa si vede osservando i narcisi, che fioriscono qua e là, ormai un po’ ovunque.
Molti interessante!! Un applauso agli autori perché cercano di fare luce su un problema serio. Una delle sante istituzioni nevrotiche è il seminario dove alcune dinamiche descritte sono ben presenti!