ONU: Trump e Vaticano su sponde opposte

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Trump parla all’Assemblea Generale ONU, 23 settembre 2025 (OSV News photo/Mike Segar, Reuters)

L’Ottantesima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, conclusasi il 29 settembre, ha visto i consueti momenti di tensione e un numero superiore al solito di episodi semplicemente bizzarri. Alcuni diplomatici hanno abbandonato l’aula durante il discorso del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in segno di protesta contro la campagna militare israeliana a Gaza. Francia, Regno Unito, Australia e Canada si sono unite agli altri 153 Stati membri dell’ONU che avevano già riconosciuto la Palestina come Stato.

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha avuto alcuni incidenti – con una scala mobile e un gobbo elettronico – che hanno alimentato nuove teorie del complotto nell’ambiente MAGA e spinto un conduttore di Fox News a invocare (forse scherzando) un bombardamento statunitense sulla sede dell’ONU, lungo l’East River.

Durante il suo intervento all’Assemblea Generale, protrattosi ben oltre il tempo previsto, Trump ha proposto una critica sconclusionata dell’istituzione, vantato la «grandezza» americana e deplorato le condizioni economiche e sociali che, a suo dire, affliggono altri Stati nel mondo.

Il presidente si è così unito al coro crescente della destra statunitense che condanna sistematicamente l’agenda delle Nazioni Unite, e persino la loro esistenza. Molti repubblicani invocano apertamente il ritiro degli Stati Uniti dall’organizzazione, una mossa che potrebbe innescare un collasso istituzionale simile a quello della Società delle Nazioni. Secondo un sondaggio Gallup pubblicato a settembre, il 36% dei repubblicani è favorevole al ritiro degli Stati Uniti dall’ONU, quasi il doppio rispetto al 19% che sosteneva tale posizione nel 2005.

Accanto alle voci critiche statunitensi si sono levate anche nuove voci interne all’ONU, che non chiedono l’espulsione degli USA, ma il trasferimento della sede delle Nazioni Unite da New York. L’imprevedibilità dell’amministrazione Trump nella concessione dei visti ha convinto alcuni delegati che, per adempiere davvero alla sua missione di promuovere un dialogo internazionale libero e aperto, l’ONU debba spostarsi in una sede veramente neutrale.

La ritirata di Trump dalle Nazioni Unite

La Casa Bianca ha negato ai rappresentanti dell’Autorità Palestinese il permesso di viaggiare per partecipare a questa Assemblea Generale, dove il cessate il fuoco a Gaza e il futuro della Palestina erano al centro delle discussioni. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas è stato costretto a intervenire in collegamento da remoto.

Gli Stati Uniti hanno inoltre revocato il visto al presidente colombiano Gustavo Petro, dopo che questi aveva criticato la politica statunitense a Gaza e i bombardamenti USA nei Caraibi durante il suo discorso all’ONU. Petro si è poi unito a una manifestazione fuori dalla sede delle Nazioni Unite a favore dello Stato palestinese, invitando i soldati americani a «non puntare le armi contro la gente» e a disobbedire agli ordini di Trump.

Washington ha già iniziato a ritirarsi da numerose organizzazioni multilaterali legate all’ONU, uscendo quest’anno dall’Accordo di Parigi sul clima, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’Ufficio ONU per i diritti umani e dall’UNESCO. Ha interrotto i finanziamenti all’agenzia ONU per gli aiuti umanitari a Gaza e in Cisgiordania e non ha ancora versato il contributo annuale dovuto per il 2025, aggravando un deficit operativo di 2,4 miliardi di dollari e uno di 2,7 miliardi per le operazioni di peacekeeping.

Storicamente principale contributore dell’ONU, responsabile di circa il 25% del bilancio complessivo, gli Stati Uniti non hanno ancora versato la quota di 1,5 miliardi di dollari per il 2025. Non è chiaro se l’amministrazione Trump intenda pagare questa somma o anche solo firmare i futuri assegni annuali.

Se Trump dovesse mantenere la minaccia di un ritiro totale, sarebbe difficile immaginare come l’ONU possa continuare a operare nella sua forma attuale o garantire interventi umanitari efficaci in aree di crisi come Sudan, Afghanistan e Haiti.

Il Segretario Generale António Guterres ha denunciato i tagli agli aiuti come «devastanti», definendoli «una condanna a morte per molti». Un appello ONU per 44 miliardi di dollari destinato ad aiutare 114 milioni di persone nel mondo è attualmente finanziato solo al 19%.

Il Vaticano difende il multilateralismo

Nonostante la crescente distanza degli Stati Uniti e le minacce di ritiro, la Santa Sede continua a vedere nelle Nazioni Unite uno strumento fondamentale per la pace e la giustizia nel mondo.

Mons. Paul R. Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, ha parlato all’Assemblea Generale il 29 settembre, esprimendo pieno sostegno al multilateralismo e al dialogo internazionale. L’80º anniversario della fondazione dell’ONU, ha affermato, è «un momento opportuno per riaffermare i valori fondamentali dell’Organizzazione: promuovere la pace internazionale, lo sviluppo e i diritti umani universali, valori che sono tanto più importanti in un mondo sempre più frammentato».

In un implicito messaggio all’amministrazione Trump, ha aggiunto: «È importante ricordare che l’isolazionismo porta a un’instabilità imprevedibile, mentre l’unità favorisce una resilienza responsabile e un progresso condiviso. Ciò è particolarmente evidente nelle circostanze attuali, in cui l’escalation delle tensioni geopolitiche, la crisi climatica, l’aumento delle disuguaglianze e la crescente povertà richiedono una rinnovata solidarietà globale».

L’arcivescovo ha inoltre avvertito dei «nuovi pericoli, come il degrado ambientale e la rivoluzione tecnologica, che nessun Paese può affrontare da solo».

Citando Papa Leone XIV, ha criticato implicitamente gli Stati Uniti per i bombardamenti nei Caraibi e Israele per la campagna militare a Gaza: «È desolante vedere che la forza del diritto internazionale e del diritto umanitario non sembra più obbligare, sostituita dal presunto diritto di obbligare gli altri con la forza. Questo è indegno dell’uomo, è vergognoso per l’umanità e per i responsabili delle nazioni».

L’ONU: ancora indispensabile

Alistair Dutton, Segretario Generale di Caritas Internationalis, ha riconosciuto in un’intervista ad America del 23 settembre le difficoltà dell’ONU, ma ha espresso fiducia nella possibilità di un rilancio. Ha ricordato che le Nazioni Unite hanno svolto un ruolo essenziale di mediazione e mantenimento della pace in molte crisi internazionali e restano l’unica istituzione capace di concentrare l’attenzione mondiale su questioni cruciali come il cambiamento climatico e lo sviluppo umano.

Pur ammettendo una certa «stanchezza» nei confronti di Paesi come Haiti, Sudan, Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo, ha messo in guardia contro il circolo vizioso fatto di indifferenza, sotto finanziamento e scarso impegno politico. Se non si investono risorse nei programmi umanitari e di peace building, ha detto, non ci si può sorprendere se l’ONU non riesce a svolgere il suo compito.

Nel 2015, la comunità internazionale ha adottato attraverso l’ONU gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per affrontare fame, povertà, discriminazione di genere e altri mali globali interconnessi. Ma con gli Stati che, seguendo l’esempio dell’amministrazione Trump, guardano sempre più verso l’interno e dirottano fondi dalla cooperazione internazionale alla difesa, questi obiettivi sembrano oggi ingenui e irrealistici.

Dutton insiste però sulla loro validità: «Gli Stati Uniti non li considerano più prioritari», ha ammesso. «E con i fondi in calo, è facile dire che si ha un obiettivo, ma senza risorse le possibilità di raggiungerlo si riducono drasticamente. Tuttavia, come traguardi aspirazionali, non dobbiamo abbandonarli».

La fiducia di Dutton nel ruolo dell’ONU è condivisa dalla Santa Sede, che ha ribadito il proprio impegno attraverso mons. Gallagher: «Guidata dall’insegnamento perenne della Chiesa cattolica, la Santa Sede intende restare voce dei senza voce, promuovendo un mondo in cui la pace prevale sul conflitto, la giustizia sull’ineguaglianza, il diritto sulla forza, e la verità illumina il cammino verso una piena realizzazione dell’umanità».

Gallagher ha esortato la comunità internazionale a «dare priorità alla diplomazia sulla divisione, dirottando risorse dagli strumenti di guerra a iniziative che promuovano giustizia, dialogo e sostegno ai poveri e ai più bisognosi».

Riformare e rilanciare

L’ONU deve ancora affrontare riforme strutturali – a partire dal Consiglio di Sicurezza, paralizzato dai veti incrociati di Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti – ma resta una piattaforma indispensabile. Attualmente sponsorizza 11 missioni di peacekeeping nel mondo e, nel corso di otto decenni, ha promosso innumerevoli processi di riconciliazione, indagini sui diritti umani e missioni umanitarie cruciali.

L’esclusione dell’ONU dalla risposta umanitaria a Gaza, sostituita da un simulacro politicizzato come la Gaza Humanitarian Foundation, ha provocato la morte di migliaia di civili, dimostrando i rischi di agire senza il coinvolgimento delle Nazioni Unite.

«Abbiamo bisogno di questo luogo», ha detto Dutton, indicando la sede ONU, «e dobbiamo collaborare per rilanciare un sistema che per 80 anni ha contribuito a costruire pace e ordine nel mondo».

  • Pubblicato sulla rivista dei gesuiti America, 2 ottobre 2025 (qui l’originale inglese)
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Un commento

  1. Giovanni Di Simone 7 ottobre 2025

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