Germania: dimissioni del vescovo Bode

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Sabato 25 marzo papa Francesco ha accolto la richiesta di dimissioni presentata dal vescovo di Osnabrück Franz-Josef Bode. Nel Report di indagine sugli abusi sessuali nella diocesi, presentato lo scorso autunno, venivano segnalati anche alcuni casi di responsabilità non intenzionale da parte di Bode. Da quel momento, il vescovo con più anni di ufficio all’interno della Conferenza episcopale tedesca si è trovato esposto a una critica molto forte – in particolare, da parte dei rappresentanti delle vittime che ne chiedevano le dimissioni immediate.

In un primo tempo, Bode aveva scelto di rimanere in carica – questo anche in ragione di quanto emergeva dal Report, che indicava, oltre agli errori compiuti nell’esercizio della responsabilità episcopale, anche “un chiaro processo di apprendimento nel corso degli anni da parte del vescovo”.

Esprimendosi dopo la pubblicazione del Report, Bode aveva dichiarato di aver preso in considerazione le dimissioni, decidendosi però in senso contrario in quanto una vacanza della sede episcopale avrebbe rallentato il processo di elaborazione e gestione attuale dei casi di abuso all’interno della diocesi. In quell’occasione, Bode aveva riconosciuto la propria “cecità davanti al dolore delle vittime e rispetto a quelle che sono le loro prospettive”; riconoscendo di “essere responsabile anche per l’intero sistema all’interno della diocesi” che ha favorito o mal gestito i casi di abuso.

Il permanente clima di sfiducia nei suoi confronti da parte delle vittime ha reso impraticabile la prima opzione scelta da Bode, che ne ha tratto le conseguenze presentando a papa Francesco le sue dimissioni.

A differenza di quanto avvenuto con il card. Marx e con il vescovo di Amburgo S. Heβe, in questo caso Francesco ha accolto le dimissioni del vescovo. In questo modo, Bode è il primo vescovo tedesco che si dimette a motivo dei casi di abuso sessuale nella Chiesa tedesca.

Di diverso tenore le reazioni alle dimissioni di Bode in Germania. Il Consiglio dei cattolici della diocesi di Osnabrück ha espresso il proprio rammarico, mentre il rappresentante di uno dei gruppi delle vittime ha affermato che le dimissioni sono giunte troppo tardi.

Il presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. G. Bätzing, ha manifestato un accorato “rammarico e rispetto per le dimissioni. Ti avrei avuto volentieri ancora nei prossimi anni accanto a noi in sede di Conferenza episcopale, ma comprendo la tua decisione e le conseguenze collegate a essa”.

Decisione che entra nel profilo umano e spirituale che ha caratterizzato i suoi 27 anni di ministero episcopale nella diocesi di Osnabrück: attento alle vicende umane, capace di interlocuzione con le generazioni più giovani, capace di ascolto e di apprendere dalle situazioni pastorali della vita della Chiesa locale.

Nella dichiarazione rilasciata dopo l’accettazione delle dimissioni, Bode ha riaffermato di “aver compiuto degli errori, di aver valutato alcuni casi in maniera erronea, agendo in maniera esitante, e talvolta di aver preso decisioni sbagliate”. Ripensando ai mesi che vanno dalla presentazione del Report ad oggi, Bode constata che “alcuni hanno perso completamente la fiducia in me, anche se altri mi avevano chiesto di continuare ad esercitare il mio ministero di vescovo. Nel complesso, però, ho sottovalutato la misura delle irritazioni nei miei confronti, soprattutto fra i collaboratori e il personale della diocesi”.

Nel 2000, Bode fu uno tra i primi a parlare apertamente degli abusi da parte dei chierici; e nel 2010 guidò una celebrazione penitenziale diocesana, organizzata dalle vittime di abuso, in cui, sdraiato a terra, chiedeva perdono per le colpe commesse. Il Report ha mostrato, però, che Bode non è stato all’altezza delle intenzioni espresse – giudizio ora pienamente riconosciuto dal vescovo stesso.

L’esito della vicenda nella diocesi di Osnabrück mostra tutta la differenza che permane ancora nella Chiesa tra un’espressa volontà di agire contro gli abusi, partendo dalle vittime e dalla loro prospettiva, e le pratiche effettive che vengono messe in campo – a livello episcopale e diocesano. E questo non vale solo per Bode e per la Germania.

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