“Con gli occhi di Francesco”: un podcast francescano

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Il gruppo di autori del podcast "Con gli occhi di Francesco"

Il gruppo di autori del podcast “Con gli occhi di Francesco”

“Con gli occhi di Francesco” è il titolo di un podcast in sei puntate sul Cantico di frate Sole (o Cantico delle Creature) di Francesco d’Assisi, nato da un’idea della commissione GPIC (Giustizia, Pace e Integrità del Creato) della Provincia Sant’Antonio di Padova dei Frati Minori del Nord Italia e prodotto da Festival Francescano in occasione degli ottocento anni dalla redazione del Cantico. Andrea Cappelletti ne parla con fra Diego tra i promotori del lavoro.

  • Caro fra Diego, vuoi parlarci della tua storia e della vocazione maturata di entrare nell’Ordine dei Frati Minori Francescani?

Caro Andrea, per rispondere a questa domanda mi ci vorrebbe un libro; cercherò di essere sintetico. Sono nato l’ultimo giorno dell’anno 1980, figlio di Martino e Mariantonietta e primogenito di quattro fratelli: io, Monica, Antonio e Gabriele. Attualmente sono zio di cinque nipoti e uno arriverà a dicembre di quest’anno. Sono originario di Corteno Golgi, un piccolo paese della Valcamonica in provincia di Brescia. Ho ricevuto una buona educazione, sia umana sia di fede cattolica. Ho sempre avuto una buona attitudine per lo studio, in particolare per le materie che hanno a che fare con i numeri; questo mi ha portato a studiare ragioneria e a cominciare a lavorare nell’estate del 1999 come impiegato amministrativo. Ho cambiato alcune aziende, ma la maggior parte del tempo ho lavorato in banca. A febbraio del 2011, mosso da alcune domande di senso che mi accompagnavano da qualche tempo, ho lasciato il lavoro e ho vissuto per un anno e mezzo in una famiglia del movimento Operazione Mato Grosso (OMG) in Calabria; la vita mi aveva sempre regalato tante cose belle, ma non mi sentivo realizzato, e cercavo delle risposte. Nella casa calabrese ci si mantiene – si può parlare al presente, perché questa realtà esiste tutt’oggi – producendo olio di oliva; poi si coltivano arance che vengono raccolte e vendute durante le vacanze invernali dai ragazzi dell’OMG, destinando il ricavato alle missioni della Bolivia, Brasile, Ecuador e Perù.

Il 4 ottobre del 2012 sono partito anch’io per la missione in Perù. Per un anno e mezzo ho vissuto a Yanama, nella diocesi di Huari, ai piedi della Cordillera Blanca, mentre per un anno e mezzo ho frequentato il biennio filosofico nel Seminario diocesano di Pomallucay. Nel 2015 sono rientrato in Italia e ho continuato gli studi di teologia nel Seminario di Brescia fino a giugno del 2019. Se negli anni calabresi e peruviani ho ricevuto il dono di farmi prossimo ai poveri, negli anni bresciani ho avuto la grazia di conoscere e approfondire la Parola di Dio e di dedicare del tempo all’ascolto di me stesso, accompagnato da un padre spirituale, don Luigi. In quegli anni il discernimento mi ha fatto capire che il Signore mi stava sì chiamando per una vita donata, ma non come sacerdote diocesano: per questo a giugno del 2019, dopo aver terminato gli studi di teologia, ho cominciato il cammino per essere frate minore. Oggi vivo nel convento di Verona e mi sto preparando per la professione solenne (vale a dire definitiva, per sempre) secondo la Regola dei Frati Minori.

  • Da dove nasce l’idea di un podcast sul Cantico di Francesco e quali i motivi ispiratori?

Assieme ad altri frati della Provincia Sant’Antonio di Padova dei Frati Minori (conosciuta anche come Provincia del Nord Italia perché comprende Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli, Venezia Giulia, Trentino ed Emilia Romagna) faccio parte della Commissione Giustizia, Pace ed Integrità del Creato (GPIC), presente in ogni Provincia dell’Ordine dei Frati Minori.

L’idea nasce in seno alla commissione, nella primavera del 2024, dal desiderio di fr. Stefano (che vive nella fraternità di Varazze) di realizzare qualcosa in occasione degli 800 anni del Cantico di Frate Sole, più conosciuto come Cantico delle Creature; a livello nazionale ci sono tante proposte che stanno maturando, ma nessuno ha pensato al podcast. Così si è approvata l’idea e si è costruito un gruppo di lavoro che, oltre a fra Stefano e al sottoscritto, ha coinvolto altri due frati: fr. Carmine che vive nella fraternità presso l’Università Cattolica di Milano e fra Carlo della fraternità di San Francesco del Deserto (il convento insiste su un’isoletta nella Laguna di Venezia); è stata coinvolta anche Ilaria che fa parte dell’Ordine Francescano Secolare che si ritrova presso il convento di San Pancrazio a Barbarano Vicentino (il terzo ordine venne costituito mentre san Francesco era ancora in vita, i cui membri sono cristiani che, per una vocazione specifica, s’impegnano a vivere il Vangelo alla maniera di san Francesco d’Assisi, nel proprio stato secolare, osservando una regola specifica approvata dalla Chiesa).

Il gruppo si allarga con la presenza di Giulia, che da sempre frequenta gli ambienti francescani e vive a Milano, e da suor Francesca della Francescane Missionarie di Gesù Bambino (FMGB) che vive a Perugia.

Il podcast ha come obiettivo principale quello di attualizzare le tematiche contenute nel Cantico, attraverso un confronto con alcuni esperti che i componenti del gruppo dovevano preoccuparsi di individuare e contattare. Un altro obiettivo, ma non per questo meno importante, è quello di riuscire a costruire il podcast con uno stile sinodale: la presenza di frati, suore e laici nel gruppo non è stata casuale, e si è tenuto questo criterio anche nella ricerca delle persone da intervistare!

  • Ritieni che il Cantico, in questa vostra rilettura, abbia un significato particolare per i nostri tempi e per la nostra Chiesa?

Si, a mio parere la rilettura da noi fatta e proposta attraverso il podcast può donare nuovi significati alla figura di san Francesco e al Cantico stesso, offrendo spunti utili anche alla dimensione di Chiesa.

È stato anzitutto fondamentale aiutare gli ascoltatori a capire che il Cantico non è una lode al Creato fine a se stessa; infatti san Francesco loda il Signore «con» tutte le creature. Esprime una visione antropologica rivoluzionaria, nella quale l’essere umano non è il dominatore assoluto al vertice di una piramide evolutiva, bensì una creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio che è chiamata a custodire e a proteggere le altre creature. Direi che questo messaggio ha una portata significativa per il nostro oggi, dove il paradigma «tecnocratico» – come rilevato da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ e nell’esortazione apostolica Laudate Deum – sembra prevalere rispetto alla logica evangelica del servizio e della cura.

Si è inoltre cercato di chiarire agli ascoltatori che san Francesco non ha composto il Cantico in un momento di estasi o di totale pace dei sensi. Gli ultimi due anni della vita del santo non sono stati sereni e idilliaci come a volte si pensa: il corpo era segnato dai tanti viaggi percorsi e dai numerosi digiuni, gli occhi erano ormai stanchi e prossimi alla cecità, le stimmate ricevute nel 1224 – due anni prima della morte – provocavano forti dolori; inoltre, i frati non sempre erano disposti ad accogliere le sue intuizioni. Eppure, il santo è reso forte dalla grazia del Signore che lo porta a cantare e a lodare la luce ricevuta nel corso della sua vita; nonostante i suoi occhi vedano poco, Francesco cerca, ricorda e loda la Luce dell’Altissimo. Volutamente l’immagine del podcast appare un po’ sfocata, perché vuole essere un tentativo di immedesimarci nello sguardo di Francesco di Assisi.

È molto importante questo chiarimento, perché aiuta a capire che per essere uomini e donne di relazione – con sé stessi, gli altri, Dio e il Creato – non bisogna cercare a tutti i costi di essere perfetti e performanti, come la cultura attuale ci spinge a credere; è anzitutto necessario accogliere le proprie fragilità e i propri limiti, perché sono parte di noi e non vanno cancellati o superati, semmai trasformati.

  • Avete suddiviso il lavoro in sei episodi: quali i criteri di questa scelta?

Una delle prime domande che ci siamo posti quando ci siamo incontrati per concretizzare il sogno del podcast, è proprio stata questa: quante puntate facciamo? Non c’è stata una risposta immediata, perché ci siamo resi conto che le domande erano altre: Quali temi ci può offrire il Cantico? Con quale criterio metterli in ordine? Che metodo di lavoro ci diamo?

Dopo esserci dati qualche giorno di riflessione, sono state condivise alcune proposte sui temi da trattare e alla fine ne sono emersi sei, che a nostro parere chiedono con urgenza di essere approfonditi e posti in evidenza, perché la cultura odierna li sta dimenticando o mettendo da parte.

Il primo tema, quello del canto, ricorda l’importanza di ringraziare per i tanti doni ricevuti, anche nei momenti di sconforto e di fatica. E tutti noi sappiamo che non è scontato saper dire grazie e riconoscere le tante ricchezze offerte dalla quotidianità (cf. qui per il primo episodio).

Il tema del cosmo, tra le altre cose, permette di fare una riflessione relativamente al dialogo tra ragione e fede, in una prospettiva integrale e non divisiva (cf. qui per il secondo episodio).

Il terzo episodio pone l’accento sulla cura della casa comune, tema tanto caro a papa Francesco ed espresso nell’enciclica Laudato si’: siamo di fronte a una grave crisi socio-ambientale che chiede l’ascolto tanto del «grido della Terra» quanto il «grido dei poveri» (cf. qui per il terzo episodio).

Il quarto tema aiuta a capire che la pace non è quella superficiale data dall’illusoria pretesa di cancellare qualsiasi fatica e dolore: la pace profonda è quella che nasce da un dialogo tra le varie dimensioni che costituiscono l’essere umano, compresa quella spirituale, di fede (cf. qui per il quarto episodio).

Il quinto tema offre un affondo circa il tema della giustizia riparativa: come perdonare non significa dimenticare i fatti accaduti, ma saperli accogliere per dare una opportunità di riscatto a chi ha sbagliato (cf. qui per il quinto episodio).

Il sesto tema tocca un argomento oggi considerato tabù: quello della morte, che dà molto fastidio in una società dove sembra che siamo in grado di superare ogni limite (cf. qui per il sesto episodio).

Ciascuno di noi si è poi candidato per approfondire due temi. Io ho lavorato sul tema dei quattro elementi – terra, aria, acqua, fuoco – e su quello del perdono: per il primo tema ho collaborato con Ilaria, la quale è ingegnere ambientale, mentre per il secondo ho lavorato con suor Francesca. Come dicevo, è stata l’occasione per mettere in atto uno stile sinodale, e devo dire che ha portato i suoi frutti, perché ha permesso di allargare la prospettiva di ogni singola persona.

  • C’è, tra i sei episodi, uno a te particolarmente caro su cui vuoi aggiungere qualche parola?

L’episodio a me più caro è il quinto, quello relativo al tema del perdono. Per tre anni ho prestato servizio presso la Cappellania della Casa Circondariale di Mantova; venendo a contatto con il mondo del carcere avevo sentito parlare del concetto di giustizia riparativa, riconosciuto anche dalla legislazione italiana con la cosiddetta Legge Cartabia del 2022.

Non mi ero mai preso del tempo per approfondire il tema. La strofa del Cantico relativa al perdono è stata un’occasione magnifica per mettersi in dialogo con la professoressa Claudia Mazzucato dell’Università Cattolica di Milano, la quale ha offerto delle riflessioni molto dense e significative relativamente al tema della giustizia riparativa. Mi ha molto colpito la sua passione e competenza, così come il suo entusiasmo quando ha affermato che il racconto della genesi della strofa del perdono è paradigmatico per quanti vogliono comprendere il concetto di giustizia riparativa.

Per me che sono frate minore, è stata una ulteriore conferma della grandezza di san Francesco, che con la sua semplicità metteva in atto concetti di giustizia che solo dopo otto secoli sono stati tematizzati e normati; e san Francesco riusciva ad avere questo sguardo trasformato sulle cose perché viveva il Vangelo.

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