
La politicizzazione delle Chiese del consiglio ecumenico (CEC) «ha raggiunti limiti mai visti prima» (metropolita Antonio, presidente del Dipartimento per le relazioni estere del Patriarcato di Mosca). Putin, il credente uscito dai servizi segreti? «fu mio padre a battezzarlo» (patriarca Cirillo).
Il vortice ormai obbligante di identificazione fra Chiesa ortodossa e potere in Russia arriva ad esiti paradossali: sono le altre Chiese a vendersi alla politica e Putin è l’esempio del credente e praticante.
Le Chiese d’Occidente si sono vendute
Dopo aver reso difficile ogni discussione teologica all’interno del Consiglio ecumenico delle Chiese, aver interrotto il dialogo teologico con la Chiesa cattolica, aver chiuso la comunione nell’eucaristia con le Chiese ortodosse di tradizione ellenica, la posizione dell’Ortodossia russa nel contesto ecumenico si è fatta difficile.
Fino al paradosso di accusare tutti di servilismo politico senza mai mettere in discussione la propria assimilazione al sistema politico autocratico (cf. qui).
Dopo aver partecipato al Comitato centrale del CEC (Johannesburg-Sudafrica, 17-24 giugno) il capo delegazione e numero due della gerarchia russa, metropolita Antonio di Volokolamsk, presidente del dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne del patriarcato, ha detto in una intervista a RIA Novosti (1 luglio): «Sulla base della mia esperienza di partecipazione a queste discussioni, posso constatare con rammarico che purtroppo il lavoro del Consiglio ecumenico delle Chiese è stato ultimamente caratterizzato da un elevato grado di politicizzazione delle discussioni che si svolgono ai suoi margini, Ciò vale in pieno per la precedente Assemblea generale (cf. qui) tenutasi a Karlsruhe nel 2022 e per l’ultima riunione del Comitato centrale a Ginevra, nonché per quella attuale a Johannesburg.
A mio avviso, l’impegno politico delle singole Chiese membro ha raggiunto limiti mai visti prima e ciò non può che incidere sulla natura generale del lavoro svolto sulle piattaforme del Consiglio ecumenico delle Chiese, che sta rapidamente perdendo il suo status unico di luogo di dialogo intercristiano».
Accusa di cinismo alcune Chiese protestanti davanti alle denunce di persecuzione del governo ucraino sulla Chiesa non autocefala e proclama come infondate le cifre di 20.000 bambini ucraini trasferiti forzatamente in Russia. (L’ Humanitarian Research Lab dell’Università di Yale parla di 35.000 bambini ucraini deportati).
Ha reagito polemicamente alla valutazione del CEC circa l’aggressione russa all’Ucraina denunciando l’assenza di un «messaggio fraterno» fra le Chiese, contestando le pretese dei suoi interlocutori in ordine a colloqui di pace che non significassero la resa alle richieste russe. Senza ignorare un progressivo distacco del CEC dal patrimonio teologico originario la posizione espressa dal metropolita sembra auspicare una totale afasia delle Chiese in ordine agli interessi imperiali di Mosca.
L’unico consenso manifestato è sul moltiplicarsi delle guerre e sulla situazione di Gaza «dove si sta svolgendo davanti ai nostri occhi una vera e propria catastrofe umanitaria».
Putin battezzato dal padre di Cirillo?
In occasione della ripresa della tradizionale processione moscovita nella festa dei santi della città il 7 settembre, che ha coinvolto migliaia di persone nel percorso dalla cattedrale al monastero Danilov con l’icona mariana di Smolensk, il patriarca Cirillo ha detto: «Abbiamo testimoniato in modo evidente che Mosca è una capitale veramente ortodossa».
La memoria del tragitto compiuto dall’icona nel 1525, ripreso dai Romanov nel 1612 e impedito dalla rivoluzione russa dal 1917 ad oggi, si è trasformata nell’esibizione della potenza e del consenso della direzione ortodossa nell’attuale contesto russo.
Accompagnato da una decina di alte autorità dello stato, Cirillo ha esaltato l’attuale restauro o costruzione di monasteri e chiese celebrando «l’ora. L’ora che ha completato l’ira di Dio anche sulla nostra città».
«Nella vita del paese si sono verificati cambiamenti sorprendenti, ma prima di tutto, non possiamo fare a meno di menzionare il nostro presidente. Sembravano tutti atei e all’improvviso viene eletto un uomo. Da dove? Dai servizi segreti. Ma quali credenti vi operavano? E invece appare un uomo profondamente religioso, cresciuto dai suoi genitori. E mi rallegro della coincidenza che Vladimir Vladimirovich (Putin) vivesse non lontano dalla cattedrale della Trasfigurazione nella città di San Pietroburgo, allora Leningrado, dove mio padre prestava servizio. E si scopre – e questo è stato provato – che fu mio padre a battezzare Vladimir Vladimirovich nel 1953. Qualcuno dirà “una semplice coincidenza”. Ma io non ci vedo una coincidenza, vedo un segno della presenza di Dio nelle nostre vite, e quindi nella vita del nostro grande, longanime, ma veramente benedetto paese».
La processione per esibire il potere
«Vorrei ribadire: la processione religiosa che si è svolta l’altro giorno ha parlato chiaramente a molti dubbiosi, non credenti, a coloro che cinicamente anticipavano le statistiche e dicevano: “Bene, si ritroveranno circa cinquemila persone per camminare con Cirillo”. Ma quando ne sono arrivate 400.000 si sono spaventati e hanno iniziato a sparare cifre a caso! Non siamo vanitosi per le cifre raggiunte, ma non dobbiamo neppure nasconderle. Non conosco nessun altra megalopoli al mondo, in nessun paese, nemmeno di tradizione cristiana, dove qualcosa di simile possa accadere oggi. E di nuovo la domanda: perché? Ha una sola risposta: il sangue dei martiri che è seme dei cristiani» (discorso del 12 settembre).
Nelle parole del patriarca torna spesso la memoria del tempo della persecuzione, ma la denuncia non si ferma né su Lenin, né su Stalin (grazie alla guerra “patriottica”), quanto piuttosto su Nikita Kruscov, un leader folle «divenuto quasi una caricatura»: «dichiarò che entro il 1980 il comunismo sarebbe stato compiuto e che l’ultimo prete sarebbe stato mostrato in televisione» (22 giugno).
Il lirismo malato e il realismo drammatico
Una distanza critica che scompare rispetto al presente. Anzi, in una intervista rilasciata a Rossivskava Gazeta (10 settembre) Cirillo prefigura una fioritura culturale, artistica e morale dopo l’“operazione militare speciale” dell’invasione in Ucraina.
«In prima battuta si tratta di documentari, esposizioni varie, mostre poesie. Canzoni che diventano popolari. Ma penso che molte scoperte artistiche legate all’operazione speciale siano ancora da venire. Se ricordiamo l’esperienza dello sviluppo culturale del dopoguerra nel XX secolo vediamo che 10-20 anni dopo la fine delle ostilità, emergono altre motivazioni creative. Il dolore iniziale, l’odio travolgente per il nemico si placano, inizia una fase di comprensione delle ragioni di ciò che è accaduto, uno studio approfondito della natura umana in situazioni difficili ed estreme, e si verifica una riflessione più affinata. Penso che col tempo si formerà un intero stato di cultura interna legato alla rifrazione artistica degli anni ‘20 del XXI secolo. E così la cultura svolgerà un’altra importante missione: istillerà nel cuore delle persone il rifiuto del male, predisporrà ad un atteggiamento positivo verso il mondo e gli altri e istillerà il gusto per la bellezza e l’armonia».
Una lettura lirica e sognante del dopo-guerra assai distante dal realismo drammatico della lettera dei 300 preti dissidenti che nel febbraio del 2022, pochi giorni dopo l’invasione russa, scrivevano: «Ci rattrista pensare all’abisso che i nostri figli e nipoti in Russia e in Ucraina dovranno colmare per ricominciare ad essere amici, a rispettarsi e ad amarsi».






In tutto questo sembra si dimentichi la grande vicinanza, anche della nostra Chiesa Cattolica, alla politica. Addirittura nel percorso storico abbiamo avuto ed abbiamo partiti che richiamano la cristianità nel simbolo e teoricamente nei valori. Vogliamo parlare di cosa avviene in Israele? Lì, invece? la religione è lontana dalle politiche di Netaniahu? Allora, diciamola in altri termini: la chiesa ortodossa di Kirill è asservita a Putin, vero. Dalle altre parti non mi pare così meglio. Dovremmo scrollarci di dosso questa russofobia continua, nella quale loro sono i peggiori di tutti, altrimenti prima o dopo alla guarra ci arriviamo per forza.
In queste vostre citazioni il Patriarca non parla mai di Gesù, del suo Nome…, parla di arte futura ma dimentica decisamente di citare lo Spirito Paraclito. Che la Madonna di Smolensk interceda davvero🙏☦️😒…
Una Chiesa unita al sistema politico solo per non umanamente scomparire, sebbene la sua fine sia ormai evidente secondo la distinzione occidentale tra trono e altare, risorgerà ma non ora.
E poi mons. Paglia si rammarica del cammino ecumenico con la chiesa russa… ma per favore…
L’ortodossia russa è asservita al regime, chiaro. Sale che perde sapore